Il Convito fraterno non è un inutile e mondano seguito alla Tornata di Loggia, ma il suo coronamento. La parola che più spesso ricorre per definire i nostri banchetti è Agape, che significa amore, quindi la spontanea interpretazione che ne consegue è quella di pasto vissuto come manifestazione di solidarietà e fratellanza da un gruppo di persone. Partendo da queste due premesse e facendo una rapidissima carrellata sulle cerimonie che, soprattutto al livello di inconscio collettivo, possono ricollegarsi al Convito fraterno, ho tentato di dare una interpretazione, certamente personale ma spero anche aderente ed attuale a questo atto di fratellanza. Tutti i popoli hanno avuto le loro mense d'amore e i loro pasti rituali [Naturalmente il significato dell'aggettivo « rituale » si intende, in questo caso, completamente avulso dalla tradizione iniziatica. Per pasto rituale intendo una cerimonia (espressione pratica del rito) il cui connotato essenziale è l'ordinamento preesistente delle singole azioni.], in tutte le scuole iniziatiche si consumano i pasti in comune, anzi molto spesso l'Agape era parte integrante di una cerimonia di iniziazione. Risalendo ancora più indietro nel tempo troveremo i sacrifici e presso taluni popoli il cannibalismo, atti, anche questi, compiuti in comune. Probabilmente anche una cerimonia così fuori dalle nostre concezioni sociali e morali, aveva un fine difensivo e benefico per la comunità; mangiando il corpo del nemico o di colui che aveva violato l'ordine primordiale della comunità, si voleva pervenire al possesso e contemporaneamente al dominio di tutte le forze contenute in quel corpo a beneficio di ogni singolo componente della comunità. Raramente l'antropofagia ha rappresentato solo una fonte alimentare, quindi si può inserire il pasto cannibalico nell'area delle mense sacre. Con queste poche righe non ho inteso affatto dire l'ultima parola su un problema così complesso come l'antropofagia, ma solo richiamare l'attenzione su un fatto spesso dimenticato. Tutti i popoli, a ben guardare, hanno percepito la carica emotiva che sgorga da un pasto consumato in comune seguendo certi ritualismi tradizionali. Spesso si è tentato di trovare delle analogie tra l'antica Agape cristiana ed i fraterni banchetti dei Liberi Muratori. Anche non tenendo conto di tarde opinioni teologiche che vogliono l'Agape cristiana intimamente connessa con l'Eucarestia, anzi come forma primitiva di questa, non bisogna dimenticare che i cristiani hanno fatto sempre riferimento, nelle loro Agapi, all'Ultima Cena. Quindi, a mio avviso, un paragone non è possibile neanche al livello di semplice somiglianza visto le enormi differenze nel retroterra tradizionale e nelle finalità che contraddistinguono queste due espressioni di fratellanza. La tradizione che direttamente ci riguarda è ricchissima di fatti ed esperienze che dimostrano quanto è importante e ciò che deve significare per i fratelli il pasto consumato in comune, sia come fatto vissuto sulla base di precedenti ed analoghe esperienze, sia sul piano del nostro specifico lavoro. Possiamo affermare senza timore di essere smentiti di essere i depositari ed i continuatori di esperienze secolari; i nostri simboli poggiano su indistruttibili modelli universali, scaturiti dalla psiche di coloro che si sono posti e si pongono tuttora su un piano di un costruttivo rapporto con la realtà esterna ma sopratutto interiore. Lessing probabilmente tentava di dare una continuità a questi modelli ed esperienze comuni quando affermava, nel suo Ernst e Falk, che l'antico nome della Massoneria era masonei, cioè compagnia da tavola, derivata da mase che significa tavola. Anche non condividendo tali ipotesi non si può ignorare che gli appartenenti alle antiche corporazioni si riunivano periodicamente in tavolate comuni e che le prime Logge storicamente accertate si riunivano in taverne. Ora soffermiamoci un attimo sui rituali che contengono una minuziosa regolamentazione dei lavori così detti di masticazione: prima di tutto devono essere strettamente coperti, gli arredi di Loggia devono essere parte integrante della tavola escluso naturalmente tutto ciò che è contenuto nel quadro di Loggia essendo ciò in intima connessione con il lavoro esoterico, la disposizione dei fratelli deve rispondere a particolari esigenze di orientamento come nella Loggia, anche per quanto riguarda il numero, la dedica e l'esecuzione fisica dei brindisi tutto è strettamente previsto. Al termine di tali brindisi il Maestro Venerabile si rivolge ai fratelli chiedendo se qualcuno ha qualcosa da dire, proprio questo è il gesto che, a mio avviso, caratterizza lo spirito del convito fraterno consumato dopo i lavori di Loggia. Essendo il Tempio riservato al solo svolgimento del lavoro esoterico e da questo punto ritengo che non ci si possa minimamente allontanare senza perdere di vista il nostro vero fine, si dovrebbe riservare il tempo occupato nel banchetto alle discussioni su tutti quei problemi che non dovrebbero neanche sfiorare la mente di un Libero Muratore mentre lavora nel Tempio. Esiste un legame indissolubile che unisce la Tornata di Loggia con il Convito fraterno; la forza e la volontà univoche ed armoniose che animano i fratelli riuniti nel Tempio devono mantenersi inalterate anche durante i lavori di masticazione, questi due momenti del lavoro muratorio anche se diversificati nel tempo fanno parte della stessa catena d'amore ed unione che lega tutti i fratelli. Nel Tempio si deve lavorare al solo compimento del proprio lavoro esoterico; l'arricchimento del proprio bagaglio intellettuale si può costruttivamente ottenere durante i lavori di masticazione, parlando di tutto ciò che deve rimanere fuori dalla porta del Tempio se vogliamo che il nostro lavoro iniziatico proceda indisturbato sulla giusta strada. |