Dietro la Torà, il Talmud e lo Zohar (Libro dello Splendore), c'è una logica secondo la quale ogni parte può essere compresa solo in relazione con l'insieme. Questo sistema di logica è noto col nome di "teoria dei Chasadim e delle Ghevurot", o, secondo l'abbreviazione comunemente usata dai Cabalisti, "la teoria dei CHUG" (Cheit-Ghimel). Essi sono due poli complementari, chiamati anche H'esed e Din. Non si tratta di concetti mitici che trascendono la razionalità, ma sono forze reali, aventi una influenza continua anche sul mondo fisico, pur se la loro natura è essenzialmente spirituale.
 

 

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© Nadav Eliahu Crivelli

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Presentiamo un tema quanto mai fondamentale nella Qabalah: l'esistenza di due entità polari, chiamate Chasadim (Amori) e Ghevurot (Forze), ognuna delle quali composta da una vasta gamma di vettori diversi (il nome ebraico di entrambi è al plurale).

Dietro la Torà, il Talmud e lo Zohar (Libro dello Splendore), c'è una logica secondo la quale ogni parte può essere compresa solo in relazione con l'insieme. Questo sistema di logica è noto col nome di "teoria dei Chasadim e delle Ghevurot", o, secondo l'abbreviazione comunemente usata dai Cabalisti, "la teoria dei CHUG" (Cheit-Ghimel).

Essi sono due poli complementari, chiamati anche H'esed e Din. Non si tratta di concetti mitici che trascendono la razionalità, ma sono forze reali, aventi una influenza continua anche sul mondo fisico, pur se la loro natura è essenzialmente spirituale. Esse sono anche categorie utilizzate per descrivere il modo con cui le varie entità si correlano le une con le altre, e con l'universo nella sua totalità. Esse servono a spiegare il mistero e lo scopo dell'esistenza, per insegnarci come vivere, come agire, come sentire, come pensare, come meditare, come pregare. Uno dei vantaggi principali della teoria dei Chug è quello di offrirci uno strumento per comprendere le differenze tra i vari settori dell'umanità. L'interazione dei Chug non è solo un insieme di corrispondenze, ma rappresenta anche un modo di pensare, di percepire, uno stato della consapevolezza.

In tale sistema, tutte le cose, sia spirituali che fisiche, vengono considerate come parti di un singolo insieme, e nessuna di esse può mai venir isolata completamente dalla sue relazione con le altre entità ed esistere da sola. Non c'è niente di assoluto in se stesso! Da ciò consegue che sia i Chasadim che le Ghevurot devono necessariamente contenere in se stessi la possibilità di trasformarsi reciprocamente gli uni negli altri, e che non esiste nulla che sia soltanto l'uno o l'altro.

 

Non ci sono termini in italiano che permettono di tradurre adeguatamente i nomi di queste due qualità, e dobbiamo così descriverle dando una lista di esempi e di immagini. Per incominciare, si può, a grandi linee, definire i Chasadim come ogni forma di movimento d'espansione, associato all'energia maschile, e le Ghevurot come ogni forma di movimento di contrazione, associato all'energia femminile. Si faccia ben attenzione però a non identificare questi termini con l'uomo e la donna fisici.

Pur essendo i loro nomi strettamente collegati con quelli di due delle Sephirot dell'Albero della Vita (H'esed e Guebourâ, Amore e Forza), il significato delle due forze che stiamo trattando non viene esaurito dalla descrizione delle due Sefirot citate.  È però ovvio che la Sephirâ H'esed condividerà molte cose con le entità chiamate "Chasadim", e che Guebourâ farà altrettanto con le entità chiamate "Ghevurot". Infine, il termine "Chasadim" non deve venir confuso col movimento etico-mistico di rinnovamento del fervore religioso della vita ebraica, iniziato circa duecento anni fa: il Chasidismo, i cui seguaci hanno il nome “chasidim".

 

Per approfondimenti sul Chasidismo consultare in questa stessa sezione:

Il Chassidismo

 

Tuttavia, non è per una semplice coincidenza che entrambi questi termini sgorgano da un'identica radice.

Possiamo definire i seguenti cinque assiomi principali, atti a descrivere il comportamento dei CHU"G:

 

1) TUTTE LE ENTITÀ HANNO DUE ASPETTI:

Uno tipico "H'esed" e un altro di "Guebourâ".

