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Sullo stesso
soggetto consultare anche, in questa stessa sezione:
La Šeķinah
Guy Casaril
Malcouth, il Regno
rappresenta il Knesseth-Israel, la Comunità di Israele: ma non
l'insieme del popolo ebraico in un qualche tempo, ma il
paradigma mistico di questo popolo. Malcouth designa anche la
Šeķinah, la Presenza di Dio.
Nella letteratura midrashica la Šeķinah era soltanto un nome
di Dio, dello stesso tipo di Kaddosh Barouch Uh (il Santo, sia
Egli benedetto), ma a poco a poco ha finito per indicare, più
particolarmente, il Dio immanente , mentre il nome Kaddosh
Barouch Uh divenne il nome per indicare il Dio trascendente (Arich
Anpin, ma non Ayn Soph).
Nella Qabalah
questa differenza puramente nominale divenne una distinzione
effettiva: la Šeķinah rappresentò l’aspetto femminile di Dio,
mentre Kaddosh Barouch Uh l’aspetto maschile. Una è l'elemento
passivo, la Regina, la Sposa l'altro l'elemento attivo, il Re,
lo Sposo. Il mistero della loro unione è rappresentato da un
simbolismo di ordine sessuale. La Qabalah che inorridisce ad
utilizzare dei simboli sessuali per definire i rapporti
dell'uomo con Dio, non esita, però, a farne uso per esprimere
l'unione in Dio dei due principi complementari indicati
solitamente dalla Šeķinah (o Matrona) e Kaddosh-Barouch-uh. Si
tratta certamente di un matrimonio simbolico ma, altrettanto
certamente, non platonico. R. Shimon dice: L'unione tra
maschio e femmina è chiamata Uno e solamente quando la donna è
unita al maschio si può adoperare la parola “Uno” (ZOHAR III,
7b). Il Re conosce, quindi, la Matrona e questa partorisce il
mondo Sephirotico, ossia la vita, il mondo in seno a Dio. Lo
Zohar abbonda in allusioni di rapporti sessuali tra lo sposo e
la sposa, il termine sposa corrisponde, in questo caso, alla
Šeķinah, a Malcouth, al Knesseth-Israel. Eccone un un esempio,
che non possiamo citare diversamente se non nell'adattamento
pudico che ne fa Jean di Pauly: Il desiderio che la femmina
prova per il maschio si risveglia soltanto quando lo spirito di
quest'ultimo la penetra; è allora che la femmina lancia le sue
acque alla materia fecondatrice del maschio dell'Alto. Cosi è
per il Knesseth-Israele, il quale non prova desideri per il
Santo, sia Egli benedetto, fin quando non è penetrata dallo
spirito dei Giusti; soltanto allora il Knesseth-Israel fa
sgorgare le sue acque all'incontro della materia fecondatrice
del maschio; in quel momento la voluttà diventa uguale, vale a
dire comune al maschio ed alla femmina, in modo che il maschio e
la femmina formano un solo insieme, un solo nucleo. Questo stato
fa le delizie di tutti. (ZOHAR I, 60b).
Questa unione
mistica del principio maschile al principio femminile,
simboleggia tutti gli sforzi verso l'unità, come l'unione, nella
Qabalah, della Legge scritta e della Legge orale (Zohar III,
26a), e l'unione del Santo, sia Egli benedetto, con la Comunità
di Israele nella preghiera. (Zohar III, 7a)
La dottrina della
Šeķinah che si presenta esternamente come l'affermazione di un
dualismo in Dio; è difficilmente conciliabile, sul piano logico,
con la professione di fede monoteista, ma per quanto sia stata
spesso confutata dai rabbini e dai teologi-filosofi, gode
tuttavia di grande considerazione presso il popolo ebraico.
