Nell'accezione comune, per solidarietà s'intende il rapporto di fratellanza e di sostegno reciproco fra i componenti di una collettività per il fatto di sentirsi appartenenti ad una società con interessi comuni e comuni finalità. Una solidarietà, quindi, legata all'interesse comune e alla finalità della società. Che può essere sia un sodalizio sportivo, sia un partito politico, oppure una confessione religiosa. Una solidarietà, comunque, limitata all'ambito della collettività cui si riferisce. Infatti, anche nelle collettività a carattere più spirituale, le religiose, la solidarietà non si estende ai seguaci di altre confessioni, essendo tutte l'una antagonista dell'altra. Una sola collettività postula la solidarietà, non quale rapporto fra soci legati da un interesse comune, bensì come scopo, come finalità suprema. In altre parole una solidarietà estesa all'umanità intera. Questa collettività è la Libera Muratoria, poiché il suo scopo è di far progredire l'umanità tutta; di farla progredire senza convertirla, giacché essa prepara il trionfo di quel Dio universale che comprende tutte le fedi, di ciascuna delle quali la Libera Muratoria è rispettosa, poiché ognuna contiene almeno un aspetto della verità. Nella L.M., nella quale non a caso i Massoni si riconoscono fratelli, la solidarietà è elevata a livello di fratellanza, nella quale il vincolo non è meno radicato di quello del sangue che può non essere operante, perché nella fratellanza massonica la matrice è lo spirito. È una solidarietà che trova alimento nella consapevolezza di una convinta reciproca stima, conseguente alla concezione spirituale della vita che informa il modo di essere del Massone. Il quale, quand'anche cada in sonno non cessa di essere Massone e fratello, poiché l'iniziazione che egli ha ricevuto è operante per tutta la sua vita, così come l'ordinazione sacerdotale rende il credente prete fino alla fine dei suoi giorni. Questo ideale di solidarietà universale i Liberi Muratori lo identificano nella costruzione del Tempio della elevazione dell'uomo. Nella vita profana l'uomo libero e di buoni costumi è come una pietra grezza frammista in un cumulo di calcinacci, dal quale può anche ergersi solitario e per virtù propria anche levigarsi. In tal caso egli è inconsciamente un Massone in potenza. Ma, ove bussi alla porta del Tempio, e con l'iniziazione riceva la trasmissione non umana dell'influenza spirituale della Tradizione, egli diventa cosciente della sua funzione nel contesto della costruzione del Tempio stesso. La pietra grezza, per effetto dello scalpello della propria volontà (perché nessuno, se non se stesso può farlo) si trasforma in pietra squadrata, cioè nell'elemento primo indispensabile per l'erezione della costruzione. Appreso a misurare qualità e peso propri, diventa colonna che sostiene la trabeazione, arco trionfale dell'abside all'oriente, struttura portante la testudine della copertura. Perciò Apprendisti, Compagni, Maestri, pervenuti a diverse e via via più gravi funzioni sono elementi costitutivi del Tempio, e al tempo stesso ne sono gli artefici. Artefici, peraltro, coscienti di una loro incompiutezza e perfettibilità. Perché il Tempio non è costruito a secco: interposto tra mattone e mattone, tra piedritto e chiave di volta dell'arco, tra colonna e trabeazione occorre un connettivo che dia coesione alla struttura, che cementi i singoli componenti, che garantisca nel tempo durata e solidità al Tempio. Questo connettivo, questo legante, che i Massoni operativi ottenevano materialmente mescolando acqua, sabbia e calce, per i Massoni speculativi è costituito spiritualmente di calore umano, di tolleranza, di volontà di rettitudine e di comprensione verso il prossimo. In sintesi ha un nome: si chiama solidarietà. Essa si estrinseca sempre e ovunque, tra i Fratelli e con i profani, in Loggia e nella vita sociale. La Loggia è il cantiere dove si setacciano i calcinacci, si valutano le pietre grezze, si misurano le squadrature; la Loggia