 

Infatti il Midrash afferma: "Il Santo, benedetto Egli sia, disse ad Israele: Figli miei, tutto ciò che Ho creato l'Ho creato a coppie. Il Sole e la Luna sono una coppia.  Adamo ed Eva sono una coppia. Questo mondo e quello a venire sono una coppia...." (Midrash Rabba, VaEtchanan - 31). Analogamente a ciò, il Talmud (Baba Bathra 74b) afferma: "Tutto ciò che il Santo, benedetto Egli sia, ha creato in questo mondo l'ha creato (in due forme:) maschile e femminile, perfino il Leviatan (mitico mostro marino)..."

Così come ogni specie animale e vegetale ha sempre un aspetto maschile e femminile, anche i concetti astratti hanno la medesima qualità: alto e basso, interno ed esterno, attivo e passivo, ecc. Tutti questi sono esempi ulteriori di varie categorie di CHU"G. Si tratta sempre di qualità opposte, che tuttavia descrivono aspetti relativi e complementari del medesimo fenomeno. Le qualità di H'esed e di Guebourâ esistono solamente in relazione l'una dell'altra.

 

Un altro esempio: L'unità delle quattro lettere del Nome di Dio, Y-H-V-H, è il più significativo ed importante tra il vari Nomi che compaiono nella Torà . Tuttavia, strettamente parlando, questo Nome, quand'è scritto, si riferisce ad una aspetto particolare e specifico dell'infinità divina: quello dei Chasadim, delle forze dell'"amore". Ma l'assioma n.1 afferma che i Chasadim non possono mai esistere da soli, senza le Ghevurot. Infatti, il Nome Y-H-V-H non è pronunciato com'è scritto, ma si pronuncia "ADONAI", nome che in Qabalah si riferisce all'aspetto delle Ghevurot. Ciò non ci deve far concludere che la natura divina vera e propria, di solito indicata dal termine Ain Sof (Infinito), sia duale, affatto! Essa non ha un nome o un simbolo capace di rappresentarla. In se stessa Ain Sof è perfetta unità, anche se nel suo manifestarsi all'esterno assume il carattere dell'infinita ed eterna danza tra i Chasadim e le Ghevurot.

 

 

2)  OGNI ASPETTO DELLE CHASADIM E DELLE GHEVUROT PUÒ VENIR ULTERIORMENTE DIVISO IN UNA COPPIA DI CHASADIM E GHEVUROT.

 

Questo principio è un'estensione di quello che prevede che ogni aspetto della realtà sia divisibile in una componente "Chasadim" ed in una "Ghevurot". Tale principio si applica ulteriormente su se stesso, all'infinito. Nell'esempio precedente, pur essendo il Tetragrammaton Y-H-V-H un aspetto dei Chasadim (in relazione al nome "Adonai"), se analizzato in se stesso, le sue due prime lettere (Yud-Hey) sono Chasadim, e le ultime due (Vav-Hey) sono Ghevurot. Inoltre, dividendo le due prime lettere, la Yud appartiene ai Chasadim e la Hey alle Ghevurot. Ancora, la stessa Yud si suddivide nel suo trattino che va verso l'alto (Chasadim) e nel corpo stesso della Yud (Ghevurot).

 

3) CHASADIM E LE GHEVUROT SI DEFINISCONO RECIPROCAMENTE.

 

Sebbene CHU"G sia caratterizzato dalle sue due componenti, esse non possono mai venir separate completamente l'una dall'altra. Il primo principio genera il secondo e viceversa, in un eterno gioco reciproco. Il Midrash Temurah, un importante antico testo cabalistico, afferma su questo punto: "Ogni cosa che Egli ha creato, l'ha creata in modo complementare. Se non ci fosse la morte non ci sarebbe la vita, e se non ci fosse la vita non ci sarebbe la morte.

Se non fosse per la pace non ci sarebbe il male, e se non ci fosse il male non ci sarebbe la pace.... Se tutti gli uomini fossero sapienti, essi non sarebbero noti come saggi, ma questo opposto a quello Dio ha creato" (Qoelet) ....

A proposito di tutti queste polarità, il re Salomone ha detto: “C'è un tempo per nascere ed un tempo per morire.." e tutto ciò ha lo scopo di rendere nota la potenza del Santo, benedetto Egli sia, che ha creato ogni cosa in dualità ed interdipendenza".

 

Analogamente, il Sefer Yetzirah (cap. 6 mishna 4) dice:

"Anche questo opposto a quello ha fatto Dio. Il Bene in opposizione al Male e il Male al Bene. Il Bene proviene dal Bene ed il Male dal Male. Il Bene definisce il Male e il Male definisce il bene...".

