Introduzione In questo secondo capitolo si parla dell’essenza dell’unione sessuale affermando che essa, se compiuta al momento giusto e con la giusta intenzione, è cosa santa e pulita e produrrà una goccia di seme santo, che darà vita a figli santi.
“Non bisogna affatto pensare che l’unione carnale sia di per sé qualcosa di scabroso e di brutto, anzi, quando avviene nel modo giusto si chiama conoscenza”.
Ma l’atto è una forma di conoscenza in maniera direttamente proporzionale al suo grado di santità, perché “se nell’atto non c’è grande santità, l’unione carnale non può chiamarsi conoscenza”. Con questa affermazione l’autore colloca saldamente l’atto sessuale quasi al vertice del processo sephirotico, perché l’uomo simboleggia la seconda Sephirâ ossia H’ocmâ-Sapienza che emana a destra, mentre la donna simboleggia la terza Sephirâ: Binâ-Intelligenza che emana a sinistra: dalla loro unione ha origine la Sephirâ Da‘at-conoscenza, che si trova al vertice dell’asse centrale discendente dell’albero sephirotico. L’unione carnale dell’uomo e della donna realizzano l’unione delle più alte emanazioni divine ed interagiscono positivamente nel processo stesso di manifestazione della divinità, come parte integrante del ma‘aseh merkavah mediante la loro unione e del ma‘aseh be-re’shit quando essa procrea una nuova vita: “questo è il segreto dell’uomo e della donna secondo le vie occulte della Qabalah interiore”.
È a questo punto che l’autore lancia la sua sferzante critica a Maimonide e alla filosofia aristotelica, da lui assunta come nuovo contenitore categoriale per un ripensamento radicale ed una nuova inculturazione del giudaismo. Ecco la critica:
“Le cose non stanno come pensa e ritiene il rabbi Mosheh (Maimonide) di beata memoria, nella Guida dei perplessi: qui egli elogia Aristotele per quel che ha detto, e cioè che ‘il senso del tatto è un’onta per noi’. Non sia mai. Le cose non stanno affatto come ha detto il greco impuro (Aristotele) e infatti nella sua affermazione vi è una traccia di eresia che è passata inavvertita; se avesse creduto al fatto che il mondo è stato inventato per volontà, questo maledetto greco non avrebbe certo detto ciò”.
Secondo l’autore il motivo che porta Maimonide, sulla scorta di Aristotele, ad affermare che il senso del tatto, ossia la fisicità e la sessualità sono qualcosa di vergognoso, è la mancanza di un chiaro concetto di creazione; in Aristotele, infatti, questa idea ebraica è assente e la materia viene da lui considerata come eterna. Al contrario, la decisa affermazione della bontà anche dell’aspetto fisico, sensibile e corporeo dell’uomo, compresi i suoi organi genitali, è basata dall’autore sul concetto di creazione buona.
“Se dicessimo che la congiunzione carnale è cosa oscena, ne deriverebbe che gli organi della copula sono organi della vergogna. Ma ecco che è stato il Signore benedetto a crearli… Dunque, se gli organi della copula fossero cose oscene, come avrebbe potuto il Signore benedetto creare alcunché di malformato, osceno o difettoso? Se fosse così ne risulterebbe che le sue opere non sono perfette… È detto inoltre: Dio vide tutto ciò che aveva fatto, ed ecco, era molto buono (Genesi I,31)”.
Al contrario un membro del corpo è buono o cattivo a seconda di quello che fa, non per quello che è in se stesso: come la mano è santa se scrive il rotolo della Torah ed è malvagia se uccide, così gli organi genitali sono santi se servono a realizzare un’unione santa e sono da condannare se infrangono i precetti, commettendo ad esempio unioni sessuali illecite o un’unione non santa. L’unione carnale santa evoca e realizza l’unione mistica dei carri divini uniti, immagine del maschio e della femmina, o ancora l’unione dei cherubini. Questa affermazione è rafforzata con la citazione della tradizione midrashica per cui, quando l’uomo si congiunge alla sua donna con amore e santità, la Šhekinah discende su di loro e adombra il loro amplesso; nei nomi ebraici di uomo e donna Ysh e IshaH è infatti presente la forma breve del nome di Dio hy. Se, al contrario, la loro unione non è santa, da Ysh e IshaH Dio si allontana e non resta che un fuoco distruttivo, come mostra il fatto che se togliamo dai nomi ebraici uomo e donna le lettere che ciascuno ha di diversa dall’altro, ossia hy (Yah) Dio, non resta che ESH, ossia fuoco. Dopo aver riferito l’idea talmudici che nella generazione dell’uomo ci sono tre soci, il padre, la madre e il Santo. L’autore ritorna alla sua sferzante critica del “greco”:
“Perciò le parole di quel diavolo d’un greco sono a tal riguardo confutate: quando l’unione carnale è nel Signore, non c’è cosa santa né innocente che le sia superiore. (…) Dunque, la congiunzione carnale fra l’uomo e la sua donna, se è condotta nel modo giusto, è il segreto dell’edificio del mondo e del suo insediamento, e con essa l’uomo diviene socio del Santo, sia Egli benedetto, nell’opera della creazione”.
