“La massoneria ebbe una sua storia; e siccome in essa entrano e figurano i Magistri Comacini, così di essa faremo l'epilogo in poche pagine. Non ripeteremo le cose fantastiche messe fuori da taluni scrittori francesi, tedeschi, inglesi, e anche da qualcuno italiano, i quali si sforzarono di raccogliere tradizioni e leggende, fatti sparsi e argomenti di induzione per combinare e congegnare, mediante conghietture e ipotesi, un gruppo qualsiasi di monadi massoniche pensanti e operanti, anteriore di più secoli al 1400, quando presso a poco incomincia la storia vera. Vi fu chi sul serio volle interpretare e dedurre la genesi della Framassoneria dalla costruzione dell'arca di Noè e dalla fabbrica del tempio di Salomone. Gli artefici di Hiram, re di Fenicia, mescolati con quelli di Salomone della Giudea, avrebbero, secondo taluno, mentre attendevano a innalzare il grande delubro del culto ebraico, costituita la prima associazione massonica, che sarebbesi estesa nell’Asia minore, diffusa nella Grecia, e sarebbe passata a Roma colle moltitudini di asiatici e di Ebrei colà tratti in servitù e condannati a lavorare nelle immense costruzioni del Colosseo, del Pantheon, del palazzo di Nerone, delle terme di Tito e di Caracalla. Tuttavia, di associazioni massoniche, nel senso moderno della parola, non vi è nessuna traccia negli scritti e commentari biblici, in Filone e Giuseppe Ebreo, nelle storie dei Greci e dei Latini. Si è fatto cenno precedentemente alle Eterie greche e dei Collegi o sodalizi romani, che vissero ai tempi della Roma imperiale. Può darsi che siano state quelle le scaturigini delle maestranze e corporazioni del medioevo, trasformandosi e cristianizzandosi, e che abbiano contribuito alla formazione della massoneria apparsa in età di molto posteriore; ma nulla è certo.
- La parola Framassoneria e Fratellanza Massonica, Framassoni e Franchi Muratori,Loggie Massoniche e Statuti Massonici, non si sa né quando né dove siano spuntate nè germogliate. Il Du Cange (1), ricercatore accuratissimo dei vocaboli della media e infima latinità, non riporta nessuna voce adoprata a indicare un'associazione o maestranze di operai addetti ai lavori di costruzione. Il Findel, nella sua Storia della Framassoneria, cita il Wiatt Papworth, il quale direbbe di aver trovato un documento del 1212, nel quale sono le parole sculptores lapidum liberorum poste accanto a quella di coementari, che è la più antica e usitata nel senso di muratore (2); e parimenti di aver rinvenuto, in altro documento del 1396, la frase latomos vocatos fremaceons, scultori chiamati fra massoni, e nei ruoli della fabbrica di Exeter,di Kent e di Davonshire, la parola Freimur e perfino in chiara lingua italiana, liberi muratori.
Non mancano gli scrittori che, abbandonato ogni pensiero del mondo antico, incominciano la storia della framassoneria dal medioevo, e le dà ciascuno la culla nella patria sua. Quindi è che taluni inglesi la fanno nascere nella Britannia all'età di Sant Albano e del re Athelsam verso il 900 e anche un secolo prima, per opera del filosofo Alcuino, l'amico di Carlomagno; mentre qualche scozzese la dice originata posteriormente nella Caledonia colla fondazione di Kilwing nel 1140. Parecchi tedeschi vorrebbero la società massonica costituita durante la fabbrica della cattedrale di Magdeburgo verso il 1211. Il Findel, resuscitando cotesta tradizione, dice non essere essa punto verosimile.Persiste tuttavia nella Germania la voce, quantunque non avvalorato da documenti, che un'associazione di scalpellini siavi esistita fin da quando si costruivano le cattedrali di Spira,di Bamberga ed altre; che lo scolastico Alberto Magno, nato nel 1205 in Svevia, allievo dell'università di Padova, entrato poi nell'ordine dei Domenicani, maestro a Hidelstein, a Colonia, Ratisbona, letterato, teologo, fisico, matematico e mago, che visse fino al 1280, abbia fatto disegni di chiese, quello fra gli altri del Duomo di Colonia. Di lui si disse e si scrisse, che per tradurre in atto i suoi pensieri, abbia formata una grande associazione di artefici, cui legò speciali statuti e fece ottenere singolari privilegi. Per il numero prevalente degli operai che la componevano ed erano i muratori, l'associazione avrebbe preso il nome di framassoneria, ovvero di liberi muratori.