Tutto ciò viene riassunto da un'espressione che si ritrova sovente nelle opere di Qabalah e di Chasidismo:

 

"Una entità può venir riconosciuta solo tramite il suo opposto".

 

4) I CHU"G SI CONTROLLANO RECIPROCAMENTE.

 

Ogni qual volta una delle due componenti tende ad ingigantire eccessivamente il suo ruolo, l'altra interviene per limitarla. Uno dei Nomi Divini è EL SHADAI. La Ghemarrà (una parte del Talmud ) afferma:

"Qual'è il significato del versetto: Io sono EL SHADAY - Dio Onnipotente - (Genesi 17:1) ? Il significato è che Io sono colui che ha detto al mondo: DAI (Abbastanza!). (Il rabbi) Resh Lakish disse: Quando il Santo, benedetto Egli sia, creò il mare, questi continuava ad espandersi, finché il Santo, benedetto Egli sia, lo rimproverò, e lo fece asciugare..."

 

L'aspetto limitante e costringente delle Ghevurot dovette intervenire per controllare un eccesso di espansione (Chasadim). Vediamo un esempio del processo reciproco.

Una Midrash afferma (Bereshit Rabba 12-15) :

"In principio la Mente divina volle creare il mondo tramite la qualità di DIN (Ghevurot), tuttavia Egli vide che il mondo non poteva sussistere. Egli allora mescolò a ciò la qualità di RACHAMIM (sinonimo di Chasadim)".

Troppa giustizia costrittiva (Ghevurot) deve venir temperata ed addolcita dall'amore e dalla compassione (Chasadim).

 

5) I CHU"G SI TRASFORMANO RECIPROCAMENTE L'UNO NELL'ALTRO.

 

Ciò si può vedere, ad esempio, nel respiro dei polmoni, nel modo con il quale al massimo dell'inspirazione incominciamo ad avvertire il bisogno di espirare, o nel modo con cui, dopo un periodo di grande attività, sentiamo il bisogno di passività e riposo. La Scrittura abbonda di episodi nei quali si vede come un eccesso dell'uno produca l'altro.  Si prenda ad esempio il caso del re Saul (1 Samuele, 15), che dopo aver vinto una decisiva battaglia contro gli amaleciti (i peggiori tra tutti i nemici di Israele), decise di risparmiare la vita del loro re Agag, contravvenendo ad un preciso comandamento di Dio. Il giorno dopo arrivò il profeta Samule, e giustiziò lui stesso il re nemico, responsabile di innumerevoli lutti in Israele. Ma proprio quella notte Agag ebbe un rapporto con una prostituta che gli venne portata in cella. Costei concepì, e dalla sua discendenza proviene Haman, il satrapo persiano che cercò di distruggere il popolo ebraico (vedi la storia di Purim e il libro di Ester). Il seme di Amaleq trovò così continuità, e con esso l'odio mortale contro gli ebrei. Ecco come un eccesso di Chasadim (la compassione di Saul) si è trasformato in un eccesso di Ghevurot (le conseguenze dell'odio degli amaleciti).

In definitiva, Chasadim e Ghevurot non sono mai completamente separabili, ma esistono alle estremità di un'unico continuum, rivelandosi a volte in un modo a volte in un'altro, a seconda delle circostanze. Ci sono infiniti esempi di tutto ciò. Si tratta di forze universali, che agiscono in ogni aspetto delle realtà, e non solo in quello che è correlato con l'esperienza biblica d'Israele.

Dopo quanto detto sulla bipolarità del principio chiamato Chu'g dovrebbero nascere degli inquietanti interrogativi. Non è forse noto che la caratteristica più importante dell'Ebraismo è la sua fede incrollabile nell'unità di Dio? Inoltre, non è forse che l'antico credo dell'esistenza di due forze antagoniste viene considerato dall'Ebraismo come di origine pagana, e come tale sconfessato? Come si può riconciliare la dottrina cabalistica del Chu'g con la dichiarazione che l'ebreo recita almeno due volte al giorno:

 

"Ascolta Israele, il Signore nostro Dio, il Signore è Uno"?

 

Come vedremo, sebbene i Chu'g siano completamente distinti dall'essenza dell'Ain Sof (Infinito), essi sono eternamente inseparabili da quell'Unità perfetta. Troviamo un chiaro riferimento a questo paradossale mistero nel libro "Pirkey de Rabbi Eliezer", ove si dice:

"Prima che il mondo fosse creato c'erano Lui e il Suo nome."

