Un’altra vignetta di stampo prettamente propagandistico che, contrariamente alle precedenti, non mostra più la baldanzosa sicurezza degli inizi della guerra. L’argomento è, ancora una volta, quello dei bombardamenti delle forze dell’aviazione inglese, temuti dalla popolazione civile come una tragica e inestinguibile minaccia. Tuttavia, non c’è più ironia verso il nemico né certezza di superiorità: piuttosto, l’appello al sentimento patriottico, l’invito a far rivivere un orgoglio nazionale messo a dura prova dalle avversità. Era in verità un compito tutt’altro che facile quello di risvegliare nella gente comune l’affezione a un’impresa bellica che, entusiasmante agli inizi, si era ben presto rivelata una drammatica farsa. Ora, tuttavia, non erano più in gioco i destini imperiali del Paese ma la sua stessa sopravvivenza, un obiettivo che da astratto e fumoso era diventato improvvisamente palpabile, sotto gli occhi di tutti. Da qui gli insistiti richiami a concentrare tutti gli sforzi in una dimostrazione di coesione civile, di solidarietà morale prima che politica, di unità al di sopra delle valutazioni singole. Più che di uno sforzo determinante, per il regime si trattò però di un ultimo sussulto prima della capitolazione: il 25 luglio Mussolini fu destituito e, qualche mese più tardi, il nuovo presidente dei Consiglio, Badoglio, firmò l’armistizio. "Bertoldo", 9 aprile 1943
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