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3. Gli Eletti Cohen e l'Ordine Martinista

 

G. Abramo:

Per una migliore intelligenza di quanto abbiamo innanzi accennato e di quanto andremo evidenziando in seguito circa i rapporti tra gli Eletti Cohen e l'Ordine Martinista, è necessaria qualche puntualizzazione, tenuto conto del fatto che sul Martinismo esistono pareri, punti di vista e terminologie che lo rendono estremamente confuso oltre che nel suo messaggio, nelle sue tecniche e nelle sue possibilità, anche nella storia dei suoi diversi momenti.

Il Martinismo, anche se certi dettagli e validità in qualche "momento" possono essere discutibili, in linea di massima, è stato ritenuto una forma occidentale di "via iniziatica", anche se, per la maggioranza delle persone esso è una dottrina filosofica, un movimento di idee ed un Ordine costituito per propagandarle che si riconnettono a Louis Claude de Saint Martin da cui avrebbero avuto origine.

Così si definisce con il termine di Martinèsismo quella corrente di idee, quella visione del mondo e quell'insieme di pratiche rituali atte a realizzarne i presupposti teorici stabilite da Martinès de Pasqually, Maestro di L.C. de Saint Martin.

Infine con il termine Willermozismo si indica l'adattamento massonico di queste idee e di queste pratiche che ne fece Giovan Battista Willermoz.

 

P. Mascetti:

Non è vero: Willermoz non fece l’adattamento massonico del Martinèsismo ma, secondo quanto scrive lo stesso Willermoz, il suo intento era di porre l’ insegnamento esoterico del suo maestro al sicuro dall’oblio facendone l’istruzione segreta della Grande Professione. Visto che questa istruzione segreta è stata ritrovata (pubblicata una prima volta in: Ostabat, Les Chevaliers Profès de la Stricte Observance Templière et du Régime Ecossais Rectifié, Le Symbolisme, Avril – Juin 1969, pp. 240 – 283, ed una seconda volta in René Le Forestier, La Franc-Maçonnerie templière et occultiste aux XVIIIe et XIX siècles, Editions Aubier-Montaigne Paris et Éditions Nauwelaerts Louvain, 1970, Appendice a cura di Antoine Faivre, da pag. 1021 a pag. 1049), si può affermare senza alcun dubbio, perché è a disposizione di tutti, che di Martinèsismo ha ben poco mentre fornisce spiegazioni simboliche, alternative a quelle comunemente condivise a quel tempo, circa la funzione della iniziazione massonica inserendovi elementi che si rifanno al Martinèsismo. Riassume così R. Amadou nel Dictionnaire de la Franc-Maçonnerie: “I punti più importanti dell’istruzione segreta dei Grandi Professi sono la natura dell’iniziazione e quella della Libera Muratoria; un compendio dell’epoca Martinèsista dove spiccano Dio, gli spiriti emanati, il cosmo creato, l’umanità; una interpretazione del simbolismo del Tempio di Gerusalemme alla luce del Martinèsismo e in rapporto alla Libera Muratoria. Lo scopo di Willermoz era, dunque, di preservare la dottrina di cui Martinès de Pasqually era stato, secondo quanto quest’ultimo gli aveva insegnato, uno dei mezzi intermedi; mantenere, mentre l’Ordine degli Eletti Cohen si stava dissolvendo, la vera massoneria secondo il modello che Martinès de Pasqually gli aveva rivelato essere l’archetipo e che garantisce una conformità dottrinale con la dottrina della reintegrazione.” Non si tratta, quindi, di un adattamento massonico del Martinèsismo ma di una visione diversa della massoneria elaborata secondo i canoni del Martinèsismo a riprova di quanto ho già sostenuto circa l’influenza del Martinèsismo nella massoneria.

 

G. Abramo:

In linea generale, dunque, si può ritenere che l'importanza dell'unicità della fonte, cioè l'insegnamento di Martinès de Pasqually, è abbastanza relativa, tanto che Saint Martin abbandonerà completamente le tecniche teurgiche insegnategli dal suo Maestro e Willermoz dovette accettare il loro adattamento alla Massoneria, cioè ad una via iniziatica che presentava, come già innanzi accennato, caratteristiche che se pure non erano in netto contrasto, certamente ne differivano nell'essenza.

Ciò premesso, possiamo riassumere i diversi momenti del Martinismo come segue:

  1. Martinèsismo (o Martinismo primitivo). Ha come ispiratore Martinès de Pasqually e come espressione l'Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell'Universo; in questo Ordine è da sottolineare la presenza di una classe segreta, quella dei Reau+Croix, meta di un iter consistente in una pratica progressiva di natura magico-teurgica.

  2. Martinismo antico. Ebbe come ispiratori i due discepoli di Martinès, ciascuno dei quali diede vita ad una scuola con tecniche sue proprie ed esattamente: G.B. Willermoz creò l'Ordine dei Cavalieri Beneficienti della città Santa di Gerusalemme innestato sull'Ordine Massonico della Stretta Osservanza Templare che seguiva una tecnica prevalentemente ritualistica ed operativa-massonica; L.C. de Saint Martin abbandonò le tecniche Cohen, collaborò dapprima con Willermoz per staccarsi successivamente da ogni ritualità di tipo massonico e per praticare la via cosiddetta "cardiaca", ad indirizzo mistico-filosofico.

  3. Martinismo moderno. Papus fu l'animatore e l'organizzatore (anche se non unico) di tale forma di Martinismo che si diffuse notevolmente nel periodo antecedente la prima guerra mondiale e che talvolta assunse anche aspetti competitivi con la Massoneria (Ordine nel quale, per altro, Papus non venne mai accettato). Pur essendo partito da basi sufficientemente valide, in un secondo momento assunse aspetti degenerativi e mistico-devozionali, precipitati a livelli pressoché profani.

  4. Martinismo contemporaneo. Ha come ispiratore Robert Ambelain. In esso permangono indirizzi ereditati dal Martinismo moderno che, come si verifica particolarmente in Francia, giunge a degenerazioni mistiche-cristiane. Per documentare quest'ultima affermazione riteniamo più che sufficiente qualche frase di Papus:

Occorre ricordare che la potenza invisibile viene da Cristo, Dio incarnatosi attraverso tutti i piani e perciò non bisogna entrare nel piano invisibile con un essere astrale o spirituale che non confessi il Cristo in questo modo. [dal Trattato Elementare di Scienza Occulta]

È a Saint Martin stesso che l'Ordine è debitore non solo del Sigillo dell'Ordine, ma anche del nome mistico del Cristo che orna tutti i documenti ufficiali del Martinismo. Occorre veramente la mala fede di un clericale per pretendere che questo nome sacro si rapporti a persona diversa da Nostro Signore Gesù Cristo, il Verbo Creatore. [da Martinismo, Willermozismo, Martinismo e Massoneria].

[...] Il terzo carattere del Martinismo è d'essere cristiano. Il Martinismo difende l'azione del Cristo, illuminatore della razza bianca su tutti i piani [...].

Il Figlio di Papus, Philippe, rincara la dose:

[...] il Martinismo è una cavalleria cristiana, o se si preferisce è una linea cavalleresca di perfezionamento individuale e collettivo.

E, dulcis in fundo, in una circolare del 5 aprile 1968 è proprio Papus figlio ad obbligare i Martinisti alla credenza nella divinità del Gesù Cristo e alla recita del Pater nelle riunioni di gruppo.