Ciò è molto strano: prima dell'apparizione di ogni creatura ci si aspetterebbe di trovare soltanto l'essenza monoteistica di Dio, e null'altro. In modo analogo, al termine delle tre preghiere quotidiane, si recita un versetto del profeta Zaccaria che proclama:

 

"beyom hahu yihieh Y-H-V-H echad ushmo echad"

"In quel giorno (riferendosi al giorno della redenzione finale) Dio sarà uno e il Suo nome sarà uno."

 

Se l'Unità di Dio significa semplicemente "uno e non due", come mai, nel futuro perfetto, quando tutta la creazione risalirà alla sua radice, e non ci sarà più nessuna esistenza al di fuori di quella Unità totale, continuerà invece ad esserci uno stato di "Dio e il Suo nome"?

Una prima, approssimativa risposta a tali quesiti si trova nel fatto che il termine "Dio" non si riferisce solitamente all'ineffabile Ain Sof, ma piuttosto, se è scritto Y-H-V-H, si riferisce all'aspetto dei Chasadim presente nell'Infinito, correlato ma distinto dall'aspetto delle Ghevurot, che in questo esempio sono simboleggiate dal termine "il nome".

 

DIO = Y-H-V-H = CHASADIM SUO NOME = GHEVUROT

 

Tuttavia, cose ne è dell'unità proclamata nello Shma Israel? In esso si dice: "Y-H-VH è Uno", e non "Y-H-V-H e il Suo nome sono Uno"! Ciò è vero, tuttavia i Maestri affermano da sempre che per recitare lo Shma nel modo esatto è necessario meditare anche sul secondo versetto, che si pronuncia a voce bassa subito dopo il primo:

 

"barukh shem kavod malkhuto leolam vaed" =

"Possa crescere (barukh) la consapevolezza (shem) della gloria (kavod) del Suo regno (malkuto) in ogni angolo di spazio (leolam) ed in ogni istante del tempo (va'ed)."

 

Questo secondo verso ci ripropone la dualità che era stata negata dal primo, collegandola al termine SHEM (nome o consapevolezza). Il secondo verso riflette la natura diversificante delle Ghevurot, all'opposto della natura unificante dei Chasadim, espressa dal primo verso.

Tuttavia, ad un esame più attento, lo stesso primo verso contiene, in miniatura, la qualità della diversità del "regno". Infatti, il secondo assioma riguardante i Chu'g, da noi studiato precedentemente, afferma che ogni aspetto dei Chu'g contiene il principio opposto, ad infinitum. Come visto, nel primo verso viene menzionato il nome Élohïm, che notoriamente nella Qabalah si riferisce all'aspetto delle Ghevurot.

Nonostante quanto detto, il problema fondamentale dell'unità opposta alla dualità permane insoluto. Nelle pagine successive presenteremo un modello che può aiutarci a trovare la percezione di come entrambi questi stati possano coesistere nella consapevolezza Divina, pur se ciò contraddice ogni logica umana. Non troveremo dunque delle risposte precise, poiché queste rientrano necessariamente nei limiti imposti dalla logica, ma ci accontenteremo, come succede spesso in Qabalah, di affinare la percezione del problema iniziale, e di avere dei brevi lampi di illuminazione sulle possibili soluzioni.

 

LA STRISCIA DI MOBIUS

Il modello della striscia di Mobius fu introdotto dal un matematico ed astronomo tedesco, di nome Augusto Ferdinando Mobius (1790-1868). Egli descrisse questa peculiare striscia di carta come "una superficie che non ha un'altro lato". Questa striscia, difficile da capire ma facile da costruire, possiede numerose altre qualità. La si può fare semplicemente partendo da una striscia di carta, che viene girata su se stessa prima di incollare insieme le sue due estremità.

 

La striscia di Mobius possiede tre dimensioni, ma, in modo stupefacente, ha una sola superficie. Se si traccia una linea sulla superficie della striscia, senza staccare mai la penna dalla carta, si vedrà che a metà strada si starà già scrivendo sul retro della striscia, pur trovandosi ancora sulla stessa superficie. Continuando così, la linea terminerà nello stesso punto dal quale eravamo partiti. Tagliando la striscia con un paio di forbici, lungo la linea così ottenuta, invece di ottenere due strisce, come si penserebbe intuitivamente, si ottiene un'unica striscia lunga il doppio. Le qualità peculiari di questa striscia sono state oggetto d'attenzione anche nel campo artistico. Si veda ad esempio il disegno di Esher, ispirato dalla striscia di Mobius.

