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Presente nelle Obbedienze derivate dalla Massoneria francese, il Gabinetto di Riflessione è il risultato di apposizioni successive sedimentatesi intorno alla metà del '90% e, al di là dell'eterogeneità simbolica racchiusa, rappresenta un primo passo verso il rito d'iniziazione al grado di Apprendista. Il documento che presentiamo ai nostri ospiti, è opera d'ingegno di Natale Mario di Luca (Università "La Sapienza), ed è stato pubblicato su "Massoneria Oggi" (Editore Erasmo) n.4 Luglio-Agosto 1997. Ogni diritto è riconosciuto. © Editrice Erasmo |
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Sullo stesso Soggetto è possibile consultare: Il Gabinetto di Riflessione e i tre Viaggi negli Elementi Primordiali
Il Gabinetto di Riflessione è locale proprio della Loggia, la quale, in una delle sue molteplici significazioni, è a sua volta il luogo (Tempio ma anche, più estensivamente, Casa Massonica comprendente il Tempio ed i locali accessori) ove i Liberi Muratori si riuniscono per svolgere i propri Lavori (1) Per i Lavori muratori, secondo la ritualità prevalentemente in uso in Italia, sono strettamente necessari tre locali o “appartamenti”: il Gabinetto di Riflessione, la Sala dei Passi Perduti (o Vestibolo) ed il Tempio (2). Per la Sala dei Passi Perduti non è prevista una particolare decorazione. In essa si apre la porta del Tempio e su una sua parete è esposta normalmente la Bolla di Fondazione della Loggia: vi permane il Copritore Esterno per tutta la durata dei Lavori rituali e per solito, su un tavolino o su un leggio, vi è aperto il registro delle presenze che ogni Fratello, membro effettivo o visitatore, deve firmare prima di fare ingresso nel Tempio (3). La Sala dei Passi Perduti (4) è considerato il primo ed il più periferico dei tre “spazi sacri” che formano il Tempio (5). Il Gabinetto di Riflessione, come verrà descritto (con l'avvertenza che ne sono proposte varianti più o meno sensibili), costituisce una peculiarità storica delle Massonerie insediate nei Paesi di lingua neo-latina e deriva dai sistemi rituali, sviluppatisi originariamente in Francia, noti come Rito Scozzese Antico ed Accettato e come Rito Francese, unitamente al complesso delle Prove degli Elementi nel rito diziazione al grado di Apprendista, le quali - al pari del Gabinetto di Riflessione - sono ignote al Rituale Emulation (6) di prevalente uso nella Libera Muratoria inglese ed altrimenti significative nel Rito Scozzese Rettificato (7). Nel Rituale Emulation, comunque, il Gabinetto è costituito da un semplice locale contiguo al Tempio, nel quale il Candidato viene introdotto e lasciato a meditare in raccoglimento (8). Nel Rito Scozzese Amico ed Accettato e nel Rito Francese il Gabinetto di Riflessione (o Gabinetto di Meditazione)(9), ubicato nelle vicinanze del Tempio e talvolta direttamente adiacente alla Sala dei Passi Perduti, era ed è costituito da un piccolo locale con le pareti interne dipinte di nero, contenente un tavolino ed uno sgabello (10). Sul tavolino sono poggiati una lucerna o un candeliere ad una luce (11), che assicura l'illuminazione volutamente fioca dell'ambiente, una brocca piena d'acqua, un pezzo di pane secco, due coppe (l'una ricolma di zolfo, l'altra di sale) ed un cranio umano (12). Sulla parete di fondo, alla quale è addossato il tavolino, sono in genere raffigurati in bianco o in argento alcuni simboli: una Falce, una Clessidra, un Gallo sovrimpresso ad una banderuola con (ai due lati del Gallo e sui due bracci della banderuola) le parole VIGILANZA - PERSEVERANZA, l'abbreviazione o acrostico V.I.T.R.I.O.L. (con la variante V.I.T.R.I.O.L.U.M.) (13), due tibie incrociate, una ruota a quattro raggi (eventualmente anche i simboli alchemici del Sale e del Solfo in luogo delle due coppe sul tavolino) (14). La generalità degli Autori non menzionano il mercurio, mentre alcuni di essi (15) identificano il mercurio con il Gallo ed uno (16) ritiene che esso sia genericamente rappresentato “dall'ambiente”. Il solo Bayard (17) prevede “trois coupelles contenant respectivement du mercure, du soufre et du sel” [tre coppe che contengono rispettivamente del mercurio, dello solfo e del sale]. Sulle pareti sono dipinte a grandi lettere le seguenti frasi:
I. Se ti ha condotto qui la curiosità, vattene; 2. Se temi di essere illuminato e corretto dai tuoi errori, ti troverai male tra noi; 3. Se sei capace di dissimulare, trema: penetreremo nei tuoi più riposti pensieri; 4. Se tieni alle distinzioni umane, esci: qui non se ne conoscono; 5. Se la tua anima ha provato spavento, non andare più oltre; 6. Se perseveri sarai purificato dagli Elementi, uscirai dall'abisso delle Tenebre, vedrai la Luce (18).
