La Rabdomanzia al vaglio della Scienza

 

Vediamo come la rabdomanzia è giudicata al lune della scienza.

In Italia (a Milano), in Germania, in Francia lo studio della rabdomanzia fu affrontato, (specie al principio del 1800), da commissioni di tecnici e di specialisti che la sottoposero ad indagini ed a ricerche senza però riuscire a positivi risultati.

Vista la difficoltà di dare una soluzione al problema arduo anziché no, la scienza ha lasciato da parte la rabdomanzia, l'ha guardata con viso arcigno, e poiché i suoi compiti - ricerca di ricchezze del sottosuolo - costituiscono senza alcun dubbio una finalità eminentemente pratica, ha cercato di sostituirvi metodi e sistemi, strumenti e calcoli.

 

La Geologia ha intensificato le sue ricerche teoriche, si é alleata alla geofisica per ricerche sperimentali ed hanno insieme creato un arsenale di strumenti che vanno dal galvanometro statico dello Schidt, al polarizzatore atomico, ai magnetometri, ai cannocchiali idrografici, alle bilance di torsione e via dicendo.

Il prof. Grossi, diligente studioso dell'argomento, raggruppa i metodi adottati per scoprire le acque sotterranee in questi tre:

Metodo Geologico

Metodo Geofisico,

Metodo Rabdomantico

 

 

Metodo Geologico, ossia geognostico e stratigrafico del terreno, costituisce come una logica preparazione a ricerche di qualsiasi genere.

E può, al dire del Grossi, la geologia dare concrete risposte sulle caratteristiche del suolo e quindi precisare la quantità e la profondità di falde acquifere.

 

Metodo Geofisico con sistema gravimetrico, magnetico, sismico, radioattivo, specialmente adottato per la ricerca dell'acqua che, come é noto, è buona conduttrice.

Ma lo stesso prof. Grossi viene alla conclusione che “i metodi geologico e geofisico - pur dando, nella massima generalità dei casi, delle segnalazioni utilissime, e pur rappresentando quanto di meglio la scienza può, fino ad ora, offrire - non rispondono ancora in modo completo ed in ogni caso a tutte le richieste”; perciò - egli aggiunge -  “si ricorre spesso all'opera dei rabdomanti”. E nel trattare di essa, illustrando il metodo rabdomantico, egli riferendosi alle conclusioni di una commissione nominata dalla Università di Lovanio, conclude che: “la percentuale delle designazioni ottenute mediante la bacchetta non è superiore a quella che avrebbe potuto dare, e dà, il calcolo delle probabilità”. E aggiunge: “Quando poi si tratta di rabdomanti esperti di idrologia scientifica, la percentuale aumenta, ma non supera quella che darebbero le ricerche ove fossero condotte, anziché da un rabdomante, da un geologo senza bacchetta”.

 

C'é qui da obbiettare che anche i geologi hanno dato spesso pareri mal sicuri ed incerti, che altra volta hanno fatto fare sondaggi e perforazioni inutili.

Queste involontarie incertezze non possono tuttavia consigliare a servirsi mai o mai più dei geologi. Così dicasi dei rabdomanti.

Se il rabdomante agisce per ciarlataneria o per pura avidità di guadagno, certo è opportuno diffidarne; ma se il rabdomante assume la responsabilità dei suoi referti, e se opera col controllo di vagli scientifici, può non essere inutile il suo intervento. E può essere, aggiungiamo, anche più opportuno e più economico della stessa ricerca scientifica.

Questa, per operare, ha bisogno di un bagaglio di preparativi, di un arsenale di strumenti, ed è lenta nel movimento, incerta spesso, costosa sempre.

II rabdomante opera con maggiore semplicità, con maggiore agilità ed anche con minore spesa.

Tutto calcolato, non va disprezzata né ostacolata l'opera sua.

Può, invece, agire di pari passo, quasi di completamento e di aiuto della ricerca scientifica.

Quando la geologia stabilisce la possibilità di ricerca sopra un terreno che presenti possibilità di occultare falde acquifere o miniere, sarà più facile e più semplice ricorrere alle esplorazioni del rabdomante, il quale individuerà la zona più sicura.

Il controllo degli strumenti scientifici seguirà subito e agirà quindi su zona più circoscritta con minor perdita di tempo e con minor spesa.

La rabdomanzia, dunque, potrà sottoporsi al vaglio della scienza; potrà cooperare con essa e se ne avranno, cosi, pratici risultati utili alle ricerche.

 

Si pensi come possa essere utile oggi e solidamente proficuo provvedere alla esplorazione del nostro territorio, che può ridare alla luce antichità sepolte o svelarci tesori occultati nelle viscere della terra!

E che la rabdomanzia abbia spesso additato queste ricchezze é fatto incontrovertibile. Basterà ricordare le esplorazioni del Castelli; quelle dell'avv. Pesce, in Liguria; quelle del prof. Mercati nel Barese; quelle dell'ing. Ghia nel Parmigiano; quelle del cav. Satori, a Tuscania; quelle di padre Maggioni a Triuggio in Lombardia; quelle più recenti e tanto recentemente esaltate dalla stampa della Mataloni a Capena, a Pompei; e io aggiungerò quelle di un mio ottimo amico, il cav. De Vita di Roma, che nella zona vulcanica dei Castelli Romani, - così incerta per la identificazione di acque fra la roccia vulcanica - ha indicato una ventina di pozzi che ormai hanno arricchita di ottima acqua quella importante zona agraria. Ma, quel che più vale, ha escluso che acqua vi fosse dove alcuni speravano di trovarla, evitando così inutili spese e ricerche.

 

Indice

Cosa è la RabdomanziaChi è il RabdomanteCome si esercita la RabdomanziaLa Rabdomanzia con il Pendolo

La Rabdomanzia al vaglio della ScienzaI limiti della RabdomanziaConclusioni