Introduzione Questo capitolo costituisce una introduzione sulla chiamata di Israele ad essere santo come Dio è santo, costituendo anche l’unione sessuale un atto che deve essere compiuto in santità nel rispetto di certe condizioni: se l’uomo santifica se stesso nel momento dell’atto coniugale, genererà figli santi che santificheranno il Signore dei cieli. Questo è realizzabile attraverso cinque vie, che sono illustrate nei successivi cinque capitoli. Esse possono così essere riassunte:
(Mauro Perani)
Il Testo Ti benedica il Signore, abbia cura di te, fratello mio, tu che sei come la mia vita stessa; ti renda solerte nell'indagare le vie donde potrai conoscere il timor di Dio, e procedere verso la luce che risplende sul candelabro puro, sfuggendo alla via della tenebra, illusione dei ciechi, che nei loro giorni mai hanno scorto le luci splendenti. Ecco, mi hai chiesto di indicarti la via per la quale un uomo può compiere i propri doveri, nell'ambito dell'unione dell'uomo con la sua donna, di modo che siano tutti in nome del cielo, così da meritare figli dotati di dottrina, degni di assumersi il giogo della maestà dei cieli. Accorgendomi che il tuo pensiero procede sulla via della verità, ho accondisceso ad aprirti le porte della rettitudine, perché tu possa ottenere ciò che giustamente desideri, nella veritiera Torah del Signore. E affinché ciò avvenga nel modo più rapido, affinché ciò ti stia di fronte come una tavola apparecchiata, mi propongo di ordinarti l'argomento in sei capitoli, come i sei bracci del candelabro.
Capitolo primo Sappi e tieni a mente che, essendo la nazione d'Israele unita al Signore, sia esaltato e benedetto, Egli con la sua santa Torah l'ha separata da tutte le altre, così come Egli, sia benedetto, è separato da tutto ciò che è diverso da lui, come è detto: Questo popolo che mi sono formato (Isaia XLIII,21); qui è detto questo popolo, mentre in un altro versetto viene detto questo Signore (Isaia XLII,24). I due questo sono in analogia. Ciò corrisponde alla nostra affermazione: «Tu sei uno e il Tuo nome è uno e chi è come il tuo popolo Israele, nazione unica sulla terra (2Samuele VII,23)». Ha dunque detto: Questo popolo che mi sono formato (Isaia XLIII,21), vale a dire, «me lo sono tenuto separato», perché resti unito alla mia gloria. Come anche ha detto: Vi ho separato dalle nazioni, affinché siate miei (Levitico XX,26). Già tu sai che la condotta dei servi è conforme a quella che riscontrano nei loro padroni. Ecco allora che il Signore benedetto - che è il nostro padrone e di cui noi siamo i servi – è santo, nulla è santo al pari di lui, ed Egli ci ha ordinato di essere santi così come lo è Lui. L'hanno detto i nostri maestri di benedetta memoria, a proposito del versetto: E camminerai nelle sue vie (Deuteronomio XXVIII,9), che hanno spiegato così: «Lui è santo, anche tu sii santo, Lui è misericordioso, anche tu sii misericordioso». Dunque Israele deve far si che tutte le proprie azioni siano fondate sul nome grande, di modo da essere simili a Lui in ogni opera; il Signore benedetto ha affermato: Voi siete santificati e siete santi poiché io sono santo (Levitico XII,44). E dato che tutte le nostre opere sono a somiglianza dell'opera del Signore, ne risulta che ogni qual volta noi facciamo ciò che è bene e giusto, santifichiamo il suo Nome grande, come è detto: Quale nazione è così grande da aver tanto vicino a sé i suoi dèi come il Signore nostro Dio (Deuteronomio IV,7). Oltre a: Quale nazione è così grande da avere leggi e statuti tanto giusti (Deuteronomio IV,8), visto che con essi siamo resi simili al nostro Creatore benedetto. Mentre ogni qual volta noi non ci comportiamo come conviene e le nostre opere sono corrotte, con esse profaniamo il Signore dei cieli, dato che dobbiamo somigliare a Lui. Perciò nel trattato Yoma è detto che, quando un uomo legge e studia e i suoi commerci mondani sono pacifici, di lui sta scritto: Poi mi disse; tu sei il mio servo, un Israele per il quale avrò vanto (Isaia XLIX,3). Quando tuttavia un uomo legge e studia, ma i suoi commerci mondani non sono pacifici, cosa dice di lui la gente? Avete visto quanto sono corrotte le vie di quel tizio che ha studiato la Torah? Di lui sta scritto: Di essi si diceva; costoro sono il popolo del Signore, e sono dovuti andare via dal suo paese (Ezechiele XXXVI,20). Il Signore dei cieli è stato profanato. Il senso di tutto ciò che abbiamo detto è che ci rendiamo simili a lui con le nostre opere, e che dunque dalle nostre opere dipendono la santificazione del Signore benedetto o la sua profanazione. Dopo che ti abbiamo messo a conoscenza di ciò, devi ancora sapere chela materia e la natura dell'uomo sono all'origine del suo essere cattivo o buono dal punto di vista della sua indole, conformemente alla goccia a cui deve la propria esistenza; ne risulta che l'unione carnale dell'uomo è causa di santificazione o di profanazione del Signore a seconda dei figli che verranno generati. In proposito Egli ci ha ordinato e avvertito, dicendoci che dobbiamo santificare noi stessi nel momento dell'amplesso, così come la tradizione rileva al versetto: Fate che i figli d'Israele si tengano lontani dalla loro impurità (Levitico XV,31). Poiché in ragione di ciò si genereranno figli retti, che santificano il Signore dei cieli, o figli empi, che lo profanano. Stando così le cose, devi sapere quel che hanno detto i nostri maestri: L'uomo deve santificare se stesso nel momento dell'unione carnale. Cos'è questa santificazione? Essa si divide in cinque vie: la prima tratta dell'essenza dell'unione, la seconda del tempo dell'unione, la terza del cibo adatto all'unione, la quarta dell'intenzione nell'atto, la quinta della qualità del medesimo. Ora mi accingo a chiarire ognuna di queste vie, una per capitolo, in modo da soddisfare la tua esigenza.
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