In Italia si usa talvolta applicare sulla superficie interna della porta un falso spioncino a sportello, apribile, che maschera uno specchio. Si tratta di un particolare tipico della Libera Muratoria italiana, che costituisce una variante rispetto all'uso francese di collocare uno specchio tra gli altri oggetti presenti sul tavolino nel Gabinetto di Riflessione (19): entrambe le soluzioni evidenziano egregiamente l'aspetto “riflessivo” della Prova.
In caso di necessità, tutti gli elementi menzionati (simboli ed iscrizioni) possono essere vicariati da un Quadro, applicato su una parete all'interno del locale adibito a Gabinetto di Riflessione, sul quale gli elementi stessi siano effigiati. Il Gabinetto di Riflessione non e orientato, diversamente dal Tempio (20). Non sussistono prescrizioni circa le dimensioni del locale, anche se generalmente esso presenta pianta quadrata o rettangolare (21). Stabilito che il Gabinetto di Riflessione, così come descritto, è presente soltanto in una piccola area della Massoneria e che, quindi, esso è stato necessariamente introdotto nella ritualità francese (e di qui in quella italiana) soltanto in epoca successiva ai primi insediamenti della Libera Muratoria nel continente, rimane da chiarire quando cronologicamente ciò sia avvenuto. Secondo il Persigout (22) questa struttura sarebbe stata introdotta nei Rituali tra il 1735 ed il 1740: indicazione che il Bayard (23) trova plausibile e che il Combes (24) postdata al 1765. Più prudente il redattore della voce Cabinet de Réflexion nel Dictionnaire de la Franc-Maçonnerie diretto dal Ligou (25): “historiquement, il est donc prouvé qu'il s'agit d'un ajout en relations probables avec l'introduction de l'ésotérisme écossais dans les loges françaises, à une date que nous pouvons fixer, mais qui est nécessairement antérieure à 1789” [storicamente è dunque provato che si tratta di una aggiunta in probabili relazioni con l'introduzione dell'esoterismo scozzese nelle logge francesi, ad una data che possiamo determinare, ma che è necessariamente anteriore al 1798]. E da rilevare, comunque, che la permanenza del Candidato nel Gabinetto di Riflessione costituisce - nei Rituali ispirati a quello del Rito Scozzese Antico ed Accettato ed a quello del Rito Francese - la prima fase (quella della Terra) della prova dei quattro elementi, che secondo il Combes come tale sarebbe stata introdotta soltanto nel 1780 (26) mentre, secondo lo stesso autore, l'azione della deposizione dei metalli sarebbe alquanto anteriore (1740). Ulteriori rilievi di carattere storico utili per una datazione possono farsi a riguardo della triade “solfo-mercurio-sale”. Circa l'epoca di immissione di questi simboli ermetico-alchemici nella ritualità muratoria, occorre infatti osservare che già nel “grado” di Cavaliere di Sant'Andrea del Cardo (Chevalier de Saint-André du Chardon), conferito nel rito “scozzese” del Capitolo cosiddetto di Clermont e praticato in Germania tra il 1758 ed il 1764 ma elaborato in Francia tra il 1735 ed il 1740 (27), la “leggenda” del grado insegnava che tra il XII ed il XIII secolo quattro Fratelli originari della Scozia, recatisi a Gerusalemme per cercarvi il segreto dell'Arte Reale, avevano rinvenuto una pietra quadrangolare, incastrata da Esra nelle fondamenta del secondo Tempio dopo la captività babilonese e, spezzatala, vi avevano trovato all'interno tre coppe contenenti rispettivamente solfo, mercurio e sale. Nel Gabinetto di Riflessione il Candidato, oltre ad essere privato dei metalli, deve redigere per iscritto il “Testamento filosofico”, generalmente costituito da un foglio di carta sul quale sono scritte tre domande (le Questions d'Ordre dei Rituali francesi), talvolta stampigliate lungo i lati di un triangolo; l'Esperto Preparatore lo ritira e, rientrato nel Tempio eseguendo la marcia rituale da Apprendista, lo