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“E il soffio di Dio si muoveva sulla faccia dell’abisso”

© Jhaoben

 

 

Inquadramento Storico

Chiunque si sia cimentato nella lettura di un testo di esoterismo si è imbattuto nel termine Qabalah.

Certamente tutti conoscono il termine ed il suo significato, ma il più delle volte in maniera superficiale o dando la conoscenza della Qabalah per scontato, tanto da non riuscire a compenetrare alla perfezione il testo da cui il termine è scaturito. Il mio, ovviamente, non vuole essere un lavoro esaustivo, né tanto meno completo, non ne ho la capacita, voglio solo incidere una tavola breve e di facile consultazione che possa dirimere le nebbie in cui la Qabalah è avvolta per la maggior parte di noi.

Io non sono né di cultura né di religione ebraica, e questo se da un lato può essere un difetto, in quanto sicuramente commetterò alcuni errori nella traslitterazione delle parole ebraiche, dall’altro può essere anche un vantaggio in quanto questo mio lavoro è inciso per i Gentili ([1]) e quindi potrà forse risultare più comprensibile, dal momento che più difficilmente darò per scontate delle cose che per un ebreo sono palesi, ma che potrebbero non esserlo per colui che ebreo non è.

Il termine deriva dalla radice  (q) Quf, (b) Beth, (l) Lamed,  che compare solo due volte nella Torah; estremamente interessante e indicativa del modo di lavorare della Qabalah è l’analisi della grafia della radice stessa: Quf (q) si estende con una gamba al di sotto della linea inferiore del rigo sul quale sono scritte le lettere ebraiche, Lamed (l), al contrario si innalza al di sopra della linea superiore, Beth (b) posta al centro al centro vale due volte, come i due aspetti di ogni cosa creata, è inoltre la prima lettera della Torah, quindi la lettera con la quale Dio creò il mondo. Questa disposizione richiama una stretta correlazione tra ciò che sta in alto e ciò che sta in basso concetto che mirabilmente espresso anche nella Tavola di Smeraldo testo fondamentale dell’Ermetismo; tale analogia, come vedremo, pervade sottilmente tutta la Qabalah, lo stesso Zohar afferma “Allungò la mano destra e creò il mondo sovrastante. Allungò la mano sinistra e creò questo mondo…. Creò questo mondo perché fosse ugual a quello soprastante, e ciò che esiste lassù ha la sua controparte quaggiù”. Ma passiamo al significato del termine:

“[…] Qabalah che in ebraico significa appunto “ciò che è stato ricevuto”, “ciò che proviene d’altrove”, “ciò che si passa di mano in mano“. (Donato Piantanida: “La chiave perduta”; Atanor, 1996 pag. 48 nota 8).

Non significa in realtà altro che ‘Tradizione’, e tale termine viene inizialmente usato solo con tale significato, ma ben presto verrà utilizzato per indicare una dottrina segreta della tradizione ebraica, una specie di gnosi ebraicaQabalah è il termine tradizionale più comunemente usato per indicare il patrimonio degli insegnamenti esoterici del Giudaismo e del misticismo giudaico, in particolare le forme che quest’ultimo assunse durante il Medioevo a partire dal secolo XII. Nel suo senso più ampio, indica tutti i successivi movimenti esoterici nell’ambito del Giudaismo che si svilupparono dalla fine del periodo del Secondo Tempio e divennero fattori attivi della storia ebraica”. (Gershom Scolem: “La Qabalah”; Ed. Mediterranee, Roma, 1982).

Pertanto potremo definirla la componente mistica dell’Ebraismo. Per ‘misticismo’, intendiamo un’insieme di conoscenze e di insegnamenti, il cui scopo è quello di portare le persone ad un contatto intimo e diretto col Divino, più ricco e completo di quanto la sola mente umana possa stabilire… La possibilità di raggiungere veri e propri stati di illuminazione profetica, o di estasi mistica, è confermata da numerosi brani della Bibbia. In base a tale testo però, solitamente è Dio a mostrarsi alle persone da Lui scelte, di volta in volta. Ciò può avviene in modo diretto, oppure tramite angeli, o sogni, o visioni. Tale processo segue dunque una direzione dall’alto al basso. Nella Qabalah, invece, si cerca, con tecniche opportune, di far sì che sia la persona stessa a prepararsi ad un simile incontro. La direzione seguita è dunque quella dal basso all’alto; nel contempo, non si deve avere la pretesa di arrivare ai vertici delle esperienze e visioni descritte nella Torah. Di tale dottrina ne abbiamo notizia fin dal II secolo a.C. (anche se i mistici ebrei sostengono che la Qabalah risale ad Adamo), ma ha iniziato ad affiorare in maniera apprezzabile solo nel XII o XIII secolo; in realtà il termine comprende due forme di esperienza mistica, da una parte una forma moderata di speculazione teosofica e detta anche Qabalah speculativa, che attraverso lo studio della Torah porta il mistico a contatto con i segreti della Torah stessa, la quale preesiste all’eternità, e quindi a contemplare ed interagire con la divinità stessa; dall’altra la forma intensiva detta anche Qabalah pratica che attraverso parole magiche e combinazioni delle lettere formanti il nome di Dio pronunciate in determinati modi, conduceva al rapimento estatico del mistico”.

 

Prima di procedere oltre è bene chiarire cosa si intende per Torah: letteralmente il termine significa “Dottrina”, ma solitamente viene intesa nel termine più ristretto di “Legge” che nell’Antico testamento indica una norma insostituibile del rapporto Uomo-Dio; si distingue una Legge scritta, e una Legge orale, entrambe consegnate da Dio a Mosé sul monte Sinai. Col termine Legge scritta, gli ebrei indicano la Bibbia, o meglio una parte del testo sacro, il così detto Pentateuco costituito dalla Genesi, l’Esodo, il Levitico, i Numeri e il Deuteronomio. Il Pentateuco, che in greco significa “cinque astucci per libri”, inizialmente si pensava fosse stato scritto interamente da Mosé, in realtà sembra sia costituito da una raccolta di testi e di tradizioni orali risalenti dal IX al V secolo a.C.. La tradizione orale è rappresentata dalla Mishnà, o meglio dalla componente legislativa della Mishnà, detta Halakhà.