Maimonide riprende la valutazione negativa aristotelica del senso del tatto nella Guida II,36, dove egli afferma che essa fa parte del livello puramente animale dell’uomo, e loda l’affermazione del filosofo greco che nell’Etica a Nicomaco afferma che esso è una vergogna per noi; il senso del tatto è puramente animale e non ha nulla del livello specificamente umano. Così facendo, Maimonide emette un giudizio negativo sulla corporeità di natura metafisica e, come bene osserva Mopsik, “è il rapporto sessuale stesso che è considerato come un atto puramente animale, senza alcuna valenza propriamente umana e, meno ancora, senza alcun rapporto con qualcosa di divino”. Mopsik rileva, in proposito, come su questa stessa linea di pensiero si ponga l’atteggiamento prevalente della Chiesa dell’epoca della redazione della Lettera, citando un’affermazione di papa Innocenzo III (1216) per cui: “L’atto sessuale è esso stesso così vergognoso da essere intrinsecamente malvagio”. Nel Commentarium in septem psalmos poenitentiales papa Innocenzo a proposito del Salmo L ,7 (…nel peccato mi ha concepito mia madre) scrive ancora: “Chi non sa che il rapporto coniugale non avviene senza l’ardore della lussuria, senza il sudiciume del piacere, per cui il seme concepito viene insudiciato e rovinato?”. Per la nostra Lettera, al contrario, l’unione sessuale non è di natura essenzialmente animale e, proprio compiendosi mediante la corporeità dell’uomo, esprime pienamente la sua umanità e la sua somiglianza con Dio. Il problema sta nella capacità o meno di integrare in maniera armonica tutto l’uomo nel suo rapporto con Dio: non solo la sua anima, o il suo spirito, ma l’uomo integrale, che ha anche un corpo o, meglio, che “è” anche un corpo sessuato. Nella concezione maimonidea dell’uomo la corporeità non può far parte dell’immagine di Dio, che è riservata al suo intelletto in quanto esso si unisce a Dio, che è l’intelletto agente. Al contrario per l’autore della Lettera, come per altri cabalisti, tutto l’uomo partecipa di questa somiglianza, non meno nel suo aspetto corporeo, compresi i suoi organi sessuali, che in quello spirituale. Mopsik, citando il Sefer ha-Bahir par. 168, così afferma: “Compiere l’atto carnale non significa perpetuare la specie umana nella sua animalità mortale, ma accrescere la somiglianza con Dio, la divinità dell’uomo”. Conformemente alle sue categorie aristoteliche, Maimonide associa l’uomo alla forma e la donna alla materia; quest’ultima è buona se e quando è dominata e plasmata dalla forma; è solo nella sua mascolinità che l’uomo è simile a Dio e non per la parte femminile della donna. Dunque l’imago Dei è riservata al maschio-forma, anche perché per Maimonide la donna-materia non ha cervello, mentre è solo per l’intelletto posseduto dall’uomo che egli è simile a Dio. In questo senso la donna nel rapporto sessuale non può esprimere alcun desiderio, poiché ciò equivarrebbe ad una grave insubordinazione e ribellione della materia contro la forma! Su questo punto, ossia la concezione del femminino – afferma Mopsik – filosofia e qabalah si pongono agli antipodi. (Mauro Perani)
Il Testo La prima via riguarda l'essenza della congiunzione carnale. Sappi che la congiunzione carnale dell'uomo con la propria donna comprende due vie: la prima è quella per cui quest'unione è cosa santa e pulita, qualora essa avvenga come si conviene, al momento giusto e con la giusta intenzione. Non bisogna affatto pensare che l'unione carnale sia di per sé qualcosa di scabroso e di brutto, anzi, quando avviene nel modo giusto si chiama conoscenza, e non certo a caso, che è detto: Elcana conobbe sua moglie Anna (1 Samuele I,19). Il segreto sta nel fatto che quando la goccia di seme viene emessa in santità e purezza, promana dalla sede della conoscenza e dell'intelligenza, cioè dal cervello. Si sa che, se invece nell'atto non c'è grande santità, l'unione carnale non può chiamarsi conoscenza. Le cose non stanno come pensa e ritiene il rabbi Moseh (Maimonide) di