Non intendiamo affatto trarre conclusioni sulla base di quanto innanzi indicato, tuttavia ci sembra giustificata, tenuto conto di queste premesse, l'esistenza di qualche "ombra" sul carattere "iniziatico" e tradizionale del Martinismo, affermato da più parti e da più autori.

 

P. Mascetti:

Io non ho nulla a che fare sia con il Cristianesimo che con il Martinismo e, al momento, penso che non ne avrò neppure in futuro perché il mio ambito di ricerca personale è diverso, ma non userei mai queste affermazioni così ottuse. Il Martinismo non ha un carattere iniziatico perché troppo cristianeggiante? È una affermazione gratuita e arrogante, priva di dimostrazione. Sia il Cristianesimo che il Martinismo hanno generato, in proporzione alle rispettive diffusioni, figure di grande levatura morale, sapienziale ed iniziatica. Per fortuna, non è stato ancora istituito l’ente per il rilascio della patente di regolarità iniziatica e tradizionale.

 

G. Abramo:

Infine ci sembra di una qualche utilità ricordare la circostanza più che notoria che, verso la fine della sua vita, Papus divenne un cristiano convinto, tanto che sembra fosse sua intenzione sciogliere l'Ordine Martinista e trasformare i Superiori Incogniti in altrettanti Samaritani Incogniti.

D'altra parte lo stesso Ambelain non sembra essere stato estraneo a certe tentazioni o convinzioni.

 

P. Mascetti:

Ci sarebbe anche l’ambigua figura di maître Philippe ma forse la vicenda non è ancora stata tradotta in italiano ed è sfuggita alla critica del nostro saggista.

 

G. Abramo:

C'è, infine, da notare che alcune impostazioni ed anche quel tingersi di occultismo di cui Papus fu volgarizzatore e propagandista, così come l'eccessivo eclettismo portarono, dopo la morte di Papus, a numerose scissioni, fra le quali ricordiamo le principali: l'Ordine Martinista Sinarchico di Blanchard (1918); l'Ordine Martinista facente capo alla sede di Lione con coloritura fortemente Martinèsista (1920); l'Ordine Martinista Tradizionale con Agostino Chamboseau (1931) che proprio insieme a Papus era stato uno dei fondatori del Martinismo moderno; l'Ordine Martinista Rettificato di J. Boucher (1948).

Per completezza di informazione, ed anche per i fini che ci siamo prefissi, è qui il caso di aggiungere che il Martinismo Francese che abbiamo innanzi tentato di classificare e di schematizzare, almeno nelle sue linee principali trova una sua proiezione nel Martinismo Italiano, nel quale, in verità, non si rinvengono che labilissime tracce di quello che abbiamo chiamato "Martinismo Primitivo". Infatti, pare che siano esistiti due o tre Cohen, ben presto confluiti nei Cavalieri Beneficienti della città Santa.

Quello moderno ebbe delle caratteristiche particolari perché subì l'influenza della scuola ermetica italiana. Non è superfluo, al riguardo, ricordare che Giuliano Kremmerz collaborava alla rivista martinista “O Thanatos”.

Inoltre, nel Martinismo moderno si ebbero anche caratteristiche degenerative, e quanto a quello contemporaneo proveniente dalla scuola di R. Ambelain continuò – come in Francia – il suo non sempre pacifico rapporto con quello Papusiano, anche a causa della diversità delle tecniche e della formazione iniziatica.

 

P. Mascetti:

Martinismo primitivo: ho già detto di quanto sia sciocca ed erronea questa espressione soprattutto se usata, come in questo caso, come sinonimo di Martinèsismo. Martinismo italiano: secondo il conte Ventura (Tutti gli uomini del Martinismo, Atanor, 1978) dagli archivi di Papus risulta che, nel 1898, in Italia sarebbero esistite otto logge martiniste e successive notizie storiche inoppugnabili confermano una ragguardevole presenza martinista nei primi anni del 20° secolo. Chi scrive “per completezza di informazione” dovrebbe essere più preciso: sulla base di tutte le informazioni storiche consolidate e precedentemente accennate come potevano esserci in Italia due o tre Cohen alla fine del 19° secolo, ben presto “confluiti nei Cavalieri Beneficenti della Città Santa”? Su che cosa poggia questa “informazione completa” e quale sarebbe il suo grado di completezza?

 

G. Abramo:

A questo punto, non ci sembra il caso di continuare ad esaminare nei dettagli il Martinismo. Qualche informazione l'abbiamo data, per avvicinarci allo scenario che ci interessa, e quindi è tempo di passare ad altro ed esattamente ad uno studio più ravvicinato dell'Ordine Martinista degli Eletti Cohen.

 Cominciamo innanzitutto con il precisarne la genesi.

Robert Ambelain che era in possesso della filiazione di Chamboseau il 4 aprile del 1942, inizia altri due amici al Martinismo, costituendo così un primo triangolo e facendo sorgere dall'oblio del tempo le forme operatorie dei vecchi Cohen (cioè del Martinismo Primitivo) ed addirittura nel settembre, il 24, dello stesso anno, otto operatori ritualmente compirono il "Grande Scongiuro Equinoziale" e tre di questi ottennero la comparsa dei "passi". Sicché come scrive lo stesso Ambelain:

Il 4 aprile 1943 alla Nuova Luna di Equinozio, 18 cerchi teurgici si accesero a Parigi. Il 29 settembre dello stesso anno 25 schemi teurgici simili si illuminarono alla stessa ora, nel silenzio della notte. [...] A Pontarlier, a Lione, a Calais, a Nantes altri S.I., al centro di circoli magici simili, circondati dalle stesse "luci" simboliche che avevano protetto gli Eletti Cohen di un tempo, lanciavano alla stessa ora, con una forma identica, lo stesso "vortice" liberatore. Lo slancio era preso, esso non doveva più arrestarsi, la coorte di Teurgi che era stata suscitata da Martinès de Pasqually andava rinascendo ed organizzandosi, vera "Cavalleria mistica" all'interno di un mondo sempre più materialista.

Dopo i primi tempi del "risveglio" degli Eletti Cohen, in cui si manifestò qualche incerto passo verso la Massoneria (sembra che fosse stata anche costituita una loggia massonica) l'Ordine venne veicolato verso il Martinismo di Saint Martin che era la sua effettiva radice, secondo le seguenti corrispondenze:

 

P. Mascetti:

La loggia massonica fu effettivamente costituita e la lettera circolare di comunicazione porta la data del 1° Novembre del 1943. Eccone alcuni passaggi a riprova che l'Ordine nacque con una base massonica: [. . . .] viene costituito all’Oriente di Parigi, un “Tempio Cohen” [. . . ] Come tale, si proclama dunque costituito sotto l’antico appellativo del 18° secolo, cioè: “ORDINE DEI CAVALIERI MASSONI ELETTI–COHEN DELL’UNIVERSO”. [. . . .] Il suddetto Tempio di Parigi ripristina la regola del 18° secolo, che esigeva il 3° grado massonico (“Maestro”), rilasciato da qualsiasi Obbedienza regolare, per i suoi nove gradi interni. A questo scopo viene costituita, a fianco del Tempio, una loggia simbolica di San Giovanni, con la denominazione di “Alessandria d’Egitto”. [ . . . . ] Innestare successivamente l’Ordine degli Eletti Cohen sul Martinismo fu un errore madornale perché modificava la natura massonica originale del 18° secolo, riaffermata nel 1943, e apriva la strada a incomprensioni e problemi a non finire con un mondo, quello martinista, che era stato, fin dal suo nascere, dichiarato sui generis dal suo stesso fondatore. Ciò detto, mi sembra che il successivo sviluppo storico dell’Ordine sia tutto spiegabile su questa ambiguità che il Fratello Ivan Mosca si affrettò a correggere nel 1967 per mezzo del Protocollo di Intesa.