- Questo in succinto è quanto può rilevarsi dagli scrittori della massoneria, i quali incominciarono a trattare di essa non prima del passato secolo. Hanno importanza per il tempo, ma danno scarsa luce per la cognizione della vita massonica un po'antica: - Anderson, che nel 1723 pubblicava il libro delle Costruzioni della Grande Loggia d’Inghilterra; - Jonaust autore di una Storia del Grande Oriente,apparsa nel 1717; - l'Abbate Perran, che nel 1742 regalava ai curiosi i Segreti dei Franchi Muratori; Vogel, Harder, Lessing e altri, che verso il 1770 mandarono fuori in Germania una sequela di libri, alcuni dei quali, come i Misteri Eleusini e l’Ernst und Falch, sono sparsi di molta erudizione e di fiori di stile. In Francia l'abate Grandidier, l'autore della storia del Duomo di Strasburgo, sollevò gran rumore con una lettera a una signora anonima in data 24 novembre 1778 con la quale prometteva grandi rivelazioni intorno alla massoneria, e suscitò la curiosità di molti. "Ho fra le mani, ei scriveva a Madama di…, pezzi autentici, veri atti, che datano a più di tre secoli, i quali dimostrano come questa società cotanto vantata dei franchi Muratori, non è che un'imitazione servile di un' antica e utile confraternita di veri Muratori, la cui sede fu in altro tempo Strasburgo" (3). Il Grandidier non rese mai noti questi decantati documenti.
- I vecchi e nuovi studi ci apprendono, che documenti più antichi relativi alla massoneria risalgono nell' Inghilterra al 1370 e al 1409; in Germania al 1459 e al 1462. In Inghilterra, al principio del 1400, era cresciuta e si era fatta così numerosa la società dei framassoni, che nel 1425 un atto del Parlamento vietò ai framassoni di tenere a adunanze. Nella Germania, le società massoniche, non si conosce bene con quali riti e statuti, si erano moltiplicate durante grandiosi lavori di talune chiese, come Colonia e Strasburgo, e avevano acquistata molta rinomanza e ottenuto privilegi. E quelle associazioni parziali, i cui membri dovevano spesso mutar sede, pensarono di unirsi in una grande associazione per la mutua difesa e il mutuo soccorso. Di qui il divisamento di riunire le squadre diffuse disperse in molti territori, in una sola grande associazione e di sottoporre le singole squadre ciascheduna a un capo, nel luogo di loro dimora, e tutti i singoli capi a un capo supremo residente nella sede centrale. La città di Strasburgo venne prescelta a residenza del capo supremo; e a presidente dell'associazione universale e fu nominato il maestro architetto pro tempore di quella insigne cattedrale. Quando ciò avvenne, Giovanni Hultz, l'ultimo architetto della gran Torre di Strasburgo, era morto; e Jodocco Dotzinger di Worms, che gli successe nel 1449 nel dirigere i lavori ancora da farsi, rannodò nel 1452 in un solo corpo tutti i maestri muratori della Germania; diede loro delle istruzioni e delle regole e comunicò certe parole d'ordine e certi segni occulti con i quali potevano fra loro riconoscersi. Furono eletti i rappresentanti delle logge particolari, che si radunarono il 25 aprile 1459 a Ratisbona, ove vennero discussi e votati i primi statuti. In forza dell' atto di fratellanza colà formulato e approvato, Jodocco Dotzinger e i di lui successori nella cattedrale di Strasburgo, furono dichiarati presidenti nati, unici che perpetui, della confraternita generale dei liberi muratori di Germania. Seguirono due altre assemblee delle logge, tenutesi in Spira, la prima il 9 aprile 1464,la seconda Il 23 aprile 1469. Vi si confermarono le costituzioni della confraternita, e si stabilì che in ciascun anno s’adunerebbe un capitolo provinciale