Giovanni Mosca (Ivan)

L'Artista

 I Segni. Un Cammino

Di: Lidia Reghini di Pontremoli

 
 

 

 

Ivan Mosca è nato a Parma il 14 gennaio 1915. Vissuto fino all'età di ventun anni a Milano, ha frequentato la Scuola del Libro all'Umanitaria e, successivamente a Monza, la Reale Accademia delle Arti Figurative.

 

Negli anni '30 è attratto dall'esperienza astratto-lineare degli artisti che lavoravano con la Galleria Il Milione come Soldati, Licini, Rho e Radice il cui linguaggio è volto alla restituzione in termini pittorici e materici di realtà trascendenti.

All'indomani della fine dell'ultimo conflitto, l'artista elabora i termini di una personale visione pittorica dove l'espressionismo - comune matrice storica di molti artisti della sua generazione - sembra stemperarsi, liberandosi delle sue terminologie più esasperate, nell'uso di una sintassi poetica lirica e soggettiva coniugata con l'impiego di un impianto realistico-figurativo.

I lavori degli anni '40, come le opere esposte nella personale alla Galleria Sant'Agostino (1947) o alla Galleria del Secolo (1949), costituiscono una personale e personalizzata riflessione sulle potenzialità evocative di un linguaggio metaforico ed ultraterreno che apre a visioni su mondi interiori, geograficamente lontani, oniricamente universali.

Lontano, nello spirito così come nel carattere, dalle dispute polemiche riconducibili ad una tendenza che così fortemente hanno condizionato negli anni '40 il neo-espressionismo della Scuola Romana della seconda generazione, Mosca ha saputo compiere dalla metà degli anni Quaranta scelte ed imprese coraggiose, guardando oltre, spinto dalla curiosità e da una felice intraprendenza pittorica così distante da qualsiasi speculazione intellettuale o stilistica.

Un universo in espansione che verrà attraversato con passo sicuro, senza remore o incertezze, come testimoniano gli ampi cicli pittorici e narrativi realizzati all'indomani del 1936, data del suo trasferimento a Roma. Lo sviluppo emotivo ed emozionale di un'immagine simbolica verrà interrotto nel 1943, anno della sua trasferimento in Francia.

Ma la pesantezza e la drammaticità di questi eventi verranno, come dire, metabolizzati, riconvertiti in termini positivi e solari dalla sensibilità di quest'artista che, tenacemente e caparbiamente proprio negli anni dell'espatrio, riesce a riformulare l'apparizione di un mondo visualizzato in materia pittorica.

Dal 1945, anno del suo definitivo rientro in patria, Ivan Mosca partecipa ad avvenimenti artistico-culturali di rilevanza internazionale come testimonia un fitto cammino esplorativo costituito da mostre personali e collettive realizzate in Italia ed all'estero.

Quella di Ivan Mosca è una presenza anomala nel panorama dell'arte del suo tempo: la particolarità di alcuni suoi soggetti, il modo di esprimerli od abbandonarli repentinamente, sono i segni più evidenti di un' inclinazione dello spirito volubile e personale rischiarata dalla capacità di individuare temi e presupposti narrativi restituiti in visioni naturali colte in uno stato di sospensione onirica e visionaria.

E la favola infinita di Ivan Mosca è dopotutto il racconto autobiografico di quell'insetto ribelle e caparbio che non si lascia catturare dalle maglie di un unico registro compositivo per poi fuggire poco più in là, dove l'astrazione e la materia lo consentono, dove è possibile vivere e ricordare nel tepore sommesso della pittura.

Un insetto, per Ivan Mosca, non è mai uguale ad un altro dal momento che Ivan interessato agli occhi ed al cuore di quell'insetto così vicino al cuore di ognuno di noi.

Spirito nomade ma non randagio quello di Ivan Mosca, l'astrazione pittorica che caratterizzerà i lavori nel decennio 1940/50 è la dimostrazione più evidente di un cammino faticoso, in salita, comunque segnato dalla curiosità per la scoperta di un mondo naturale in continua metamorfosi.

Ed un'estrema versatilità - che dopotutto è soltanto capacità innata di praticare i differenti linguaggi dell'arte - caratterizza in questi anni i lavori di Ivan Mosca che catapultano l'osservatore all'interno di un'allegoria multipla del mondo naturale riassunto nel suono di una sola parola che è frammento, pura astrazione lineare e mentale che taglia come una ferita l'intero percorso pittorico del mondo, fino a far riemergere dalle ceneri dell'Araba fenice-astrazione l'ombra di un'iconografia del cuore che riaffiorerà nella pratica del disegno, della pittura, della grafica seguendo le tappe di un percorso evolutivo che sorpassa in velocità i confini dell'esperienza del Novecento.

