La materia di questa grandiosa epica è estremamente antica e la sua trama principale presenta tratti che si ritiene risalgano ad un remoto e comune passato indoeuropeo. Il Mahabharata è il grande racconto delle guerre dei Bharata, antica stirpe guerriera dell'India settentrionale. Una guerra fratricida tra due famiglie principesche, comuni discendenti di Bharata, figlio di Sukuntala, ed eroe eponimo dell'India, anticamente chiamata Bharatavarsa, continente dei Bharata. La rifusione dei materiali che compongono questo vastissimo corpus di letteratura anonima, si svolse certamente durante diversi secoli ed il processo era già in fase avanzata tra l'VIII° e il VI° secolo a.C.
La redazione definitiva del vastissimo poema, la cui versione estesa con tutte le divagazioni e gli episodi collaterali è di 110.000 strofe, è ascritta ad uno dei suoi personaggi, il veggente Vyasa, che lo dettò al dio Ganesh, il dio dalla testa di elefante. A questa tradizione fa riferimento anche l'iconografia classica di Ganesh, che lo vede rappresentato sempre con la zanna sinistra spezzata. Nella foga della trascrizione si ruppe il pennino e il dio si spezzò una zanna per sostituirlo. Il nome di Vyasa impersona la tradizione brahmanica e ad egli vengono attribuiti altri autorevoli trattati, certamente molto posteriori. La versione estesa del Mahabharata viene divisa in 100 sezioni o Parvan, raggruppate a loro volta in 18 Libri Maggiori. La tradizionale trasmissione orale del poema ha dato adito a numerosissime varianti, interpolazioni ed aggiunte regionali.
Nella narrazione indiana gli specialisti hanno stigmatizzato notevoli analogie con epiche europee, come la saga scandinava riassunta da Saxo Grammaticus ( 1150 1220 ) nelle sue Gesta Danorum, così come nella celebre leggenda ellenica della guerra dei Sette contro Tebe. Il tema dell'alternanza tra il dominio malvagio e quello benefico, ricompare anche nell'Iran zoroastriano con la mitologia del dio Ahura Mazda, e i tratti biografici di Krishna, manifestazione del dio Vishnu e figura centrale dell'epica, richiamano nella narrazione antichissime saghe indoeuropee: come Romolo e Remo, Krishna e il fratello (Bala) Rama sono allevati in segreto e raggiunta la maturità uccidono lo zio malvagio. Non manca nemmeno la fondazione seguente di una nuova capitale.
La guerra dei Bharata vede fronteggiarsi la famiglia dei 100 Kaurava e quella dei loro cinque cugini, gli spodestati Pandava. Costretti all'esilio con l'inganno, i Pandava tornarono dal re kaurava Duryodhana per ottenere della terra su cui regnare, poichè gli appartenenti alla casta guerriera solo potevano svolgere funzioni di governo o di guerra. Ma il re gliela negò e ai Pandava non restò altra opzione che quella delle armi. La lotta si protrasse per molti anni e numerose genti indiane vennero in aiuto dei Pandava. Lo scontro culminò nella grande battaglia di Kurukshetra, durata 18 giorni, ove perirono tutti i Kaurava, che non avendo riconosciuto la natura divina di Krishna, avevano causato lo schierarsi di questi con i Pandava, a lui devoti. Sconfitto il re Duryodhana, fu incoronato re il pandava Yudhisthira, che abdicò poi in favore del figlio Arjuna, e si ritirò a vita ascetica con i suoi fratelli. Il punto più alto del Mahabharata è considerato essere il BhagavadGita, il canto del beato, un dialogo tra l'eroe Arjuna e Krishna, che funge da suo auriga. Questo dialogo, misto di insegnamenti e d'esortazioni, è detto il Vangelo dell'India, per il prestigio incomparabile di cui ha goduto in ogni epoca. Il testo canonico della Gita è fissato, dal più antico commento pervenutoci, in 700 strofe, nelle quali si esprime l'ideale dell'uomo perfetto, che solo è in grado di raggiungere tale altissima meta liberandosi dal desiderio, la molla dell'agire che incatena i mortali al ciclo delle rinascite. Occorre dire che non esiste in lingua italiana una traduzione integrale del Maha Bharata e quanto segue non è altro che una sintesi. Indice Introduzione Il Maha Bharata
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