porge piegato a triangolo ed infilato sulla punta di una spada al Maestro Venerabile, il quale ne dà lettura all'Officina, domanda se vi sono osservazioni e ne sottopone il contenuto all'approvazione (è da sottolineare che, in caso di esito negativo del voto, non si può procedere all'iniziazione); viene infine bruciato (per solito al termine dei Lavori). Quanto alla denominazione, “il termine di testamento, deriva dal fatto che originariamente il primo documento che doveva essere redatto dall'Iniziando comportava, oltre alle tre domande ed in calce ad esse, un ampio spazio bianco sormontato da uno striscione nero sotto al quale era scritto, in vistosi caratteri Testamento, ed il Fratello Esperto ne accompagnava la consegna con le parole: Voi passerete fra breve ad una vita nuova; sedetevi; rispondete per iscritto a queste tre questioni e fate il vostro testamento”. Le tre domande alle quali il profano deve dare risposta sono, secondo il Clavel che scriveva intorno al 1843, le seguenti: “Quali sono i doveri dell'uomo verso Dio? Verso i simili? Verso se stesso?” La formulazione delle tre domande consente un'ulteriore indicazione di carattere cronologico. Infatti si tratta della formalazione dei “doveri” di carattere etico propria dell'indirizzo giusnaturalistico della filosofia morale al termine del XVII secolo e nella prima metà del XVIII, anteriore alla riformulazione compiuta da Kant, il quale - come noto - espunse da essa i “doveri verso Dio” in quanto a suo avviso esclusivamente pertinenti alla religione. Tuttavia, a partire dal 1870 in Francia, a seguito del processo di decristianizzazione e di alterazione in senso agnostico che pervase nel Grande Oriente di Francia, si giunse a sopprimere dalle Costituzioni e dai Rituali qualunque riferimento al Grande Architetto dell'Universo ed alla stessa nozione di divinità, e la domanda relativa ai doveri verso Dio venne sostituita con una incongrua domanda concernente i doveri “verso la Patria”. II processo di profanizzazione in questione coinvolse ampiamente ed in modo durevole anche l'Italia. Già il Bacci, all'inizio del secolo, ricordava che “la domanda relativa ai doveri verso Dio non si rivolge più all'iniziando nelle Logge Italiane” e che “dopo l'assemblea del 1872, a quella domanda fu sostituita l'altra relativa ai doveri verso la patria”. Del tutto conformemente nel 1946 il Farina specificava le tre domande come segue: “Che cosa deve l'uomo all'Umanità? Che cosa alla Patria? Che cosa a se stesso?”. Sostanzialmente identiche a quelle dettate dal Farina erano ancora nel 1969 le domande prescritte dal Rituale dell'Apprendista Libero Muratore del Grande Oriente d'Italia. Il Porciatti in proposito commentava: “Originariamente erano: verso Dio, se stesso, l'Umanità, ed erano così, non soltanto più rispondenti al concetto di universalità della Massoneria, ma tracciavano ed abbracciavano le basi etico filosofiche della Istituzione.... La sostituzione della domanda [concernente i doveri verso Dio] si spiega soltanto come conseguenza della tendenza atea e materialistica che dopo la rivoluzione francese ha invaso una parte della Massoneria, culminando poi, sul finire del secolo scorso, nella sia pure temporanea, soppressione della formula rituale che era ed è in testa di ogni documento Massonico; ma non si comprende come, ritornati sul binario di quello che costituisce la originale tradizione iniziatica, non si siano ripristinate le tre domande quali erano precedentemente; ed opportuno sarebbe che nell'attuale riordinamento complessivo del nostro Ordine, anche nelle sue forme rituali, si ritornasse all'antico, ritornando alla formula dei nostri Padri, di quei veri Iniziati che hanno saputo conferire al Rito Massonico, in ogni suo particolare ed in ogni suo successivo sviluppo, una andatura perfettamente aderente ai concetti fondamentali”. L'auspicio