nei vari distretti. Giovanni Hammarer, che viveva nel 1486 e Giacomo di Landshutt, che morì nel 1495, sostituirono l'uno dopo l'altro Judocco Dotzinger nell'ufficio d'architetto della cattedrale di Strasburgo e in quello di gran maestro dei liberi muratori di Germania. Corrado Wogt, loro successore, ottenne dall'imperatore Massimiliano primo la conferma della istituzione e degli ordini delle logge: il relativo diploma è datato il 3 ottobre 1498 da Strasburgo. Anche Carlo V, e l'imperatore Ferdinando primo nel 1563 e i loro successori, rinnovarono cotesti privilegi in diverse riprese. La società così costituita, e composta di maestri, di camerati e di allievi, era soggetta ad una giurisdizione tutt’affatto speciale e faceva capo a Strasburgo, ove era un tribunale della Loggia centrale, che giudicava senza beneficio di appello tutte le cause che le erano deferite, secondo le regole e gli statuti della Confraternita. Questi statuti vennero riformati, stampati e pubblicati nel 1563: Strasburgo cessa di essere il centro dell'unione quando, nel 1682, fu aggregata alla Francia.
- Di tal modo crebbe e si trasse innanzi la massoneria in Germania; fu società aperta e diretta da leggi, riconosciuta dai governi. Pressappoco continuò nella maniera stessa la massoneria in Inghilterra e nella Francia.
- Fu nella seconda metà del secolo passato e nella prima di questo, che le logge incominciarono a chiudersi, a divenire occulte, ad assumere riti e a formare statuti nuovi: la massoneria divenne a grado a grado una società ora politica, ora religiosa, ora di mutua assistenza, secondo i tempi, le condizioni delle società civili e degli Stati; e come tale si allargò in quasi tutta l'Europa e dell'America. Ma cambiata e ricambiata in cento guise, non più ricordò - tranne in alcuni emblemi - la cazzuola, il martello, la squadra; né più mantenne il suo fine originario, quello del lavoro nelle costruzioni e dell'esercizio delle belle arti.
- Essendosi tanto radicalmente mutata e mostrando tendenze a cangiamenti politici e religiosi, la massoneria fu proscritta nel 1727 in Francia e in Olanda, nel 1738 nella Fiandra e nella Svezia: la condannarono Clemente XII con la bolla In eminenti del 28 aprile 1738; Benedetto XIV nel 1751, Pio VII nel 1814 e Leone XII nel 1825. Ciò che sia ora la massoneria e quanto abbia variato da quella del Medio Evo, e dall'inizio dell'evo moderno, ognuno lo sa, lo sente, lo vede.
- Quale sia stata poi l'azione esercitata dalla massoneria nello svolgimento e nel progresso delle belle arti, non è facile anzi è molto difficile definire. Dopo la sua costituzione alla fine del 1400 e al principio del 1500, non si conoscono opere intraprese e condotte con unità di vedute e con associazione di forze da coteste confraternite. Esse si atteggiano sulle prime a Società di mutuo soccorso; presto attirano a sè e si assimilano maestranze di altre arti e mestieri; poi accolgono letterati, scienziati, uomini di toga e di corte, che le amministrano e le dirigono; più tardi divengono convegni politicanti di progressisti e di cospiratori patrioti; infine da essa viene quasi esclusa la classe operaia e vi rimane e vi domina il ceto medio, ossia la borghesia, ora aristocratica, ora democratica, secondo i luoghi e le circostanze.
- Parrebbe invece che alle antiche società o maestranze di muratori, di scalpellini, di artefici di diverso nome, ma tutti occupati nelle pubbliche e private costruzioni, si debba lo studio o l'invenzione di nuove forme nell'arte, di nuovi metodi nelle edificazioni, e la creazione di monumenti e di ornamenti, che destano sempre stupore e riverenza.