 

G. Abramo:

  • Prima serie (Ordine esteriore): 1) Associato; 2) Iniziato; 3) Superiore Incognito.

  • Seconda Serie (Ordine Inferiore): 4) Maestro Cohen o Superiore Incognito Libero Iniziatore; 5) Maestro Eletto Cohen equivalente a Scudiero Novizio; 6) Gran Maestro Cohen equivalente a Grande Architetto, Cavaliere Beneficente della città Santa, Apprendista Reau+Croix; 7) Cavaliere d'Oriente equivalente a Grande Eletto di Zorobabele, Cavaliere Professo, Compagno Reau+Croix; 8) Comandante d'Oriente equivalente a Cavaliere Professo, Maestro Reau+Croix; 9) REAU+CROIX equivalente a Cavaliere Gran Professo 2°, Potente Maestro Reau+Croix.

Come appare con assoluta evidenza vi è la serie completa dei gradi degli Ordini Martinisti che culmina con il quarto grado, quello del Libero Iniziatore o del Superiore Incognito.

Gli ulteriori sviluppi della storia dell'Ordine confermeranno questa impostazione.

Per meglio capire questi sviluppi dobbiamo ritornare al Martinismo in generale, la cui storia abbiamo abbandonato intorno agli anni '20 e che, per il momento, non ci interessa seguire nei dettagli, almeno fino agli anni '50, che si presentano ricchi di eventi e di avvenimenti interessanti per i nostri fini.

Quindi, per illustrare brevemente lo scenario nel quale ci muoviamo, precisiamo che agli inizi degli anni '50, in Francia, degli antichi ordini e movimenti Martinisti erano sopravvissuti:

  • Ordine Martinista Martinèsista (sede Lione) che deriva la sua filiazione da Papus, ma ha pretese precedenti Martinèsiste (scuola di Lione, quindi Willermoz, allievo di Martinès, quindi Bricaud che vuol rivivere e fa rivivere la selettività massonica e la Gnosi come condizioni sine qua non per la "qualificazione" di martinista);

  • L'Ordine Martinista degli Eletti Cohen ricostituito da Robert Ambelain che esplicitamente si rifà a Martinès de Pasqually e possiede una via operativa, pur ammettendo nel suo seno – ma sino al IV grado – Martinisti che intendevano seguire la via interiore o "cardiaca";

  • Il Nuovo Ordine Martinista con Philippe Encausse (che assume anch'egli il nome di Papus) e che in quest'epoca incomincia un profondo travaglio, alla ricerca della propria via

P.Mascetti:

Philippe Encausse, figlio di Gerard Encausse (Papus), prese il nome di “Jean” e non risulta che abbia preso successivamente anche il nome iniziatico del padre. Quale è la fonte di questa informazione?

 

G. Abramo:

Dobbiamo fermarci un poco su quest'ultimo Ordine, per meglio chiarire gli sviluppi ulteriori.

Nel 1953 rivide la luce, diretta da Philippe Encausse, con la collaborazione anche di R. Ambelain, L'Initiation, la rivista fondata da Papus padre nel 1888 e pubblicata fino al 1914. Nel primo numero (gennaio-febbraio 1953) sulla copertina faceva bella mostra di sé la scritta L'Ordine Martinista di Papus rinasce... e all'interno fra le notizie riguardanti l'Ordine si leggeva:

Aperto agli Uomini e alle Donne di buona volontà, il Martinismo è un gruppo iniziatico che possiede una dottrina ed una mistica, un metodo di lavoro sia individuale che di gruppo, una linea di ispirazione su cui ciascuna intelligenza deve lavorare secondo le proprie possibilità.

Il suo fine è quello di costituire una cavalleria mistica ed esoterica al fine di lottare - ciascun membro nella sua sfera - in nome dei princìpi che ci dirigono, in favore dello spiritualismo. 

L'Ordine Martinista comprendeva:

Membri associati o aderenti; Iniziati limitati al solo grado di Superiore Incognito (solo il grado di S.I. conferisce il diritto ed il potere di iniziare secondo la Tradizione).

Quanto alla presenza delle donne si precisava:

Conformemente alle direttive di Louis Claude di Saint Martin ed a quelle ulteriori di Papus, la donna è ammessa con eguaglianza assoluta con l’uomo, essendo l’una il complemento dell’altro.

Nell'ultimo numero della rivista del 1954 si poteva leggere un avviso in cui i membri maschili dell'Ordine Martinista (di Papus), desiderosi di mettere in pratica gli insegnamenti di Martinès de Pasqually, e di applicare la teurgia degli Eletti Cohen, si potevano rivolgere a Robert Ambelain. Ciò significava, sic et sempliciter, che lo stesso Ordine Martinista di Papus, o almeno i suoi membri maschi erano autorizzati ad appartenere anche ai Cohen, ma questo indicava altresì che si erano stabiliti validi rapporti fra i gruppi e che da tali rapporti sarebbero scaturiti futuri legami.

Tuttavia certe situazioni non lasciavano presagire nulla di buono. Infatti, ad esempio, un articolo apparso sulla rivista così terminava:

Fermiamoci a chiudere il cerchio di questo breve studio... che può essere il preludio di un rinizio... In un futuro apocalittico dei rari adepti mormoreranno come una litania ricca di incanti:

 Martinès de Pasqually: il Profeta Claude de Saint Martin: l'Iniziato Philippe: il Reintegrato.

 E che dire dell'art. 10 dei Regolamenti Generali che così recita:

Il Venerdì santo alle ore 21 (ora di Parigi) tutti i Martinisti sparsi sulla superficie del globo ed aderenti all'Ordine dovranno, sia individualmente, sia in gruppo, raccogliersi, recitare il Pater ed indirizzare con tutta la loro anima e tutto il loro cuore un pensiero di Amore e di gratitudine a Nostro Signore Gesù Cristo.

Eppure, nonostante queste premesse, i legami tra i martinisti delle diverse correnti ed il desiderio di arrivare ad una unificazione dell'Ordine portarono i rappresentanti più qualificati del Martinismo alla costituzione - il 26 ottobre 1958 - della Unione degli Ordini Martinisti.

A questo punto vale la pena di riportare qualche stralcio del documento firmato il 15 dicembre 1958 dai tre Grandi Maestri: Dupont, Encausse, Ambelain.

Nell' Art. I. vengono elencate le sopravvivenze legittime del Martinismo e cioè:

  • l'Ordine Martinista Martinèsista di cui l'Illustrissimo Fratello Henri-Charles Dupont è il Sovrano Gran Maestro in quanto successore legittimo e regolare degli illustri e compianti Fratelli Teder, Bricaud e Chevillon, successione che rimonta al 1916, alla morte dell'Illustre e compianto Fratello Papus deceduto il 25 ottobre di quell'anno ed il cui anniversario è stato commemorato al cimitero del Pere Lachaise la vigilia di questa riunione;

  • l'Ordine Martinista di cui l'Illustrissimo Fratello Philippe Encausse è il Sovrano Gran Maestro in quanto successore regolare dell'Ill.mo F. il dott. Gerard Encausse, detto Papus, suo Padre, Ordine risvegliato a Parigi, nel 1951;

  • l'Ordine Martinista degli Eletti Cohen di cui l'illustrissimo F. Robert Ambelain è il Sovrano Gran Maestro essendo stato nominato Gran Maestro Sostituto dagli illustrissimi e compianti Georges Lagreze e Camille Savoire "Cavalieri Beneficienti della Città Santa" al momento del risveglio dell'Ordine nel 1942 e detentore regolare degli archivi autentici (XIII sec.) del Martinismo.

