Napoli, 3 Agosto 1751
Mons. Gualtieri al Cardinal Valenti, Segretario di Stato
Il Signor Principe di S. Severo mi ha data
l'annessa per la Santità di Nostro Signore scritta di proprio
suo pugno concernente l'affare dei Liberi Muratori, dimostrando
d'averla fatta per maggior sua delicatezza stanti le continue
voci sparse contro di Lui, con dare anche contrassegni di
rimanere in positivo rossore dell'inezie, in cui è caduto: Si
protesta Egli inoltre d'aver rappresentato a S.B. l'affare per
l'appunto, e com'è andato con tutte le sue circostanze, Questo
Monarca si dimostra anche contento della di Lui prezente
condotta, maggiormente che per di Lui mezzo è venuto in
cognizione di molte circostanze appartenenti a tal Setta, e la
Maestà Sua é anche consapevole della presente lettera, avendo,
per quanto rappresenta il detto Principe, approvato un tal
passo; Su de'quali motivi appoggiato, e alla venuta assoluzione
da esso presa, conforme si riconosce dal compiegato foglio, e
dall'attestato d'un Sacerdote della Congregazione delle Missioni
molto più accreditato, mi sono indotto a trasmetterla a V.
Em.nza, anche perché veda il Signor Principe che colle debite
umiliazioni a tutto si può riparare. Il medesimo si mostra
anzioso di qualche clemente riscontro per poter dimostrare
d'essersi manifestamente giustificato colla necessaria
obbedienza appresso la S. Sede, attese le imputazioni, ed
infinite voci che vanno qui spargendo diverse persone, fra le
quali anche alcuni di questi Ecclesiastici reputati Zelanti.
Ho anche ricavato dal detto Signor Principe, che in questa
Capitale quattro erano le Logge erette di tal Società, e che
secondo il ruolo, che egli riteneva gli associati non
arrivavano, sennon a 200 in circa, oltre quelli però che erano
stati aggregati nell'altre Logge d'Italia, e fuori, e senza
coloro che vi si trovano ammessi dal mese di Marzo in qua, quali
stante la proibizione fatta da questa Corte di non più adunarsi,
senza far cene, o cerimonie nella loro ammissione, si facevano
solamente dar parola, e del numero di questi Egli pure ne ha
giusta contezza per essere stati ascritti al Ruolo da Lui in
qualità di Gran Maestro. Gli associati poi vanno furibondi
contro detto Principe, credendo che esso abbia dato nota a S. M.
de'loro nomi; ma Egli fa credere al Pubblico il contrario,
dicendo, che il Re l'ha avuta dal Signor Vernier Suo Regio
aiutante di Camera, e Credenziere. Assicura di più il detto
Principe, che secondo il suo Ruolo a riserva de'due Religiosi
Riformati denunciati a V. Em.nza nella mia ossequiosa dello
scorpo ordinario, non vi siano altri Religiosi; e che solamente
un Cappuccio, qual'era Cappellano d'un Regimento Svizzero, che
credo ora di que partito, aveva intenzione d'entrare in tal
Società, ma poi non vi si fece altrimenti aggregare. Il Nipote
però del Maresciallo Giudi Svizzero é stato uno dei primi a
fomentare tal Società, alla quale s'era fatto ascrivere in
Francia. Parimenti attesta il d. Principe, che a riserva d'uno,
o due Sacerdoti Secolari, non ve ne sono altri in tal Società, e
che sono imposture quelle che hanno detto d'altri Religiosi, e
Vescovi, conforme Egli ha dichiarato al Re, che l'Interrogò
intorno al Vescovo di Bovino; anzi negli scorsi giorni due
Giovanotti in un Cena pubblicarono, che erano dei loro Consocij
alcuni dei più accreditati Religiosi, e Preti di questo Paese;
ma per mezzo dell'accluso attestante P. Giov. Battista Alassia
della Missione se ne sono pubblicamente disdetti.
Il Conte Garzola poi Generale d'Artiglieria, che si fece
ascrivere in detta Società sin dal tempo, che era in
Inghilterra, ha molto contradetto alla proibizione qua fatta,
sino a dire che averebbe lasciato il servizio per il che le
MM.LL. si mostravano assai malcontente del medesimo. Ma di poi
mediante alcuni Signori della Corte ha avuto udienza dal Re, e
dalla Regina, separatemente, e sembra che abbia aggiustato il
Suo affare, avendogli la Regina restituita l'incombenza
d'aggiustargli un Gabinetto, ed altri mobili di gusto, che per
tal causa gli aveva sospesa. Non mi costa però che siasi fatto
assolvere, ed abbia renunziato a tal Setta.
Denuncia altresi il divisato Principe di S. Severo, che vari di
detti Associati gli avevano proposto di fare la Società detta
della Felicità, ed anche un'altra, nelle quali entrano Donne, ma
che Egli costantemente aveva sempre procurato, che ciò non si
adempisse, maggiormente che la vita, che Egli qua conduce non
consiste se non in stare continuamente applicato agli Studi, ed
all'invenzione di macchine matematiche, e di manifatture.
(Archivio Segreto Vaticano, Nunz. Napoli, vol. 235, fogli 3-5).
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