La Mishnà è stata raccolta per la prima volta dal patriarca Jehudà ha-Nasi intorno al 200 d.C. e comprende un vero e proprio codice legislativo e di comportamento fino ad allora trasmesso solo oralmente per l’intero rabbinato; è costituita da sei sezioni tematiche: Semenze, Festività, Donne, Danni, Cose sacre. “La Mishnah profila una situazione a-storica esemplare o ideale, nella quale i diversi atti di santificazione della vita dell’uomo vengono compiuti sulla base di modelli debitamente stabiliti. L’opera dell’agricoltore è consacrata dalla presenza di Dio e dal lavoro (ritualizzato)” (Mircea Eliade). La Halakhà è un codice vincolante ed indica l’insieme delle pratiche e dei precetti che ogni ebreo deve seguire nella vita pubblica e privata per operare la volontà di Dio. La Torah è quindi la manifestazione della volontà di Dio e quindi è il massimo dono che Dio ha fatto al Suo popolo. Infine il Talmud (che significa studio, quindi Talmud-Torah è lo studio della legge) indica una raccolta di commenti, di studi e di ampliamenti alla Mishnà stessa; si compone di due opere il Talmud di Gerusalemme e il Talmud babilonese. Infine la Torah è composta da 613 precetti, di essi 248 contengono precetti positivi e 365 sono interdizioni.

Ma torniamo alla Qabalah. Solamente nella seconda metà del primo millennio si è iniziato a studiare in maniera più approfondita il problema della creazione del mondo, ovvero i dettami contenuti nella Genesi; tale studio, originato in dalle sette gnostico-giudaiche fiorenti nell’Egitto ellenistico ed in Palestina (Arturo Schwarz: “Cabbalà e Alchimia”; Ed. Giuntina, Firenze, 1999 pag. 12), ben presto si diffonde in ogni regione interessata dalla diaspora Con tale termine si intende la dispersione del popolo ebraico nel mondo iniziata dopo la distruzione del Primo Tempio al tempo dell’esilio babilonese 520 a.C. (?), e diventata più evidente dopo la distruzione del Secondo Tempio da parte di Tito (70 d.C.) e soprattutto dopo l’eccidio di Massala e la distruzione di Gerusalemme (130 d.C.)., ma in particolare in Spagna (Gerona e Barcellona), nella Francia meridionale e della Linguadoca (Narbone, Arles, Marsiglia) dove, soprattutto nei secoli XII e XIV, assume una diffusione formidabile; forse non è un caso che nello stesso periodo, nello stesso luogo sul versante Cattolico si sviluppi la gnosi catara! Sempre nella terra d’oc ha origine il testo base per lo studio della Qabalah, lo Zohar (1240-1280), e che pone la distinzione fra l’aspetto rivelato e nascosto della divinità, ed espone i dieci attributi o forze di Dio ed i gradi della rivelazione divina. Più o meno contemporaneamente la Spagna dona i natali a colui che forse viene considerato il più grande cabalista, Abraham Abulafia di Saragozza.

Abulafia faceva parte di quella corrente filosofica detta estasica che si contrapponeva alla scuola teosofica di Gerona; sviluppò una tecnica meditativa detta Hokmath ha-Zeruf (scienza della combinazione delle lettere). Mediante questa tecnica era possibile creare combinazioni di lettere dell’alfabeto, ed in particolare del Tetragammaton (Per gli ebrei il nome di Dio è impronunciabile, quando ci si riferisce a Lui è necessario utilizzare o il nome generico di Dio o il Tetragrammaton costituito dalle quattro lettere simboliche YHWE la cui giusta pronuncia è oggetto di studio della Qabalah), che non necessariamente formavano parole di senso compiuto, ma che rappresentavano l’espressione di un linguaggio spirituale, molto prossimo alla musica e che facilitava la liberazione dai vincoli umani e favoriva la concentrazione sulla natura divina.

Ben presto si fa strada nel movimento cabalistico una concezione neoplatonica-speculativa a forte impronta ascetica, che culminerà in una rigorosa religiosità della Torah interpretata in senso mistico; ovvero, la Torah è l’unica legge cosmica, in essa vi sono celati tutti i misteri e le conoscenze del mondo, che quindi possono essere compresi solo attraverso un accurato studio della Legge stessa, inoltre, secondo tale interpretazione, l’ebraico è la “lingua ufficiale” della creazione del mondo.

Il movimento cabalistico raggiunge il suo massimo splendore nel periodo che va dal XIV secolo al XVII secolo, ma soprattutto in seguito dell’espulsione degli ebrei dal regno di Spagna (1492) tale movimento assume un carattere messianico escatologico raggiungendo tutti i luoghi della diaspora. Tale diffusione trova molto favore soprattutto nell’Europa centrale dove la Riforma protestante crea un movimento penitenziale di attesa messianica, ed è proprio in questo contesto che la Qabalah tende a perdere la sua iniziale connotazione esoterica. Su questo terreno fertile l’essoterismo cabalistico dà luogo anche a superstizioni popolari quali demoni, magia delle lettere e l’uomo artificiale, il Golem. (Per Golem si intende una creatura di sembianze umane create dalla materia informe, più spesso argilla, generato per mezzo di una formula magica derivante da una combinazione cabalistica del Tetragrammaton. La leggenda popolare ne attribuisce la creazione al rabbino di Praga, Judah Loew ben Bezalel)

Il misticismo della Qabalah non è mai stato visto di buon occhio dall’ortodossia giudaica, (Nel caso dell’ebraismo per ortodossia ed ortoprassia dobbiamo intendere il significato strettamente etimologico di retta dottrina e retta via, ovvero la retta strada, il retto cammino che l’ebreo deve compiere sotto gli insegnamenti della Torah) e sempre accusato, condannato, e solo talvolta addomesticato ed inglobato, al contrario di quanto è avvenuto nelle altre religioni messianiche dove il misticismo è stato posto a fondamento dell’intera religione come ad esempio nelle religioni di origine indiana.

Se il cabalismo spagnolo ha profondamente influenzato la cultura non solo della penisola iberica, ma di tutta l’Europa centrale, quello palestinese non è certo stato da meno. A Safed si trova la scuola cabalistica del leggendario “Santo Leone” Iishaq ben Shelomò Luria (1534-1572) nato a Gerusalemme, ma che operò prima in Egitto e poi a Safed dove fondò la sua celebre scuola; Luria sviluppa una tecnica di meditazione sulle singole lettere della Torah per determinare una unione con il divino. Si deve, inoltre, proprio a questo autore l’infiltrazione di concezioni gnostiche nella Qabalah, e nell’ebraismo ortodosso. Le scintille di Luce con la diaspora sono disperse per il mondo, e solo una loro riunificazione, un loro ritorno allo stato iniziale possono riportare all’armonia divina.

L’eccessiva aspettativa messianica che pervade la Qabalah del XVI e XVII secolo porterà all’esaurimento del movimento, in quanto, basandosi sulla Qabalah luriana, un certo Shebbetaj Zevi si fece proclamare Messia, ma durante un suo pellegrinaggio ad Istanbul, fu incarcerato e, una volta messo di fronte alla scelta o morte o conversione, si converte all’Islam. Ugualmente dopo circa 70 anni un certo Jakob Frank si presenta come la reincarnazione di Shebbetaj Zevi, ma dopo numerose peripezie che gli comporteranno anche la “scomunica” rabbinica, e due conversioni una all’Islam ed una al cattolicesimo, morì come seguace dell’ortodossia russa. Questi avvenimenti screditeranno enormemente il cabalismo agli occhi degli ebrei, tanto che il suo destino appare segnato definitivamente.

