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TY$ARB L’amore Creatore
Secondo il Tikounei Hazohar, Hakdama, 10b.
Altre Ghematrie di valore 13:
TY$ARB Lo spirito nella materia
La prima parola del Genesi è TY$ARB Be-Ré-A-CH-Y-TH. Esaminandola più attentamente, ci si rende conto che le lettere TYB Be-Y-TH (che scrivono la parola “casa”) racchiudono i segni $AR R-A-CH.
La parola TYB Be-Y-TH significa “casa” o “due”. E’ il mondo, la materia, il corpo, i numeri, il creato.
La parola $AR R-A-CH significa “testa”, “principio”. E’: Dio, lo Spirito, l’Infinito, la Coscienza, il Creatore. TYB Beith che avvolge, racchiude, contiene $AR Roch, significa che la materia racchiude, contiene lo spirito, che Dio abita nel mondo, lo spirito nella materia, la coscienza nel corpo, l’infinito nei numeri, la forza creatrice nel creato.
Questa rivelazione di Beréchith si conferma nell’esame dei suoi due termini costitutivi. TYB Be-Y-TH, è 2-1(0)-4(00): 1, il numero dello Spirito creatore, accolto, racchiuso, tra i numeri 2 e 4, che sono le cifre della materia. Non vi è TYB Be-Y-TH, materia o 2, senza 1, senza presenza immanente dello spirito. $AR R-A-CH, è 2(00)-1-3(00). Che in questa parola troviamo i numeri 1 e 3, è normale, perché 1 e 3 sono i numeri dello Spirito creatore, di Dio: LA E-L = 1-3(0). Ma in questa parola, che designa una forza spirituale, troviamo anche il 2, che è il numero della materia. Se non c’è materia senza spirito, non c’è spirito senza materia. Lo spirito è Spirito e materia, e la materia è materia e spirito. Lo 1 e il 2, la materia e lo spirito sono consustanziali.
La Rivelazione ebraica si ritrova nella sua integrità, nella sua essenza, in ciascun versetto, in ogni parola, in ciascuna lettera della T’ora: essa è la Rivelazione della luce RWA 1-6-2(00) - che è alleanza (6) rapporto dialettico, movimento, creatore dei contrari (1 e 2). TY$ARB Gli elementi costitutivi della Coscienza
Man mano che ci siamo inoltrati nelle meditazioni sul Genesi, i numeri antinomici 1-4 si sono, manifestati in maniera sempre più netta, come elementi strutturali fondamentali e primari della coscienza cosciente d’essere. Alla luce di questa rivelazione ontologica, ormai solidamente consolidata, possiamo procedere a delle nuove letture della parola TY$ARB le quali si coniugano e confermano pienamente le nostre prime esitanti interpretazioni.
TY$ARB = TY- $AR - B
La coscienza, $AR è B 2, dualità. Quali sono gli elementi costitutivi di questa dualità? Sono TY 1(0)-4(00).
* * *
La coscienza è $AR. Che cosa contiene? Di cosa è costituita? Cosa ha $AR-B? Ha TY 1(0)-4(00).
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La coscienza è dualità, 2, cioè TYB casa. Cosa contiene questa B casa? Di cosa è fatta? chi l’abita? Questa B, questa casa, contiene Y, 1(0), la coscienza soggetto, e la T, 4(00), i muri, gli oggetti, gli specchi che la riflettono e gli consentono di percepirsi essente.
ARB La Creazione B-R-A ARB = Be-Rèch-Aléph = L’Aleph nel B Reich R lo1 nel 2(00).
ARB Ba-R-A, la Creazione, è l’Aleph A che emerge nel Reich R, lo1 nel 2(00), lo spirito nella materia (cosmica).
ARB Ba-R-A, la Creazione, è l’irruzione della libertà nella necessità, dell’Incondizionato nel condizionato, del Noumeno nel fenomeno, dell’Infinito nei numeri.
ARB Ba-R-A, creare, è fare sorgere l’Aleph nel mondo.
OYHLA ARB TY$ARB Il mistero del Nome Divino
Lo Zohar, ma in verità anche la maggior parte dei più antichi Cabalisti, si è chiesto il senso del primo versetto della T’ora: Berèchith bara Élohïm “In principio Dio creò”; cosa possono significare queste parole? La risposta è affatto sorprendente. Ecco la spiegazione: Berèchith tradotto con la parola “principio”, indica l’essenza prima, definita come la Saggezza di Dio; in seguito bara, creò; è il Nulla nascosto che costituisce il soggetto grammaticale della parola bara, emanato o sviluppato; infine Élohïm significa: la sua emanazione è Élohïm; questi è l’oggetto e non il soggetto della frase. Chi è questo Élohïm? E’ il nome di Dio, che garantisce l’esistenza continua della creazione nella misura in cui essa rappresenta l’unione del soggetto nascosto Mi e dell’oggetto nascosto Eleh (le parole ebraiche Mi e Eléh hanno le medesime consonanti della parola completa Élohïm). In altri termini, Élohïm è il nome dato a Dio, dopo la separazione del soggetto e dell’oggetto, pur continuando ad esistere osmosi tra l’uno e l’altro. Il Nulla, che esisteva prima della divisione della prima idea in Conoscente e Conosciuto, non è considerato dai cabalisti come un vero soggetto. “Le grandi correnti della mistica ebraica” (Scholem).