Se non che difettano o mancano del tutto i documenti per comprovare l'influenza sull'arte attribuita da parecchi ai framassoni. Il Ramèe, citato più volte dice (4): "La questione dell'introduzione dell'ogiva nell'architettura del dodicesimo secolo, dell'influenza in questa stessa architettura, è nuova e molto ancora oscura. Devesi ricercare l'origine e il procedimento dei liberi costruttori, dei framassoni, degli artisti e architetti laici verso la fine dell'undicesimo e del dodicesimo secolo". Il Vitet sostiene che l'invenzione e l'applicazione dell’Ogiva è dovuta ai framassoni.
- Il nostro Selvatico, non facile a trascorrer nella parola e nei giudizi, come fanno taluni scrittori stranieri così scrive (5): "Alcuni scrittori d'arte, troppo innamorati del nuovo misto al maraviglioso, e di tutto quello che dà sembianza di mistero, pretesero che una causa ben più potente,giovasse a dare per tutto uniformità allo stile sacro di questo periodo. Tale causa sarebbe l'istituzione sorta in quel turno delle fraglie dei Liberi Muratori. Cotesti fantastici eruditi dicono che questi liberi muratori erano una grande corporazione congregatasi per approvare i modi di costruzione e mantenerli fra loro come un segreto; perciò inventarono segni di accordo è una iniziativa simbolica. Hope attribuisce loro il primo concetto dello stile lombardo, e crede che i maestri di Como fossero il nocciolo di questa grande Fratalea”.
- Noi, a vero dire, se non ci inganniamo grandemente, non sappiamo scorgere nel corso intero dell'età medievale e anche dopo, altra unione o associazione compatta, permanente, feconda di opere d'arte e derivate in parte dalla scuola antica, in parte da invenzioni e applicazioni nuove, se non quella dimenticata o spregiata da molti i, riconosciuta da pochi dei Maestri o Fratelli Comacini.
Epiloghiamo quanto sull'argomento abbiamo detto e facciamo qualche breve considerazione.
- Nel 643 esce l'Editto di re Rotari intorno ai Maestri Comacini e ai loro Colleganti, nel quale si fa chiaro cenno di una società di muratori derivanti, giusta il nome, dal territorio di Como, addetti all'arte edilizia; nel 713 o presso a poco, esce un altro Editto, di re Liutprando nella cui appendice oggi è il famoso Memoratorio, ove parlasi delle opere, delle tariffe, perfino dello stile romano gallico di questa società di Maestri Comacini. Non ci apparisce una vera unione di artefici e operai applicati all'edilizia che, con parola usata nelle età posteriori, potrebbe dirsi di massoni o framassoni?
- Sono indeterminate ma certe le notizie di emigrazione di maestri comacini all'età di Carlomagno e sotto i di lui successori: certe e determinate quelle di altro esodo di comacini verso il 1000 dietro la scorta e sulle orme di San Guglielmo al lago d’Orta, che propagò uno stile, che ebbe il nome di lombardo, che si modificò, si trasformò, e fu chiamato dove gotico, dove normanno, dove con altri nomi. Le parole o meglio i termini tecnici derivanti dagli articoli del Memoratorio, usati nelle cronache della Gallia, dopo l'andata colà di San Guglielmo, è la prova, la più persuasiva, delle escursioni dei Comacini in que' paesi con le loro regole, i loro statuti, i loro metodi, e il linguaggio della loro professione.
- Ci accadde di vedere un documento anteriore al Mille, nel quale contiensi una parola, che fa spuntare l'idea di massoneria ed è di tale conio, che forse non si trova più anticamente usata.
Nell'opera Historiae Patriae Monumenta è riportato un atto notarile (6) fatto a Gravedona sul lago di Como con il quale un tale Petelpertus de Graveduna vende a certo Alloni nello stesso luogo di Clure, Alloni de codem loco Clure, alcuni beni stabili, che appartengono, si dice, a una Casa maconica:”vendo…mea portio de accessatam in monte quam in planis,tam de poria quam et de solivo, qui pertinet de casa Maconica”. Il latino è barbaro, le parole poria e de solivo non si comprendono seppure poria non vi stia per borea,cioè a settentrione,e de solivo non significhi mezzogiorno. Ma la parola Maconica o massonica è nuova per què tempi, e potrebbe essere interpretata nel senso di casa fatta in muratura, dove le case vicine erano forse costruita in legno, o nel senso di casa di muratori o di unione di massoni. La data è del novembre del 918.
