L'importanza della Massoneria dei "Fratelli di Giovanni"

 

La presenza di Melantone fra i firmatari della Carta di Colonia del 1535, accanto a personaggi di rilievo come Wied, Van Noot, Van Uttenhove, Praepositus e, come vedremo, Hoffmann, acquista quindi, nel contesto storico dell'epoca, una particolare rilevanza, data l'incidenza del personaggio nella politica e nella cultura del 1535.

Ciò porta a ritenere che la Fratellanza massonica dei Fratelli di Giovanni potesse avere in quel tempo ed in quella area Europea un certo peso, anche se la attività della Società sarà stata quanto mai sfumata nel necessario mimetismo e nel segreto per evitare le persecuzioni da parte delle Inquisizioni, sempre attive negli opposti schieramenti confessionali, operando salvaguardata dal «segreto» massonico (riaffermato nella Carta) e forse ancora favorita dalle residue guarentigie un tempo riconosciute alle corporazioni di mestiere ed alle Fratellanze.

La stessa composizione dei firmatari della Carta, che annovera protestanti e cattolici di varia matrice, conferma la validità della «regola» esposta nel punto VI° che impone: «non dobbiamo occuparci di religione o di stato». Tutto ciò riguardava l'istituzione (e la Carta probabilmente ha proprio lo scopo di rassicurare su tale punto i «potenti» del braccio secolare e di quello ecclesiastico delle Confessioni rivali), ma non valeva certo per gli autorevoli firmatari della «Carta», quasi tutti personalmente impegnati, tutti però, come si constata dalle loro biografie, su posizioni umanistiche ed in una specie di partito della tolleranza.

Forse, in quell'epoca di intolleranza, le Logge dovettero essere - come le Accademie  delle oasi di tolleranza e forse per tale loro caratterizzazione potevano ottenere una sospettosa protezione e benevolenza da parte dei principi e governanti, specialmente di quelli che erano in quel tempo impegnati a ricercare un superamento del dissidio religioso nei loro territori.

Prima Massimiliano, poi Carlo V°, che temevano (come poi avvenne) la frantumazione dell'immenso Impero (abbracciante la Spagna, i Paesi Bassi, gli Stati del Sacro Romano Impero di nazione germanica, parte dell'Italia, l'Austro-Boemia); così Francesco il Saggio di Sassonia (e Melantone nelle Diete spesso rappresentò i protestanti della Sassonia); così Francesco I° di Francia abbastanza tollerante fino al 1535 verso gli eretici (nel 1535 emise però un decreto di persecuzione, che esacerbò ulteriormente nel 1540 con l'Editto di Fontainebleau); così Sigismondo I° di Polonia che aveva, per primo in Europa nel 1522, instaurato un regime di ufficiale libertà religiosa; così nell'Inghilterra dei Cancellieri Somerset e Moro.

 

 

 

9 - L'AMBIENTE NEL QUALE SI SVOLSE IL CONVEGNO DI COLONIA NEL 1535

 

L'atmosfera nella quale si svolse il Convegno massonico di Colonia del 1535 (se non se ne nega a priori la esistenza) pur nelle ancora perduranti ed incoraggiate istanze riconciliatrici o di tolleranza, non doveva però essere rassicurante, specialmente per uomini così impegnati come erano molti dei Maestri Eletti ivi riuniti.

Certamente avvertivano le fosche nubi che si addensavano sull'Europa, con padroni di feroce intolleranza, per cui dovettero temere che nella prospettabile bufera venisse travolta anche la «tollerante» ed «umanistica» Società dei Fratelli di Giovanni.

 

Ciò spiega, storiograficamente, l'accenno, quasi accorato, agli «odierni infelici tempi in cui la discordia e la dissenzione apportano ovunque sventura e ruina» con il quale si apre il «verbale», prima d'indicare e confutare le «imputazioni» mosse all'Ordine ed ai fratelli.

Infatti, fra il 1530 ed il 1535, in varie parti d'Europa, prevalgono le tendenze radicali nelle opposte Confessioni e gli irenisti, degli opposti campi o della c.d. terza forza, vengono dagli uni e dagli altri osteggiati o sospinti a definitive scelte di campo.

 

Così fu per Erasmo da Rotterdam considerato da molti nemico di Lutero - anche per la polemica con questi sul De Servo Arbitrio - mentre fra gli intransigenti cattolici - specialmente dopo il rifiuto della porpora cardinalizia offertagli da Papa Paolo III nel 1534 - era sospettato di eresia o di celate simpatie per il protestantesimo o per una «religione universale» e            «naturale» e perfino tacciato di «occulto ateismo».