Oggi il movimento cabalista sopravvive solamente nel chassidismo dell’Europa orientale Movimento sviluppatosi nella seconda metà del XVIII secolo, nell’Europa orientale, detto dei pii (chassidim) sotto la guida del traumaturgo Eliezer Baal Shem Tov ed incrementato da rabbi Nachman di Brazlav. Secondo tale movimento le speculazioni gnostiche sui misteri di Dio vengono sviluppati in senso morale, in enunciazioni sull’uomo e sul suo cammino morale per raggiungere Dio, che può essere trovato ovunque, anche nei posti più profani. La Qabalah, proprio per il suo particolare sviluppo nel corso della storia e nella diaspora, non è costituita da un sistema univoco, ma da una molteplicità di sistemi di approccio al simbolismo, diversi e talvolta contraddittori. Comunque due gradi sistemi si sono evoluti nel corso della storia: la gamma dei simboli come sono elaborati nel periodo di Safed e cristallizzati a Gerona e che trova la sua massima espressione nello Zohar o “Libro dello splendore”, e la gamma dei simboli della Qabalah luriana facente capo a Jizchaq Luria. A questi due sistemi dobbiamo aggiungere Moses Cordovero la cui dottrina, pur facente capo allo Zohar rappresenta un sommario e uno sviluppo delle diverse tendenze della Qabalah, e la sua opera è un interessante tentativo di sintetizzare e costruire un sistema cabalistici speculativo.

Un successivo sviluppo della Qabalah si ebbe nel XVIII secolo con Israel ben Eliezer noto come Baal Shem Tov (il portatore del buon nome) fondatore del chassidismo (dall’ebraico chassidim “devoto”).

 

I Libri della Qabalah

Fra i numerosi testi di cabalismo i principali si riducono a sei tutti scritti dal 1200 alla metà del secolo seguente:

· Sefer Yetzirà: Libro della Formazione o della Creazione. È forse il libro più antico, contiene la descrizione della dieci Sephiroth o emanazioni, sembra sia anteriore al IV secolo da Rabbi Akiba;

· Sefer Ha Zohar: Libro dello Splendore. È forse il più importante libro sulla Qabalahh, origina dalla scuola spagnola scritto, sembra dal rabbino Moses de Léon fra il 1240 e il 1280 o forse solo tradotto da un testo più antico le cui origini risalirebbero ad un discepolo di Rabbi Akiba detto Rabbi Simon; appare come un commento al Panteteuco, è un libro estremamente poetico ricco di immagini simboliche e di passaggi intuitivi spesso molto difficili “Lo Zohar deve essere visto come un grande compendio dl pensiero cabalistico esso precedente, pensiero rielaborato e integrato nell’immaginazione poetica dell’autore. I concetti contenuti in semplici indizi o in goffe espressioni nelle generazioni a lui precedenti, ora emergono chiaramente come parte dell’antica saggezza” Arthur Green: “The Zohar”.. Sfortunatamente non ne esiste una traduzione italiana;

· Sefer Ha Bahir: libro della Luce Chiara o dell’Illuminazione, è un libro estremamente sintetico composto da un centinaio di aforismi attribuito a Nehuniyà ben ha-Qanà.

· Shzqel ha-qodesh: scritto da Moshé de Leon.

· Iggeret ha-qodesh: o la Lettera Santa scritto da Yosef Giqatilla;

· Gli scritti dell’Arizal rappresenta il fondamento della Qabalah moderna e sono nati come commento allo Zohar.

I Fondamenti Della Qabalah

Data l’estrema frammentarietà della cultura ebraica, dovuta alla diaspora, la Qabalah non rappresenta un sistema univoco, anche i principi fondamentali possono apparire contraddittori. Comunque sono evidenziabili due fasi nello sviluppo del pensiero cabalistico:

· La gamma dei simboli della Qabalah primitiva fino al periodo di Safed incluso, cioè la teoria delle Sephiroth che si cristallizzò a Gerona;

· La gamma dei simboli creati dalla Qabalah lurianica che dominò il pensiero cabalistico del XVII secolo fino a tempi più recenti.

Secondo la Qabalah, la Torah contiene insegnamenti fondamentali per la comprensione del cosmo, ma tali insegnamenti sono scritti secondo un codice inaccessibile ai più, codice che però può essere reso palese mediante l’applicazione dei sistemi di interpretazione cabbalistici. Le Sacre Scritture presentano pertanto diversi livelli di interpretazione tutti egualmente validi ed importanti:

· Semplice o letterale;

· Simbolico;

· Filosofico e morale;

· Esoterico o segreto.

La Qabalah occupandosi dell’ultimo livello interpretativo tenta di dare una risposta alle seguenti domande.:

· L’esistenza di Dio

· I segreti della creazione

· La natura dell’anima umana, e come modificarne il carattere;

· Il perché della dualità bene-male;

· Lo scopo della vita terrena e di quella futura.

La Qabalah quindi può essere considerata un sistema metafisico, un sistema di insegnamento per rendere più profonda, sincera ed efficace la vita spirituale mediante la meditazione e la preghiera e non cerca assolutamente di modificare lo stato delle cose mediante una manipolazione delle forze segrete della ceazione, né di piegare, mediante la preghiera o particolari ritualità, la volontà della divinità, e questo concetto è estremamente importante in quanto si mette in contrasto con altre sistemi mistici quali la magia e il martinismo.

All’interno della Qabalah stessa possiamo distinguere tre componenti:

· Metafisica o teorica

· Meditativa

· Pratica

La componente metafisica si occupa prevalentemente della cosmogonia e dei vari livelli dell’anima; è a tale livello che vengono studiate le Sephiroth (di cui parleremo più avanti), e il testo Biblico con tutte le sue correlazione ed interpretazioni. È caratterizzata da un linguaggio estremamente complesso e oltremodo specialistico, ma è anche in grado di portare lo studioso esperto ad altissime scoperte ed intuizioni.

La componente meditativa si base prevalentemente su una meditazione che permette di liberare la mente ed il cuore dalle preoccupazioni di tutti i giorni in modo da poter soffermarsi con mente e cuore liberi sulle varie combinazioni delle lettere ebraiche che formano le parole ed in particolare i nomi di Dio. Lo scopo è quello di liberare il corpo sottile da quello spesso, per utilizzare forse a sproposito un termine magico, e raggiungere una maggiore apertura nei confronti dell’insegnamento Divino. Tale metodo è stato usato da grandissimi cabalisti quali Abulafia.