benedetta memoria, nella Guida dei perplessi: qui egli elogia Aristotele per quel che ha detto, e cioè che «il senso del tatto è un'onta per noi». Non sia mai. Le cose non stanno affatto come ha detto il greco impuro e infatti nella sua affermazione vi è una traccia di eresia che è passata inavvertita; se avesse creduto al fatto che il mondo è stato inventato per volontà, questo maledetto greco non avrebbe certo detto ciò. Noi però, detentori della santa Torah, crediamo che il Signore benedetto abbia creato tutto conformemente alla decisione della sua sapienza, e che non abbia creato nulla che contenga in sé né scabrosità né bruttura. E se dicessimo che la congiunzione carnale è cosa oscena, ne deriverebbe che gli organi della copula sono organi della vergogna. Ma ecco che è stato il Signore benedetto a crearli, come è detto: Egli che ti ha fatto e ti ha costituito (Deuteronomio XXXII,6). Hanno inoltre detto i nostri maestri di benedetta memoria, nel trattato Hullin, che il Santo, sia Egli benedetto, ha creato «stanze ordinate in maniera accurata» nell'uomo. Nel midraš all'Ecclesiaste si dice, a proposito del versetto: Quello che già era stato fatto (Ecclesiaste II,12): Egli e il suo tribunale hanno preso in considerazione ciascuna delle membra, e l'hanno sistemata sul suo fondamento. Dunque, se gli organi della copula fossero cose oscene, come avrebbe potuto il Signore benedetto creare alcunché di malformato, osceno o difettoso? Se fosse così, ne risulterebbe che le sue opere non sono perfette. Perciò il signore dei profeti ha proclamato: Egli è la rocca; perfetta è la sua opera (Deuteronomio XXXII,4). É detto inoltre: Dio vide tutto ciò che aveva fatto, ed ecco, era molto buono (Genesi I,31). Tuttavia la nozione implicita è quella espressa a proposito del Signore, sia Egli benedetto, nel versetto: È troppo puro di occhi per poter vedere il male (Abacuc I,13). Di fronte a Lui non c'è nulla di corrotto o scabroso; Egli ha creato l'uomo e la donna, ne ha creato ogni membro e lo ha disposto in giusta misura, e non ha creato in loro nulla di scabroso. Ne è chiara testimonianza il fatto che nell'Opera della creazione si dica: E ambedue erano nudi, l'uomo e la sua donna, e non ne avevano vergogna (Genesi II,25). Tutto ciò prima che peccassero, quando erano ancora dediti ai concetti astratti e ogni loro trasporto era verso il Signore dei cieli. Gli organi della copula erano per loro come gli occhi o le mani, e come le altre parti del corpo. In verità, quando poi cedettero alle voluttà fisiche, senza più dedicarsi integralmente al Signore dei cieli, di loro si trova detto: E seppero di essere nudi (Genesi III,7). Ed eccone la spiegazione: come le mani, quando scrivono il libro della Torah sono degne di onore e di lode, mentre quando rubano o commettono un'azione abominevole sono turpi, così avviene per gli organi della copula dell'uomo e della sua donna prima e dopo ch'ebbero commesso peccato. E come ogni organo si merita lode ed elogio quando compie il bene, mentre quando compie il male si rende scabroso e brutto, così avvenne per il primo uomo con gli organi della copula. Perciò risulta che tutte le vie del Signore, sia Egli benedetto, sono di giustizia, purità e innocenza, mentre la bruttura viene tutta dalle opere dell'uomo. Per questo Salomone ha detto: Guarda solo cosa ho trovato: che Dio ha creato l'uomo retto, ma poi essi cercano una quantità di sotterfugi (Ecclesiaste VII,29), vale a dire che dal punto di vista della creazione, nessun organo umano è cosa corrotta o brutta, poiché, in virtù della sapienza superna, tutto è perfetto, armonioso, buono e bello. É invece l'uomo, nel suo essere peccaminoso, a portare la bruttura nelle cose che di per sé non sono né brutte né spregevoli. Devi capire bene tutto questo. Ecco dunque il segreto della conoscenza di cui ti facevo cenno: si tratta del segreto dell'essenza umana, compreso nel segreto della sapienza, dell'intelligenza e della conoscenza. L'uomo è infatti il segreto della