* * * Commento: Traduciamo l’esposizione dello Zohar, fatta dallo Scholem, nel linguaggio di Carlo Suarès:
Mi YM il soggetto, è la coscienza cosciente d’essere. Eleh HLA l’oggetto, è il contenente della coscienza cosciente d’essere.
Traduciamo ora OYHLA ARB TY$ARB con l’aiuto di tutti gli elementi che abbiamo, fin qui, raccolti, in queste note e commenti:
Rettifica della lettura dello Zohar
Si constata che la lettura dello Zohar corrisponde pressappoco a quella di Carlo Suarès. La sola differenza è che lo Zohar legge la parola Élohïm in maniera diversa da quest’ultimo. Infatti questi legge:
Lo Zohar legge:
Un esame serrato e approfondito della parola OYHLA ci mostra che la lettura di Carlo Suarès è certamente la più corretta, sia dal punto di vista essoterico che da quello esoterico.
Per quale motivo lo Zohar ha ribaltato la lettura della parola OYHLA al fine di coglierne il senso esoterico? Per quale ragione rovesciare il senso essoterico di éloh e leggerlo élèh? Perché invertire le lettere OY? Le lettere HLA o più semplicemente LA designano più una coscienza, un movimento, una sostanza semplice che un corpo, un oggetto. La lettura più semplice, la più naturale di HLA fa emergere immediatamente una nozione spirituale, l’idea di uno spirito, di una coscienza, in breve di una divinità. Nei numeri 1-30 non c’è spazio per un oggetto, una materia, un corpo; 1-3 sono cifre inafferrabili in se stesse, HLA o LA è dunque giustamente il soggetto della coscienza cosciente d’essere.[1] Al contrario
OY = 1(0)-4(0) costituisce una dualità, una antinomia delle più percettibili, sensibili, percepibili, intuibile e acuta, sorprendente... La desinenza OY designa il plurale, la molteplicità, il mondo, il cosmo. Nessuna altra combinazione di numeri oltre il 1(0) e il 4(0) può esprimere, definire ontologicamente ciò che Carlo Suarès chiama “c’è”, il contenente della coscienza. E OY (leggere: Yam) è il nome del mare; e questo non è forse l’immagine più dinamica, più reale, più espressiva dell’antinomia 1(0)-4(0), del “c’è”? Lo choc delle onde contro le rocce, non è forse una rappresentazione naturale dell’antinomia 1(0)-4(0), dello choc dello 1 contro il 4? La roccia contro la quale si frange violentemente l’onda, non è forse il 4, la resistenza contro la quale si riduce in frantumi la spinta, lo slancio creatore dello 1? E il movimento, il gioco libero, delicato, spontaneo delle onde, vivacizzato con il soffio del mare aperto, non è forse lo spettacolo vivente dello 1 concreto, incarnato? E infatti, quale uomo, a meno che non si tratti di bruto, non avverte, dinanzi allo spettacolo del mare, il sentimento del divino? Per distinzione, OY è quindi giustamente, tanto exotericamente che esotericamente, l’oggetto della percezione della coscienza cosciente d’essere, lo specchio in cui, tramite gli occhi dell’uomo, Dio si conosce e si riconosce.
OYHLA ARB TY$ARB La casa d’Israele
La CASA D’ISRAELE si dice in ebraico TYB LAR$Y e il valore numerico di questa espressione è: 2-10-400-10-300-200-1-30. Per penetrare il suo significato cabalistico compariamola con la prima parola del Genesi: TY$ARB.
Le lettere e i numeri di TY£ARB sono integralmente contenuti nel:
LAR$Y TYB = TY$ARB + 10-30
I numeri 1 e 3 sono le cifre del movimento creatore; 10, 30 sono la realizzazione di tale movimento: LAR$Y TYB contiene le lettere e i numeri della seconda parola del Genesi ARB (2-200-1) e anche quelli della radice della terza LA (1-30). TYB LAR$Y è dunque un condensato, un riassunto delle tre prime parole del Genesi. Il suo significato cabalistico si ricava distintamente:
LAR$Y TYB la CASA D’ISRAELE è il luogo motore del concretamento del Genesi, della Creazione.
