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Lo scritto che si presenta ai visitatori esoterici, raccoglie un
colloquio con Svami Jnânânanda Bharati (D. domande e R.
risposte) sul tema in titolo, è opera dell'ingegno dell'Autore e
non indica di necessità la visione della Loggia o del GOI.
Ogni diritto è riconosciuto.
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Sullo stesso soggetto è consultabile
in questa stessa sezione:
Il Sogno
Con il termine
"individualità" noi intendiamo in realtà esprimere un concetto
composito. Quando affermo: «io sto scrivendo», nel concetto di
individualità indicata dal termine "io" ho incluso anche la
penna con la quale appunto sto scrivendo; infatti, senza lo
strumento della scrittura non si può dire che sto scrivendo.
A rigor di termini, dovrei dire: «la penna, quale strumento
della mia volontà, scrive». Ma nessuno dice così, perché
l'intelletto rifiuta di concedere alla penna insenziente una
individualità sufficientemente indipendente tale da renderla
idonea a essere il soggetto dell'atto di scrivere.
Pertanto diciamo: «io scrivo», includendo nel"l’io" anche la
penna. Nostro compito sarà determinare qual è la vera
individualità e quali invece gli elementi costitutivi che a
volte vengono inclusi nel concetto ordinario di individualità.
Una breve introspezione dimostrerà che il corpo fisico non è che
la dimora della vera individualità interiore che se ne serve
allo scopo di operare attraverso la mente e i sensi, oppure
semplicemente per riposare dopo tale movimento. Ha la stessa
funzione di un tribunale per un giudice, niente di più.
Strumenti dell'esperienza
Ulteriori considerazioni dimostreranno che la mente e i
sensi non sono altro che strumenti dell'interna individualità
utili ai fini dell'esperienza. Dietro questi, cioè dietro la
dimora e gli strumenti, esiste colui che vi dimora e
l'utilizzatore degli strumenti, la vera individualità, il sé in
noi. Fatte queste premesse, possiamo ora rispondere alle
domande.
Tutto è l'"io"
[D. = domanda; R. = risposta.]
D. Chi è che dorme e che sogna? e chi è che si sveglia?
R. È "l’io" che dorme; è ancora "l’io" con la mente che sogna; è
"l’io" con la mente e i sensi che si sveglia.
D. Se si tratta di una sola e stessa persona, che cosa gli
impedisce di sapere durante lo stato di sogno che è lui stesso
che, prima di addormentarsi, era sveglio e ora sta sognando? e
che cosa gli ricorda al risveglio che era lui stesso che mentre
dormiva stava sognando?
R. È lo stesso "io" che dorme, sogna o è sveglio; ma poiché
"l’io" con la mente e i sensi quando incomincia a sognare depone
i sensi, il sognatore non può riconoscere in sé "l’io" di
veglia. Ma dato che il sognatore, cioè "l’io" con la mente, al
risveglio riprende con sé solo i sensi e nello stato di veglia
sussiste nella sua interezza, "l'io" di veglia è in grado di
ricordare le esperienze di sogno.
D. Se l'individualità è diversa in ogni stato, che cosa ne è
dell'individualità dello stato di veglia durante il sogno, e che
cosa ne è di questa durante lo stato di veglia?
R. La vera individualità, il sé, è la stessa in ogni stato. Ma
se "l’io" con i sensi e la mente viene concepito come una
individualità distinta, e "l’io" con la sola mente come un'altra
diversa individualità, il sognatore non può sussistere nella
veglia né "l’io" di veglia durante il sogno.
D. Se, come molti credono, il mondo di sogno è esterno al
sognatore ed è reale e indipendente dal mondo di veglia, chi lo
ha creato e quali sono le caratteristiche peculiari del mondo di
sogno che possono mettere in grado il sognatore di distinguerlo
dal mondo di veglia mentre si trova nello stato di sogno?
R. Il mondo di sogno non è esterno al sognatore. Esso non è
altro che una proiezione delle vâsanâ o impressioni registrate
nella mente del sognatore. Il mondo di sogno non si può
distinguere dal mondo di veglia durante lo stato di sogno.
Gli altri mondi
D. Vi sono altri mondi (astrale, mentale, spirituale, ecc.)
oltre ai mondi relativi allo stato di veglia e a quello di sogno
comunemente noti? Dove si pensa che vadano gli uomini dopo la
morte? Esiste qualche mondo che sia eterno e immutabile?
R. Gli altri mondi ai quali vanno gli uomini dopo la morte sono
come il mondo che vediamo ora di fronte a noi. A differire è
solo la natura del corpo fisico o dimora; la mente e i sensi che
funzionano qui, nello stato di veglia, rimangono intatti anche
dopo la morte. Qualsiasi mondo che sia oggetto di esperienza non
può che essere finito; essendo finito non può essere né eterno
né immutabile.