La Qabalah pratica si occupa della creazione di cammei o sigilli composti da lamine di metallo e frammenti di pergamena su cui venivano incise o scritte formule di esorcismo e di evocazione. Gli scopi di questa componente sono essenzialmente di protezione o di guarigione. Origina proprio da questa componente la leggenda del Golem.

Ma ancora la Qabalah può essere distinta in due opere:

· Maasè Bereshit

· Maasè Merkavà

Il Maasè bereshit, o opera della creazione, comprende quella parte della Qabalah che si occupa della cosmogonia, prende in esame i vari stadi della creazione, ovvero contiene la mappa della creazione.

Il Maasè meravà comprende la parte più propriamente mistica, tramite la conoscenza e la ricombinazione delle varie lettere formanti i vari nomi di Dio, l’anima intraprende un viaggio attraverso le sfere celesti al fine di avvicinarsi alla Luce risplendente di Dio stesso.

Queste sono i principali momenti in cui viene distinta la Qabalah, ma ne esistono ancora come il Pardes, su cui però non è possibile soffermarci. Di estrema importanza ci appare sottolineare come, nonostante le “classificazioni” la Qabalah risulta essere un unico corpus; ovvero non è possibile soffermarci su un unico aspetto, ma è necessario comprenderla nella sua interezza. Anzi una conoscenza parziale, il soffermarsi su di un determinato gradino può essere estremamente pericoloso “se la persona è meritevole, essa (la Torhah) diventa per lui medicina vitale (sam chaim); se non merita essa (la Torah) diventa per lui un veleno mortale (sam mavet)” Yoma 72B. Un avvertimento chiaro ed esplicito sulla pericolosità di avventurarsi in questo studio con animo pravo, avvertimento senza dubbio più imperioso del nostro multi vocati sunt, pauci eletti.

 

Ein-Sof

Centro fondamentale di studio della Qabalah è Dio, che viene definito Ein-Sof, ovvero Infinito. Ci sono due metodi di studio dell’Infinito, uno consiste nello studio di Dio in rapporto alla sua creazione, l’altro è lo studio dell’Essenza Intrinseca, dell’Essenza stessa di Dio, ma poiché l’Essenza assoluta trascende ogni comprensione speculativa perfino estasica, è impossibile per la mente umana giungere a tale conoscenza, non a caso i termini usati per descriverlo sono “ciò che il pensiero non può raggiungere”, la “luce nascosta”, “l’occultamento della segretezza”, “superfluità”, “l’unità indistinguibile”, “la causa di tutte le cose”, la radice di tutte le radici” il fattore comune a tutti questi termini è che Ein-Sof e i suoi sinonimi sono al di sopra o al di là del pensiero, come può infatti la mente finita dell’uomo contenere l’Infinito? In base a tale concezione possiamo quindi distinguere un Dio Celato ed un Dio Rivelato. Ein-Sof è la perfezione assoluta, incomprensibile e inviolabile, ma presente in tutte le cose della natura finita, e quindi attraverso la contemplazione e lo studio della natura stessa è possibile la comprensione non di Ein-Sof, ma solo del suo rapporto con la creatura. Infatti Dio è in tutte le cose, ma la somma di tutte le cose non è in grado di definire Dio, in ultima analisi tutto proviene all’Uno, e tutto ritorna all’Uno. Potremo avventurarci su un terreno pericoloso affermando che ciò che è unito, ciò che è uno è bene, ciò che è separato dall’uno è male. Da questo concetto deriva il termine Satana cioè colui che divide l’unità creando l’individualità e quindi il caos.

L’Infinito si rivela al momento della creazione, ma, la sua esistenza e il suo essere non hanno bisogno della creazione, cioè l’Eterno esiste a prescindere dalla sua creazione, la rivelazione è quindi una pura decisione disinteressata mossa solo dalla bontà di Dio, non da una sua necessità, è una libera decisione che rimane un mistero costante e impenetrabile. Secondo la Qabalah luriana il primo momento della creazione è un ritorno (regressus) di Dio nel profondo di Se Stesso, una concentrazione dello Spirito Divino dal quale scaturiranno le luci supreme dette “splendori” (zahazahot) a loro volta generanti le emanazioni e quindi superiori ad ogni altra emanazione; le radici delle prime tre Sephiroth Con il termine Sephirâ (singolare, Sephiroth plurare), ovvero zaffiro, si intendono le emanazioni dello splendore di Dio. Per definire le emanazioni possono essere utilizzati diversi nomi: shemot (nomi), orot (luci), ketarim (corone), sitrin (aspetti).. I concetto di “contrazione” deriva dal fatto che se Dio è omnipresente e tutto è io, non c'è spazio per la creazione; il regressus avrebbe proprio la funzione di liberare lo spazio che verrà occupato dalla creazione stessa. La trinità delle zahazahot nasce dall’esigenza di confermare le dieci Sephiroth con i 13 attributi predicati di Dio. Ma se a Ein-Sof è negato ogni attributo, deve essere separato dalla Volontà Divina, anche se intimamente connesso con essa, Ein-Sof agisce tramite la Volontà Primeva che è circondata ed intimamente unita a Lui, distinta, ma ugualmente eterna, senza inizio e senza fine.

Secondo alcuni cabalisti la Volontà sarebbe indentificata con la seconda Sephirâ, ma ciò comporterebbe di identificare la prima Sephirâ con Ein-Sof, ma tra i cabalisti di Safed si sviluppa l’opinione contraria, ovvero che la Ein-Sof e la Volontà sarebbe nettamente distinti dalle emanazioni, il contrario sarebbe addirittura una eresia, in quanto permetterebbe di definire Ein-Sof. L’evoluzione estrema di tale pensiero porta a non parlare mai di Ein-Sof, ma esclusivamente della Volontà Primeva. A complicare ulteriormente il problema interviene il concetto di pensiero. Alcuni autori identificano La Volontà con il pensiero, perciò la prima fonte di ogni emanazione sarebbe “Puro Pensiero”, quindi la Creazione sarebbe più un atto intellettivo che volitivo. I Cabalisti di Gerona pongono il Pensiero in maniera subalterna alla Volontà parlando di Volontà del Pensiero e mai viceversa, identificandolo con la Divina Saggezza, intenta a contemplare se stessa e la sua Creatura.

Il concetto di primo passo di Ein-Sof verso la manifestazione è estremamente ardito, se infatti tale passo non è sondabile o comprensibile da creatura umana, può essere considerato come il nulla (ayin o afisah). Questa affermazione fa si che la dottrina esoterica contenuta nella famosa frase creatio ex nihilo sia completamente ribaltata rispetto al significato essoterico della frase stessa. Al contrario di quanto apparentemente affermato, quindi Dio avrebbe creato il mondo non dalla materia primordiale, dal caos, bensì la creazione sarebbe avvenuto all’interno di Dio stesso; questo concetto sarebbe rimasto come una credenza segreta nascosta sotto la forma ortodossa della creatio ex nihilo.