Così era per gli erasmiani Van Noot e Van Uttenhove, ma anche per i protestanti Bucer e Melantone, giacché gli stessi Luterani dogmatici mal vedevano la Confessione Augustiana, troppo arrendevole, ed anch'essa intesa come podromo per una religione universale, di pochi dogmi da tutti accettabili. E forse lo era veramente. Inoltre, in varie parti d'Europa erano esplose le ribellioni contadine promosse dagli anabattisti della corrente fautrice di una specie di comunismo cristiano (1).

Rivolte soffocate nel sangue, da parte di principi cattolici e protestanti alleati, le cui repressioni trovarono approvazione da parte degli stessi Lutero e Zwingli e perfino da parte di Hutten, Bucer, Melantone (2) che forse vedevano in tali intemperanze estremistiche un serio pericolo per la loro politica di riconciliazione o di tolleranza, perché dava spazio ai partiti dell'intransigenza, forti in entrambi gli schieramenti confessionali.

Le rivolte di Thomas Muntzer nel 1525 erano state infatti condannate da Melantone, Hutten, Bucer.

Nel 1535 l'intransigenza prende piede in Francia con l'Editto di Francesco I°, mentre in veste anticattolica si manifesta in Inghilterra nel 1535 con la decapitazione di Tommaso Moro, il cancelliere filosofo umanista, amico di Erasmo e di Melantone.

Minacciose nubi gravavano, quindi, sul Convegno massonico di Colonia nel 1535.

 

 

1. Sulle ribellioni contadine cfr. KEMAN Nascita delle tolleranza cit. p. 56 segg 111

segg.

2. Su HUTTEN cfr. De RUGGERO Rinascimento, Riforma e Controriforma, cit. p. 184

segg. 412 segg.

 

 

 

10 - «HOFFMANN - 1535». UNA AFFASCINANTE IPOTESI.

Nel 1533; i Melchioristi (o Sacrumentalisti) seguaci di Melchior Hoffmann (1) e poi di Giovanni di Leida avevano creato a Münster in Vesfalia una sorta di regime comunistico-teocratico assolutista (per certi versi affine al movimento Boemo degli Ussiti del 1415) e dal 1534 la città era assediata dagli «Imperiali» cattolici e protestanti.

Nella Carta di Colonia fra i firmatari leggiamo: «Hoffmann, 1535» e ci domandiamo se tale firma possa corrispondere a Melchior Hoffmann, i cui seguaci, nel suo nome, conducevano nel 1534 la rivolta di Münster, anche se Hoffmann si era da loro dissociato non accettando di capeggiare il regime instaurato da Giovanni da Leida. Noi propendiamo a ritenere che possa trattarsi dello stesso personaggio.

In primo luogo perché ci domandiamo la ragione della strana firma, con accanto la indicazione «1535», in secondo luogo perché la presenza di Hoffmann fra i Maestri Eletti può ulteriormente spiegare la ragione del Convegno di Colonia ed il tono del testo.

La Carta, come si é già detto, rivela il fine di discolpare l'Istituzione da varie accuse che evidentemente erano serpeggianti in vari ambienti politico-religiosi del tempo e fra esse la Carta annovera (oltre a quella di perseguire la restaurazione dei Templari) quelle di: «procurare noi addurre lo scisma nella Chiesa» (ed i Luterani consideravano un loro «scisma» l'anabattismo), nonché provocare «agitazioni e sedizioni negli imperi e domini temporali», «che ci dipinge come animati da odio ed invidia contro il Supremo Pontefice, l'Imperatore e tutti i sovrani» (e ciò conferma, con il riferimento al Papa, che nella Fratellanza accanto ai Protestanti albergarono anche i Cattolici su un piano di eguaglianza).

 

La presenza di Hoffmann al Convegno massonico accanto ai già indicati autorevoli personaggi - può quindi vedersi come l'esigenza di scagionare la Fratellanza - anche senza dirlo esplicitamente com'è tipico do parte di persone aduse alle finezze diplomatiche del tempo - da un prospettabile collegamento con la rivolta di Münster ed una esigenza di fare ulteriormente intendere un dissociamento dello stesso Hoffmann dai suoi seguaci «Melchioristi», anche con l'avallo morale di un Wied e di un Melantone.

Nel momento nel quale si svolgeva il Convegno di Colonia la città assediata stava per cadere. Anzi, cadde il 24 giugno 1535, lo stesso giorno della redazione della «Carta».