- Una notizia curiosa e interessante, se vera, ci viene data degli scritti di Matteo Paris (7), Monaco inglese, il quale racconta che nel secolo tredicesimo Ivo di Narbona venne da Francia in Italia e fu accolto a Como, a Milano, a Cremona "sempre in luogo segregato, con scambio di segni dagli uni agli altri”. A Como, Milano, Cremona erano in quei tempi in gran numero i maestri Comacini.
Progredendo innanzi, ma sempre avvolgendoci nel buio del medioevo, rileviamo dalle cronache il nome di LABORERIUM (8), adoperato avanti il 1200 in Parma, e nella prima metà dello stesso secolo in Modena; nella prima città era un'accolta di maestri Comacini sotto Benedetto da Antelamo (Antelami), nella seconda un'altra accolta sotto Arrigo e altri maestri da Campione. Il Laborerium comprendeva una LOGGIA e una SCUOLA; queste due spiccano in autentici documenti della fabbrica del Duomo di Orvieto.
- Orbene quanti e quanti anni corsero da allora, prima che in Francia, in Germania, e in d'Inghilterra si riscontrino tali parole o le loro equivalenti, adoperate a indicare unioni di maestri e di operai del medesimo territorio, occupati in uno stesso luogo, in una stessa opera, nella stessa arte! Le logge di Strasburgo e di altre città germaniche si mostrano due o tre secoli dopo, non prima.
- La unione o massoneria dei comacini fa capolino anche in Lucca ove soggiornavano essi innanzi al 1000 e nel 1332 ottenevano dei privilegi. Il pensiero massonico trapela e si fa notare nei simboli ed emblemi, dei quali si è parlato, e che veggonsi nelle sculture ond’è adorna l'arca di Sant'Agostino a Pavia, opera del 1370.Puossi poi scorgere, ben appuntando gli occhi, qualche manifestazione e movimento, quindi la vita dell'associazione massonica nella fabbrica del Duomo di Milano, che era pressoché tutta nelle mani di maestri comacini e specialmente dei Campionesi.
- Negli atti del Duomo si parla del modello del tempio fatto dal Gamodia che volevasi e fu esposto in un locale dell'arcivescovo, affinché potesse essere da tutti veduto e giudicato. Negli atti è trascritto l'invito, in data del 3 febbraio 1382, a osservare ed esaminare quel modello: ebbene esso è,dagli amministratori, rivolto ai Fratelli, agli ingegneri e agli altri informati dei lavori "Fiat invitamentum de Fratribus”. Chi potevano essere que’ fratelli, se non coloro i quali appartenevano alla fratellanza o associazione artigiana ossia massonica, ed erano informati dei lavoreri? Sono curiosissime poi alcune parole, che si incontrano in un verbale del 21 febbraio 1400, che nessuno, a quanto io sappia si provò a ben chiarire. Erasi manifestato allora, come più innanzi indicheremo, un profondo dissenso fra il parigino Mignotto e gli ingegneri nostri circa la solidità delle fondamenta, l'ordine dei lavori e il metodo per condurli innanzi. Essendo capitati a Milano, mentre ferveva la disputa, tre ingegneri francesi, francisci, avviati a Roma, Limoneto Nigro,Giovanni Simonerio e Mermeto di Savoia, furono, dietro istanza del Mignotto, invitati a riguardare le opere del Duomo e a pronunciare intorno ad esse e agli insorti dissidi, il loro parere. Nel verbale nel quale sono riassunte le idee dei tre ingegneri, si leggono le seguenti parole: "Nos inzignerii et operarii massonerie” e più innanzi: "Nobis videtur quod si habeant bonum Magistrum operarium massoneriae, qui faciat cambiare, ecc. (a noi pare che se havvi un buon maestro della massoneria,il quale faccia cambiare ecc.”. Dunque una massoneria esisteva entro la fabbrica del Duomo; i tre ingegneri francesi consigliavano di scegliere da essa un buon maestro, che sapesse eseguir bene certe opere indicate.