TA Il Tutto
In tutti i corsi di ebraico biblico, quando si giunge alla quarta parola del Genesi, TA, il professore spiega che questo vocabolo non ha alcun significato, è intraducibile, che essa preconizza semplicemente il complemento oggetto determinato.
Una parola della Bibbia, della T’ora, che non avrebbe dunque costrutto? Così come questa supposizione sembra dissonante per chiunque, a maggior ragione lo è per il genio della lingua ebraica. Questa ipotesi appartiene alla grammatica latina o greca!... appartiene dell’ebraico di Atene.
Tralasciamo, qui, la grammatica essoterica con le sue spiegazioni vuote, insensate e assurde, e sforziamoci, al contrario, di comprendere, di seguire l’estrosità ebraica nella parola TA, estrosità che non scrive mai un solo vocabolo, una sola lettera che non abbia contenuto, significato. L’ebraico è una lingua concisa, densa: una parola non ha sempre una sola accezione, ma molto spesso diversi significati; e soventemente queste molteplici letture sono generalmente contraddittorie. Se la parola TA non può essere tradotta, non è perché essa non ha significato, ma probabilmente perché essa ha troppi significati (o troppo significato) e quindi ogni tentativo di traduzione sarebbe un tradimento, perché essa non renderebbe, forzatamente, che uno solo delle accezioni e lascerebbe fuori tutte le altre. Nel caso di TA la Qabalah aritmologica del Dottor Azoulay ha già mostrato la via verso un ritorno al genio ebraico. Questa parola, spiega Azoulay, è costituita dalla prima e dall’ultima lettera dell’alfabeto ebraico. Questo termine è un riassunto che include tutto: “Con il principio, Élohïm ha creato TA tutto; tutto il cielo e tutta la terra”. Il significato di TA è l’idea della totalità nella sua essenza. Si comprende quindi che non possa essere tradotta. L’idea di totalità contenuta in TA è confermata da altre prove aritmologiche e etimologiche.
La gimatreya di TA secondo il mispar quatan (il piccolo numero) che è il numero ontologico, corrisponde a 1+4(00) = 5. Ora la parola ebraica per indicare la totalità relativa, descrittiva, quantitativa, è LK = 20+30, cioè secondo il mispar quatan: 2+3 = 5. Etimologicamente TA è formata dalla consonante T e dalla lettera muta A. Ora, nelle parole italiane della stessa famiglia di TUTTO, ritroviamo la T e perfino la A (TotAle) della radice ebraica.
La Qabalah ontologica spingendosi più avanti, più in profondità della Qabalah aritmologica, sviluppa e conferma l’interpretazione del Dottor Azoulay.
TA è 1-400. Ora 1-4 formula l’antinomia, la dualità essenziale della conoscenza, quindi dell’essere. Tutte le parole nelle quali compartecipa il binomio antinomico 1-4, sono delle espressioni sfumate della coscienza d’essere. La coscienza nella sua essenza è dualità, B. E quali sono i due termini di questa dualità? Sono 1 e il 4. Lo1 e il 4 sono il “c’è”, come sia Suarès che noi stessi abbiamo mostrato diverse volte, sono il contenente della coscienza d’essere, sono l’Essere. E qui, ancora, l’etimologia comparata arricchisce di prove supplementari questa tesi.
Trascriviamo le lettere e le vocali sonore di TA in caratteri latini. Otteniamo: ET o ES o EST. La derivazione ebraica di EST - quindi di Essere - salta agli occhi. Di più, la gimatreya ontologica (mispar quatan) di TA è 5, cioè la lettera e il suono della hé H, lettera essenziale e predominante del verbo ESSERE, in ebraico HYH.
Che una parola, che designa l’essere, non sia traducibile, è conforme allo spirito originale della tradizione ebraica. Ma questa non traduzione è colma di significato (o di significazioni). Si constata come ognuno di questi dati si conferma ed è logico. Ma non è tutto.
La parola TA alla sua origine, cioè nel primo versetto del Genesi, simboleggia la coscienza d’essere, la quale è doppia, antinomica, contraddittoria, quindi... intraducibile. E se si è scelto i suoi due numeri ontologici, 1-4, per intercalarli in una grande quantità di espressioni (Nel primo versetto del Genesi: esplicitamente, in 5 parole su 7; implicitamente, in tutte) e tra il verbo e il complemento - cioè nel luogo più vivifico, più animato della frase - è precisamente per attirare l’attenzione del lettore sul carattere essenzialmente dialettico della lingua santa, ciascuna parola della quale può avere diversi significati contraddittori e antinomici. Quando in una frase si incontra la particella TA ci si può attendere che il senso di questa sia doppio, ambiguo; non bisogna dunque adagiarsi sul significato palese, corrente, superficiale delle parole di questa locuzione, ma tenere conto dell'accezione duplice, ontologica di ciascuna di esse. Così quando il testo dice apparentemente: “Élohïm creò TA il cielo e la terra”, è probabile che questo cielo non sia il... cielo. Un esame ontologico serrato, preceduto da una riflessione rigorosa sul contesto, ci rivelerà se questo cielo sia o no un cielo, o contemporaneamente un cielo e un non cielo. Tale è il genio sbalorditivo, vertiginoso della lingua ebraica.
