Studio sui Numeri L'UNO IRRIDUCIBILE
Il piano di studio sui numeri che abbiamo esposto, indica il cammino da seguire per sviluppare i numeri dal punto di vista armonico, vale a dire che i numeri sono considerati come base filosofica della genesi cosmica. Questa è evidentemente l'espressione più profonda, ma è anche - forse a causa di essa stessa -la forma meno"utilitaria" di questa scienza. Dunque i numeri, a parte la loro alta importanza filosofica, hanno egualmente un valore "pratico", ed è precisamente quest'ultimo carattere che ha dato luogo ai misteri il cui velo - impenetrabile per i profani – ha sempre avvolto questa scienza; misteri che possono essere conosciuti da tutti gli uomini che si diano la pena di studiare prima di tutto la parte metafisica dei numeri. La ragione d'essere del segreto sulla vera natura di questa scienza potrebbe sembrare "strana" o incomprensibile - o diciamo pure incoerente - a coloro che non desiderano imparare altro che non sia loro interamente spiegato, in quanto il professore fa il lavoro che dovrebbero fare gli allievi. É sempre stato detto: L'Iniziazione si fa "attraverso se stessi ed in se stessi". Non si può spiegare la vita delle cose; ci si può solamente amalgamare e sentirla. Lo scopo di ogni istituzione iniziatica è sempre stato, in tutti i tempi, di dare a chiunque li domandasse, i mezzi per iniziarsi. Tra i chiamati si trovarono a volte degli eletti. I numeri sono l'espressione più pura della verità perché determinano il rapporto esatto tra la causa e l'effetto, e permettono di conoscere tutte le funzioni "gerarchiche" che fanno nascere l'effetto dalla causa. Ma non bisogna considerare i numeri come semplice strumento divinatorio: questa è una virtù "popolare" assegnata a questa scienza dagli ignoranti. Evidentemente chi conosce perfettamente questa scienza potrà prevedere molti fenomeni, perché comprenderà la necessità e la forma caratteristica della loro evoluzione. In astrologia i numeri hanno un valore insospettato dai non iniziati; ma occorre non attribuire loro delle virtù diverse da quella che é la loro ragione d'essere: le proporzioni e la classificazione gerarchica dei poli e le relazioni che legano l'effetto alla causa. L'avvenire è, senza dubbio, una conseguenza inevitabile del passato e del presente, ma sarà anche necessario conoscere tutte queste cause per conoscere gli effetti che andranno a costituire l'avvenire. Con i numeri si può benissimo definire il tempo, il movimento, la forza che separano l'effetto diretto dalla sua causa, ma bisogna conoscere la causa, non la causa fisica ma la causa occulta. Ciò è umanamente impossibile, e solamente l'essere "superuomo" che è giunto ad fondersi con lo spazio, sola qualità propria ad ogni cosa, può conoscere le cause occulte di tutto. Con i numeri possiamo precisare le date (durata, in rapporto ad una unità: giorno, anno, mese lunare, etc.) della genesi cosmica, e con la parola "cosmico" si sottintende sia il macrocosmo che il microcosmo. Così l'Iniziato conoscerà sia tutte le condizioni essenziali necessarie allo sviluppo (nascita, vita e "morte") di tutte le cose - degli astri, dei minerali, delle piante, degli animali o dell'uomo - che la loro "gerarchia" cioè il loro raggruppamento diviso in razze e sotto-razze attraverso l'evoluzione. In questo consiste il meraviglioso potere dei numeri, e là è il suo scopo "utilitario". Ma lo studio più importante ed anche il più difficile è quello dei numeri dal punto di vista metafisico. Cominceremo col dire che ogni fenomeno si realizza attraverso le tre tappe che il simbolismo del cerchio ci rivela con il punto, il diametro e la croce. Definiremo queste tre tappe rispettivamente Il ciclo della polarizzazione, dell'ideazione e della formazione. Il primo, il ciclo della polarizzazione, si caratterizza con "la selezione generica", cioè il cerchio causale - supponiamo un circuito di energia - tende verso una soluzione di continuità, tendenza che troverà soddisfazione nella più perfetta opposizione: il"complemento". Questa funzione è di essenziale importanza e bisogna comprenderla molto bene prima di proseguire questo studio. Per renderci ben conto di questa prima polarizzazione, ci rappresentiamo il circuito iniziale come se fosse un circuito di energia elettrica su un condensatore senza interruzione. La fig. 1 rappresenta un circuito chiuso nel quale passa una corrente di energia elettrica. La direzione di questa corrente è indicata dalla freccia. Questo circuito non ha soluzione di continuità. É dunque uno stato"assoluto" quindi non manifestato. Solo la ragione può farci supporre l'esistenza di un simile stato. Questo circuito è ideale: i nostri cinque sensi non lo possono percepire. Dal momento in cui abbiamo coscienza di questo circuito ideale, esso diventa come lo abbiamo rappresentato nella fig. 2, cioè un circuito con soluzione di continuità, dovuta all'interruzione "A". Questo momento precisa due qualità del circuito per una quantità determinata d'energia, poiché l'interruzione del circuito