sapienza, mentre la donna è il segreto dell'intelligenza: la congiunzione carnale pura è il segreto della conoscenza. Questo è il segreto dell'uomo e della donna secondo le vie occulte della Qabalah interiore. Stando così le cose, la congiunzione carnale è cosa di grande levatura, quando è come si conviene. Questo grande segreto è il segreto dei carri uniti l'uno all'altro a immagine del maschio e della femmina. E se la cosa avesse in sé un che di turpe, il Signore del mondo non avrebbe certo ordinato di farli e di porne l'insegna sul più santo e puro di tutti i luoghi, su un fondamento assai profondo. Serba questo segreto e non rivelarlo ad altri se non ne sono degni e meritevoli, poiché di qui scorgerai il segreto dell'elevatezza della giusta congiunzione carnale. il segreto detto a proposito della costruzione di Salomone: Come la misura di un uomo e gli ornamenti (1 Re VII,36). Hanno detto i nostri maestri di benedetta memoria: Come un uomo che abbraccia la sua compagna. In proposito hanno anche detto: La vergogna mi ha spezzato il cuore e soffro (Salmo LXIX,21), cioè quando gli ammoniti entrarono nel santuario e dissero: Guardate gli dèi di costoro, che cosa sono! E poi lanciarono infamie e vilipendio verso i cherubini. Se comprenderai il segreto dei cherubini e la voce che si udiva in mezzo a loro, comprenderai quel che hanno detto i nostri maestri di benedetta memoria, e cioè che, quando l'uomo si congiunge alla sua donna in santità, la Šekinah dimora in mezzo a loro e nel segreto di uomo (iš) e donna (iššah) c'è Yah; se invece si riscaldano, la Šekinah si dilegua da in mezzo a loro, e resta niente altro che fuoco, fuoco (eš eš). Comprenderai dunque che qui hanno svelato tutto il segreto, e da ciò risulta chiarita ogni nostra spiegazione. I nostri maestri si riferivano a questo segreto quando hanno detto: Nell'uomo ci sono tre soci, suo padre, sua madre e su di loro il Santo benedetto; mentre nella gemara di Qiddušim, si dice: Quando un uomo onora suo padre e sua madre, il Santo, sia Egli benedetto, dice: Ne tengo buon conto come se io risiedessi in mezzo a loro e mi avessero onorato. Non può trattarsi di una cosa scabrosa: non avrebbero potuto infatti includere il Signore benedetto in ciò che è turpe e abominevole. Ecco che il Signore benedetto ha annunciato ad Abramo, a proposito della nascita di Isacco: Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio (Genesi XVII,16). E a proposito di Rebecca si trova detto: Il Signore l'esaudì e Rebecca sua moglie concepì (Genesi XXV,21), mentre di Rachele e Lea è detto: E la rese feconda (Genesi XXIX,31 e XXX,22), e di Anna: Ed Elcana conobbe Anna sua moglie (1 Samuele I,19), e di seguito: E Dio si ricordò di lei. Ha detto inoltre in generale: Non ci sarà nel tuo paese donna che abortisca, né donna sterile (Ester XXII,26). I nostri maestri di benedetta memoria hanno detto, nel trattato Ta`anit: Tre sono le chiavi che non sono state affidate a un messo, una è la gravidanza, come è detto: E aprì il suo ventre(Genesi XXIX,31 e XXX,22). Se la cosa fosse scabrosa, perché mai dovrebbe farla il Santo, sia Egli benedetto, di persona, senza inviare un messo? Nel Genesi Rabba a proposito del versetto: Allora si diresse verso di lei sulla strada (Genesi XXXVIII,16), è scritto che Giuda cercò di passare oltre, ma il Santo, sia Egli benedetto, fece cenno all'angelo preposto alla concupiscenza, affinché facesse sapere che l'intenzione del Signore e il suo desiderio erano riposti in quest'unione; è per questo che ne nacquero due gemelli, entrambi giusti, entrambi puri, a somiglianza del sole e della luna, Peres e Zerab. Devi porre mente al fatto che essi nacquero secondo la forma delle strutture del mondo, e che nell'unione di Giuda e Tamar non c'era nulla di turpe, così come non c'è nulla di turpe nella disposizione della struttura del mondo in generale e nei particolari. A proposito di Rut è detto: E il Signore le concesse la gravidanza e fece si che generasse un figlio (Rut IV,13). Se la cosa fosse