Art. II. Questa Unione degli Ordini Martinisti ha per organismo direttore una "Camera di Direzione" di sei membri composta dai tre sovrani Gran Maestri e dai loro Fratelli Assistenti.

L'Art. III. dichiara che l'obiettivo è quello di mantenere i contatti fraterni tra i FF. dei tre Ordini.

L'Art. IV. stabilisce che i candidati saranno orientati secondo le tendenze di ciascuno d'essi verso il Martinismo di Saint Martin (via cardiaca) o verso il Martinismo di Don Martinès de Pasqually (via operativa).

L'Art. V. dichiara che solo l'Unione, per mezzo dei tre Ordini, è abilitata a concedere i poteri di costituzione di gruppi martinisti internazionali, così come a confermare a quelli esistenti i poteri che detengono.

Stabiliti gli elementi di base dell'unificazione ben presto si pervenne ad intese sempre più strette, tanto che il 1 dicembre 1959 si convenne che "parole, segni e toccamenti" divenissero gli stessi nei tre Ordini, per i primi tre gradi (Associato, Iniziato e Superiore Incognito).

Il 13 agosto 1960 C.H. Dupont, G.M. dell'Ordine Martinista Martinèsista designa Philippe Encausse come suo unico e regolare successore e il 16 settembre 1960, con una lettera circolare, invita i membri del suo Ordine a riconoscerlo come loro Gran Maestro, mentre per coloro che si sentivano portati alla pratica operativa consigliava (in applicazione del Trattato di Unione) di continuare la loro attività nell'Ordine Martinista degli Eletti Cohen. Così facendo praticamente chiudeva l'Ordine Martinista di Lione e il 1 ottobre 1960 Dupont moriva.

Tutto questo ci serve per precisare che, a partire dall'agosto 1959, in Francia esistevano solo due Ordini Martinisti il cui processo di collaborazione e unificazione si faceva sempre più stretto sicché in data 28 ottobre 1962 si registra l'ultima fase: viene infatti proclamata l'unificazione dei due Ordini in un solo Ordine Martinista.

Senza aggiungere interpretazioni o commenti particolari, per una migliore lettura degli eventi, affidiamoci al seguente stralcio del protocollo di unificazione:

L'Ordine Martinista fondato dal dottor Gerard Encausse nel 1891 e ricostituito dopo il 13 agosto 1960 con la fusione dell'Ordine Martinista detto di Papus – che aveva ripreso forza e vigore nel 1952 – e l'Ordine Martinista di Lione – il cui primo Sovrano Gran Maestro fu nel 1916 Teder — e l'Ordine Martinista degli Eletti Cohen, derivante dall'Ordine Martinista tradizionale e dall'Ordine della Rosa+ Croce d'Oriente e ricostituito clandestinamente nel 1942 durante l'occupazione tedesca [... qui segue tutta una serie di premesse e di considerazioni] si suddividerà in due organizzazioni iniziatiche distinte e cioè:

  • un Cerchio Esteriore detto Ordine di Saint Martin corrispondente al vecchio Ordine Martinista ed all'Ordine esteriore dei Cohen in cui vengono raggruppati i membri dei due sessi nei gradi di Associato, Iniziato e Superiore Incognito e per i soli maschi di S.I.I. 4;

  • un Cerchio Interiore detto Ordine degli Eletti Cohen riservato agli uomini e composto dei gradi seguenti: Maestro Eletto Cohen, Cavaliere d'Oriente, Commendatore d'Oriente e Reau+Croix.

Alla testa dell'Ordine Martinista (Cerchio Esteriore) veniva posto Encausse, alla testa dell'Ordine Interiore Ambelain.

La nuova formazione prende dunque il via con l'accordo di tutti, ma ben presto le differenti tendenze cominciarono ad emergere seguite dallo scambio di accuse reciproche di magia da una parte e di fideismo o di forme di adorazione dall'altra, se non addirittura di Cristianesimo stretto (del resto Encausse ed il suo entourage non facevano mistero di tale ultima posizione).

Fatte queste premesse, si giunge al 1967 quando Robert Ambelain si dimette dall'Ordine che aveva creato e che reggeva come Sovrano trasmettendo ogni cosa al suo luogotenente Hermete (I.M., un noto pittore ed altrettanto noto esponente della Massoneria italiana ed ancor più del Rito Scozzese Antico ed Accettato).

In una circolare del luglio 1967 Ambelain, dopo aver lamentato lo stato delle scienze esoteriche e delle organizzazioni iniziatiche, prende commiato da tutti terminando così:

Per questo augurando lunga vita e prosperità all'Ordine Martinista e feconda evoluzione spirituale ai suoi membri, io vi prego di credermi, carissimi FF. e SS. fraternamente a voi davanti alle Luci, firmandomi per l'ultima volta Aurifer - Sovrano Gran Commendatore dell'Ordine Martinista.

Precedentemente, come si è detto, il 29 giugno 1967, aveva designato come suo legittimo e regolare successore I.M. il quale il 14 agosto 1967 firmava un protocollo con Philippe Encausse con il quale veniva sancita la fine dell'unificazione stabilendo che:

  1. la divisione in un Ordine esteriore ed uno interiore è soppressa;

  2. che vi saranno d'ora innanzi due Ordini distinti: l'uno che seguirà la via "cardiaca", l'altro la via "operativa";

  3. che poiché la base dell'Ordine degli Eletti Cohen è formata da S.I.I. 4°, esso avrà la qualità (i poteri) di trasmettere i primi tre gradi del Martinismo che nel protocollo viene definito "tradizionale";

  4. che la doppia appartenenza è ammessa;

  5. che l'Ordine, d'ora in avanti, riprende il titolo di Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell'Universo.

Tutto sembrava abbastanza chiaro e definitivo, ma in verità le cose nell'Ordine Cohen si trascinarono sino all'aprile del 1968. Ambelein fu sollecitato a riprendere la sua carica, fu richiesto il suo parere che non negò (lettere del 4 aprile 1968 e 20 aprile 1968), partecipò anche alla riunione del Tribunale Sovrano del 22 aprile, ma rimase irremovibile nella sua decisione.

La riunione del 22 aprile avvenne insieme a qualche chiarimento nei rapporti interpersonali tanto che Ambelain il 27 aprile scriveva al F. Hermete (I.M.): [...] Tu feras de cet Ordre ce que tu jugeras bon. Peur moi, je me consacre à une autre formule [...].

Probabilmente erano sorti dei dubbi sulla validità delle proposte di Ambelain ad una ripresa dell'attività dell'Ordine stesso. E concludeva: Nous demeurons Fréres par qualque chose de solide e de valable, la fraternité séculaire qui unit millions e demi d'Hommes par le monde. C'est assez pour que continue a te dire: très fraternellement a toi: R. Ambelain.

