Una lunga premessa
alla lettura del
Rituale della
Società dei Taglialegna del Cavaliere di Beauchaine (1747
circa)
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Fin dai giorni della sua prima infanzia, la Massoneria si
interroga sulle sue origini e sul suo scopo. Ciò che in un’altra
associazione avrebbe evidentemente effetti dirompenti, per i
Massoni è diventato un motivo di dibattito acceso e fraterno,
essenziale per il loro stesso modo di essere. Neppure i racconti
delle origini che troviamo nei “documenti fondanti” sono esenti
dal vaglio della critica storica: ne sono il miglior esempio le
Costituzioni di Anderson,
il
discorso di Ramsay, le
Grandi Costituzioni fredericiane…
Come la storiografia “profana”, anche quella massonica è spesso
influenzata dalle contingenze, da esigenze politiche, da ragioni
di prestigio. Accade così che tesi plausibilissime, ma che
valgono quanto altre di segno diverso (o meno), siano
“sponsorizzate” da certe Obbedienze, mentre informazioni,
documenti, riflessioni che completerebbero il quadro illuminando
una prospettiva diversa vengono volutamente trascurati o
minimizzati nella loro importanza.
In ogni modo, l’impostazione prevalente sembra ancora quella
della ricostruzione di uno sviluppo “lineare” della Massoneria,
dell’individuazione di una catena di vicende e situazioni i cui
anelli, saldamente uniti fra loro, conducono da un passato più o
meno remoto ad oggi.
Meno successo sembra avere un approccio alternativo, il quale
parte dalla considerazione che, per lo meno fino a tempi
relativamente recenti, la cultura dell’Occidente è stata
caratterizzata da temi, idee, spiritualità, modalità di
trasmissione della conoscenza che, trasportati fuori contesto
nel nostro mondo contemporaneo, ci apparirebbero di tipo
latamente “iniziatico”: fino circa al ‘700, in certi luoghi di
più e in altri meno, comune è il sentimento della vita umana
come cammino verso uno stato superiore; ovunque si ritrovano
l’allegoria e il simbolismo, dal più insigne monumento alla più
remota pieve di montagna; universale il rapporto Maestro –
Apprendista, anche al di fuori dell’ambiente operaio; unitario
il quadro dei riferimenti culturali, se pur nella necessaria
gradazione delle “competenze” e nella rigida distinzione dei
ruoli. Ciò che oggi è l’eccezione, fino a ieri l’altro era
regola.
In questo “tessuto” della cultura occidentale, dagli inizi del
‘600, per la spinta delle circostanze o per esigenze di vario
natura, si vengono focalizzando delle Fratellanze di nuovo tipo:
membri onorari di Fratellanze di mestiere ne “esportano” le
forme in associazioni nelle quali il “mestiere” non c’è più, e
quelle forme che precedentemente trovavano – e davano – senso
all’opera, diventano metafora in un’opera solo in parte diversa.
Insomma: se per un muratore gotico la costruzione della
cattedrale era “anche” la costruzione di sé, per il massone
speculativo … beh, ciò che il primo faceva con le mani e con la
testa, il secondo lo fa soprattutto con la testa.
La realizzazione di questo processo avviene in momenti di
particolare crisi, di passaggio epocale nei quali è facile
riconoscere il frantumarsi di quella cultura organica che, per
comodità, potremmo chiamare “tradizionale”.
Nelle Fratellanze si registra un fenomeno curioso e
apparentemente contraddittorio: da una parte le “forme”
tradizionali vi sono esaltate, e diventano oggetto di studio e
di insegnamento sempre più specifico – forse perché “fuori” sono
meno capite - ; dall’altra le Fratellanze stesse sono in
sintonia, o all’avanguardia, rispetto al processo di cambiamento
culturale e sociale. Una focalizzazione, appunto.