La Šeķinah assume nello Zohar una figura femminile reale; è in
qualche modo l'eterno femminile. Ma in quale modo si ricava
questo tipo di metafora? Essa lo ricalca sia da Dio, ma anche
dall'amore di Dio, mentre il Kaddosh Barouch Uh rappresenterà il
suo potere. Accanto alla Šeķinah lo Zohar presenta, anch'esso
personificato, il servitore a cui il Santo, benedetto il suo
nome, ha rimesso il comando di tutti i suoi eserciti: Métatron,
il principe degli Angeli del Talmud. (Avoda Zara, 3b) In alcuni
testi, Métatron e la Šeķinah sembrano corrispondere ad uno
stesso soggetto, ma nella maggioranza dei casi la distinzione è
netta ed un passo dello Zohar elimina ogni possibile confusione:
C'è una Šeķinah chiamata “Domestica” ed una Šeķinah
chiamata ‘Figlia del Re.” (...) Il corpo nel quale la “Figlia
del Re” si è incarnata non appartiene certamente alle zone
inferiori. Quale è dunque il corpo in cui la “Figlia del Re” si
è incarnata durante il suo soggiorno terrestre? É Métatron.
Questo corpo è la “Domestica” e la sua anima la “Figlia del Re.”
(Zohar II, 94b)
La
Šeķinah-Domestica è in corrispondenza con l'ultima sephirâ,
Malcouth (Regno, Knesseth-Israel): e costituisce l'aspetto
inferiore, esterno, aspetto immanente della Šeķinah. La Figlia
del Re, fase intima, corrisponde invece, tramite la terza
sephirâ Bina (Intelligenza), al Viso Trascendente (Arich Anpin)
della gerarchia sephirotica.
Vedere la Figlia del Re, la Šeķinah intima, è, nel linguaggio
cabalistico vedere i Parzuphim, le facce - che rimangono sempre
invisibili all'intelligenza In Basso. Vedere la Šeķinah
esterna, invece, equivale a vedere gli Ashorim, le schiene - è
la visione umana ordinaria.
Questa associazione complessa di elementi centrati intorno alla
Šeķinah costituisce una delle linee più marcate del pensiero
zoharico. Questa è certamente una idea tipicamente ebraica e
tuttavia se si può mettere in relazione una idea cabalistica con
una certa ottica popolare del cristianesimo, è proprio l'idea
della Šeķinah. Femminilità, dolcezza, umiltà amore e carità
personificata, ciò non corrisponde forse al ruolo dato alla
Vergine Maria nella tradizione cristiana? Come la Vergine, così
la Šeķinah è la mediatrice perfetta accanto al Re (Zohar II,
51b), è con l'Israele in Esilio ed ottiene la remissione dei
suoi peccati. (ZOHAR I, 191b). Ma, poiché essa assume anche la
figura di Redentore e di Messia, corrisponde altresì a Gesù!
Alla fine dei giorni essa sterminerà dal mondo le legioni di
Samael (Il Male) (Zohar II, 51b) e tutti i popoli si rifugeranno
sotto le sue ali (Zohar II, 69 b).
L'UNITÀ DI DIO
La Šeķinah è legata al messianismo ebraico in un modo tutto
particolare. Lo Zohar scrive: Una notte senza giorno, e un
giorno senza notte, non meritano il nome di “Uno”. Ugualmente il
Kaddosh Barouch Uh e la Knesseth-Israel sono chiamati “Uno”, ma
uno senza l'altro non è chiamato “Uno.” Così da quando la
Knesseth - Israel è in Esilio, il Kaddosh Barouch Uh non è - se
si può dire - chiamato “Uno.” Ma alla fine dell'esilio, ossia al
ritorno della Knesseth-Israel sarà chiamato di nuovo “Uno.”
(Zohar III, 93 b) L'interesse di questo passo risiede nei
concetti che ricoprono il simbolo della Knesseth-Israel. Essa è
il Malcouth, il Regno, ossia la Šeķinah. All'origine il Re e
la Matrona, il Kaddosh Barouch Uh e la Šeķinah erano uniti:
insieme essi erano chiamati Uno. Il peccato di Adamo ha
distrutto questa unione, ha diviso il Regno (Malcouth) dalla
Corona (Kether) e la Šeķinah si è ritrovata esiliata lontano
dal Santo, sia Egli benedetto. Alla fine dei giorni la Šeķinah
si riunirà di nuovo al Re, ed essi saranno tutti e due insieme
chiamati Uno. il dualismo delle persone maschio e femmina in Dio
è soltanto un fattore transitorio, storico, tra due stati di
Unità che sono il vero stato di Dio, Eterno Uno, Uno in quanto
eterno.