Il 29 aprile 1968 una circolare firmata per l'Ordine Cabalistico della Rosa+Croce dal Gran maestro R. Ambelain e per l'Ordine Martinista Iniziatico da G. Bousset annunciava la costituzione dell'Ordine Martinista Iniziatico dopo aver fatto il punto sullo stato dei rapporti che erano intercorsi tra il Martinismo di Papus e l'Ordine Interiore dei Cohen e constatato che il primo non aveva mantenuto il patto di unificazione perché era stata condotta una campagna senza cessa contro il Martinismo Operativo, la Teurgia Martinèsista, qualificando [...] questi studi e le operazioni di satanismo e di magia nera.

Il 14 agosto 1968 l'Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell'Universo veniva posto in sonno per un periodo indeterminato dal suo sovrano I.M.

Questo era il frutto sia della citata riunione, sia di una riunione tenuta il 10 maggio 1968 in cui erano sorti dubbi sulla validità delle filiazioni e sulla "presenza" della "energia prima" nel corso delle operazioni e via dicendo.

 

P. Mascetti:

Che senso ha l’espressione “e via dicendo” se non quello di trattare il problema con iattanza e superficialità? Il testo integrale del Decreto di messa in sonno dell’Ordine è inserito nei miei “Appunti” (edizione del 1991) che, purtroppo, sono in possesso dell’autore di questo articolo. Dico purtroppo perché, conoscendo il testo integrale, ne avrebbe potuto fare un uso migliore in quanto, sulla rivista L’Initiation, venne pubblicata soltanto la seconda parte e non il preambolo dove sono chiaramente indicate le ragioni della messa in sonno. Non erano sorti dubbi sulla validità della filiazione ma era stato dichiarato ufficialmente, sulla base del rapporto del Fratello Amadou, che la filiazione non esisteva e non esiste. Deve essere sottolineato, con tutta l’enfasi necessaria, che tale affermazione nasce dal Tribunale Sovrano dell’Ordine il quale, in assoluta autonomia, ha preso atto della situazione e non ha dovuto contrastare una critica proveniente dall’esterno. Del resto il S. G. C. Fratello Ivan Mosca non avrebbe accettato alcuna situazione di compromesso e a tal proposito vale ricordare che nel 1967 fece pubblicare sulla rivista L’Initiation un invito, rivolto a tutti coloro che ritenevano di essere i legittimi possessori della vera filiazione dell’Ordine, a manifestare le loro rivendicazioni e a produrre i relativi documenti di prova. Nessuno si presentò. Per quanto riguarda le altre motivazioni della messa in sonno sarà sufficiente dire, senza qui riportare l’intero testo, che non sono in alcun modo in relazione con la “presenza dell’energia prima” ma si riferiscono alla difficoltà di costituire una vera fratellanza iniziatica, della quale viene indicato lo scopo. Deve essere chiaro che i problemi nascono sempre e soltanto dalla inadeguatezza umana e mai dall’Energia Prima la quale non ha certamente bisogno delle rigide norme della regolarità iniziatica per manifestarsi, essendo quest’ultima soltanto ed esclusivamente una convenzione.

 

G. Abramo:

È giunto il momento di fare il punto della situazione e di trarre qualche conclusione. Non abbiamo motivi per dubitare che l'Ordine creato da Martinès si estinse definitivamente senza nessun erede diretto che abbia ricevuto il "sacramento" dell'Ordine. Oggi e così al tempo del risveglio nel 1942-43 non esiste né esisteva una filiazione diretta.

Altro discorso molto probabilmente potrebbe essere fatto per quanto concerne i gradi della Professione dei Cavalieri Beneficenti della città Santa creati da Willermoz, il quale ultimo, in tutta questa vicenda appare l'unico "massone attivo", a differenza di Saint Martin che era un mistico e di Martinès che sembra essere stato soprattutto un occultista.

A proposito di Willermoz è il caso di ricordare che egli fu l'animatore dello scozzesismo francese ed infatti dalla sua opera ebbe origine il Rito Scozzese Rettificato che sorse in Francia nel 1782.

Tuttavia, questo Rito, introdotto in Italia nel 1985 da S.M. (ex Gran Dignitario del Grande Oriente d'Italia) è, quasi in tutto il mondo, escluso da quelli riconosciuti universalmente "massonici". D'altra parte è noto che seguiva un indirizzo mistico-misterico-cristiano della matrice degli Eletti Cohen e del Martinèsismo (specialmente nella Classe dei "Beneficienti della città Santa"), ed applicava tecniche teurgiche e liturgiche di evocazioni delle Potenze Celesti.

 

P. Mascetti:

S. M. non è altri che Spartaco Mennini, ex Gran Segretario del Grande Oriente d’Italia nonché fratello in doppia appartenenza della R. L. Monte Sion nel 1979-80. Per quanto concerne le “tecniche teurgiche e liturgiche” dei Cavalieri Beneficenti della Città Santa, riporto nel seguito una parte di quanto Robert Amadou scrive nel “Dictionnaire de la Franc-Maçonnerie”: “L’Ordine dei Cavalieri Beneficenti della Città Santa, Ordine cavalleresco, è innestato su una massoneria simbolica in quattro gradi, il Rito Scozzese Rettificato. Ma al di sopra del secondo e ultimo grado dell’Ordine dei Cavalieri Beneficenti della Città Santa, intitolato precisamente Cavaliere Beneficente della Città Santa e spesso chiamato il 6° grado, al di sopra dell’Ordine propriamente detto, esiste una doppia classe segreta, quella della Professione e della Grande Professione. La storia e la natura di questa classe sono state spesso misconosciute o distorte. Nel 1969 i responsabili costatarono che pubblicazioni e voci incontrollate avevano eccitato la curiosità e causato una controversia circa l’esistenza della Grande Professione; alcune leggende vi avevano tratto il pretesto per nascere o per rinascere. Una precisazione ufficiale venne pubblicata con il titolo “A proposito del Regime Scozzese Rettificato e della Grande Professione” a firma Maharba (anagramma di Abraham?) nella rivista “Il Simbolismo”, numero di Ottobre-Dicembre 1969, pagg. 63-67. A questo testo senza pari bisogna necessariamente rifarsi. Ne riproduco l’essenziale parola per parola. “I fatti sono chiari; fanno la storia e manifestano la dottrina dei Grandi Professi. Ricordiamoli. [. . . . ] La Grande Professione del Regime Scozzese Rettificato, classe suprema dell’Ordine dei Cavalieri Beneficenti della Città Santa, è il procedimento per mezzo del quale i Cavalieri e i Fratelli delle classi inferiori dello stesso Ordine che ne sono degni, vengono iniziati, dopo le prove richieste, alla conoscenza dei misteri dell’antica e primitiva Massoneria e sono riconosciuti adatti a ricevere la spiegazione finale degli emblemi, simboli e allegorie massoniche. Non si accede a questa classe per mezzo di una iniziazione cerimoniale né comporta una qualche nuova decorazione. Le semplicità verso cui tende l’intero sistema dell’Ordine dei Cavalieri Beneficenti della Città Santa culmina nella pura spiritualità. La Grande Professione incastona l’arcano della Libera Muratoria e vi partecipa benché non sia di essenza massonica. I suoi segreti sono inesprimibili ed è così che forma una classe segreta.” Questo è parte del documento storico pubblicato nel 1969 sulla rivista “Le Symbolisme” e non vi è alcun motivo apparente per dubitare che sia stato voluto dai vertici del Regime Scozzese Rettificato. Certamente, non si tratta di materia di fede e l’uso dello pseudonimo da parte dell’autore può ingenerare qualche perplessità ma mi sembra che gli si possa dare un certo credito e, del resto, lo stesso R. Amadou ne avalla l’attendibilità. Non c’è alcun riferimento a “tecniche teurgiche e liturgiche” ma soltanto il “culmine nella pura spiritualità” e non c’è l’ordinazione, che mi sembra molto più importante di qualsiasi altro aspetto caratteristico del grado. Quali sono, dunque, le attività dei Grandi Professi? Maharba lo spiega più avanti: “Per diritto e per dovere, eminentemente, incombono ai Grandi Professi i compiti che la cura dell’Ordine richiede con moderazione a tutti i Massoni Scozzesi Rettificati e a tutti i Cavalieri Beneficenti della Città Santa, Sorveglianti e Guardiani; inoltre, essi speculano spingendo alla ricerca e alla riflessione sul patrimonio sapienziale incoraggiando gli adepti. Quanta ricchezza in questi aspetti contingenti dell’azione dei Grandi Professi! Mai il Grande Architetto dell’Universo ne ha permesso l’interruzione. E non vi è stato mai il caso in cui sia stata attuata – come lo avrebbe potuto? Come lo potrebbe senza rinnegarsi? – se non in spirito e verità per il bene del Regime Scozzese Rettificato e dell’Ordine dei Cavalieri Beneficenti della Città Santa, per il bene della Libera Muratoria, in aiuto agli uomini che, dappertutto, pregano, spesso a loro insaputa, affinché risplenda il sole della giustizia, sorgente unica di luce e di calore, dove il Signore ha posto la Sua tenda e da cui soffia il Suo Spirito.” Ancora una volta devo sottolineare che una maggiore e più completa informazione avrebbe impedito all’autore dell’articolo una affermazione così categorica circa l’indirizzo e l’attività dei Cavalieri Beneficenti della Città Santa che, da quanto risulta, essi stessi correggono.

