[ws }yu (Aïn Soph), Infinito

Nelle dottrine esoteriche dell'India e della Cina, come anche nella Qabalah, è presente una specie di affermazione negativa: Nulla, Non Quello che si considera come l’espressione suprema della Divinità. Non bisogna supporre che, con questa affermazione, si sia voluto porre il Nulla come realtà suprema: questo equivarrebbe ad etichettare gratuitamente, queste dottrine, di una assurdità demenziale.

Fu piuttosto come reazione alle tendenze idolatriche del tempo, che insistettero su questo principio: Dio, essendo l'Assoluto, dimora inesprimibile, non rappresentabile, inafferrabile, per tutte le concezioni dello spirito umano e si distingue in maniera incommensurabile da tutto ciò che possiamo pensarne. Anche Sant’Agostino approfondì questo aspetto del Nulla e la Teologia cattolica, in ogni caso, lo ammette, tanto da insegnare che tutte le nozioni che l'essere umano può formulare sulla divinità, a questa convengono soltanto per lontana analogia. Se insiste meno sull’aspetto di negazione, è perché la mentalità moderna è più incline verso l'ateismo che verso l'idolatria. L’insegnamento cattolico fa così maggiormente perno su idee che cercano di esprimere Dio con dati positivi, che affermano in una misura sopreminete tutto ciò che è per noi il segno della Perfezione. Questi dati affermativi, del resto, li si ritrovano anche nelle dottrine antiche e possono essere sviluppati all'eccesso; però sappiamo anche che le perfezioni attribuite a Dio sono, per così dire, delle direzioni che tendono verso Dio e non l'espressione di ciò che esso è realmente.

La parola }yu (Aïn), Niente, Nulla, riunisce i due aspetti della unità: quella elementare espressa dalla lettera a e quella totale, espressa dalla lettera y; a loro si aggiunge il segno aumentativo espresso dalla lettera finale }. È qui la sintesi dei tre fattori che concorrono alla nozione dell'Infinito come espressione dell'Assoluto: l’elemento infinitesimale, l'espansione illimitata e lo sviluppo indefinito.

La parola [ws (Soph) significa fine e la fine si presenta qui - indicando con s la circonferenza e [ la parola che precisa il concetto - come la congiunzione (w) della determinazione circoscrittiva e della determinazione tramite la nozione.

[ws }yu è quindi la negazione della fine, intesa contemporaneamente dal punto di vista dell'espansione dell'essere (senso matematico della parola infinito) e dal punto di vista della specificazione tramite il Sapere. Si può accettare, quindi, questa parola come sinonimo dell'Assoluto.

La Qabalah pone a volte [ws }yu di là delle Sephiroth, altre volte l'associa alla prima Sephirâ Kether, la Corona, la quale con la sua rappresentazione, vale a dire un cerchio senza inizio né fine, richiama ciò che è perfetto. Questo doppio punto di vista si ritrova tutte le volte che tentiamo di pensare l'Assoluto: si forma in noi un concetto limite che mostra, a nostro riguardo, la direzione verso l'Assoluto, proprio come una bussola indica il polo magnetico.

 

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Kol Ehad Aïn Soph