Isaac Newton
Il successore di Silesius alla guida della confraternita fu Isaac Newton. Isaac Newton nacque a Woolsthorpe, nel Lincolnshire il 25 dicembre 1642 (secondo il calendario giuliano) da una famiglia di proprietari terrieri e non conobbe mai il padre, chiamato pure lui Isaac, morto combattendo per il re Carlo I. La madre si risposò con un uomo molto più anziano di lei e se ne andò a vivere con lui, lasciando il figlio, quando questi aveva appena un paio d’anni, alle cure della nonna. Comunque, fin da bambino, mostrava una forte religiosità, in questo incoraggiato dallo zio, un fratello di sua madre, pastore anglicano. La fede fu il faro di tutta la sua vita, dedicata alla conoscenza più analitica possibile dei testi sacri onde interpretarne le verità nascoste. Il giovane terminò sollecitamente gli studi secondari e nel 1661 presso si iscrisse al Trinity College, che già allora godeva di una grande reputazione in tutta l’Inghilterra. Il giovane dovette tuttavia abbandonare Cambridge per la famosa pestilenza del 1665 e, rifugiatosi in campagna, si trovò libero di meditare sulla scienza naturale perseguendo in tale periodo le sue scoperte più brillanti. L’aneddoto della mela cadutagli addosso e che gli avrebbe suggerito la legge di gravitazione universale non ha certezza storica, anzi visto che si tratta di una mela e di una conoscenza raccolta da un albero propenderei per una allegoria biblica, ma quello che è certo è che in questo periodo egli si occupò molto approfonditamente del moto di caduta dei corpi ed iniziò a considerare il moto di rivoluzione della luna intorno alla terra come caso limite di un vero e proprio moto di caduta. Newton entrò ben presto nel corpo docente dell’università di Cambridge con una carriera fulminante e, come vedremo, ciascuna delle sue numerose scoperte sarebbe stata da sola sufficiente a procurargli fama imperitura.
In particolare, nel 1672 il fisico neppure trentenne venne nominato membro della Royal Society di Londra dal re Carlo II, onorificenza grandissima, ma le critiche di Robert Hooke alle sue teorie relative all’ottica urtarono il suo difficile carattere, al punto di rassegnare ben presto le sue dimissioni. In questo periodo tuttavia, si riconciliò finalmente con la madre la quale morì dopo poco tempo. Intanto, egli divenne un importante professore universitario a Cambridge ed in questi anni egli sviluppò e mise in forma sistematica i fondamentali risultati conseguiti nella giovinezza, da 23 a 25 anni, ma non pubblicò più nulla come si era riproposto dopo l’uscita dalla Royal Society. Intorno all’età di 50 anni, nel 1689, egli divenne dapprima deputato nella rappresentanza dell’Università di Cambridge, poi nel 1696 divenne ispettore e successivamente direttore generale della Zecca e si trasferì in veste di alto funzionario a Londra, ove diventò baronetto nel 1705 e sempre più ricco e coperto di onori, non compì più scoperte fondamentali, ma fu responsabile della condanna al patibolo un buon numero di falsari… Egli morì il 20 marzo 1727. Al suo funerale assistette pure un incredulo Voltaire.
Isaac Newton fu inumato nella cattedrale di Westminster accanto alle salme dei grandi d’Inghilterra. L’opera di Newton costituì l’ideale prosecuzione del lavoro di Cartesio che costituì un solido ponte fra l’algebra e la geometria, le quali erano prima di lui considerate argomenti della matematica completamente separati senza poter trattare con metodi algebrici problemi geometrici e viceversa La grande, enorme, fondamentale scoperta di Newton è stata trattare queste ricerche in maniera abbastanza semplice con un insieme di regole che egli riuscì a delineare. Tali metodi furono da lui scovati proprio nel periodo di 18 mesi in cui dovette rifugiarsi in campagna per sfuggire alla pestilenza del 1665 e furono da lui chiamate “metodo delle flussioni”, anche se in termini moderni vanno sotto il nome di calcolo differenziale dove la velocità istantanea viene detta derivata della legge oraria dello spazio rispetto al tempo. Ma egli affrontò pure il secondo grande problema del calcolo differenziale: ricavare invece lo spazio conoscendo l’evoluzione temporale della velocità istantanea; problema molto più difficile, che va sotto il nome di calcolo integrale. Una esposizione dei metodi infinitesimali newtoniani fu pubblicata nel Methodus fluxionum et serierum infinitorum, edito postumo in latino nel 1742 e basato sugli inediti accuratamente preparati dallo scienziato.