 

Le Sephiroth

Nucleo essenziale della Qabalah è la teoria delle emanazioni o Sephiroth. Le emanazioni sono degli attributi di Ein-Sof che rappresentano il modus operandi dell’Infinito, le potenze che costituiscono la divinità attiva, ciò nonostante in esso sono contenute; le emanazioni stanno a Dio come la luce sta al fuoco, due entità separate, ma unite, ma al contrario della luce che esaurisce progressivamente il fuoco, le emanazioni non diminuiscono la potenza di Dio; lo Zohar così definisce tale rapporto: “Lui è loro e loro sono Lui, come una fiamma a un tizzone ardente dove non esiste divisione” o ancora come “una lampada dalla quale le luci si diffondono in ogni direzione, ma quando ci avviciniamo per esaminare da vicino tali luci, scopriamo che esiste solo la lampada”. Se quindi le Sephiroth svolgono un ruolo di primissimo piano nella creazione del mondo, possiamo assimilare il Dio rivelato, ovvero il solo che può essere oggetto di speculazione, con la prima emanazione. Le Sephiroth, pur essendo state create da Dio, fanno pur sempre parte di Dio stesso, e quindi “tutto ciò che sta al di sotto dell’ultima Sephirâ è soggetto al tempo ed è chiamato beri’ah (creazione) poiché è al di fuori (le-var della divinità)” G.Scholem op. cit.pag. 123..“Le Sephiroth, collettivamente, rappresentano dunque i dieci aspetti e gradi dell’En’sof; formano insieme un mondo di luce e sono concepite come una unità dinamica. Il ritmo di sviluppo delle Sephiroth rispecchia quello del processo creativo” Arturo Schwarz: op.cit pag.119.

Perché Dio ha creato le Sephiroth? “Ein Sof, il Dio nascosto che vive nelle profondità del proprio essere, cerca di rivelare Se Stesso e di liberare i Suo poteri nascosti. La sua volontà si realizza attraverso l’emanazione di raggi provenienti dalla Sua luce, che erompono dal loro nascondiglio e vengono disposti nell’ordine delle Sephiroth, il mondo di emanazione divina”. Tishby: “Wisdom of the Zohar” in Elisabeth Clare Prophet: “Qabalah: la chiave del potere interiore”; Armenia Ed., Milano, 1999, pag.29Le Sephiroth possono essere paragonati a contenitori collegati tra di loro di vetro che contengono il soffio divino, la prima Sephirâ essendo più vicina alla fonte della Luce sarà sottoposta ad uno sforzo maggiore, via via che il soffio defluisce da un contenitore all’altro ridurrà la su energia.

La prima e più alta emanazione è la Volontà Primeva; secondo gli autori dello Zohar, la Volontà, pur essendo strettamente unita ad Ein-Sof è stata creata, ovvero vi era un tempo in cui Ein-Sof esisteva senza la Volontà di creazione, mentre secondo altri sistemi cabalisti la Volontà è eterna, senza inizio e senza fine, e quindi non sarebbe una semplice emanazione - che, invece, avrebbe inizio con la seconda Sephirâ -, bensì parte integrante di Dio stesso; secondo questa concezione Kether, la prima Sephirâ sarebbe paragonabile ad una sfera che tutto comprende, la cui superficie esterna è chiamata Kether, o Volontà, o Corona, e la superficie interna Ein-Sof. Col passare degli anni, specialmente a Gerona e a Safer, si è comunque tentato sempre di porre una distinzione fra Ein-Sof e la prima emanazione. Una spiegazione abbastanza chiara della prima Sephirâ ci è fornita da Isaac ibn Latif: “La volontà primordiale non è completamente identica con Dio, ma è una veste che aderisce da ogni parte alla sostanza del portatore. Fu la prima cosa ad essere emanata dal vero Essere preesistente”.

Kether, essendo il primo atto di Dio nella creazione della natura finita, è anche il più alto livello di conoscenza che può essere raggiunta dall’uomo con la preghiera.

Ma prima di Kether all’interno di Ein-Sof si ritrovano tre luci, dette zahzahot che costituiscono in realtà un tutt’uno, infinitamente nascoste, e che si irradiano all’interno dell’Emanatore stesso, e considerate come la radice delle Sephiroth stesse. Questo rappresenta una ulteriore complicazione della concezione delle Sephiroth che sembra essere introdotto per correggere l’apparente discrepanza numerica fra i tredici Attributi di Dio e le dieci Sephiroth.

Le Emanazioni o Sephiroth, come abbiamo visto, sono dieci, ognuna con un proprio nome: la prima si chiama Kether (corona), la seconda H'ocmâ (saggezza), la terza Binâ (intelligenza), la quarta Gedullah (grandezza) o H'esed (amore), la quinta Guebourâ (potere) o Din (giudizio o anche rigore), la sesta Tiphereth (bellezza) o Rahamim (compassione), la settima Netzâ (costanza), l’ottava Hod (maestà), la nona Zaddik (giusto, virtuoso) o Yesod Olam (fondamento del mondo, la decima Malcouth (regno). Come si può facilmente notare alcune Sephiroth hanno due nomi, lo stesso termine Sephiroth può essere sostituito con un infinità di altri termini i cui significati possono essere estremamente diversi: sfere, detti, nomi, luci, poteri, corone, stadi, germogli, fonti, vesti ecc…; è proprio questa capacità di definire lo stesso concetto con nomi diversi a seconda delle circostanze nonché il simbolismo estremamente complesso, che rende particolarmente difficile per uno non esperto riuscire a districarsi nei testi Cabalistici. Questa ambiguità può essere spiegata se si considera che la Qabalah origina come una descrizione di un un’esperienza religioso-contemplativa e non come un sistema teoretico compiuto, quindi il suo linguaggio fortemente figurativo e simbolico quando viene sottoposto al collaudo logico può subire numerose interpretazioni.

Una interpretazione estremamente interessante soprattutto per le sue implicazioni con l’ermetismo è quella dell’interpretazione del linguaggio; secondo tale teoria le Sephiroth non sarebbero altro che attributi di Dio, epiteti che si possono applicare a Lui; il processo di emanazione sarebbe solo una specie di rivelazione dei Nomi di Dio. “Dio che “chiamò” i Suoi poteri perché si rivelassero diede loro nomi e, si potrebbe dire, chiamò Se stesso con nomi appropriati. Il processo con il quale il potere d’emanazione si manifesta dall’occultamento nella rivelazione ha un parallelo nella manifestazione della favella divina dalla sua essenza interiore nel pensiero tramite il suono che ancora non può essere udito, nell’articolazione della favella” G. Scholem op. cit. pag.105. Le implicazioni di tali affermazioni con la “potenza della parola” dell’ermetismo egiziano, e con la “parola perduta” della cultura massonica sono più che evidenti.