A prima vista, la striscia di Mobius sembrerebbe soltanto una curiosità da salotto, ma non è così. Astrofisici e cosmobiologi (che entrambi si occupano dell'origine e della struttura dell'universo nel suo insieme) usufruiscono di questa insolita superficie topologica per cercare di comprendere la possibile "forma" del nostro universo fisico. Secondo un modello, il nostro universo, a guisa della striscia di Mobius, si rigira su se stesso, e quindi non ha una parte esterna né interna, oppure: il suo interno è il suo esterno: l'universo fisico viene così concepito come non-duale.

 

La Qabalah , come le scienze, possiede diverse branche di studio. Uno dei suoi campi d'esplorazione è analogo a quello della cosmologia. A differenza delle scienze però, che si occupano soprattutto della struttura e della forma della realtà fisica, la Qabalah si occupa di tracciare la mappa della relazione metafisica tra l'esperienza umana e Dio. Il cabalista si chiede: "Qual'è la superficie geometrica o topologica che descrive meglio di tutte le altre la relazione tra l'essere umano e Dio?" La striscia di Mobius offre un modello semplice ma profondo di una delle forme fondamentali che caratterizzano questo panorama.

 

Essa può venire collegata col soggetto dei Chu'g in due modi:

 

1) Chasadim e Ghevurot altro non sono se non due superfici di un unico ininterrotto lato. Questo "lato unico" è la stessa unità dell'Ain Sof - la Sorgente Infinita che continuamente trascende le due superfici, costituite dalla natura duale dei Chasadim e delle Ghevurot.

2) Possiamo immaginare che una delle due superfici rappresenti l'Essenza unificata di Dio, e l'altra rappresenti la sua polarità Chu'g.

 

Daremo ora un'occhiata più profonda al carattere dei Chu'g. Abbiamo affermato che ogni tipo di esperienza o di esistenza è costituita o da un aspetto di H'esed o di Din. Questo è quanto affermato dal Talmud (Baba Batra 74 b):

«Tutto ciò che Dio ha creato in questo mondo l'ha creato maschio e femmina, perfino il Leviatan, il "serpente diritto", e il Leviatan, "serpente arrotolato", Egli ha creato maschio e femmina

Tralasciando per il momento la spiegazione dei due serpenti, in questo brano rabbinico troviamo l'affermazione che la polarità essenziale di tutta l'esistenza è quella maschile-femminile; ciò è vero su di un livello semplice: H'esed è la qualità maschile e Guebourâ è quella femminile. Inoltre, come abbiamo affermato, Chasadim può venir definito come il movimento espansivo e Ghevurot come movimento contrattivo. Tuttavia, la definizione appena fornita è parziale, in quanto ognuna delle due qualità citate contiene in sé un po' del suo opposto. Tale correlarsi di parti è noto in Qabalah col nome di "Due che è quattro" (una frase presa a prestito dal Talmud). In ultima analisi, ci troviamo davanti ad un sistema nel quale: l'Uno diventa due, che in realtà è quattro, che si unisce diventando due, il cui scopo è di rivelare l'Uno.

 

Questa è, in breve, l'intera storia della Qabalah. Tale formula è anche il segreto delle quattro lettere del nome di Dio: Y-H-V-H. In Qabalah, un altro termine per indicare Chasadim e Ghevurot è OROT e KELIM: "Luci" e "Recipienti". Luce qui è un termine metaforico che indica uno stato estremamente puro dell'energia spirituale. Si tratta della stessa relazione esistente tra anima e corpo, tra forma e sostanza, tra energia e materia.

Cerchiamo ora di una definizione più accurata di Ghevurot e Chasadim. Rivolgiamoci a quanto detto dal Gaon di Vilna, nel suo commentario al Tikkuney haZohar:

"La proprietà di H'esed è di combinare ed unire, mentre la proprietà di Guebourâ è di separare e di allontanare. Queste due proprietà si manifestano nella natura dell'acqua e del fuoco. La natura dell'acqua è di congelare, ed ogni sostanza, come l'impasto di farina, diventa adesiva tramite l'agire dell'acqua. La natura del fuoco è di separare, poiché ogni cosa che brucia si disintegra. Ogni cosa umida (acqua) si mantiene unita, ed ogni cosa secca (fuoco) si sbriciola. (1)"

Continua il Gaon di Vilna:

"Questo è anche il principio dei tre versi consecutivi di Esodo 14 19:21, ognuno dei quali contiene esattamente 72 lettere. 72 è il valore numerico di H'esed, e la somma di tutte le lettere di quei versetti è 216, che è anche il valore numerico di Guebourâ. (2)"

 

Il Rabbi autore del libro Leshem, discepolo del Gaon di Vilna, così espande il pensiero del maestro: "Vediamo che ogni azione o movimento, sia che si tratti di un qualcosa di fisico come di una attività intellettuale, che genera un nuovo pensiero, arriva a compimento solo se esiste una sorgente che faccia da stimolo. Ogni processo di stimolazione, a sua volta, è una pulsazione di energia oscillante, e determinante una vibrazione. Il pulsare della vibrazione è a sua volta un processo di spostamento dell'energia iniziale, punto dopo punto. Tale qualità di separazione e di conseguente aumento è tipica di Guebourâ. Ogni forza che si trova dietro un'azione o un nuovo pensiero è il punto-sorgente originale che si strofina contro se stesso e si separa da se stesso, incominciando immediatamente una progressione geometrica di molteplicità illimitata, nel quale ogni punto stimola, accende ed illumina i vicini punti di energia potenziale. È tramite tale processo di auto stimolazione che ogni nuova azione o pensiero passa dallo stato potenziale a quello attuale.

H'esed è proprio l'opposto. Quand'è isolata, la sua essenza naturale è di unirsi con se stessa. È completamente quieta e sorprendentemente tranquilla. Contemporaneamente, essa è tutt'una con ciò che la circonda, dato che tutta la sua energia potenziale è unita in se stessa ad un grado tale che la sua natura assorbe e prende ogni cosa che le sta intorno, portandola dentro di sé in un processo di auto-unificazione. Per questo motivo, H'esed, allo stato puro, non possiede alcuna rivelazione di se stessa ad un qualcosa che è al di fuori di se stessa, dato che non emana nessuna pulsazione o stimolo.

La distinzione tra i Chu'g può venir mostrata in un altro modo. Nel linguaggio della Torà troviamo che il termine H'esed viene a volte unito con l'aggettivo Pashut (Semplice), ma questo aggettivo non si trova mai in connessione con la parola Guebourâ. Quando H'esed è isolato in se stesso, tutte le sue manifestazioni potenziali e i suoi movimenti sono ermeticamente rinchiusi ed unificati in se stesso. Sebbene gravido di infinite energie e potenzialità illimitate, la sua natura fa si che le sue componenti siano sigillate in una unità e semplicità completa, senza alcun segno esterno di divisione o molteplicità. H'esed è Pashut: semplice, indifferenziato, ad un livello di intensità via via crescente, e quindi si può dire che esso non conosca affatto il concetto di rivelazione".

Continua l'autore del libro Leshem:

"Le Ghevurot, se si trovano isolate, senza nessun contatto con i Chasadim, in grado di temperare la loro potenza, tutto ciò che fanno è rivelare il loro potenziale e attualizzarlo all'infinito, senza che nulla le arresti...

Da tutto ciò impariamo è assolutamente impossibile distinguere una qualsiasi attività proveniente dagli assoluti ed indifferenziati Chasadim, dato che non c'è stimolo o pulsazione che ecciti le loro parti non manifeste, e le spinga ad interagire le une con le altre.

I Chasadim, in confronto con l'auto stimolazione delle Ghevurot, sono sempre in uno stato di quiete, ad un punto tale che, ad un osservatore esterno, essi appaiono come se si trovassero in uno stato di “non essere". La loro polarità, le Ghevurot, hanno una funzione totalmente opposta, dato che sono in uno stato continuamente eccitato, senza quiete e riposo. Esse si trovano in un eterno stato di movimento ed auto rivelazione, manifestando la loro forza in modo esponenziale, in ogni direzione e in ogni dimensione, come una serie di scintille che si rinnovano continuamente, suddividendosi all'infinito in una spettacolare esibizione di energia cinetica di aspetto elettrico, muovendosi dalla potenzialità all'attualità, dall'essenza all'esistenza, e da una forza all'altra".