del Porciatti dovette attendere fin dopo il ripristino dei rapporti tra il Grande Oriente d'Italia e la Gran Loggia Unita di Inghilterra per essere realizzato. Infatti fu soltanto durante la Gran Maestranza di Armando Corona, nel 1984, che il Grande Oriente d'Italia decise di tornare all'antico, eliminando la domanda relativa ai doveri verso la patria e reintegrando quella concernente i doveri verso Dio, anche se pudicamente denominato “Essere Supremo”. Da sottolineare che, a differenza di quanto avviene attualmente in Italia, tuttora in Francia “en plus des trois questions, le postulant doit rédiger son testament philosophique...”[oltre alle tre domande, il postulante deve redigere il suo testamento filosofico...]. L'Esperto, infatti, si rivolge al postulante e gli dice: “Si vous deviez mourir à l' instant même, quel serait votre testament philosophique?” [se voi doveste morire alll'istante, quale sarebbe il vostro testamento filosofico?]. Al postulante si richiede, quindi, di redigere una vera e propria definizione del proprio credo e dei propri convincimenti.
Dall'esposizione fin qui condotta si possono trarre alcune conclusioni:
• il Gabinetto di Riflessione costituisce un'aggiunta, propria della Massoneria francese e di quelle Obbedienze massoniche che dalla Massoneria francese sono più o meno direttamente derivate, come l'italiana, ed ignota alla Massoneria anglosassone e, cioè, a buona parte della Massoneria universale; • nel loro complesso, il Gabinetto di Riflessione e le azioni che in esso il candidato è chiamato a svolgere o nelle quali si trova coinvolto (redazione del Testamento “filosofico”, risposta alle tre domande, spoliazione dai metalli: permanenza in un ambiente peculiare come prima fase della “Prova degli elementi”) configurano una sorta di prologo al vero e proprio rito di iniziazione in grado di Apprendista, riconnettendosi in parte (lettura del Testamento e delle risposte alle tre domande con relativa votazione da parte della Loggia, prosecuzione della Prova degli elementi, restituzione dei metalli) ad ulteriori e coerenti aggiunte che intorno allo stesso periodo di tempo vennero introdotte - nello stesso ambito della Massoneria francese - al rituale muratorio di primo grado, non per caso proprio nell'epoca in cui (tra il 1730 ed il 1760) si rimaneggiavano i rituali tradizionali per la trasformazione consistente nella creazione del sistema in tre gradi per suddivisione dell'antico rituale di Apprendista-Compagno e per l'introduzione della “leggenda” di Hiram (le cui prime testimonianze risalgono, per l'appunto, al 1730): • il Gabinetto di Riflessione, così come oggi lo conosciamo, è il risultato di apposizioni successive, cominciate intorno al 1740 e conclusesi intorno al 1750, e cioè di un processo formativo durato almeno un quarantennio; • la relativa estraneità del Gabinetto di Riflessione alla ritualità muratoria tradizionale - per tale intendendo quella direttamente derivante dalla Massoneria operativa o “di mestiere” anteriore al 1717 - si desume, oltre che da prove storiche, anche dalla eterogeneità dei suoi contenuti simbolici, in gran parte ermetico-alchemici, rispetto alle tematiche costruttivistico-muratorie in senso stretto e biblico-hiramitiche che, viceversa, caratterizzano la ritualità dei gradi di Apprendista, di Compagno d'Arte e di Maestro: • pur non sussistendo omogeneità assoluta nella descrizione del Gabinetto di Riflessione, a motivo della pluralità di varianti e di discordanze riscontrabili tra le numerose fonti e negli usi delle diverse Comunioni che hanno adottato la struttura in questione nei quadro del Rituale di iniziazione al grado di Apprendista, nondimeno è identificabile un nucleo simbolico abbastanza compatto e stabile nel tempo che può consentire di assegnarle un'autonomia ed un'identità non effimere e non secondarie.