La Knesseth-Israel è anche il popolo ebraico. Prima del peccato
di Adamo Dio parlava faccia a faccia con l'uomo, ed esso lo
comprendeva; si poteva chiamarli Uno. In questa epoca storica
Israele è in esilio, separato da Dio; ma ai tempi messianici il
popolo ebraico si riunirà nella Gerusalemme Celeste, richiamando
al suo seguito tutti i popoli del Mondo, e Dio li riceverà. La
Knesseth-Israele ed il Santo, benedetto Egli sia, sarà, allora,
chiamato di nuovo Uno.
Da dire, comunque, che la speranza messianica che sottende il
pensiero zoharico, non è una preoccupazione essenziale nei
cabalisti. Più della fine dei giorni essi si interessano del
principio, dell'origine, del Nulla mistico, Ayn Soph.
È nel seno stesso di questo Dio-latente che inseriscono l'atto
creatore fondamentale: la Volontà di creare. Tutta la creazione
risiede in questo desiderio del Mysterium Magnum - come dirà
all'inizio del 17° secolo, ispirandosi forse alla Qabalah,
l'illuminato di Goerlitz, Jacob Boehme.
La creazione dei sei Giorni, è soltanto il passaggio allo stato
materiale di questo atto creatore originario effettuato in seno
a di Dio stesso, è il suo riflesso nello specchio velato del
mondo del Basso.
Il segreto di Bréshith (il Principio) che cercano di penetrare i
cabalisti, e che essi presentano, a volte, con l'aiuto di
colorate metafore, è il movimento progressivo di
auto-rivelazione di Ayn (Il Nulla).
Via via esso scintilla, sussulta, si apre, e transita dall'AYN,
ossia dal non-essere, all'ANI, ossia all’IO. Questo atto
primordiale trova la sua espressione più comune nel'immagine del
punto originario. Senza dimensione, può creare per il suo solo
movimento la linea e la superficie; è una sorta di sperma che
cela un enorme potere d'essere; è la Saggezza Suprema, H’ocmâ,
la seconda Sephirâ. Tutto ciò che precede il punto originario è
Kether. In Binâ (Intelligenza), terza Sephirâ, il punto diviene
Palazzo: è in Binâ che si stabilisce l'archetipo spirituale,
l'architettura intelligibile: la Creazione è dunque totalmente
concepita al livello del mondo di Atziluth (emanazione) che
comprende la triade sephirotica superiore. Nel settenario
inferiore che raggruppa i mondi della Creazione (Beriah), della
Formazione (Yetzira), e della Forma (Asyah), il paradigma sarà
realizzato, la Creazione compiuta: i sette sephiroth inferiori
corrispondono bene ai sei Giorni del Genesi ed allo Sabbath. Lo
Sabbath corrisponde a Malcouth, al Knesseth-Israel. Il suo ruolo
nella vita ebraica è quello d'Israele nel mondo ed il Midrash,
fa di Israele la sposa dello Sabbath.
Al termine dei sei Giorni, Dio ha smesso di creare, ed il mondo
fu: questo fu concepito secondo l’equilibrio del Rigore e della
Clemenza (Bréshit Rabba II, Zohar I 1a). All'equilibrio dei
Sephiroth corrisponde l'equilibrio dell'universo, lo stato di
simbiosi grazia al quale, con la volontà di Dio, sopravvive.
A questi tentativi di spiegare l'atto creatore, viene ad
aggiungersi la dottrina del Ritiro (Tzimtzum)... Sarà sviluppata
dalla scuola di Safed nel 17° secolo, ma l'origine si trova in
alcuni brani dello Zohar, e anche in una pagina de "L'Origine
della Vita" di Salomn Ibn Gabirol”. In Zohar I,60b è detto:
Come Noé, che per poter partorire le generazioni degli uomini,
si ritirò nell'arca, così il Santo, benedetto il suo nome, -
si è ritirato in sé stesso per potere creare.
In diversi passi
dello Zohar come quello al quale ci riferiamo qui, il ritiro (Tzimtzum)
corrisponde innegabilmente ad una fecondazione dell'elemento
femminile tramite l'elemento maschile in Dio, ad un matrimonio
mistico di Noè con l'arca.