Forse la strana firma: «Hoffmann, 1535» si può psicologicamente spiegare con tale avvenimento, come un bisogno sentimentale di attestare con quel «1535» un personale atto di umana solidarietà, pur nella ripulsa dei suoi antichi seguaci, verso quegli infelici che si battevano nel suo nome e che erano ormai destinati al massacro (i capi della rivolta vennero lasciati morire chiusi entro gabbie di ferro, tutt'ora visibili sulla facciata del Duomo, mentre gran numero di Melchioristi furono passati a filo di spada).

Forse, data la breve distanza fra Münster e Colonia si può prospettare che quel giorno della firma della Carta fosse giunta la notizia del crollo delle difese o della stessa caduta della Città e si può quindi supporre che l'emozione del momento possa avere ispirato quel «1535», come segno di una fine, della quale lui era in certo qual modo partecipe, perché riguardava la fine di un movimento che da lui aveva tratto le mosse due anni prima, anche se forse nel suo disegno iniziale, nel 1530, avrebbe voluto tenerlo nel solco di quello che poi fu definito l'anabattismo mistico o pacifista che particolarmente si esprimeva in Franck, in Weigel, in Menno Simons e successivamente in Bohme (2) ben diverso dall'indirizzo comunistico-teocratico impressovi da Giovanni da Leida a Münster.

In questa luce quel segno - diversamente inspiegabile - può trovare una sua ragione, ed avvalorare la tesi che l'Hoffmann della Carta sia lo stesso personaggio che abbiamo succintamente descritto.

Inoltre, può ulteriormente spiegare la ragione del Convegno massonico di Colonia ed il tenore del testo, e può forse servire, per noi lontani posteri, a fornire elementi a favore della ipotesi, controversa, dell'autenticità dei documenti di Colonia (3).

 

 

1. Su HOFFMANN cfr. KAMEN, cit. sopra, p. 71 segg. e a p. 66 sulla sua residenza a Strasburgo ospite di Bucer. Hoffmann subì poi l'inquisizione Luterana e morì in carcere nel 1543. Giovanni Bokelroon da Leida, sarto, si proclamò a Münster «Re di Sion», in netta dissidenza con Hoffmann. Venne giustiziato nel 1536.

2. Sui movimenti anabattisti mistici, od affini, op. DE RUGGERO Rinascimento, Riforme, Controriforma, cit. p. 251 segg.; KAMEN Nascita della tolleranza, cit. p. 63 segg.; BAITON, La lotta per la libertà religiosa, Ed. Il Mulino, Bologna 1963, p. 32 segg., 76 segg.

3. Diversamente si dovrebbe riconoscere all'ipotetico falsario, di circa uno o due secoli dopo, una eccezionale abilità nel «ricostruire» artificiosamente un «ambiente e le motivazioni storico-psicologiche di un atto, comprese le motivazioni di un «messaggio» per i posteri, sottilmente redigendolo e «velandolo» come avrebbero potuto farlo degli estensori del 1535, così da fare apparire plausibile la sua autenticità. In ogni caso non verrebbe meno la validità di contenuto di tale «messaggio» per massoni del XX secolo.

 

 

 

 

11 - ATTUALITÀ DEL «MESSAGGIO».

Proprio la presenza di Hoffmann e la ricostruzione dell'ambiente psicologico nel quale può essersi svolto il Convegno, consente inoltre di comprendere il valore del messaggio che quegli antichi massoni vollero lasciare come guida per i massoni futuri, nel momento nel quale temevano per l'Istituzione: «affinché perpetuando la memoria di questo solenne rinnovamento del nostro patto e dell'integrità dé nostri principi giovi a rinnovare e serbare la nostra Istituzione in qualunque altra regione della terra... alla quale pertanto s'avrà ricorso tanto per il ristabilimento dell'ordine in tempi più calmi e prosperi, come pel suo migliore indirizzo e rifiorimento radducendolo al suo vero, legittimo e nobile istituto».

In questa luce vi é, quindi, una attualità incorrotta nel tempo della Carta di Colonia del 1535. Infatti anche per noi, massoni moderni, sembrano addensarsi le nubi di infelici tempi, ed appare valido il messaggio del Fratello Melantone e degli altri Fratelli del «Capitolo» di Colonia che ci appaiono, attraverso l'atto, nel loro più umano significato, mentre lo sguardo biografico sulle loro azioni ci induce, in ogni caso, a meditare e ci può servire da sprone, così come le vicende storiche successive comprovano.