Anche se esorbita dai limiti assegnati alla presente esposizione, sia consentita la notazione che, così come si presenta allo studio e più ancora nell'esperienza esistenziale, il Gabinetto di Riflessione offre una straordinaria ricchezza di contenuti simbolici, miracolosamente non dissonanti e non caotici pur nel loro composito amalgama, nonostante la loro sovrabbondante estrinsecazione. Essi riescono nel difficile effetto di imprimere un'impronta fascinatrice ed indelebile nell'animo di chi vi sia transitato e che torni, di tempo in tempo, ad evocarne la non ripetibile atmosfera per ritrovare in essa il filo di Arianna del proprio cammino iniziatico, quando e le non rare volte questo, nel Labirinto della vita, sia o sembri smarrito.
1. Statuti generali della Massoneria scozzese. Napoli 1821: “Art.5. I liberi muratori esercitano il loro culto divisi in società che chiaman logge. Queste adottano un titolo che le distingue l'una dall'altra. I paesi, ov'esistono, si chiamano orienti.... Art.22. Dicesi loggia il luogo ove i LL.. MM.. si adunano per eseguire i loro lavori”. Non diversamente in un Autore recente: “Elle désigne à la fois un lieu et un groupe, elle occupe un espace et est constituée par des hommes. Souvent la Loge est appelée temple pour les maçons et l'on emploie, pour désigner le local où se réunissent ceux-ci, indifférement le nom de Loge ou de Temple” (H. Tort-Nouguès. L'idée maçonnique. Essai sur une Philosophie de la Franc-Maçonnerie. Trédaniel, Paris 1990. pp. 166-167). 2. Statuti generali della Massoneria scozzese, cit. (art. 26) prescrivevano: “II locale di una loggia simbolica, cioè de' primi tre gradi. dee consistere per lo meno in quattro camere: gabinetto di meditazione; via smarrita o vestibulo; tempio; camera di mezzo...”. Cfr. altresì U. G. Porciatti. Simbologia massonica. Massoneria azzurra. Atanòr, Roma 1949. p. 53. 3. Rituale dell'Apprendista Libero Muratore, edito dal Grande Oriente d'Italia nel 1969 e nel 1995. 4. Secondo gli Statuti generali della Massoneria scozzese cit. (art. 26) “nel vestibulo stanno gli armarij per la conservazione delle carte e degli utensili della Loggia relativi a' tre gradi simbolici, non che degli abiti e fregi de' FF. Nulla di ciò che ha rapporto con la massoneria uscir dee dal locale, ove il tempio è situato”. 5. In assonanza con l'atrio del Tempio di Gerusalemme, di cui in I Re 6, 3. Secondo il racconto biblico, il Tempio di Salomone comprendeva tre parti: l'Ulam (Vestibolo), l'Hekal (Palazzo) ed il Dvir (Luogo della Parola e cioè della Parola di Helohim). Cfr. P. Négrier: Les Symboles Maçonniques d'après leurs sources. Télètes. Paris 1990. pp. 57-60. 178-179.184-186. 6. Emulation non è un Rito, bensì un Working o modo di lavorare ritualmente. 7. Per l'esame della chambre de retraite e per il rituale di iniziazione al grado di Apprendista nel Rito Scozzese Rettificato, cfr. J. Ursin: Instructions à l'usage des Apprentis au Rite Écossais Rectifié. Dervy. Paris 1995. pp. 85-141. 8. “Ce local n'existe pas au Rite Emulation mais on exige que le candidat soit préparé aux épreuves: un frère de l'atelier, dans un local sans décor, explique l'importance de la cérémonie tout en mettant en confiance: le candidat doit se recueillir et méditer, sans objets symboliques l'entourant” (J.