Pronuncia del Nome hwhy (Yahveh)

È noto che il nome sacro hwhy è pronunciato soltanto dal grande sacerdote ed esclusivamente in certe occasioni. Questa pronuncia è rimasta segreta e diverse ipotesi sono state espresse a riguardo: Clemente di Alessandria dà la pronuncia di Iaou; Diodoro di Sicilia, Origene e numerosi altri segnalano Iaw; Sant'Ireneo e gli gnostici Iaoth; i Samaritani, secondo Teodoreto, Iade. In un manoscritto etiopico si legge Yâvê. Secondo l'opinione attualmente più diffusa la pronuncia più corretta sarebbe Yahveh. [La pronuncia Jéhovah è anteriore al 1270. Essa deriva probabilmente dalla pronuncia applicata a questo Nome dai Massoreti].

 

Le quattro lettere del Tetragramma e le persone divine:

 

Lo y (yud)

La lettera y , nello Zohar, è chiamata il Padre dei Padri, il Principio di tutte le cose, il Punto supremo da dove procede lo Spirito, la Lettera più nascosta di tutte, il Principio e la Fine di ogni cosa, il Punto centrale misterioso, il Mistero Supremo dell'Infinito. Si distinguono in questa lettera tre punti: uno in alto, l'altro in basso, l'ultimo nel mezzo. Questi punti rappresentano le Tre Teste che non sono che una Testa sola. La lettera a è considerata come uno sviluppo della lettera y. A volte lo y è rappresentato come il l’elemento centrale di un quadrato di nove punti; gli otto punti che lo circondano sono simboleggiati dalla lettera s. Considerato isolatamente, rappresenta il punto iniziale, mentre circondato da questi otto pilastri, rappresenta il punto finale. Ancora: lo y al centro del quadrato di nove punti è generalmente riferito anche alla Svastica.

 

La h (HÈ)

La h emana da y . La si considera formata sia dall'unione di d (daleth) e di w (vav), sia dall'unione di tre n: }-}. Nel Libro dei Misteri di Enoch, questa lettera ha proprio questa forma. Lo y indica la Testa, la lettera h la Shekhinah, il cuore.

La h è il sottile filo di luce che esce da y ; da lui prende la propria luce dallo y dona origine al Cielo, gli infonde la vita e fornisce l'alimento al mondo inferiore. È ancora il Fiume che esce dall'Eden. Nel Tetragramma vi sono due h, la prima è chiamata la Madre dell’alto, la Shekhinah dell’alto, la seconda è chiamata, invece, Madre del basso, o la Figlia e corrisponde alla Casa di Dio o Comunità di Israele. È per il suo tramite che il Mondo fu creato.

Il de Pauly pensa, a tale proposito, che la prima h indichi il Verbo prima della sua manifestazione e incarnazione; mentre la seconda il Verbo incarnato. Questa lezione spiega il perché lo Zohar fa derivare la lettera w dall'unione di y e di h ed aggiunge che quest'ultima è nutrita grazie a w.

La lettera w proviene dalla h dell'alto, in quanto lo Spirito Santo procede dal Verbo; a suo turno la h del basso, quella incarnata, procede da w in quanto questa incarnazione è attuata con la w, lo Spirito Santo.

 

La w (la vav)

La w è generata dall'unione delle lettere y e h. Questa genesi emerge anche dalla riduzione [teosofica della somma] dei numeri 10 e 5, il cui prodotto è 15, per cui 1+5=6 (w). Lo Zohar dice che il mistero della letteraw consiste in quello che essa rappresenta della figura dell'uomo. La lettera w è chiamata il Figlio o il Re, lo y è conseguentemente il Padre, la h dell'alto la Madre, la seconda h la Figlia, la Regina o la Sposa del Re. Del resto, la h si associa al Verbo e la w è sempre rappresentata come simbolo dello Spirito Santo e corrispondente alla Sephirâ Binâ, a volte si fa anche corrispondere il Padre a H'cmâ e la Madre a Binâ.

Come è evidente tra le lettere del Tetragramma e le Tre Persone della Santa Trinità, non sembrano esistere delle corrispondenze certe.

Bisogna forse leggere in questa affermazione delle incoerenze? Non è da credere.

Noi possiamo concepire o esprimere le cose di questo ordine trascendente, soltanto con delle analogie molto approssimate. In questo dominio regna l'alleanza più perfetta tra l'unità di Essere e di Vita e la distinzione dei rapporti. Tutti i nostri sforzi sono impotenti per accordare questi due termini, unità e distinzione. Le corrispondenze si modificheranno, quindi, nella misura in cui noi cercheremo di afferrarle.

Non bisogna perciò considerare i lemmi Padre, Madre, Figlio e Figlia o i Parzuphim della Qabalah, come corrispondenti alle tre persone della Santa Trinità. [Si proporrà con Persona la parola pyxrp (Parzuph) che nella Qabalah è utilizzata per esprimere l’indicazione dell'Antico dei Giorni, del Padre, della Madre, del Re (o Figlio), della Regina (o Figlia). Non bisogna, però, dimenticare che il lemma Persona in latino significa maschera, aspetto, piuttosto che personalità o ipostasi, centro di coscienza. Sarà quindi in questo significato di aspetto, di maschera che, ci sembra, più corretto bisogna considerare i Parzuphim ].

