Punteggiata nel corso degli anni da una serie di incidenti militari e diplomatici e da faticose riconciliazioni, la situazione internazionale precipitò bruscamente nel 1911, in seguito a una grave tensione creatasi tra Francia e Germania. La Francia, che da anni mirava a crearsi la possibilità di sottoporre il Marocco a un suo protettorato, colse l’occasione di un’insurrezione di indigeni contro il sultano di quel Paese per intervenire e occupare in armi la città di Fez (21 maggio). Dal canto suo la Germania, preoccupata per l’espansionismo francese, rispose inviando nelle acque marocchine l’incrociatore Panther, ancorandolo nel porto di Agadir. Mentre l’Inghilterra fingeva di protestare per l’iniziativa della Francia, accettata dal 1904, e invece protestando seriamente per quella tedesca, in Italia il ministro degli Esteri San Giuliano ritenne che tale intrico diplomatico-militare potesse danneggiare gli interessi che da tempo il nostro Paese riponeva in Libia. Pertanto diede subito il via a una serie di consultazioni ad alto livello per affrontare la situazione, senza escludere la possibilità di un intervento militare in Africa qualora esso si fosse rivelato ineluttabile. Questo era anche il pensiero di tutti gli altri interessati, tanto che dietro ogni iniziativa di pace s’intravedeva, malcelata, la determinazione di risolvere la questione con le armi. L’opinione pubblica fu profondamente scossa da tali eventi, nei quali ben leggeva l’intrecciarsi di cospicui interessi finanziari con la dichiarata difesa del prestigio nazionale e degli equilibri europei. La vignetta de "L’uomo di pietra" sintetizza efficacemente i sentimenti dell’opinione corrente e costituisce il lugubre presagio della dispendiosa impresa libica che avrà inizio tra non molte settimane. "L’Uomo di pietra", 29 luglio 1911
|