-P. Bavard : La symboligue du Cabinet de Réflexion ou la lumière dans les ténèbres. Edimaf. Paris 1984. p. 17). Cfr. inoltre A. Mellor: Dictionnaire de la Franc-Maçonnerie et des Francs-Maçons. Belfond, Paris 1989, pp. 85 e 115-116. B. E. Jones: Guida e compendio per i Liberi Muratori. Atanòr. Roma 1987, pp. 259-282. D. Ligou (a cura di). Dictionnaire de la Franc-Maçonnerie. P.U.F.. Paris 1991, pp. 175-177. 9. Denominazione impiegata dagli Statuti generali della Massoneria scozzese, cit. art. 25 (“Il gabinetto di meditazione è disposto in luogo opportuno, e dev'essere immancabilmente fornito di quelle iscrizioni e di que’ mobili che prescrive il rito”) e ripresa, insieme con l'altra più usuale, dal Porciatti (cit. p. 53 ). 10. E. E. Plantagenet : Causeries initiatiques pour le travail en loge d'Apprentis. Dervy. Paris 1991, p. 52. 11. Nel Dictionnaire diretto dal Ligou (cit. p. 176), per contro: “L'éclairage qui doit etre réduit est fourni par une lampe et non par un flambeau (puisque le prophane ne connait pas la lumiere)”. 12. Il Boucher: La simbologia massonica. Atanòr. Roma 1975, p. 27. il Bayard : La symboligue du Cabinet de Réflexion ou la lumière dans les ténèbres. cit. p. 18, ed Dictionnaire diretto dal Ligot ( cit. p. 174) menzionano tutti gli oggetti sopra descritti e vi aggiungono alcune ossa. II Porciatti (cit. pp. 83-85), invece, limita l'arredamento ad “una piccola tavola scarsamente illuminata da una unica luce fioca e sovra di essa, oltre ad un teschio ed a quanto occorre per scrivere.... un pane ed una brocca di acqua. II Farina: Il libro dei rituali del Rito Scozzese Antico e Accettato. Piccinelli. Roma 1946 p. 27), con indubbia accentuazione dell'aspetto macabro, elenca: una lampada sepolcrale, uno scheletro in un sarcofago aperto (o, in mancanza, un teschio sulla tavola) una piccola tavola coperta da un tappeto nero, sul quale sono un tozzo di pane, un bicchiere d'acqua, un calamaio, una penna e una lampada. 13. Si tratta, come per la triade solfo-mercurio-sale, di uno degli elementi simbolici di origine e di natura più marcatamente ermetico-alchemica caratterizzanti il Rituale di primo grado del R.S.A.A. che ha dato luogo a commenti ed a spiegazioni di diverso valore in una letteratura pressoché sterminata. II suo significato viene interpretato corme: Visitabis interiora terrae rectificando, invenietis occultum lapidem veram medicinam (G. Dorneus: Congeriae Paracelsicae Chemiae de Trasmutationibus Metallorum:, in J.-J. Manget, Bibliotheca Chemica Curiosa. Genevae 1702, T. II. p. 442) ovvero: Visitabis interiora terrae, rectificando invenies occultum lapidem, veram medicinam, con l'ulteriore variante concernente la sesta e la settima iniziale, interpretabili come oleum limpidum (A. J. Pernety: Dictionnaire mytho-hermétique, Bauche, Paris 1758, pp. 525-526). 14. Così in Boucher. cit. Conformi la descrizione del Wirth (La massoneria resa comprensibile ai suoi adepti. I° L'Apprendista. Atanòr. Roma 1985, pp. 81-84) e quella del Porciatti (cit.), i quali AA. omettono soltanto la falce (riprodotta tuttavia dal Wirth nel “quadro” a p. 81 della edizione italiana). II Farina (cit. p. 56) non indica alcun simbolo ma soltanto la scritta “Vigilanza-Perseveranza”. 15. J. Boucher. cit., pp. 29-30: R. Ambelain : Scala Philosophorum ou la symbolique des Outils dans l'Ars Royal. Editions du Prisme. Paris 1975: R. Beneaux : La symbolique au grade d'Apprenti. Édimaf, Paris 1986, p. 82. Dictionnaire de la Franc-Maçonnerie diretto dal Ligou, cit. p. 798. voce Mercure. 