 

Gli umanisti del partito della tolleranza furono sconfitti dai fanatici assertori delle opposte intransigenze e la massoneria dei Fratelli di Giovanni (o di altri «filoni» continentali, speculativi od operativi) venne travolta e parve distrutta, specialmente negli stati germanici, e dopo la luminosa speranza dell'Umanesimo razionalista del XV° secolo sembrò risorgere un nuovo medioevo; ma l'opera degli umanisti del XVI° secolo, spesso perseguitati (cioè degli Erasmo, More, Bucer, Melantone, Hutten, Franck, Socino, Uttenhove ed altri) servì da guida per il trionfo della tolleranza.

Si verificò con la Pacificazione di Grand del 1578 nella sorgente Repubblica olandese, con la fioritura di «umanisti» come Coorhert, Hooft, De Witt, Episcopius, Arminio, Spinoza, Grozio, Thomatius (facendo di Amsterdam, Anversa, Leida, Utrecht il «rifugio dei filosofi») e dando con gli Arminiani e i Rimostranti e con l'accoglimento dei Sociniani (od Ariani o Unitaristi) scacciati nel 1618 dalla Polonia, un indirizzo nuovo al Protestantesimo che si dilatò in tutto il Nord Europa, sconfiggendo le intransigenze Luterane e Calviniste.

Si manifestò in Francia (fino alla revoca dell'Editto di Nantes del 1685) con la vittoria del partito dei politiques di L'Hospital e del Sully, ed espresse uomini come Montaigne, Rabelais, Castellion, Bodin, Postel, Cartesio, Bayle.

Tardò a manifestarsi negli stati dell'Impero germanico, in molti stati italiani (in gran parte sotto dominio straniero e del potere temporale dei Papi) ed in Spagna; ma egualmente espressero uomini come Pistorius, Witzel, Von Herebrach, e poi Leibniz, fra i tedeschi, Bruno, Campanella, Galilei, Socino, Gentile fra gli italiani, Servetus fra gli spagnoli.

Si manifestò in Inghilterra prima con Cromwell e poi con la Dichiarazioni di indulgenza, di Giacomo I° del 1687 che costituì la via al riconoscimento dei diritti dell'uomo e del liberalismo politico, che espresse uomini come Toland, Glanvill, Stilligffeet, Penn, Spencer, Hume, Hobbes, Cherbury, Boyle, Locke e la fioritura del Deismo, del Teismo, del Latitudinarismo inglesi, mentre, recepito dall'area Renano-Olandese, s'innestò in Inghilterra, con Fludd, Boylie, Asmore, Wren, il movimento dei Rosa-Croce creato da Andrae, nel 1614 a Tübinga.

Furono le premesse all'età dell'Illuminismo ed al sorgere della Massoneria moderna ed alla sua rapida espansione nel mondo.

 

Altri periodi d'intolleranza, non solo religiosa, e di prevalenza di concezioni anti-umanistiche si sono spesso susseguiti, con conseguenti persecuzioni della Massoneria, ma il Messaggio degli umanisti - come quello dei Fratelli raccolti a Colonia nel 1535 - è stato sempre recepito da uomini illuminati ogni qual volta è parso dischiudersi un neo-medioevo all'ombra di nuovi dogmatismi, di nuovi miti intossicanti, di nuovi integralismi, di nuovi cesarismi, di nuove prevaricazioni della libertà dell'uomo.

Come ora, da più parti si osserva, sembra nuovamente verificarsi. La Massoneria attuale dovrebbe esprimere, o richiamare fra le Colonne, uomini che non si rassegnano alla disumanizzazione ed alla intolleranza, in qualunque modo espresse, e sappiano concettualmente identificarsi con gli uomini che la Carta di Colonia (vera o farsa che sia) indica come Fratelli del 1535, che la loro opera a sostegno di una concezione umanistica e di tolleranza certamente li può fare comprendere in una «area culturale» massonica.

 

 

1. Sul Cardinale CONTARINl cfr. KEMEN, Nascita della Tolleranza, cit., 94 segg.

2. Sul BUCER cfr. KEMAN, cit. p. 51 segg e 66 segg., anche per l'ospitalità data ai personaggi citati nel testo; DESMEN Umanesimo e Rinascimento, cit. p. 136 segg. De RUGGERO Rinascimento Riforma e Controriforma, cit. p. 215 segg.

(3) Sulla «Confessione Augustiana» cfr. KEMEN, cit., p. 91 segg. DE RUGGERO, cit., p. 229 segg. CALVINO compare sulla scena di Strasburgo, invitato dal BUCER, dopo che era stato espulso nel 1535 dalla Francia a conseguenza dell'Editto persecutorio di FRANCESCO I°. Successivamente si trasferirà a Ginevra.