provoca un momento d'arrivo ed un momento di partenza della corrente. Come conseguenza risultano due poli ed una linea di forza. Il polo d'arrivo sarà il punto 1 (fig. 3) ed il polo di partenza il punto A. Il primo si chiama polo positivo, il secondo polo negativo. Quello che provoca questa interruzione è necessariamente una resistenza. La ragion d'essere di questa resistenza è la necessità della determinazione di una quantità che deve completare la qualità unica ed indefinita della corrente. Lo stato assoluto di una cosa qualsiasi è l'astrazione da ogni quantità, quindi divisibilità di questa cosa, lasciandovi solo una qualità indeterminata. Essendo la nostra coscienza basata unicamente sul rapporto della quantità verso l'Assoluto, non possiamo concepire questo se non in rapporto alla quantità. Con l'opposizione della resistenza (quantità) alla attività (qualità pura) il fenomeno appare. Il fenomeno è perfetto quando la resistenza e l'attività sono in condizione armonica, vale a dire nel momento in cui la resistenza è uguale all'attività. Questo momento non può essere indefinito poiché questo fenomeno ha precisamente, come causa della sua esistenza, ciò che è il definito: la quantità. Esso sarà limitato dal tempo e dalla massa. Il fenomeno è dunque di nuovo una causa agente su una resistenza che sarà più grande della prima perché nell'evoluzione la resistenza, o inerzia, aumenta in opposizione all'attività che diminuisce. Questa resistenza provoca un nuovo fenomeno, e così di seguito fino a stabilire una nuova armonia. L'eterna creazione è così il risultato di una opposizione di una quantità alla qualità indefinita, e la grandezza di questa quantità è sempre momentaneamente eguale a quella della qualità dalla quale nasce. Ne deriva che il fenomeno è il risultato della "complementarietà" di uno stato assoluto, attivo ed indefinito con uno stato passivo (quantitativo) e definito. Ogni momento armonico nell'Universo trae da questo fatto la sua causa attiva e la sua causa passiva, la quale è il complemento. La"complementarietà" di questi due poli deve quindi avere come effetto un nuovo stato assoluto relativo, nuova causa di un prossimo effetto. La selezione generica consiste così nella scelta della causa (attività) prima, di una resistenza corrispondente. Nel ciclo di ideazione, la prima polarità, diventata nuova causa necessariamente, si distingue a mezzo della creazione energetica, e questo vuol dire che il primo polo ha stabilito le due linee di forze le cui quantità e qualità variano con la sua natura, per costituire la radice della sua forma futura. Ecco per la terza volta una causa il cui effetto sarà definitivo nel ciclo di formazione, dove l'idea, complesso di poli, diventata una unità, si attribuisce altre unità simili per fissare la forma nelle tre direzioni: altezza, profondità e larghezza. Il carattere di questo ciclo è dunque una crescita formatrice. Citiamo, per meglio comprendere questi tre cicli, un esempio comune: la cristallizzazione. Nella soluzione satura di un sale, l'istante della polarizzazione sarà dato al momento del perfetto equilibrio delle condizioni di soluzione perfetta del sale nel liquido (gradi di calore o altro) e dalla tendenza di creazione energetica del sale tendenza che, per sé stessa, varia secondo la complessità della natura del sale. Allora si verifica la scelta "generica", cioè la più soddisfacente condizione ambiente, quindi complementare, (per esempio: le pareti del recipiente, un corpo estraneo, un cristallo dello stesso sale introdotto artificialmente nel liquido, etc.) servirà da neutralizzazione energetica e determinerà così il luogo di formazione del primo cristallo. La polarizzazione è la scissione o cessazione della ragion d'essere di uno stato. Troveremo là la spiegazione del fenomeno, a seguito del quale una soluzione saturata di un sale depositerà più rapidamente i suoi cristalli se un cristallo dello stesso sale (o di un sale della stessa natura) è introdotto nella soluzione. In certi casi questa è la condizione sine qua non della cristallizzazione. Quando il primo polo è stabilito, questo realizza il proprio equilibrio mettendosi in comunicazione energetica, attraverso il centro nel quale si è formato, con altri punti di "resistenza". Allora ha inizio un meraviglioso lavoro di organizzazione e di neutralizzazione dei diversi poli. Dei centri di attrazione, formati dalla neutralizzazione, diventano centri di vortice che si dispongono in spire (regolari o irregolari a seconda dei casi) e così di seguito fino al termine della polarizzazione corrispondente alla natura del sale. Tra questi diversi poli "complementari" si stabiliscono delle linee di forza, o effluvi energetici che precisano gli assi del cristallo a divenire. Qui ha inizio la creazione energetica del cristallo. Poi, le molecole del sale si fissano seguendo questi assi tracciati e la cristallizzazione entra nella fase del terzo ciclo, quello della crescita formatrice. Così il sale marino, per esempio, crescerà su tre assi