16. O. Wirth : Il simbolismo ermetico nei suoi rapporti con l'alchimia e la Frammasoneria. Edizioni Mediterranee. Roma 1978. p. 87. 17. J.-P. Bayard : La symboligue du Cabinet de Réflexion ou la lumière dans les ténèbres, p. 18; ID, Symbolisme maçonnique traditionnel. Edimaf. Paris 1987. vol. I. p. 234. 18. Rituale dell'Apprendista Libero Muratore edito dal Grande Oriente d'Italia (1969 e 1995). II Vade-mecum del L:. M:. apprendista - Zannoni. Roma 1948. p. 31 - menziona soltanto le prime cinque iscrizioni: il Boucher (cit.) riporta la prima iscrizione, la quinta e la sesta: il Wirth (cit. ed in I Misteri dell'Arte Reale. Atanòr. Roma 1981, p. 67). il Plantagenet (cit. p. 52). il Farina (cit. p. 56) ed il Bayard: La symboligue du Cabinet de Réflexion ou la lumière dans les ténèbres. p. 18, le citano tutte: il Dictionnaire de la Franc-Maçonnerie del Ligou. cit. omette la seconda; il Porciatti (cit. p. 85) lapidariamente ricorda che “sulle pareti del Gabinetto sono le scritte ammonitrici che tutti i Fratelli conoscono”. II Clavel: Storia della Massoneria e delle società segrete. Napoli 1873, p. 6) riporta le prime cinque e diversifica la seta. 19. J.-P. Bavard : La symboligue du Cabinet de Réflexion ou la lumière dans les ténèbres, vol. I, p. 234: ID. Le symbolique.... cit. p. 18. 20. “Des auteurs ont exprimé que le cabinet de réflexion était lui-mène orienté. Mais nous venons de voir que ce lieu s'apparente a une caserne, à un œuf: cette grotte naturelle, sorte de ventre maternel où s'effectue la régénération de l'être, par sa forme irrégulière, souvent ronde, ne peut guère avoir une orientation précise. Ce centre du monde rayonne dans toutes les directions, n'en privilégiant aucune: il reçoit de tous les horizons les radiations qui convergent vers son centre et s'y resolvent... La grotte initiatique se situe partout: en chaque lieu c'est le point sacré et initiatique” ; J.-P. Bavard. La symboligue du Cabinet de Réflexion ou la lumière dans les ténèbres. p. 42. In Italia non è mancato chi - Quaderni di simbologia muratoria a cura del Grande Oriente d'Italia ciclostilato. s.d.. pp. 26-38. pedissequamente ripreso da L. Troisi: La Massoneria. L'Apprendista Libero Muratore. Erasmo. Roma 1992, pp. 92-95 - ha preteso di attribuire perentoriamente al Gabinetto di Riflessione un'orientazione e dimensioni 2 per 1, nonché un'altezza di cm 72 al tavolino e di cm 22 al candeliere. 21. II Bayard (ibidem) suggerisce la (improbabile) forma di una sfera irregolare. 22. G. Persigout : Le Cabinet de Réflexion, Editions Méré, Paris 1946, pp. 26-27. 23. J.-P. Bayard : La symboligue du Cabinet de Réflexion ou la lumière dans les ténèbres, p. 22. 24. A. Combes. La Massoneria in Francia dalle origini ad oggi. Bastogi, Foggia 1986, p. 28. 25. D. Ligou (a cura di): Dictionnaire..., cit. p. 176. 26. A. Combes, cit., p. 28. 27. R. Le Forestier: La Franc-Maçonnerie templière et occultiste aux XVIII et XIX siècles. La Table d'Emeraude. Paris, 1987, vol. 1. pp. 59-60; D. Ligou (a cura di): Dictionnaire..., cit. p. 267. II grado in questione non va confuso con quello, di elaborazione più tarda, di Principe del Real Segreto o Cavaliere di Sant'Andrea (25° ed ultimo del Rito di Perfezione, attualmente 32° e penultimo del Rito Scozzese Antico ed Accettato, riportato in C. Guérillot: Le Rite de Perfection. Trédaniel. Paris 1993. |