 

L'intenzione del Leshem è di riaffermare che il nome Élohïm è il codice usato dalla Torà per riferirsi alla attività emanata da una sorgente di Ghevurot, mentre Y-H-V-H rappresenta un'attività che ha origine da una sorgente di Chasadim, ed entrambi sono contenuti all'interno dell'Ain Sof (l'Infinito):

"Ora, ognuna delle due componenti dei Chu'g, se prese separatamente, ha un suo svantaggio particolare. Le Ghevurot sono incapaci di provvedere una qualche coerenza o una qualsiasi forma di esistenza ordinata. Ciò è a causa della loro accelerazione sovra stimolata ed eccitata. Inoltre, data la loro attività auto-stimolante, non fanno in tempo a manifestarsi per un periodo di tempo sufficientemente lungo da poter dire veramente che esse esistono. Questo è stato infatti il caso di un intero universo primordiale composto di pure Ghevurot, che fu creato prima del presente universo - del quale parla la classica storia biblica della creazione. Com'è ben noto dallo Zohar, dall'Arizal e dal Gra, a causa della potenza soverchiante delle Ghevurot quella intera dimensione primordiale si è frantumata e spezzettata in un caos infinito di frammenti che si estinguevano poco dopo e "morivano". Si tratta del mondo del Tohu, il caos, e questo mondo del Tohu è un potente esempio che mostra l'incapacità delle Ghevurot allo stato puro, se prive di una minima quantità di Chasadim, di manifestare pienamente la loro sostanza o di comunicare le loro informazioni in una forma coerente, in grado di avere un'esistenza stabile.

In verità, l'essenza e la radice di ogni esistenza si trova soltanto nella Luce dei Chasadim. Ciò è quanto affermato dal ben noto verso "Olam H'esed ibanè" - "Il mondo sarà costruito da H'esed".

La radice delle Ghevurot è nello Tzimtzum - il primordiale nascondimento della Luce dell'Ain Sof spiegato dall'Arizal. Paradossalmente, lo stesso Tzimtzum non ha nessuna rivelazione! La relazione tra lo Tzimtzum e le Ghevurot è parallela a quella tra il fondamento del fuoco e lo stesso fuoco. (Secondo il pensiero ebraico medioevale) Il fuoco è in se stesso la natura dell'oscurità, a dispetto del fatto che è la radice e il fondamento del fenomeno della natura illuminante del fuoco. Ciò nonostante esso è "nero". Ciò è dovuto esattamente a causa della natura delle Ghevurot, come abbiamo appena spiegato.

 

Le Ghevurot possiedono due opposte caratteristiche:

 

1. Quando sono completamente isolate in se stesse costituiscono l'essenza stessa del nascondimento, ad un punto tale che si nascondono a se stesse, e ciò è l'essenza della loro oscurità.

2. Tuttavia, quanto ad esse viene aggiunta la pur più piccola goccia di H'esed, esse esplodono, diventando vive e rivelando in modo tremendo tutto ciò che erano, che sono e che saranno. É per questo motivo che lo Tzimtzum originario, dopo che il Raggio di Luce (Qav) dall'Ain Sof lo penetrò, pur essendo in origine vuoto oscuro viene ora chiamato Tahiru Ilaha - La Brillantezza Superna - che è il grado più alto possibile di luce divina. Questa natura paradossale è simile a quanto abbiamo visto a proposito del fuoco. Tutta la sua capacità di illuminare nasce solo dal momento in cui il fuoco ha un qualcosa a cui aggrapparsi (il suo carburante). Senza di ciò la natura del fuoco rimane nascosta. Così è per tutte le Ghevurot quando sono completamente isolate dai Chasadim: esse rimangono completamente nascoste nel loro aspetto d'oscurità.  Dobbiamo ora occuparci dell'apparente contraddizione tra quanto abbiamo appena detto sopra, e quanto affermato prima, cioè che le Ghevurot da sole sono in uno stato perpetuamente dinamico, di incessante attività, come nel caso del mondo del Tohu. Ciò si verifica quando le Ghevurot mancano di una quantità adatta di Chasadim, che addolciscano e mitighino la loro natura volatile, come nel caso del mondo del Tohu. Tuttavia, se nel mondo del Tohu ci fosse stata la mancanza assoluta di Chasadim, le Ghevurot non sarebbero state in grado di materializzare la loro esistenza e sarebbero rimaste nascoste in modo ermetico. Ciò è basato sul principio che la forza essenziale di tutta l'esistenza proviene unicamente dai Chasadim. La loro rivelazione dal nascosto all'attuale proviene però solo dalla forza delle Ghevurot.