stata scabrosa, non sarebbe stato detto: Troppo puro di occhi per poter vedere il male, non puoi contemplare l'iniquità (Abacuc I,13). Perciò le parole di quel diavolo d'un greco sono a tal riguardo confutate: quando l'unione carnale è nel Signore, non c'è cosa santa né innocente che le sia superiore. In proposito è detto dell'unione carnale dei giusti: Prima che ti formassi nel grembo materno, ti ho conosciuto (Geremia I,5). Ecco dunque che la forma del giusto è connessa al Creatore benedetto, come se fosse lui a delineare la forma del seme che sgorga dal giusto, e dice: Prima che ti formassi; mentre nell'empio licenzioso, la cui goccia di seme è interamente impura, il Signore non ha parte alcuna. Di lui è detto: Traviano gli empi fin dal seno materno (Salmo LVIII,4). Comprendi che essi sono stranieri ed estranei alla parte del Signore benedetto. Dunque tutte le cose che abbiamo detto sono il segreto della disposizione della struttura del mondo e del suo edificio, a immagine di maschi e femmine, nel segreto di ciò che riceve e di ciò che influenza. L'unione carnale dell'uomo con la sua donna, quando è condotta nel modo giusto, è a immagine della creazione del cielo e della terra, come è detto: Oracolo del Signore che stende i cieli, fissa la terra e forma lo spirito dell'uomo dentro di lui (Zaccaria XII,1), oltre a: Ha poggiato sulla terra il suo fascio (Amos IX,6), cioè Egli ed essi sono un sol fascio, volto alla creazione dell'uomo. Questo è il segreto del versetto: Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza (Genesi I,26), il che vuol dire «mi associo anch'io alla fabbricazione dell'uomo». L'associazione consiste quindi nel fatto che dal padre e dalla madre provengono tutte le strutture del corpo, mentre il Signore benedetto getta in lui un'anima superiore, come è detto: Gli soffiò nelle narici un'anima di vita (Genesi II,7). E anche detto: E la polvere tornerà alla terra com'era prima e lo spirito tornerà a Dio che l'ha dato (Ecclesiaste XII,7). Voi che avete occhi, guardate e considerate se c'è mai turpitudine in alcuna cosa a cui il Signore benedetto sia associato. Dunque la congiunzione carnale fra l'uomo e la sua donna, se è condotta nel modo giusto, è il segreto dell'edificio del mondo e del suo insediamento, e con essa l'uomo diviene socio del Santo, sia Egli benedetto, nell'Opera della creazione. Questo è il segreto di cui hanno parlato i nostri maestri di benedetta memoria: «Quando un uomo si congiunge carnalmente con la sua donna in santità, la Šekinah è in mezzo a loro, nel segreto di uomo (iš) e donna (iššah)», che è quanto detto: Prima che ti formassi nel grembo materno ti ho conosciuto (Geremia I,5). È il segreto di: Consacrami ogni primogenito. Quanto poi all'affermazione: «ma se si riscaldano, la Šekinah si dilegua da in mezzo a loro nel segreto di "fuoco, fuoco" (eš eš)» 17, essa allude al segreto di: Traviano gli empi sin dal seno materno (Salmo LVIII,4). Devi comprendere a fondo. Dopo averti dunque risvegliato sul fondamento dell'essenza della prima via per la congiunzione carnale, andrò a elucidarti, illuminarti e metterti a conoscenza della seconda via, che è l'opposto della prima. Infatti, quando l'uomo non rivolge la propria intenzione verso il Signore dei cieli, ecco che ciò che proviene da lui, diventa una goccia putrida, dove il Signore non ha parte, ed è chiamato «colui che disperde la sua via per terra». Ecco che il suo corpo è sfinito dallo spavento, ha piantato un'ašerab e ingrassato vitelli per praticare l'idolatria, spargendo seme corrotto; il suo seme è gettato come un rovo pungente. Di ciò hanno detto i nostri maestri di benedetta memoria: «Quando si emette del seme inutilmente, il Signore benedetto non vi ha parte». E a questo che va riferito il versetto: Traviano gli empi sin dal seno materno, come abbiamo già detto. Perciò è detto nella Torah: Siate santi perché Io sono santo (Levitico XX,26). Ma ne parleremo ancora adeguatamente nei prossimi capitoli, con l'aiuto della Rocca.
|