A Safed l'idea
dello Tzimtzum si affinerà e si completerà, ma, in ogni caso, la
Creazione non sarà mai presentata come una regressione
progressiva della Divinità, ma, al contrario, come un atto di
Volontà che da’ origine alla realizzazione del mondo senza che
Dio abbia cessato, per questo, di essere l'Assoluto.
Nella qualità dell’apparenza, Ayn Soph e mondo sephirotico,
Kadosh-Barouch-uh e Šeķinah, Dio rimane, in ogni caso, Uno. La
molteplicità degli attributi, sono soltanto un modo umano di
comprendere l'unità di Dio. Dio sembra molteplice per chi vede
gli Ashorim (schiene), è Uno per quello che vede i Parzuphim
(facce).
L'idea dell'albero
sephirotico esprimeva già l'unità organica di una molteplicità
funzionale: era possibile parlare, infatti, di uno o di un altro
ramo, di fare la sintesi di tutti i rami senza che per questo
l'albero smette di essere UN albero. L'immagine dell'uomo di cui
ogni membro simboleggia una sephirâ, completa e supera questa
idea. La Qabalah fa corrispondere ogni sephirâ ad uno dei membri
di un Dio ad immagine umana: l'Adam Kadmon a cui associa le
sephiroth; è l'Adamo (Celeste) della Genesi del I° capitolo,
creato ad immagine e somiglianza di Dio, maschio e femmina -
archetipo di quell’Adamo Ha Rishon, ovvero del primo uomo della
Genesi del II° capitolo, che sarà collocato nel Giardino di
Eden.
Così, come l'Adam Kadmon è il modello dell'uomo, la Torah, la
Legge d' Israele, è il modello del mondo. Ma questi due
archetipi non hanno esistenza separata, si trovano in Dio. Di
più, l'Adam Kadmon, sintesi organica delle sephiroth,
rappresenta l'uomo in Dio, la Torah, sintesi spirituale della
Creazione, altro non è che la Vita in Dio.
La volontà umana giocherà un ruolo essenziale nella storia del
mondo e di Dio stesso - in particolare proprio la sua
responsabilità nell'esistenza del male - ma in principio tutto è
nelle mani di Dio, tutto è in Dio, anche il Male. Per il
cabalista, il male non è, come per il teologo o il filosofo, la
constatazione di un inferiore bene. Esso possiede una realtà
metafisica.
Tra le colonne
sephirotiche del Rigore e della Clemenza l'equilibro deve essere
assolutamente mantenuto affinché la “manifestazione” di Dio
possa svolgersi nell'armonia. Ora è accaduto che Rigore ha
prevalso sula Clemenza, Guebourâ non compensata da H’esed, si è
trasformata in collera di Dio. La collera di Dio, per la
Qabalah, come per Jacob Boheme, non è altro che il Male - il
Satana in Dio stesso. Questo processo che si sviluppa sul piano
Sephirotico, si attualizza nel mondo del Basso per la colpa
originaria, e corrisponde, sul piano divino, all'esilio della
Šeķinah. Prima dell'esistenza del Male, in altre parole
durante lo stadio edenico, tutti i corpi erano dei corpi
spirituali - questa idea plotiniana è quasi certamente penetrata
nel giudaismo con Ibn Gabirol. Con la cacciata dall'Eden, l'uomo
ed il mondo cadono nella materia e vi resteranno fin quando la
Šeķinah, dopo il riscatto degli errori umani, si unirà di
nuovo al Santo, sia Egli benedetto. L'unità di Dio (Yichoud)
sarà allora ristabilita per tutti i secoli a venire, e il tempo
messianico sarà giunto.
Ma chi ricomporrà gli errori umani se non l'uomo stesso? Chi
ristabilirà Yichoud se non l'uomo stesso? Chi salverà e il mondo
e Dio stesso, se non l'uomo? Non si tratta né di orgoglio né di
arroganza: per l'uomo della Qabalah, la volontà umana non può
nulla senza la volontà di Dio - ma quando è in conformità (devékouth)
con la Volontà di Dio, ha potere sul Tutto. E per la Qabalah, il
Tutto, così come Dio, non formano in ultima analisi che un
gigantesco organismo di cui ogni membro è solidale all'insieme,
dove macrocosmo e microcosmo si corrispondono e si influenzano -
una gigantesca Unità.
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