Anche se lo Zohar afferma in numerosi passaggi tre ipostasi; le rappresenta però o con tre Luci che non sono che una Luce, o con Tre Teste che non sono che una sola Testa e le colloca, comunque, sempre molto sopra dei Parzuphim stessi. Sono queste tre Luci, queste tre Teste, o ancora il Pensiero, la Voce e il Verbo che, a nostro avviso, indicherebbero le tre Coscienze distinte o le tre Persone della Santa Trinità.

Del resto quanto è stato detto a proposito della lettera y e dei suoi tre punti, dimostra che soltanto essa può rappresentare il concetto della Santa Trinità. I Parzuphim sembrano destinati piuttosto a mettere in evidenza certi ulteriori modi di manifestazioni e di operazioni divine comuni alle tre ipostasi. Considerato, allora, che ogni operazione che si analizza si risolve nel concorso di una attività e di una passività o di una iniziativa e di una elaborazione, lo Zohar ha rappresentato questi momenti dell'operazione con i simboli del Maschile e della Femminile.

La maggior parte dei Cabalisti tende, tuttavia, ad attribuire lo y al Padre, la h, due volte ripetuta, al Figlio, in ragione della sua doppia natura divina ed umana, la w, a causa del suo carattere congiuntivo e del suo posto di terza lettera nel Tetragramma, allo Spirito Santo. Numerosi passaggi dello Zohar inclinano fortemente verso questa interpretazione. Qualche autore, tuttavia, particolarmente Robert Fludd, attribuisce la h, a causa della sua doppia presenza e a causa del rapporto della lettera con la nozione di soffio, allo Spirito Santo; e la w al Figlio, dato che la lettera, a ragione del suo carattere congiuntivo, rappresenta bene la funzione di mediatore che il Figlio espleta con la sua Incarnazione e la sua Redenzione.

Questi due punti di vista sembrano entrambi accettabili ed è proprio per questo che reputiamo non esservi delle corrispondenze strette fra le quattro lettere del Tetragramma e le tre Persone della Santa Trinità.

Sembra, invece, che le quattro lettere del Tetragramma trovino una corrispondenza con le quattro relazioni che San Tommaso d'Aquino deduce dal dogma della Santa Trinità nel suo Compendium Teologiae.

Secondo quest'opera, la distinzione di tre Persone Divine si caratterizza, a nostro riguardo, in cinque nozioni:

Il Padre non proviene da nessuna Persona (innascibiltas).

Il Figlio proviene come Verbo secondo l'operazione dell'Intelligenza.

Lo Spirito santo proviene come Amore secondo l'operazione della Volontà.

Il Figlio proviene dal Padre per filiatio.

Lo Spirito santo proviene dal Padre e dal Figlio per spiratio, comune ad entrambi. Al Padre convengono tre proprietà: la innascibiltas, la paternitas, la spiratio; al Figlio due proprietà: la filiatio e la spiratio; allo Spirito Santo una sola proprietà: la processio. Questo fa cinque proprietà distinte, di cui una, la spiratio, è comune a due Persone. Ritroveremo qui, sommando le proprietà di ciascuna delle tre Persone, (3+2+1)=6, vale a dire il senario. Questo senario, però, non fornisce che cinque nozioni e queste nozioni, a loro volta, danno origine soltanto a quattro relazioni tramite le quali le tre Persone divine si rapportano fra loro; la innascibiltas, infatti, non corrisponde ad alcuna relazione; anzi, è la negazione della relazione stessa. Non potrebbero essere queste le cinque nozioni, tradotte dalla Qabalah con le sue cinque Persone: Authiq Iomin (Antico dei Giorni), il Padre, la Madre, il Re e la Regina?

D’altro canto si sarebbe tentati di fare corrispondere alle quattro lettere dei due nomi hyha e hwhy le quattro relazioni; la a alla Paternitas, lo y alla Filiatio, la h alla Spiratio, la w alla Processio. Senza voler sostenere che questa interpretazione sia la migliore in assoluto, si possono però considerare le lettere che costruiscono i due nomi in rapporto a quanto questi stessi esprimono nella loro globalità: cioè l'Essere nella sua plenitudine. Considerato che la plenitudine dell'Essere si concepisce come Vita, sarà meditando su quanto rappresenta la Vita che noi eleveremo un po' di più il nostro spirito verso i rapporti misteriosi delle lettere che compongono questi due Nomi.

Per farci una idea del divino, non abbiamo altro mezzo che quello di cercarne la rappresentazione in quanto conosciamo di più perfetto; in altre parole la Vita, considerata nella sua più alta manifestazione.

 

Indice

Yahveh Iah Élohïm