 

Abbiamo così spiegato che tutta la vita e le sue manifestazioni sono possibili solamente tramite l'interazione di Chasadim e di Ghevurot. Quando uno qualunque di questi due poli rimane nascosto, la vita si nasconde ugualmente. Sappi però che la ragione per la naturale qualità di nascondimento di H'esed non è la stessa di quella del nascondimento di Guebourâ. H'esed è nascosto perché è completamente tranquillo, quieto ed unito nella sua essenza, e quindi non può rivelarsi senza l'attività delle Ghevurot. D'altra parte, la ragione del nascondimento di Guebourâ è il suo eccesso di attività, che la spinge a rimuovere se stessa da se stessa. Così i fattori dietro tale nascondimento dei Chug sono basati su due principi opposti.

Come abbiamo spiegato precedentemente, tutta l'esistenza si svolge solo tramite lo strumento dei Chug, che svolgono entrambi il loro compito abbinati. È assolutamente necessario che ognuno di essi contenga un parte dell'opposta qualità, in dose adatta, onde attualizzare il proprio potenziale e trasformarlo in esistenza. Infatti, se ci fosse la giusta quantità di Guebourâ priva però dell'agire di H'esed sarebbe impossibile produrre un'esistenza ordinata e stabile. Analogamente, se ci fosse la propria quantità di H'esed priva però dell'azione di Guebourâ la realtà si espanderebbe all'infinito, senza nessun legame. Questo è il significato di quanto i Saggi hanno detto (Talmud Chagiga 12°): "Quando il Santo, benedetto Egli sia, creò il mondo esso avrebbe continuato espandersi, finché Dio non lo rimproverò...".

 

L'attributo di H'esed è quello di espandersi senza limitazioni, ed è solo quando gli viene aggiunto l'attributo di Guebourâ che riesce a controllare e a limitare se stesso.  Tale equilibrarsi viene simboleggiato dai Rabbini con l'espressione “Dio lo rimproverò".  In ogni caso, è imperativo che ogni aspetto dei Chu'g abbia la giusta proporzione delle forze opposte, se si vuole che l'esistenza compaia e sussista.

 

In conclusione ci sono due principi validi per entrambi i poli dei Chu'g:

 

1. Quando entrambi sono isolati l'uno dall'altro essi rimangono ermeticamente nascosti: H'esed perchè è quieto ed immobile, che è la qualità dell'unità indifferenziata, Guebourâ essa diventerà attiva senza controllo, auto stimolandosi con tutta la sua potenza, rivelando ogni suo potenziale, accendendosi e frammentandosi in miriadi di scintille, senza ordine né stabilità.

2. Quando entrambi dipendono l'uno dall'altro in maniera propria, allora tra di loro di materializza un'esistenza ordinata e in grado di sussistere. Questo è dovuto al fatto che l'essenza della realtà emana da H'esed ma il suo modo di organizzarsi e di evolvere (tikkun) proviene dalla potenza di Guebourâ. È Guebourâ che stimola la luce di H'esed e la spinge ad attivare il suo potenziale. La luce di H'esed viene così illuminata tramite Guebourâ onde poter distribuire tutto il suo amore e bontà, e tramite questo processo duale tutta l'esistenza viene portata alla pienezza del suo compimento.


 

 

1. Quanto è detto è vero per quello che riguarda la proprietà fondamentale di ognuno dei due opposti. Ma, come abbiamo visto, ognuno di essi contiene un po' dell'altro. Infatti, anche in natura l'acqua può essere un agente di dissoluzione e di separazione, come nel caso di un poco di sale o di zucchero messo in un bicchiere di liquido. È noto infatti che il fenomeno della dissoluzione è causato dalla scissione dei legami intermolecolari. Viceversa, a volte il fuoco può essere un elemento di unificazione, come avviene con certi metalli, che si possono unire solo se fusi insieme, come nel caso di una comune saldatura

2. I tre versetti citati sono estremamente importanti. Oltre ad essere gli unici tre versetti consecutimi di Dio a tre lettere. Essi si ottengono prendendo la prima lettera del primo verso, l'ultima del secondo, e la prima del terzo; poi si prende la seconda del primo verso, la penultima del secondo verso e la seconda del terzo verso, e così via. Tra queste triplette così ottenute ci sono alcuni dei più importanti nomi di Dio, come il nome AUM (Alef-Vav-Mem), o il nome HARI (Hey-Resh-Yud), noti anche alle religioni orientali. Nel loro significato semplice, quei tre versetti narrano il momento culminante dell'apertura del Mar Rosso. In quell'episodio vediamo la massima espressione dei Chasadim rivolti verso Israele e delle Ghevurot rivolte verso gli egiziani. In conclusione, è oltremodo interessante rilevare il fatto che Guebourâ equivale a tre volte H'esed, in quanto ciò sottolinea l'interdipendenza continua dei due poli opposti.

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