Negli anni '50 l'artista partecipa a grandi progetti espositivi esponendo vicino ad artisti come Giorgio Morandi, Massimo Campigli, Alberto Burri (v. la mostra "Eterna Primavera" , 1954) e Afro, Music, Gino Severini, Fausto Pirandello, Renzo Vespignani (v. la mostra "Trend in Contennporary Italian Art", San Francisco, 1955), fino ad arrivare alle grandi rassegne internazionali curate da Palma Bucarelli a Barcellona ("Exposicion de Peintura Italiana Contemporanea", 1955) dove Mosca esporrà i suoi lavori accanto a quelli dei grandi maestri dell'avanguardia storica (Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Ottone Rosai, Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Scipione, Massimo Rosai, Andrea Savinio, Filippo De Pisis) o ai pionieri dell'astrazione italiana (Alberto Magnelli, Atanasio Soldati, Corrado Cagli, Giuseppe Caporossi, Antonimo Corpora, Giuseppe Santomaso, Toti Scialoja) o agli esponenti del tardo realismo (Renato Birolli, Giovanni Sadun).

Nella seconda metà degli anni '40 datano una serie di importanti mostre realizzate sia in gallerie storiche (cfr. Il Cortile, Roma 1946-47; La Gregoriana, 1948) che in spazi istituzionali (Cama della Cultura, Roma 1945; Palazzo Venezia, Roma, 1947; Museo di Valle Giulia, 1948; Palazzo Torlonia, 1948; Palazzo delle Esposizioni (1953, 1955). Sempre in questo decennio Ivan Mosca partecipa attivamente alle esposizioni dell'Art Club (1947, 1949).

Dagli anni '50 agli anni '90 Ivan Mosca è impegnato nella realizzazione di grandi mostre personali e collettive realizzate sia in Italia (Milano, 1948-49, 1962, 1966) che all'estero (Londra (1960, 1966,), New York (1960/63), Zurigo (1960), Filadelfia (1960-61), Washington (1955, 1958, 1961), San Francisco, (1954-55, 1959,), Sidney (1955), Chicago (1952/54), Los Angeles (1955, 1959), Stoccolma (1955), Tangeri (1954), Pittsburg (1961), Montreal (1963), Boston (1955-56, 1962)s Bogotà (1955) Praga (1949), Budapest (1949), Praga (1947), Parigi (1963), Palma di Maiorca (1965), Berna (1957) Milano (1957, 1966) stringendo sempre di più il rapporto con la terra e la cultura spagnola come testimoniano le numerose quanto significative presenze in spazi espositivi di rilevanza internazionale a Barcellona (1952s 1955-56, 1962, 1964-65, 1973, 1990), Santander (1957, 1965-66), Madrid (1951/53 1954), Saragozza (1952).

Ma sicuramente il sodalizio più importante per l'artista è quello stabilito con la Galleria Il Secolo (1949) e con la Galleria L'Obelisco di Irene Brin e Gàsparo del Corso.

A Roma la Galleria L'Obelisco è stata sicuramente un punto di riferimento per gli artisti che operavano nell'ultimo dopoguerra. Punto di incontro e confronto tra differenti linguaggi e generazioni dell'arte, luogo di accesi dibattiti artistico-culturali, la galleria è stata una sorta di trait-d'union tra l'arte statunitense e l'astrazione italiana.

Sia nella sede romana che successivamente in quella di Washington, la galleria L'Obelisco è stata una vera e propria officina culturale con un progetto diversificato di scambi, transiti e relazioni tra Europa ed America.

Nel decennio 1950/1960 Mosca esporrà a più riprese sia alla Galleria L'Obelisco (Roma, (1952/54, 1955s 1957, 1960-61) che all'Obelisk Gallery (Washington,1952-53, 1958, 1961).

Tra la seconda metà degli anni '40 e '50, Ivan Mosca esporrà alla Quadriennale d'Arte di Roma (1948, 1955, 1957).

 

Certo è che il gioco dell'ironia e dell'esplorazione del futuro resteranno per Ivan Mosca - bambino con il viso segnato da qualche ruga di gioia - quell'ombra silenziosa che lo ha accompagnato negli anni e che ancora lo condurrà attraverso le onde impetuose di un nuovo secolo che si delinea incerto sull'orizzonte instabile di ognuno di noi.

 
                

Indice: Giovanni Mosca


Antonio De Curtis Rudyard Kipling G.B. Amendola Giovanni Bovio Ernesto Nathan

Tommaso Crudeli C.A. Salustri (Trilussa) Agostino De Pretis Emilio Servadio Giovanni Mosca


Uno di Noi... Uno dei tanti