OYM$H La nascita della Coscienza
Nella parola OYM$H Ha-CHa-Ma-Yi-M, che si traduce con “i cieli”, vi si distingue $(A) A-Ch (leggere èch) = Fuoco, OYM Ma-Yi-M = Acque, O$ CHè-M = Nome.
La coscienza emerge quando si separa, quando si distingue, quando si distacca, manifestazione ottenuta con il suo stesso movimento, con il suo slancio creatore, integrato in se stessa. La coscienza nasce quando si riconosce nella sua essenza, quando si mostra, quando si personalizza. Per nascere all’Umano e all’Eterno, la coscienza deve uscire da OYM Ma-Yi-M per divenire O$H Ha-Chè-M, il Nome. Mosè, chiamato così anche perché è stato sottratto dalle acque egiziane, si dice in ebraico H$M Mo-CHè-H, le identiche lettere di O$H Ha-CHè-M, il Nome. Mosè ha fatto nascere Israele salvandolo dalle acque del Mar Rosso che ha prosciugato.
OYM Mayim, OYM$ Chamayim e O$ Chem sono le tappe che deve percorrere la coscienza per nascere a se stessa. Si comprende così quello che rappresenta la coscienza (CH) Semitica in ebraico: è la coscienza decondizionata e liberata, la coscienza umana pervenuta alla sua maturità, cioè alla sua dimensione divina.
OYM$H Un compendio della storia dell’uomo
Non ne resta che il nome, O$H HaCHèM, l’Eterno [3].
“E quando tutto sarà stato consumato, Lui solo regnerà” [4].
La parola OYM$H HA-CHAMAYIM contiene lo schema della storia del mondo, dalle origini all’epilogo. In essa è riportato, soprattutto, il destino della nostra epoca escatologica e apocalittica. In essa è annunciato il pericolo dell’incendio e dell’esplosione atomica del nostro pianeta e la sua trasmutazione spirituale.
JRAH TAW OYM$H La terra di Luce
[1] - Tuttavia la H (5) che è la desinenza femminile o articolo definito (la hé ha-yediyah, come si specifica in ebraico la hé dei processi di in-formazione, di conoscenza o di coscienza - in quanto ogni definizione fa prendere forma, conoscenza, coscienza), questa H, dicevamo, annuncia, informa che questa coscienza non è più una coscienza semplice, pura, indifferenziata, ma una coscienza in via di separarsi, di differenziarsi, di manifestarsi, di percepirsi essente. Questa H ci indica con una grande precisione che HLA, come lo scrive Suarès, si colloca nello iato, il vuoto che separa la coscienza semplicemente cosciente d’essere e la coscienza cosciente d’essere qualche cosa, o più esattamente la coscienza cosciente del suo contenente. Infatti è impossibile sapere se la H deve essere letta con LA il soggetto, o con OY l’oggetto, o con i due termini contemporaneamente. H è 1+4 = 5 OY è 10+40 = 5(0) H è già OY H è il femminile, che manifesta la vita, o l’articolo che definisce, che in-forma. Ora definire l’indefinito, in-formare l’informe non è forse il processo stesso della creazione? H definendo-creando OY, manifesta-crea LA. La H il soffio, uscendo da LA crea, anima, agita i fiotti di OY, il mare, grazie alla quale LA, la coscienza, avrà coscienza d’essere. Tramite questa H LA crea OY e questi, a sua volta, crea LA. La coscienza crea l’universo e l’universo crea la coscienza. OYHLA è il processo d’auto creazione dell’Essere. [2] - Le acque del cielo sono chiaramente mobili. $(A) H H-A-CH, il fuoco, rende OYM Ma-Yi-M, le acque inerti, dinamiche. La pioggia, che è l’acqua attiva per eccellenza, acqua maschile che feconda la terra, deriva dall’evaporazione di essa sotto l’effetto del calore del sole. Il vapore acqueo è una forza motrice. [3] - O$H H-CH-M, sono le identiche lettere del nome di Mosè, H$M Mo-CHé-H. Mosè è stato salvato dalle acque. Mosè ha fatto uscire gli Ebrei dalla terra sommersa dalle acque. Gli ha fatto attraversare le acque del Mare. [4] - Adon Olam. |