Lo stato superiore
D. Se, come alcuni sostengono, il mondo di veglia è
non-reale quanto quello di sogno e se possiamo renderci conto
della non-realtà del primo solo quando ci risvegliamo in uno
stato superiore di illuminazione (così come ci rendiamo conto
della natura dei sogni solo quando ci svegliamo nel mondo
fisico), ci si potrebbe chiedere: questo cosiddetto stato
superiore di illuminazione non potrebbe essere un sogno in
relazione a un secondo stato più elevato, e questo a sua volta
in relazione a un terzo e così via?
R. Il mondo di sogno scompare quando ci svegliamo; il mondo di
veglia scompare quando conseguiamo l'illuminazione superiore.
Nello stato di illuminazione superiore, uno stato che è
totalmente di là dal mondo di veglia esterno a noi, non può
sussistere e in realtà non sussiste più alcun mondo né alcun
oggetto esterno a noi che richieda una ulteriore illuminazione
che faccia sparire quel mondo o quell'oggetto. Quindi, non ci
può essere una progressione ad infinitum.
D. Può una persona che sogna essere consapevole, durante il
sogno, del fatto che sta sognando? E in caso affermativo, con
quali mezzi si può acquisire un simile potere?
R. Non è possibile per una persona che sogna essere consapevole,
durante il sogno, del fatto di sognare. Tuttavia, per mezzo
della riflessione meditativa, durante lo stato di veglia, sull'impermanenza
e la non-realtà dell'esistenza fenomenica condotta in base
all'analogia dei sogni, una persona può essere in grado, anche
durante il sogno, di dubitare della realtà delle proprie
esperienze di sogno procedendo a una loro attenta analisi
proprio mentre sta sognando e così giungere ad avere il sospetto
che probabilmente in quel momento sta solo sognando.
D. Quando il sognatore, durante lo stato di sogno, diviene
consapevole della natura di tale sogno, quest'ultimo verrà
interrotto o continuerà ad andare avanti?
R. Il sogno sparisce nel momento stesso in cui il sognatore ne
riconosce in effetti la natura.
Modificare i sogni
D. Fino a che punto è possibile e quali sono i mezzi per
fermare, alterare o creare i sogni a proprio piacimento?
R. Dal momento che i sogni non sono altro che la proiezione
esteriore delle impressioni mentali registrate, intensificando
le impressioni mentali durante lo stato di veglia potremo
regolare la tipologia dei sogni. Per un celibe che evita persino
di pensare alle donne sarà impossibile sognare piaceri sensuali.
Regolando le nostre impressioni mentali da svegli possiamo
determinare quali sogni sognare e quali no. In ogni modo, poiché
la quantità delle impressioni mentali già registrate è
innumerevole, non sarà possibile smettere completamente di
sognare.
Che la mente lasciata a se stessa sia in grado di proiettare
immagini e di fatto visualizzarle senza utilizzare i sensi può
essere constatato prendendo in considerazione i casi
dell'immaginazione e della pazzia nei quali si concede alla
mente, consapevolmente nel primo caso e inconsciamente nel
secondo, un ampio potere creativo.
Lo stato di sonno senza sogni
D. Fino a che punto è possibile esser consapevoli del
proprio stato di sonno senza sogni mentre si dorme?
R. Poiché nello stato di sonno senza sogni esiste solo il
dormiente, non è possibile essere consapevoli dello stato di
sonno in quanto esso non è di per sé indipendente.
D. Qual è lo stato di coscienza di una persona dopo la
cosiddetta morte del corpo? voglio dire, la sua individualità
continua a vivere ed egli sa di essere morto?
R. Poiché ciò che viene abbandonato alla morte è solo il corpo
fisico fatto di carne e sangue, e non la mente e i sensi,
l'individualità continua a vivere ed egli può sapere di essere
morto nel senso che ora non ha più quel particolare corpo fisico
in cui fino ad allora aveva dimorato.
Creatore e sognatore
D. Come possono gli esseri creati del mondo di veglia e le
creature del mondo di sogno conoscere il proprio creatore e
colui che li sogna?
R. È impossibile per gli esseri creati e per le creature di
sogno conoscere rispettivamente il loro creatore e colui che li
sogna. La concettualizzazione più elevata che essi ne possono
avere non può andare esente da caratteristiche che si trovano in
loro stessi. Ecco perché il concetto più elevato di creatore è
rappresentato da un Dio-persona.
La realtà di tale creatore si trova sullo stesso piano degli
esseri creati. Se l'essere creato e la creatura di sogno
giungessero a conoscere veramente il vero creatore e il vero
"sognatore", questi ultimi insieme con le creature di veglia e
di sogno sparirebbero immergendosi nella Realtà unica assoluta.
D. Esiste una Realtà ultima che sia eterna, conscia e
onnipresente in ogni stato esistenziale e in ogni mondo? E se
tale Realtà esiste, può essere conosciuta o realizzata
attraverso mezzi che siano accettabili da ogni credo e religione
e adatti a ogni essere umano in ogni paese?
R. La Realtà ultima che appare come "io" in ogni stato è eterna
e onnisciente e ogni metodo di introspezione analitica simile a
quello prospettato dal Vedânta è tale da poter essere condiviso
e accettato da tutta l'umanità e oltre ancora.
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