Le dieci Sephiroth sono quindi delle emanazioni di Ein-Sof, originano da lui e si propagano nel nulla, ma pur separandosi da Dio ne continuano a fare parte; d’altra parte l’emanazione delle Sephiroth non determina una “diminuzione dello splendore” dell’emanatore. Il processo di emanazione giunge assolutamente a fine con Malcouth, e tutto quello che sta al di sotto, rappresenta un inizio del tutto nuovo, pertanto tutto ciò che si trova al di sotto di Malcouth possiede un’esistenza al di fuori del Divino, e si distingue da esso in quanto creato e non emanato; un abisso separa i due mondi, anche se ciò non toglie che vi sia un legame fra il creato e l’emanato, infatti le cose create presentano i loro archetipi nelle Sephiroth, come esse sono contenuti nella Divinità, impregnando ogni essere al di fuori di essi, quindi ogni oggetto creato presenta le sue radici in Dio stesso, per estensione possiamo affermare che nelle Sephiroth è contenuta la radice di ogni cambiamento; in particolare tutto ciò che fa parte della creazione presenta un suo corrispondente (archetipo?) in Malcouth. Esisterebbe, quindi, nel cabalismo una netta distinzione fra emanato e creato, anche se talvolta in alcuni testi esiste una certa confusione fra i due termini. Sebbene vi sia una gerarchia stretta nelle varie emanazioni in quanto Ein-sof emanò Kether, Kether emanò H'ocmâ e H'ocmâ emanò Binâ, mentre le restanti Sephiroth ebbero origine da Binâ a cominciare da H'esed e Guebourâ e per terminare con Malcouth, esse possono essere considerate ontologicamente allo stesso livello, in quanto la distanza fra ciascuna di loro e l’Infinito è uguale.

Ecco quindi che a questo livello la Qabalah subisce una delle sue più importanti influenze filosofiche, dal neoplatonismo di Plotino (204-270 d.C.), come del resto avviene per il Cristianesimo, soprattutto grazie a Sant’Agostino, ma anche con lo gnosticismo; diverse correnti cabalistiche tendono addirittura ad interpretare le Sephiroth con gli eoni gnostici. Ma anche l’ermetismo, secondo il quale “ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso”. Anche se, o forse in risposta a ciò, molti cabalisti soprattutto nel XVI affermavano che le emanazioni, derivando direttamente da Dio, fossero effettivamente identiche alla sostanza o essenza di Dio, quindi non sono esseri intermedi come gli eoni, ma Dio stesso. Le Sephiroth ancora una volta si identificano con l’aspetto esterno di Ein-Sof, ovvero quella parte di Dio che può essere oggetto di preghiera e di conoscenza e di indagine religiosa ma fanno sempre parte dell’Essenza divina, in contrasto con il neoplatonismo, secondo il quale gli eoni esisterebbe al di fuori dell’Uno, le Sephiroth pur essendo emanate in successione, esse non lasciano mai il regno divino, questo flusso viene detto hamshakhah (tirare fuori). Secondo alcuni autori le Sephiroth non sarebbero altro che contenitori incapaci di percepire la natura dell’Emanazione, secondo altri sarebbe in grado di pregare Dio; Cordovero riuscì ad unificare entrambe le teorie affermando che le Sephiroth sarebbero composte come gli uomini di due essenze un “contenitore”, il corpo, ed una “essenza”, l’anima, e solo l’unione di entrambi costituirebbero il tutto.

 

Infine un problema molto discusso è stato il momento di origine delle emanazioni, alcuni autori affermano che la prima Sephirâ era situata entro l’Infinito stesso, e quindi senza inizio e senza fine, mentre le altre erano state emanate solo prima della creazione del mondo, ma Cordovero afferma che tutte le Sephiroth vengono emanate in un “tempo non temporale” in cui non esiste le differenziazione in passato, presente e futuro, un tempo definito sempiternas. Ma ancora altri autori affermano che le emanazioni sono sempre esistite nella volontà dell’Infinito, ma emesse solo poco prima dell’atto creativo.

 

Rappresentazione Grafica Delle Sephiroth

La dottrina delle Sephiroth diviene in questo modo la spina dorsale della Qabalah, e rappresentano quindi l’oggetto di maggiore speculazione e meditazione. Le dieci Sephiroth pur avendo una gerarchia ben precisa sono tutte ugualmente distanti dall’Emittente. La disposizione nel nulla delle Emanazioni è estremamente variabile, le varie combinazioni sia di disposizione nel nulla, sia delle lettere dei nomi, presenta una variabilità enorme, ed ogni situazione presenta un significato ben preciso; l’allegoria più comune, comunque, è quella di un albero con la chioma rivolta verso il basso e irrigato dalla sapienza, dove Kether rappresenta la radice, mentre Hod, Zaddik e Malcouth rappresentano la chioma, tale raffigurazione è detta “albero delle Sephiroth” o “albero inverso”. Un’altra rappresentazione allegorica per le Sephiroth è quella umana, ma mentre l’albero cresce con la chioma in basso, l’uomo è rappresentato con la testa in alto, dove Kether, H'ocmâ e Binâ rappresentano la testa, o meglio le tre cavità del cervello, Gedullah e Guebourâ le braccia, Thiphereth il tronco, Netzâ e Hod le gambe, Zaddik l’organo sessuale ed infine Malcouth l’immagine totale dell’uomo o la femmina, compagna dell’uomo e fondamentale per renderlo essere completo.

Le Sephiroth possono essere distinte in numerosissimi modi con significati sempre diversi, ad esempio Azriel le divide in gruppi di tre: Kether, H'ocmâ e Binâ sono intellettuali, Gedullah, Guebourâ e Thiphereth, psichiche, Netzâ, Hod e Zaddik “naturali”, e pertanto questi tre stadi erano considerate le fonti di regni indipendenti dell’intelletto, dell’anima e della natura. Ma anche in cinque e cinque mantenendo la separazione tra celato e rivelato, in tre e sette, rappresentazione dei sette giorni della creazione, con Malcouth che rappresenta il Sabbath, ovvero non avendo alcuna attività specifica, ma comprendeva la totalità di tutte le Sephiroth. Possono essere distinte in tre colonne, la colonna di destra comprende H'ocmâ, Gedullah e Netzâ, la colonna di sinistra Binâ, Guebourâ e Hod, mentre la colonna centrale comprende Kether, Thiphereth, Yesod e Malcouth. Infine possono essere graficamente descritte come sfere concentriche, quest’ultima rappresentazione coincide con la rappresentazione grafica dei cieli medioevali con i dieci cieli concentrici che circondano la terra.