è l'impalcatura mediante la quale si pongono in sito i rocchi delle colonne, si imposta e si volge la calotta della cupola, ma è soprattutto l'officina dove si forgiano gli arnesi, dove si usa l'archipendolo e il compasso. Ma la Loggia è anche vallo di difesa, polla che ritempra i Fratelli. Nella vita profana il Fratello intende praticare il suo ideale massonico, ma non può palesare apertamente la generosità del suo intento: sarebbe sopraffatto dalla rapacità e dalla violenza della società. Solo i santi seppero imporre al mondo il loro candore. Ma erano santi: il loro mondo non era terreno e non avevano doveri né verso una famiglia, né verso la società alla quale si opponevano. Il Massone è un uomo e in questa società deve vivere e inserirsi e non può farsi agnello. Deve perciò assumere uno schermo protettivo che gli consenta di professare, celandola, la sua rettitudine. Ma questa maschera sociale pesa come la camicia di Nesso. Nella Loggia, coperto dalla discrezione, del segreto dei Fratelli, egli può assumere la sua vera effigie ed esprimere compiutamente la sua vera natura, ritrovando in ciò stesso, come per effetto di una catarsi, un maggiore equilibrio interiore. Ed è anche in questa liberazione un altro degli aspetti della solidarietà massonica. Questo per quanto si riferisce alla parte più manifesta della vita massonica, e sarebbe già più che sufficiente per giustificare il fascino che la Massoneria esercita. Ma c'è un lato recondito che, inizialmente, all'Apprendista si fa appena intravedere perché non resti abbagliato, ma che progressivamente gli dà la visione di un universo insospettato al quale egli può accedere. È un universo la cui profondità e il cui splendore gli provocano un senso di vertigine e suscitano in lui sentimenti contrastanti. Dapprima di sbigottimento e quasi di incredulità, poi di diffidenza, perché la sua razionalità che ha respinto i dogmi irrazionali di un'altra religione, teme le vertiginose altezze spirituali del nuovo credo che lo impegnerebbero assai più della vecchia fede. Poi ancora di dubbio; dubbio che la nuova religiosità possa veramente chiarirgli il significato della vita alla luce dell'eternità. Ed in fine, al senso di frustrazione di fronte alle asperità dell'ascesi esoterica, in rapporto alle sue deboli forze, succede una speranza cauta ch'è già preludio di accettazione. È una lotta interiore. Superandola, l'Apprendista comincia già a modificare se stesso, a levigare anche sotto questo aspetto la propria pietra grezza; pietra grezza che peraltro ha in sé in potenza il capo d'arte. Ma ove mai nel suo divenire sia destino che si limiti ad opera di onesto artigiano, essa è pur sempre pietra preziosa perché è linfa, è futuro, è continuità. E l'Apprendista non sarà mai deluso anche se avrà compiuto un solo passo. In questo cammino gli sarà di esempio il Fratello Compagno nell'uso della squadra e della livella, in quello del compasso e del bulino il Fratello Maestro; entrambi chiarendo il senso dei riti e la definizione dei simboli. Per il Compagno e per il Maestro è una responsabilità ambita perché fa parte di un dovere liberamente eletto e perché sono consapevoli che affinando quella pietra grezza vieppiù affinano se stessi, nello stesso modo che il docente affina la propria arte impartendola al discepolo. È un mutualismo spirituale tramite il quale esaltando gli altri si sublima se stessi. Concludo: l'assunto che la Loggia si è posta è quale significato ha per noi Liberi Muratori il concetto di solidarietà. Sembra di poter affermare che la solidarietà è essenza e lievito della Libera Muratoria, poiché è mediante la solidarietà che i Liberi Muratori tendono a realizzare nella Loggia il simulacro del Tempio della elevazione dell'Uomo, affinché l'umanità possa affermare ed esprimere compiutamente quella parte spirituale che è insita nella natura stessa dell'Uomo, alla gloria del G.A.D.U.Questa pagina è stata letta | | Volte |
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