Questa vignetta di Nasica documenta con efficacia il tenore dell'animato dibattito pro e contro l'intervento in guerra che in quei mesi si svolse sulle prime pagine della stampa nazionale e che coinvolse il Paese a ogni livello. Scomparsi fin dai primi giorni i fautori di un intervento a fianco di Austria e Germania in quanto un peso determinante venivano esercitando, sul versante opposto, la tradizione risorgimentale - antiaustriaca per sua stessa natura - e l'irredentismo trentino e triestino, rimasero in lotta i fautori di una neutralità ben negoziata e i sostenitori di un intervento militare a fianco di Francia e Gran Bretagna: neutralista a oltranza fu Giolitti, appoggiato dalla "Stampa" di Frassati; antiaustriaci (e pertanto antitedeschi) si dichiararono il "Corriere della Sera" di Albertini e intellettuali come Boito e Salvemini e alcuni uomini politici socialisti, repubblicani e radicali. Sul piano internazionale Francia e Gran Bretagna colmarono di mille lusinghe i diplomatici italiani, mentre sul fronte opposto la Germania fece pressione sull'Austria per la cessione del Trentino all'Italia in cambio della neutralità. Tuttavia, fin dai primi mesi di trattative, fu evidente l'impossibilità di un qualsiasi accordo tra il governo italiano e l'impero austro-ungarico, la cui composizione plurinazionale già negli anni precedenti aveva generato contrasti col nostro Paese, che era sorto in base al principio di nazionalità. Mentre la diplomazia lavorava alacremente, la stampa non perse occasioni per scagliarsi contro l'odiato Francesco Giuseppe, divenuto l'incarnazione della più gretta concezione statale tradizionale contro le aspirazioni nazionali dei molti Paesi soggetti alla sua corona. "Numero", 1° novembre 1914
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