"Hoffmann 1535": Una affascinante ipotesi
Nel 1533; i Melchioristi (o Sacrumentalisti) seguaci di Melchior Hoffmann (1) e poi di Giovanni di Leida avevano creato a Münster in Vesfalia una sorta di regime comunistico-teocratico assolutista (per certi versi affine al movimento Boemo degli Ussiti del 1415) e dal 1534 la città era assediata dagli «Imperiali» cattolici e protestanti. Nella Carta di Colonia fra i firmatari leggiamo: «Hoffmann, 1535» e ci domandiamo se tale firma possa corrispondere a Melchior Hoffmann, i cui seguaci, nel suo nome, conducevano nel 1534 la rivolta di Münster, anche se Hoffmann si era da loro dissociato non accettando di capeggiare il regime instaurato da Giovanni da Leida. Noi propendiamo a ritenere che possa trattarsi dello stesso personaggio. In primo luogo perché ci domandiamo la ragione della strana firma, con accanto la indicazione «1535», in secondo luogo perché la presenza di Hoffmann fra i Maestri Eletti può ulteriormente spiegare la ragione del Convegno di Colonia ed il tono del testo. La Carta, come si é già detto, rivela il fine di discolpare l'Istituzione da varie accuse che evidentemente erano serpeggianti in vari ambienti politico-religiosi del tempo e fra esse la Carta annovera (oltre a quella di perseguire la restaurazione dei Templari) quelle di: «procurare noi addurre lo scisma nella Chiesa» (ed i Luterani consideravano un loro «scisma» l'anabattismo), nonché provocare «agitazioni e sedizioni negli imperi e domini temporali», «che ci dipinge come animati da odio ed invidia contro il Supremo Pontefice, l'Imperatore e tutti i sovrani» (e ciò conferma, con il riferimento al Papa, che nella Fratellanza accanto ai Protestanti albergarono anche i Cattolici su un piano di eguaglianza).
La presenza di Hoffmann al Convegno massonico accanto ai già indicati autorevoli personaggi - può quindi vedersi come l'esigenza di scagionare la Fratellanza - anche senza dirlo esplicitamente com'è tipico do parte di persone aduse alle finezze diplomatiche del tempo - da un prospettabile collegamento con la rivolta di Münster ed una esigenza di fare ulteriormente intendere un dissociamento dello stesso Hoffmann dai suoi seguaci «Melchioristi», anche con l'avallo morale di un Wied e di un Melantone. Nel momento nel quale si svolgeva il Convegno di Colonia la città assediata stava per cadere. Anzi, cadde il 24 giugno 1535, lo stesso giorno della redazione della «Carta». Forse la strana firma: «Hoffmann, 1535» si può psicologicamente spiegare con tale avvenimento, come un bisogno sentimentale di attestare con quel «1535» un personale atto di umana solidarietà, pur nella ripulsa dei suoi antichi seguaci, verso quegli infelici che si battevano nel suo nome e che erano ormai destinati al massacro (i capi della rivolta vennero lasciati morire chiusi entro gabbie di ferro, tutt'ora visibili sulla facciata del Duomo, mentre gran numero di Melchioristi furono passati a filo di spada). Forse, data la breve distanza fra Münster e Colonia si può prospettare che quel giorno della firma della Carta fosse giunta la notizia del crollo delle difese o della stessa caduta della Città e si può quindi supporre che l'emozione del momento possa avere ispirato quel «1535», come segno di una fine, della quale lui era in certo qual modo partecipe, perché riguardava la fine di un movimento che da lui aveva tratto le mosse due anni prima, anche se forse nel suo disegno iniziale, nel 1530, avrebbe voluto tenerlo nel solco di quello che poi fu definito l'anabattismo mistico o pacifista che particolarmente si esprimeva in Franck, in Weigel, in Menno Simons e successivamente in Bohme (2) ben diverso dall'indirizzo comunistico-teocratico impressovi da Giovanni da Leida a Münster. In questa luce quel segno - diversamente inspiegabile - può trovare una sua ragione, ed avvalorare la tesi che l'Hoffmann della Carta sia lo stesso personaggio che abbiamo succintamente descritto. Inoltre, può ulteriormente spiegare la ragione del Convegno massonico di Colonia ed il tenore del testo, e può forse servire, per noi lontani posteri, a fornire elementi a favore della ipotesi, controversa, dell'autenticità dei documenti di Colonia (3).
1. Su HOFFMANN cfr. KAMEN, cit. sopra, p. 71 segg. e a p. 66 sulla sua residenza a Strasburgo ospite di Bucer. Hoffmann subì poi l'inquisizione Luterana e morì in carcere nel 1543. Giovanni Bokelroon da Leida, sarto, si proclamò a Münster «Re di Sion», in netta dissidenza con Hoffmann. Venne giustiziato nel 1536. 2. Sui movimenti anabattisti mistici, od affini, op. DE RUGGERO Rinascimento, Riforme, Controriforma, cit. p. 251 segg.; KAMEN Nascita della tolleranza, cit. p. 63 segg.; BAITON, La lotta per la libertà religiosa, Ed. Il Mulino, Bologna 1963, p. 32 segg., 76 segg. 3. Diversamente si dovrebbe riconoscere all'ipotetico falsario, di circa uno o due secoli dopo, una eccezionale abilità nel «ricostruire» artificiosamente un «ambiente e le motivazioni storico-psicologiche di un atto, comprese le motivazioni di un «messaggio» per i posteri, sottilmente redigendolo e «velandolo» come avrebbero potuto farlo degli estensori del 1535, così da fare apparire plausibile la sua autenticità. In ogni caso non verrebbe meno la validità di contenuto di tale «messaggio» per massoni del XX secolo.
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