 

G. Abramo:

C'è chi – e tra questi lo stesso Ambelain – come risulta dalla comunicazione Filiation de la resurgence de l'Ordre inviata ad Hermete (I.M.) il 9 ottobre 1958, ha ritenuto di poter impostare una linea di successione legittima veicolata dai Cavalieri Beneficienti della città Santa.

E ciò è tanto vero che nel documento, innanzi indicato, firmato il 15 dicembre 1958, recante l'Unificazione degli Ordini Martinisti, nell'art. 1, quello, per così dire della "verifica dei poteri" cioè quello in cui vengono elencate le sopravvivenze legittime del Martinismo, la regolarità della posizione di R. Ambelain Sovrano Gran Maestro dell'Ordine Martinista degli Eletti Cohen viene fatta dipendere dall'essere stato costui nominato Gran Maestro Sostituto dagli illustrissimi e compianti Georges Lagreze e Camille Savoire "Cavalieri Beneficienti della città Santa".

Al riguardo, nella relazione sulla "Successione Cohen" redatta il 26 febbraio 1968, per incarico del Sovrano Hermete (I.M.), da Robert Amadou (studioso e storico del Martinismo), relazione che è menzionata anche nel decreto di "messa in sonno" dell'Ordine Cohen, si ritiene "discutibile" (sic) il principio della ricostruzione delle successioni sostitutive, ciascuna delle quali corrispondente ad un aspetto delle successioni Cohen, o più esattamente, dell'iniziazione Cohen: così la successione apostolica corrisponderebbe all'aspetto sacerdotale di questa iniziazione (per lo meno al grado di Reau-Croix); la successione detta martinista stabilirebbe, con il supposto intermediario Saint Martin, un legame con Martinès de Pasqually; i gradi dell'Ordine interiore del Rito Scozzese Rettificato trasmetterebbero ai Cohen alcuni punti della dottrina Martinèsista […]

Ed ancora: l'inconveniente di un simile procedimento è, a mio avviso, quello di introdurre nell'ordine degli elementi estranei, senza con questo restituirgli la successione Cohen.

E per finire, sempre dalla stessa Relazione, sembra estremamente illuminante questo passo: La successione Cohen non può essere nemmeno identificata con la successione dei Grandi Professi, classe segreta dell'Ordine interiore dei Cavalieri Beneficienti della città Santa – fatte le dovute riserve sull'esistenza di questa successione all'epoca attuale.

Lo stesso Willermoz ha definito il senso col quale ha redatto l'Istruzione segreta della Grande Professione, della quale egli ne è l'inventore scrivendo:

Legato da una parte dai miei propri impegni [verso l'Ordine Cohen] e dall'altra trattenuto dal timore di alimentare una frivola curiosità, oppure di esaltare troppo certe immaginazioni se venivano loro presentati dei programmi di teoria annuncianti una pratica, sono stato costretto a non farne menzione alcuna e per di più a presentare soltanto un quadro molto limitato della natura degli esseri, dei loro rapporti rispettivi, nonché delle divisioni universali (12 ottobre 1781).

Come si può allora pretendere - conclude lo stesso Amadou - che l'accesso alla Grande Professione, dove tutto fa pensare che venisse data semplicemente con la lettura dell'istruzione segreta, poteva comportare anche l'iniziazione o l'ordinazione ad un grado Cohen, qualunque esso fosse?

 

P. Mascetti:

Tutte le informazioni relative alla relazione di Amadou e alla citazione della lettera di Willermoz sono tratte da quel documento da me scritto dove avevo avuto cura di inserire una chiara esortazione a non divulgarne il contenuto.

 

G. Abramo:

Ciò premesso e precisato, torniamo agli Eletti Cohen per ribadire che fu Robert Ambelain che riaprì l'Ordine. Quando abdicò dalla sua carica di Sovrano designò, il 29 giugno 1967, come suo successore I.M. Questi divenne quindi il legittimo successore dell'Ordine rivitalizzato da Ambelain ma non dell'Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen creato da Martinès de Pasqually, ormai estinto senza successioni dirette, come riteniamo di aver ampiamente chiarito.

 

P. Mascetti:

Non lo ha chiarito l’autore dell’articolo ma il chiarimento è stato un atto voluto dal fratello Ivan Mosca che ha dato incarico al fratello Robert Amadou di redigere una breve relazione da poter portare all’attenzione degli altri membri del Sovrano Tribunale. Perché affermare di aver chiarito una cosa che era già stata esaurientemente chiarita da altri? Non c’è stato alcuno scoop, era tutto ampiamente noto da anni. La ragione dell’invito alla discrezione, consigliando la non divulgazione del contenuto delle mie note, deriva proprio dal desiderio di evitare l’utilizzo delle informazioni ivi contenute fatto con leggerezza, come invece è stato fatto.

 

G. Abramo:

Uno dei primi atti del nuovo Sovrano fu quello di svincolare l'Ordine dal contesto del Martinismo nel quale era sorto e nel quale trovava la ragione logica della sua esistenza.

A sottolineare tale evento e volendo "ricreare" lo spirito massonico (che peraltro non aveva che parzialmente posseduto ai tempi di Martinès, tanto che questi per legittimare la qualifica di "massonico" conferiva i gradi di Apprendista, Compagno e Maestro in una sola volta) gli restituì il titolo di "Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell'Universo" dopo di ché forse avendo compreso il bisticcio – lo pose in sonno per un tempo indeterminato, sonno che – per quanto è dato sapere – sembra sia stato interrotto per un breve periodo, e poi ripreso (definitivamente?).