regolari, cioè limitati da sei poli passivi, uguali tra di loro, attorno ad un polo attivo (neutro) e centrale, e darà la forma del cubo. Questa genesi è la stessa per qualsiasi specie di creazione. É l'aspetto comprensibile di ogni procreazione che passa attraverso la selezione generica, la creazione energetica (fecondazione), per formarsi durante il periodo della crescita formatrice. Ci siamo permessi questa digressione allo scopo di meglio illustrare l'importanza dei tre cicli della genesi, importanza che apparirà chiaramente evidente nel corso di questo piccolo studio, poiché si comprenderà la ragion d'essere delle variazioni di "tendenza" e le diverse manifestazioni vitali che formano la complessità della natura delle specie, che risiede appunto nel la funzione dei numeri, al momento del "divenire" di queste specie. Questo "divenire", o manifestazione degli aspetti, è un risultato della successione armonica e disarmonica delle funzioni e dei poli di uno stato primo, quantitativamente indefinibile. La prima attività è provocata da una disarmonia la cui ragion d'essere risiede nell'opposizione di una quantità definita ad una qualità indefinita come abbiamo visto innanzi. Necessariamente occorre fare astrazione da qualsiasi idea di massa o forma legata a questa qualità prima, il che è irragionevole. D'altra parte la nostra ragione ci forza a supporre l'esistenza di un tale stato avente una sola qualità indivisibile ed indefinibile nella quale sono contenute tutte le forme o quantità. Abbiamo definito questo stato assoluto. Lo stato assoluto è il primo numero; l'Uno irriducibile. Ogni manifestazione è quindi un risultato di addizione all'inizio, e poi di moltiplicazione di questa Unità primitiva, e le quantità così definite si coordinano in nuove unità che sono unità causali di altre combinazioni, ma non sono unità irriducibili e quindi presentano delle qualità e quantità diverse che formano tutte le varianti del Cosmo intelligibile. Quando si verifica uno stato di squilibrio, i due poli contrari non equilibrati attraversano -durante il "vacillamento" della realizzazione fenomenale, dal perfetto squilibrio al perfetto equilibrio - tutte le tappe e tutte le sfumature che anche l'Universo ha percorso in grande. Ogni unità perfetta, cioè armonica perché le sue cause sono equilibrate nella loro reciproca azione e reazione, è riducibile in quanto unità tuttavia, in quanto stato armonico di una creazione precedente, costituisce il punto di partenza di un nuovo fenomeno le cui fasi successive sono delle riproduzioni identiche di diversi fenomeni fondamentali del Cosmo, come successione (relazione qualitativa) e proporzione (relazione quantitativa). La funzione simultanea di questi fenomeni costituisce la vita organizzata delle piante, degli animali e degli uomini. Vi sono quindi due Cosmi ed un solo Universo: il Cosmo creato dall'Uno irriducibile che è il macrocosmo, ed il Cosmo creato dall'Uno riducibile ed armonico che è il microcosmo. L'insieme di tutte queste funzioni multiple e degli innumerevoli fenomeni che ne risultano di cui l'Universo è la manifestazione simultanea - può essere ridotto ad una espressione fondamentale che è lo stabilire, a mezzo dei numeri, la proporzione e la gerarchia delle diverse fasi. Non ci è possibile comprendere l'Universo a mano di rapportare il tutto a quelle quantità, di qualità indeterminata, che si chiamano numeri. Se non si rapporta il Cosmo a queste prime proporzioni, il tutto ci apparirebbe come uno di quei quadri futuristi dove le più disparate impressioni - apparse alla coscienza dell'artista in un solo attimo – sono tutte fissate su una sola tela. É senza dubbio la verità dal momento, ma successivamente l'Universo si è sviluppato, vale a dire che due agenti hanno presieduto alla manifestazione: il tempo ed il movimento, e noi dobbiamo tenerne conto a meno di perderci nell'illusione del fenomeno. Arriviamo così a comprendere che conoscere i numeri è conoscere l'universo e che per studiarli noi dobbiamo: 1° Estrarre i numeri dall'Uno irriducibile fino alla realizzazione della prima unità riducibile perfetta. 2° Seguire queste due unità causali attraverso i tre cicli creatori della polarizzazione, dell'ideazione e della formazione. Dopo di che potremo sostituire il numero Uno con una qualsiasi causa fenomenica (luce, elettricità, etc.), seguirla attraverso tutte le tappe del "divenire", trovare un nome corrispondente ad ogni variante e così avviarci lentamente verso la conoscenza di quel meraviglioso edificio che è la filosofia indù. Ciò sta forse a significare che questa è l'unica filosofia? Certamente no. I termini, i nomi designanti i principi (dévas) non appartengono alla nostra lingua, né alle nostre abitudini; la nostra evoluzione consiste infatti nell'adattare la nostra lingua e le nostre abitudini "occidentali" alla designazione ed alla comprensione di questi principi. Per questo la filosofia orientale è e deve essere la benvenuta educatrice, ma il suo ruolo deve essere limitato all'esempio. |