 

In base a tutte queste classificazioni e differenziazioni è possibile la combinazione cabalistica dei nomi di Dio, e delle lettere che formano il nome di Dio. Ad esempio la frase con cui inizia la Bibbia bereshit bara Elohim (in principio Dio creò) può essere interpretato cabalisticamente con la creazione delle prime tre Sephiroth: il prefisso be è il mezzo messo in relazione con la seconda Sephirâ (H'ocmâ), la prima Sephirâ è celata nella parola bara, infine Binâ (terza Sephirâ) e chiamata anche Elohim. Così come il primo verso della Bibbia, tutto il Panteteuco può essere riletto in forma esoterica. Lo stesso si dica del nome di Dio. “[…] il nome YHWH denota una sola Sephirâ (Tiphereth) ma contiene in esso tutte le fasi della manifestazione, la punta sopra lo Yod rappresenta la fonte di tutto in Ayin (nulla), lo Yod è H'ocmâ, il primo Hé è Binâ, Vau è Tiphereth e, dato il valore della lettera Vau, la totalità delle sei Sephiroth e della Hé finale è Malcouth”, ma poiché questa rappresenta il compimento della manifestazione dove l’uomo può riferirsi a Dio chiamandolo “Lui” e dandogli del “Tu”, “non ha poteri indipendenti, ma comprende le altre Sephiroth, non può esserle assegnata una lettera sua, ma soltanto la Hé che è già apparsa all’inizio dell’emanazione della struttura delle Sephiroth e la cui manifestazione ha raggiunto lo sviluppo finale alla fine del processo. Gli altri nomi di Dio nella Bibbia vengono interpretati anch’essi in modo simile: le loro lettere alludono ad un progresso interiore nel processo d’emanazione”.

 

Ma il simbolismo e l’interpretazione delle Sephiroth è estremamente complesso ed ampio, ne riportiamo ancora un esempio. L’emanazione nel suo complesso è detta Carro Celeste, ad esso sono connessi i Patriarchi, perché Abramo, l’immenso calore (H'esed), Isacco, la giustizia (Din) e Giacobbe, la misericordia (Rahamin), uniti a Davide creatore del regno (Malcouth) costituiscono “le quattro gambe del Trono situato sul carro.

I quattro venti, i quattro elementi, indicano Gedullah, Guebourâ, Tiphereth e Malcouth, quest’ultimo simbolismo è particolarmente importante perché collega la Qabalah con l’alchimia.

 

Concludiamo quindi la speculazione sulle Sephiroth con i rapporti che si instaurano fa le varie sfere. Abbiamo già accennato come ogni Sephirâ origini per irradiazione dalla precedente, e generi la seguente; tale irradiazione può avvenire per luce riflessa, ovvero ogni Sephirâ viene vista come uno specchio che riflette la luce dalla fonte. Ma la luce può essere riflessa non solo dall’alto al basso, ma anche dall’ultima Sephirâ alle superiori, e sarà proprio questo intrecciarsi di luce riflessa ad avere una funzione di consolidamento delle potenze. La teoria dei canali afferma, invece, che esistono dei canali preferenziali che uniscono le varie Sephiroth, questi canali sono delle vere e proprie vie di influenza reciproca tra le diverse Sephiroth. L’interruzione di questi canali è detta “rottura dei canali” (shevirath ha-zinnorot) e rappresenta la conseguenza sul mondo inferiore del peccato.

 

Cosmogonia e Mondi Inferiori

Come già affermato in precedenza le Sephiroth fanno ancora parte dell’Infinito, e quindi non soggette al tempo, create in un momento in cui il tempo non aveva ancora significato, mentre tutto ciò che sta al di sotto di Malcouth è detta creazione ed è soggetta al tempo. Secondo molti cabalisti la creazione non sarebbe stata unica, bensì prima del nostro sarebbero stati creati numerosi altri mondi non perfettamente equilibrati, e pertanto distrutti, secondo altri autori gli altri mondi non sarebbero altro che schegge impazzite sfuggite durante il processo di creazione, paragonabili alle scintille che sfuggono al fabbro mente batte il ferro caldo, che si disperdono e muoiono. Le influenze negative di questi mondi avrebbero comunque una influenza negativa sulla creazione definitiva. Secondo la teoria delle emanazioni, influenzata anche dal pensiero aristotelico e neoplatonico, l’emanazione creatrice promanata de Ein-sof si svilupperebbe nella creazione di quattro mondi principali : il mondo delle emanazione (o mondo delle Sephiroth), il mondo della creazione (Tono o Carro), il mondo della formazione (o mondo degli angeli), il mondo del fare (il mondo terrestre).

Poiché la Qabalah prospetta una cosmogonia, prevede anche una distruzione del mondo. Il mondo sarebbe durato 49ÿ000 anni durante il quale ognuno dei sette pianeti avrebbe governato per 70000 anni, nell’ultimo millennio, il cinquantesimo, Dio avrebbe distrutto il mondo e riprodotto il caos, in realtà ogni ciclo sarebbe regolato dalle Sephiroth; ogni ciclo detto shemittah, sarebbe composto da 6ÿ000 anni e da un millennio detto anno sabbatico che ricorderebbe il sabbath della creazione in cui le forze Sephirothiche cesserebbero con un ritorno al caos. Successivamente il mondo viene rinnovato con un nuovo flusso di energia prodotto dal movimento delle Sephiroth. Al termine di tutte le shemittot si realizza il “grande giubileo”, il momento nel quale tutti i mondi superiori ed inferiori comprese le sette Sephiroth vengono riassorbite dalla terza Sephirâ Binâ. Secondo questa visione la stessa Torah subirebbe delle interpretazioni diverse, in ogni shemittah la lettura della Torah sarebbe diversa grazie all’introduzione di una nuova vocale sconosciuta nella precedente e sarebbe caratterizzata da una diversa articolazione del Tetragramma, e questo porterebbe ad una evoluzione successiva della conoscenza della rivelazione. Il nostro mondo sarebbe sotto l’influenza di Sephirâ Guebourâ, o della giustizia rigorosa, e per questo l’interpretazione della Torah sarebbe estremamente restrittiva.

 

Questa concezione del susseguirsi delle shemittah separate dall’anno sabbatico che comporterebbe un grave periodo di caos in cui i fossio divino abbandonerebbe il mondo della creazione, è molto vicino alla moderna teoria della precessione degli equinozi, secondo la quale ogni 60000 anni si concluderebbe un ciclo di rotazione.....