 

P. Mascetti:

L’Ordine è stato risvegliato nel 1995 dal Sovrano Gran Commendatore Fratello Ivan Mosca, era attivo nel 2005, anno della pubblicazione di questo articolo su Hiram e anno della morte del fratello Mosca. Dei motivi della messa in sonno del 1968 è stato già detto e non si trattò di alcun “bisticcio”.

 

G. Abramo:

Il F. Hermete (I.M.), nel porre in sonno l'Ordine che di massonico aveva solo il nome, ebbe perfettamente ragione in quanto l'Ordine, nella migliore delle ipotesi, è stato un misto di Massoneria e non. La Classe Segreta non ebbe mai carattere massonico, essa piuttosto "cavalcava" un sistema di Massoneria Mistica di alti gradi posti a loro volta sopra i gradi blu universali, per necessità di ambientazione e di reclutamento

 

P. Mascetti:

Ancora: delle ragioni della messa in sonno si è già detto e certamente non coincidono con quanto va dicendo l’incauto saggista.

 

G. Abramo:

Il grado in cui si operava teurgicamente era in realtà solo l'ultimo, negli altri si studiava e ci si addentrava progressivamente nella conoscenza della dottrina di Martinès che era segreta e che veniva consegnata solo ai Reau+Croix.

Oggi che il libro della Dottrina della reintegrazione si trova anche sulle bancarelle appare assurdo praticare dei gradi (massonici o martinisti o quello che sia) per apprendere cose che, per chi ne ha voglia, possono comodamente essere studiate in poltrona, nel proprio salotto. Quanto poi alla pratica di "certe tecniche" o di "certi culti" i nostri dubbi sono fortissimi e preferiamo stendere un velo di "pietoso silenzio".

 

P. Mascetti:

Questo a conferma del carattere provocatorio di basso livello di questo articolo. Oggi viene pubblicato di tutto, Qabalah e Massoneria compresi, ma ancora nessuno ha scritto che è inutile partecipare ai lavori massonici perché i rituali sono pubblicati. Vuole stendere un “velo pietoso” su “certe tecniche” e “certi culti”? Le domande che sorgono spontanee sono: con quale autorità invita a fare ciò? C’è qualcuno che gli riconosce qualità carismatiche? E quali sono le tecniche e i culti degni della sua attenzione e considerazione?

 

G. Abramo:

Ricapitolando e riassumendo, appare chiaro e peraltro evidente, se solo si vogliono esaminare i documenti giusti e non "inventarne di riservati, segreti, veri e non per tutti":

 

P. Mascetti:

Documenti riservati non ce ne sono o, se ce ne sono, in quanto riservati non se ne può invocare l’esistenza e la rilevanza. In ogni caso le virgolette non hanno alcuna funzione se non quella di evidenziare una menzogna perché nessuno, che abbia avuto l’autorità di farlo, gli ha mai parlato di documenti riservati. Bisogna però dire che di documenti disponibili per lo studio e l’ approfondimento serio ce ne sono moltissimi in biblioteche pubbliche e private e che il nostro saggista avrebbe prima dovuto conoscere e studiare per scrivere un saggio storico.

 

G. Abramo:

  1. che il risveglio operato da Ambelain può anche essere qualificato "legittimo" e quand'anche non vi fosse una regolarità obbedienziale per i gradi massonici, i poteri d'ordine relativi e necessari alle consacrazioni e alle ordinazioni martiniste sembrano perfettamente regolari;

  2. che i "poteri" nell'Ordine degli Eletti Cohen (indipendentemente dalla dizione che si voglia dare) non sono affatto massonici, ma diciamo così, semplicemente "sacerdotali";

 

P.Mascetti:

I poteri massonici dell’Ordine risvegliato da Ambelain poggiavano su una loggia di San Giovanni (di cui ho già detto). I poteri massonici dell’Ordine dopo il 1995 coincidono con la regolarità della iniziazione ricevuta dai fratelli che ne facevano e ne fanno parte, tutti massoni regolarmente iniziati. Il Fratello I. Mosca non ha mai iniziato nessuno al primo grado con le sue prerogative di S. G. C. dell’Ordine. Comunque, se fosse necessario, i poteri massonici potrebbero, oggi, essere ricostituiti sulla base di una o più logge di San Giovanni; non c’è bisogno di un riconoscimento nazionale o internazionale. Per quanto riguarda la dizione, la progressione è evidente e basta un minimo di sagacia per capirlo: i concetti richiamati sono, la cavalleria, la massoneria, l’elezione e il sacerdozio. Non è questa la sede più opportuna per un commento ma si può dire che una prima interpretazione considera la progressione temporale di acquisizione delle qualità mentre una seconda interpretazione considera l’utilizzo delle qualità acquisite nei quattro ambiti e l’esercizio di queste sulla base della opportunità e della necessità. Per quanto riguarda questo altro esempio di virgolette (“sacerdotali”), lo considero una provocazione. Si può criticare ma bisogna farlo con tutto il rispetto che l’argomento richiede.

 

G. Abramo:

  • 3 che senza poteri obbedienziali massonici, la trasformazione operata da I.M. nel 1968 appare difficilmente legittima e ciò giustifica appieno il fatto che contemporaneamente l'Ordine veniva dallo stesso posto in sonno;

P. Mascetti:

I. M., che ho già detto trattarsi del fratello Ivan Mosca, aveva posto in sonno l’Ordine per motivi che con la cosiddetta regolarità massonica non avevano alcuna relazione. Nella prima parte del Decreto ci sono chiaramente scritti i motivi e, interrogato sull’argomento per avere maggiori informazioni, il fratello Mosca non ha mai menzionato gli aspetti massonici, che erano e sono inesistenti, ma ha fornito altri particolari che è superfluo qui riportare.

 

G. Abramo

  • 4. che tale Ordine può avere una sua regolarità solo se si tiene conto che l'indirizzo dato, a suo tempo, da Ambelain che era anche nel pieno possesso dei poteri Martinisti, era quello maggiormente valido nella carenza di altri poteri obbedienziali;

 

P. Mascetti:

Il fratello Ambelain è stato uno dei protagonisti della ricerca esoterica in Francia e, quindi, il suo operato è passibile di critiche o di apprezzamenti ma deve comunque essere conosciuto. L’atto di proclamazione del risveglio dell’Ordine del 1943, che il nostro saggista non conosce, non fa alcuna menzione di Louis-Claude de Saint-Martin e del Martinismo. Ciò significa che la confusione con il Martinismo è successiva e non è attribuibile alla carenza di altri poteri

 

G. Abramo

  • 5.  che, allo stato attuale, per quanto è dato sapere in ordine al cosiddetto "risveglio" e alla successiva nuova chiusura, le cose non sembrano subire alcuna sostanziale modifica, almeno per quanto attiene ai legami con la Massoneria (tenuto anche conto della non trascurabile e "documentata" circostanza che l'Ordine ha visto tra i suoi nuovi adepti soggetti che pur avendo "notevoli qualificazioni", allo stato, erano privi della regolarità massonica).

 

P. Mascetti:

A chi si riferisce? Di quale regolarità massonica si tratta?

 

G. Abramo:

Infine, senza aggiungere un punto 6, ma per quel minimo di esperienza realizzata in qualche anno di "frequentazioni esoteriche", ci è difficile concludere senza fare una riflessione su certi aspetti della "iniziazione". L'iniziazione non può essere trasmessa unicamente per il tramite di una organizzazione regolarmente costituita, ma deve esistere nella sua condizione di luce che deve essere tramandata; è necessario che esista anche quello che deve essere concesso agli adepti.

