Tra i fenomeni più clamorosi della vita politica della neonata Repubblica figura senz’altro l’affermazione elettorale del partito dell’Uomo qualunque di Guglielmo Giannini. Commediografo e giornalista napoletano, Giannini aveva fondato nel 1944 una rivista che, per la sua continua polemica barricadiera contro il regime partitico che si andava instaurando, riuscì ad aggregare un vasto settore dell’opinione pubblica in un movimento che si diede veste politica. Erano, i seguaci di Giannini, gli ‘uomini qualunque’ che non credevano all’onestà e alle buone intenzioni dei nuovi - come dei vecchi - governanti, convinti che la frattura tra istituti pubblici e Paese reale fosse ormai insanabile. Forte anche di un linguaggio spigliato e colorito, di facile presa su qualsiasi uditorio, Giannini tentò con successo la carta elettorale, guadagnando al suo partito una buona messe di voti specie alle elezioni per la Costituente (2 giugno) e alle amministrative del 1946. II fenomeno preoccupò non poco gli esponenti dei partiti tradizionali, assai poco assuefatti a fare i conti con i movimenti d’opinione, che dovettero subito predisporre più di una contromisura per riguadagnarsi il monopolio dell’elettorato. Nel 1948, frantumato dagli errori e dall’inesperienza politica dello stesso Giannini, il movimento si sciolse. "Orlando", 16 novembre 1946
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