 

Il Male

Il concetto di male come essenza separata per i cabalisti non ha senso, il male, infatti, di per se non esiste, ma è solo un processo di separazione dell’uomo dall’influenza delle emanazioni, quando l’uomo si allontana con le sue azioni dall’influenza benefica delle Sephiroth, esso stesso crea il male. Ma, in apparente contraddizione con il concetto precedente, anche il male ha la sua radice nel mondo delle emanazione e precisamente nella Sephirâ Guebourâ o Din (Giustizia/Giudizio) definita anche “la mano sinistra del Santissimo, che sia benedetto”; la sua azione non è però esclusivamente negativa, ma risulta tale solo se non adeguatamente controbilanciata dalle altre forze Sephirothiche ed in particolare di H'esed (Amore/Pietà), esplicandosi nelle forze di giudizio e nei poteri coercitivi e limitanti dell’universo. Al momento della sua emanazione Din affermò “Io governerò”; l’equilibratore delle Sephiroth intervenne prontamente per riportare Din in posizione, ma una quotaparte del potere si disperso e non potè essere recuperato. Questo potere si oganizzò nella formazione di Sitra Ahra ovvero l’Altro Lato che si organizzò in dieci emanazioni disposte a spirale “come un serpente astuto e malvagio per portare il male” Zohar 2:242b.

In realtà il male formava un tutt’unico con l’albero della vita, un unico germoglio univa l’albero della vita con l’albero della conoscenza, fu Adamo, con il suo scellerato atto, definito metaforicamente il “taglio dei germogli” a separare i due alberi, a creare la separazione tra ciò che sta sopra e ciò che sta sotto, una separazione che viene considerata male anche dall’ermetismo, una separazione fra le cose umane e le cose divine, un allontanamento dall’influenza positiva delle emanazioni.

 

In realtà nessun cabalista ha ben distinto il male cosmico prodotto dalla dialettica Sephirothica e il male terreno prodotto dalle azioni dell’uomo che si allontana dall’insegnamento delle emanazioni. Un concetto importante è l’assenza della personificazione del male, non vi è il concetto di Satana, le uniche figure messe in relazione con il male sono Samael e la sua compagna Lilith, che però stanno al male come Adamo ed Eva stanno a Dio.

In terra il male è rappresentato dalla Giustizia non sufficientemente stemperata dalla Pietà e dall’Amore, il Giudizio, infatti, qualora iniquo perché assoluto e non controbilanciato dall’Amore e dalla Pietà, porta dolore e distruzione, il sangue che scorre fra i popoli è tutto dovuto alla formulazione di giudizi falsi ed ingannevoli. Gesù ha detto “Non giudicate, per non essere giudicati”. L’uomo difficilmente possiede la sufficiente saggezza per emettere giudizi in armonia con la Giustizia Divina, ed ogniqualvolta viene emesso un giudizio iniquo esso genera il male. “Quantunque ciò che tu dimandi sia la giustizia, pensa a questo, che, nella via della giustizia soltanto, nessuno di noi potrebbe vedere la propria salvezza” W. Shakespeare: “Il mercante di Venezia”, atto IV, sc1, versi 197-199.

 

Il giorno del grande giubileo tutto tornerà a Dio, anche il male, lo stesso Samael tornerà a Binâ, cadrà la lettera Mem (che simbolizza la morte), per acquistare il nome Sa’el, uno dei 72 Nomi sacri di Dio e la potenza di Dio risplenderà su tutto e tutti cancellando definitivamente il male. Atri autori, invece, affermano che il male sopravvivrà al grande giubileo sottoforma del luogo di punizione eterna per i malvagi; Gikatilla afferma: “Dio prenderà l’attributo di [punire] la sfortuna [cioè il potere del male] in un luogo dove non potrà essere maligna”.

 

La Qabalah Luranica

L’influenza che Isaac Luria ebbe sul pensiero cabalistico è tale che possibile distinguere una Qabalah prelurianica ed una Qabalah lurianica.Il concetto fondamentale e rivoluzionario di questo pensatore è la “contrazione” o Tzimtzum; se infatti Ein-Sof è infinito e tutto comprende è impossibile pensare ad un luogo che non sia Dio perché ciò comporterebbe una limitazione a Dio stesso; per poter creare il mondo l’Essere Supremo deve come primo atto effettuare una contrazione lasciando quindi uno spazio libero detto tehiru, con un meccanismo simile ad un atto di inspirazione, di concentrazione; quindi il primo atto creativo non è né la rivelazione né l’emanazione, bensì la concentrazione. Il processo di concentrazione determina la formazione di uno spazio libero circolare, o meglio sferico detto reshium all’interno del quale persistono dei residui di Ein-Sof, come delle gocce (reshium) che permangono quando si vuota il recipiente che andranno a concentrarsi formando l’anima che sostiene il mondo la cosiddetta anima mundi dei filosofi. Il compiacimento di Ein-Sof per la autosufficienza autarchica produsse una scossa all’interno dell’Essere stesso che destò la radice di Din che prima era contenuta in Ein-Sof indistinguibilmente unita con le altre forze ed ora acquista una sua essenza “individuale” localizzandosi nel tehiru. Lo spazio lasciato libero verrà poi colmato dall’emanazione di Ein-Sof mediante le dieci Sephiroth con un meccanismo simile a quello visto nella Qabalah tradizionale. L’emanazione divina può essere di due tipi a cerchio e a linea, l’emanazione circolare è quella più naturale in quanto si modella perfettamente allo spazio circolare del reshium, mentre l’emanazione lineare è maggiormente legato alla volontà creatrice in quanto rappresenta l’aspetto ideale dell’uomo. Questa geometria dualista (cerchio-linea) rappresenta la prima forma di geometria iniziatica ed esoterica che si contrappone alla geometria pitagorica.

 

La concezione dello Tzimtzum rappresenta forse uno dei punti più dibattuti della Qabalah anzi rappresenta un punto di rottura fra la Qabalah di Cordovero e quella di Luria, numerosi autori, quali Sarug, cercarono di ricucire lo strappo con ardite interpretazioni dello Tzimtzum, ma seguire queste strade ci porterebbe veramente troppo lontano.

Comunque il tehiru lasciato libero dallo Tzimtzum deve essere riempito tramite vasi necessari per contenere le emanazioni ed in grado o di scacciare Din che ivi si era insediato o di addolcire e purificare le forze che costituiscono Din.

I vasi rappresentano dei contenitori fondamentali per la creazione ordinata del mondo in quanto permettono di regolare il flusso delle emanazioni, a tale scopo le prime luci emanate in collisione si cristallizzano nella formazione di “contenitori” o vasi. La prima forma che l’emanazione assume dopo la contrazione è quella dell’Uomo Primordiale o Adam Kadmon che rappresenta il primo regno all’interno del quale si sviluppano in cerchi concentrici le dieci Sephiroth, anche nella Qabalah luranica, Kether mantiene strettissimi rapporti con Ein-Sof. In seguito le dieci Sephiroth si dispongono in maniera lineare riproducendo lo schema corporeo.

 

 

[1]Per gli ebrei, erano coloro che non discendevano da Giacobbe, oggi per estensione si intende tutti i non ebrei.

 

 

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