 

P. Mascetti:

Gli Ordini iniziatici hanno una origine ed una fine, oltre che un fine. Si deve discutere sulle condizioni che si rendono necessarie per determinare e per creare una origine e non invocare semplicemente la regolarità dell’ organizzazione, concetto questo di convenzione. Quando invoca la necessità dell’esistenza di ciò “che deve essere concesso agli adepti” vuole forse dire che il corpo teoretico deve essere regolarmente scritto in libri dove può essere facilmente consultato, cioè deve avere una forma compiuta e comprensibile a tutti? L’analisi che ho fatto del contenuto sapienziale dell’Ordine, seguendo le indicazioni del Fratello I. Mosca, mi porta a conclusioni diverse e senza accedere a documenti “riservati”.

 

G. Abramo:

Pertanto occorre che l'Istituzione diciamo così "trasmittente" non sia soltanto "iniziatica" e fornita di regolari poteri ma le si richiede anche un insegnamento e nello stesso tempo una potenza spirituale da offrire in successione, sì da assicurare la catena tradizionale.

Nel corso delle ricerche che siamo andati svolgendo non siamo riusciti a cogliere molto di "iniziatico" e alcuni momenti dedicati al "rituale" ci sono apparsi addirittura come aspetti inferiori (oserei perfino definirli di Magia Cerimoniale) nei quali non interviene quasi nulla di "spirituale".

 

P. Mascetti:

L’insegnamento esiste anche se non è strutturato come un “intelletto dipendente” vorrebbe che fosse e non è responsabilità dell’Ordine dimostrarne l’esistenza ma l’onere della prova della mancanza è tutta a carico del detrattore il quale, è bene ripeterlo, per evidenti limitazioni non ha avuto accesso a tutto il materiale documentale disponibile. Le semplici affermazioni non sono sufficienti. Cosa ha di tanto riprovevole la magia cerimoniale? Si rafforza sempre più l’idea, già accennata nell’introduzione a questa critica, che vuole il nostro saggista denigrare un Ordine e un intero settore della ricerca esoterica per fini che nulla hanno a che fare con l’esigenza intellettuale di capire ma per “compiacere” i sostenitori del “positivismo” massonico.

 

G. Abramo:

Il rito di per se stesso non offre alcun valore e l'operatore non impiega le forme rituali che come punto di appoggio, perciò è necessario intenderlo nel suo senso reale. Pertanto malgrado la perfetta conoscenza di un rito, se questa è fatta vivere fuori dalle condizioni regolari, il rito stesso è interamente sprovvisto di ogni valore.

 

P. Mascetti:

Ma di quali condizioni regolari parla? Visto che la Gran Loggia Unita d’Inghilterra non riconosce il Grande Oriente d’Italia, nonché molte altre comunioni internazionali, vuol dire forse che decine di migliaia di massoni in Italia e nel mondo stanno perdendo tempo perché manca quel tipo di regolarità? La massoneria è nata già regolare o ha dovuto attraversare un periodo, che forse non è ancora terminato, di aggiustamenti, studio, sperimentazioni, per potersi adattare il più possibile alle esigenze di questa parte dell’umanità? La definizione che più convince è certamente quella che vuole la regolarità “consistere nella purezza degli intenti e nel rispetto dei principi etici e ideali della Massoneria e delle sue forme tradizionali e rituali.” Tale posizione rispecchia il manifesto sul tema della “regolarità massonica” approvato dal Raduno Massonico Internazionale di Parigi del 14-16 maggio 1987: “… non esistono altri criteri di regolarità massonica al di fuori dei valori che restano il retaggio di tutti i Liberi Muratori. Ansiosi della ricerca della verità degli uomini, i Liberi Muratori riconoscono tutte le metodologie che concorrono a questo scopo allorquando s’inquadrano in una prassi di tolleranza e di rispetto della persona umana.” In nessun modo si può accusare l’Ordine degli Eletti Cohen di aver tradito o modificato la purezza degli intenti, i principi etici ed ideali della Massoneria o le sue forme tradizionali e rituali e ciò è certamente vero per i primi tre gradi, mentre il giudizio sugli altri gradi deve essere sviluppato con modalità non massoniche la cui esposizione esula dai limiti di questo commento. Per dimostrare la eventuale incompatibilità dei gradi successivi al terzo con i principi massonici bisogna operare con cognizione di causa e non con semplici sensazioni o con letture circoscritte, è necessario avere una capacità di critica serena e priva di pregiudizi, è necessario aver fatto molta pratica, bisogna, cioè, applicare i principi etici della massoneria anche all’analisi di idee e forma rituali apparentemente incomprensibili per poter giungere a formulare un giudizio non fazioso.

 

G. Abramo:

Per esempio, prendiamo un rito che si riduca ad una semplice espressione, vale a dire alla pronuncia di una formula. La tradizione indù offre il Mantra che, allorché si esegue imitando solamente i movimenti ed il suono della bocca di un Guru, non ha alcun effetto, perché questo Mantra non è stato vivificato mediante l'influenza spirituale che deve essere utilizzata come veicolo.

Gli elementi essenziali di una cerimonia si basano sull'impiego di un meccanismo che necessita di caratteristiche spirituali ed iniziatiche. Diversamente si cade in un movimento ordinario che ha lo stesso valore di un rito fatto da un profano.

Quanto poi al rito a carattere "cultuale", vien quasi da dire "religioso", è indispensabile che ci sia un'ordinazione sacerdotale e colui che non abbia ricevuto questa ordinazione, sebbene esegua tutto alla perfezione, osservi ogni regola, ed abbia le migliori intenzioni, non potrà mai raggiungere alcun risultato.

 

P. Mascetti:

Una semplice domanda: come e da chi è stato ordinato il primo sacerdote? La semplice risposta che si richiede dovrebbe, ovviamente, considerare tutte le tradizioni sacerdotali umane.

 

G. Abramo:

E per concludere, non credo che sia il caso di affrontare il benché minimo discorso sugli aspetti cabalistici del sistema di Martinès ed ancor più dei suoi successori regolari o irregolari che siano.

 

P. Mascetti:

Confermo la perplessità più sopra già evidenziata: ma con quale autorità l’autore dell’articolo giudica gli aspetti cabalistici del sistema di Martinès de Pasqually. Anche a questa domanda sarebbe opportuno avere una risposta.

 

G. Abramo:

Per produrre effetti veritieri, in molti casi, si è condizionati dalla trasmissione.

 

P. Mascetti:

Quali sono i casi in cui non si è condizionati dalla trasmissione? Dunque, in qualche caso si può non essere condizionati dalla trasmissione (almeno quella ufficiale, fatta di bolli, di lettere patenti, ecc.) e, dunque è possibile individuare in Martinès de Pasqually un “capocordata” in possesso di specifici e, molto probabilmente, ereditati insegnamenti. Ma non solo in Martinès de Pasqually ma, bensì, in linea di principio in ogni essere umano. Questo diceva il fratello I. Mosca, questo sosteneva il fratello R. Amadou nella già menzionata relazione (ma opportunamente citata in parte dall’autore dell’articolo, come sempre fanno coloro che vogliono travisare) e questo sostengo anch’io. Ma che senso ha scrivere un articolo così lungo e così inutile per poi, nell’ultima frase, affermare l’esatto contrario della tesi sostenuta ma certamente non dimostrata?

 

Saint Martin Martinez de Pasqually Gli Eletti Choen:un antica polemica

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