La Crocifissione

 

 In Giosué (VIII, 29) e nei Numeri (XXV, 4) le parole «sospendere» e «inchiodato» sono tradotte nel Targum ebraico per «crocefisso»: «Crocifiggili davanti al Signore contro il Sole».

La frase «inchiodare sopra» è tradotta con ragione, nella Volgata, per «crocifiggere».

«Crocifiggere davanti (non contro) il Sole» era la frase rituale usata nell'Iniziazione, che originariamente proviene dagli Indiani. L'adepto Iniziato, che aveva subito tutte le prove, veniva attaccato (non inchiodato, ma solo legato) sopra un letto in forma di T (tau); ove rimaneva immersa in sonno profondo (il «sonno di Siloam» come lo chiamano, anche oggi, gl'iniziati dell'Asia Minore, della Siria e dello stesso Alto Egitto).

Egli era lasciato in questo stato per tre giorni e per tre notti, periodo durante il quale il suo «IO spirituale» era considerato come in comunione con la Divinità, come disceso nell'Inferno, e come operante opere di carità in favore di Esseri invisibili, anime umane o spiriti elementali.

Durante questi tre giorni il suo corpo rimaneva nella cripta d'un tempio o in una caverna sotterranea. In Egitto il corpo dell'Iniziato, legato sul T era posto nel sarcofago della Camera del Re della piramide di Cheope: durante la notte precedente al terzo giorno, era, invece, trasportato nell'ingresso della galleria, ove a una certa ora, i raggi del sole nascente illuminavano la figura del candidato ancora in catalessi, e lo facevano risorgere, glorioso e trionfante, dopo la prova subita, per essere iniziato da Osiride e da Thoth, il Dio della Saggezza (1).

 

Sappiamo che su un frammento proveniente dalla Sala degli Antenati di Thouthmes III, che si trova nella Biblioteca Nazionale di Parigi, il disco solare à rappresentato come raggiante sopra una croce ansata posta essa stessa sopra un'altra croce, di cui quelle del Calvario sono copie perfette.

I manoscritti ne fanno menzione come di «rozzi letti» di coloro che erano in travaglio spirituale «nell'atto di dare nascita ad essi stessi».

Una quantità di questi letti cruciformi sopra i quali erano posti i candidati, assorti in profonda catalessi alla fine della loro iniziazione, furono scoperti nelle sale sotterranee dei templi egiziani dopo la loro distruzione.

 

La figura che rappresenta Vittoba — una forma di Visnù - é quella di Gesù Crocefisso in tutti i suoi dettagli, meno la croce. Vi sono perfino i segni dei chiodi sui piedi.

Ciò prova ancora una volta che tale figura rappresentava l'uomo, nonché il fatto che l'Iniziato rinasceva dopo la sua crocifissione sull'«Albero della Vita». Quest'«albero» essendo stato, indipendentemente da ogni sua significazione mistica, usato dai Romani come strumento di tortura - venne, in virtù dell'ignoranza dei primi organizzatori del Cristianesimo, chiamato l'«Albero della Morte».

 


 

1. Con queste precisazioni, che rileviamo dal Rituale delle iniziazioni e delle cerimonie mistiche in uso presso i popoli orientali in epoca molto anteriore alla venuta del Messia, non vogliamo profanare, con la somiglianza esteriore, il divino Mistero della Passione e della morte del Redentore, quale rimase egualmente nel sepolcro per tre giorni, dopo i quali discese all'Inferno e risuscitò glorioso e trionfante.

Il Mistero della Passione, e tutti gli altri Misteri, sono, nella loro essenza, infinitamente superiori alle esteriorità e alle forme con le quali è stato necessario rappresentarli e divulgarli. Se, per questa rappresentazione, sono occorsi elementi desunti da religioni superate e non ancora interamente spente nella coscienza degli uomini, ciò prova soltanto la necessità di veicoli materiali corrispondenti e adeguati alla mentalità del tempo.

Ad ogni modo, non è certo questa la sede adatta per argomentazioni di così alta importanza; ne noi possiamo vantare una sufficiente competenza per una critica di così vasta portata.

Il nostro assunto si limita perciò alla sola esposizione storica. Se una nostra personale idea dovessimo, qui, manifestare ai nostri colti lettori, vorremmo dire che, a cominciare dal feticismo e dal totemismo dei primitivi, noi consideriamo tutte le religioni passate, presenti e future come tappe più o meno lunghe nell'eterno cammino verso Dio. Ciascuna tappa, spiritualizzandosi sempre più, cancella la precedente, pur avendo da essa rilevata la base di consistenza per progredire.

Vero è che è insito nell'umana natura il bisogno incessante della ricerca di Dio, e, per questo unico scopo supremo, tutte le religioni meritano la nostra profonda venerazione, indipendentemente e al disopra degli assordi e degli orpelli costruiti dall'ignoranza umana.