- Non più ci avvenne, proseguendo la lettura degli atti del Duomo, di ritrovare la parola massoneria o un accenno ad essa. Ma in quella fabbrica continuarono ad esistere, ordinate e numerose, alcune associazioni, fra le altre quella degli scarpellini. Viene annotato, sotto la data del 3 dicembre 1515, che gli amministratori della fabbrica "acconsentirono alla richiesta del maestro Nicola Marzola di caricarlo di compiere l'opera che si faceva da maestro Andrea Candiano, ora assente, e di ammetterlo quale altro dei soci della gran compagnia degli scarpellini della fabbrica".
- Troveremo più innanzi i sepolcri dei fratelli comacini - fratres Comaceni - nelle Marche; le loro cappelle degli Abruzzi; le loro unioni nella chiesa dei SS.Quattro Coronati, ricordati sull' Arca di Sant'Agostino o Pavia, in Roma.
- Qui facciamo punto e lasciamo ad altri di addentrarsi di più in un argomento, che rimase sempre oscuro, e fu oggetto di molto amore e molte ire. A noi piace avere rilevato l'opera grandiosa e gloriosa per ogni parte d'Italia, nelle valli del Rodano e del Reno, degli intelligenti quanto modesti maestri Comacini, nei tempi del primissimo albore artistico e civile in Italia e fuori. Siamo ricorsi qua e di là a qualche induzione e quasi supposizione; ma non crediamo essere usciti dai seri ragionamenti. Ci allieta altresì l'avere potuto indicare, se non le regole e gli statuti tenuti o rimasti occulti delle unioni dei nostri maestri, almeno alcune forme esteriori e certe, quali la Loggia, la Schola e il Laborerium. In cotesti luoghi raccoglievasi la vita, si agitava il pensiero, raffinavasi l'azione della fratellanza, della mutua assistenza, dell'arte multiforme. Quanti begli esempi e quanti bei lavori diedero i nostri Maestri per il corso quasi di un millennio, dal 600 al 1500, nella penisola italica e fuori di essa! Qual altro paese delle età antiche e nuove fece mai tanto? Ma seguiamoli nella loro epica odissea: non siamo ancora a metà del cammino”.
1 - Il Du Cange,nel suo Glossarium mediae et infimae latinitatis,tratta del vocabolo Loggia, Logia, Lobbia, Lobia, usato nel senso di abitazione e specialmente di portico, dove si passeggia,e si tiene discorso, logos. Un nome simile usarono i Greci per indicare un vasto pulpito dove si recitavano le commedie. Gli italiani intesero sempre con il vocabolo Loggia un porticato per passaggio, lavoro o conversazione.
2 - Nel Glossarium del Du Cange,sono registrate le parole Machoneria, Maczo, Mazom, Massoneria, Massonarius, Massonus ricavate da scritti del 1200 e 1300, e adoperate a indicare la qualità ,l’arte e le opere dei muratori o structores, e degli scarpellini o lathomi
3 - Lettre de M. l’Abbè Grandidier a Madame de… sur l’origine des Francs-Maçons.
4 - Pag.212 (del libro del Merzario)
5 - Pag.87
6 - Torino,1873, pag.826, num.478
7 - Matthei Paris, Monachi Albanensis, Angli, Opera: "semper in recessu occipiens ab aliis ad alios inter signa”.
8 - Non si trova nel Du Cange la parola Laborerium col significato di luogo dove sono raccolti molti artefici ed operai per lavori in comunione. In questo senso trovasi usata in Italia dopo il Mille e propriamente nelle fabbriche condotte dai Maestri Comacini.
I Maestri Comacini I Compagni di Officina Magistri Comacini
Comunità Templari e Confraternite Edili I Collegi dei maestri Comacini