Supponiamo che la Massoneria si sia evoluta da una (o più) di
queste Fratellanze. – Il cammino prosegue, il punto di partenza
è perso di vista - Il suo nucleo simbolico, che col tempo si è
cristallizzato, stabilizzato, ed è rivendicato come patrimonio
esclusivo, in un certo momento doveva essere, per così dire, a
disposizione, di libero accesso.
Possiamo ipotizzare un periodo di tempo – abbastanza lungo,
dalla metà del ‘600 ai primi decenni dell’ ‘800 – durante il
quale la Fratellanza che “diventa” la Massoneria attinge da
questo patrimonio comune per sperimentare “vie” simboliche e
organizzative complementari, o alternative.
Nel prosieguo di questo articolo parlerò di una di queste “vie”,
e dei suoi rapporti con la Massoneria. Rapporti, in effetti,
talmente stretti e intrecciati che all’insieme di Fratellanze
che ad essa fanno riferimento si dà il nome di
MASSONERIA DEL
LEGNO. Mi riferirò soprattutto a una di queste Fratellanze,
per motivi che saranno chiari in seguito: il
Rito
Forestale del Cavaliere di Beauchesne.
L’Ordine dei
Fendeurs e delle Fendeuses
Il Cavaliere di Bauchaîne, o di Beauchesne (altre tre o quattro
varianti ortografiche sono possibili) fu un personaggio
straordinario. Ecco come è descritto nel “Dictionnaire de la
Franc-maçonnerie” di Daniel Ligou: “Charles François Radet de B.
è il promotore dell’Ordine androgino dei Fendeurs e delle
Fendeuses. Reputato esssere un trafficante di gradi, tanto
durante la guerra dei Sette Anni che in un cabaret della Via
Saint-Victor. Venerabile della “Constance”, loggia scozzese e
inglese costituita in un primo tempo “al seguito del Re” in
Germania, poi, dopo il 1763, a Parigi. Creatore del Capitolo dei
“Cavalieri Protettori dell’Innocenza” che praticava gradi
Rosa-Croce e Templari. Le “creazioni” di Beauchesne restarono
fuori dal Grande Oriente e dal 1774 scomparvero.” Un giudizio
severo, suffragato da episodi tragicomici. La Loggia “al seguito
del Re” era un carrozzone, una specie di Tempio mobile, che
seguiva l’armata. Il Nostro teneva Loggia durante le soste, e
procedeva a iniziazioni in tutti i gradi, naturalmente dietro
compenso. Una volta in Alsazia successe che un paio di
commercianti del luogo si fecero iniziare Rosa-Croce, forse
nella speranza di imparare a far l’oro o di qualche altro
segreto alchemico, ma insoddisfatti di quanto avevano ricevuto
andarono a reclamare indietro il loro denaro dal Maresciallo
Comandante. Ne nacque un discreto parapiglia…
E tuttavia, quello di Ligou è un giudizio parziale, e trascura
il fatto che la “Constance” di Beauchesne, Maestro a vita come
tanti Venerabili parigini, era frequentata dalla più alta
nobiltà francese, a partire da quel Duca di Luxembourg il cui
ruolo nella Massoneria “ufficiale” è ben conosciuto.
Beauchesne fondò la Fenderie nel 1747. Egli non ne fu
l’inventore, ma il tramite nella Parigi del tempo: era stato
iniziato (o il “dovere” gli era stato comunicato) da un
funzionario del Re, il Magistrato delle Acque e Foreste della
contea di Eu. Le forme della Fenderie sgorgano da sorgenti
“operative” purissime: le tradizioni delle foreste situate fra
Caen e Rouen, nella zona di Eu. Vi si trovava una vetreria
famosa, la vetreria Courval, che dava lavoro a numerosi
forestali per procurarsi il combustibile e la felce,
indispensabile per la fabbricazione del vetro.
Fratellanze di lavoratori del Legno e della Foresta sono
attestate, anche iconograficamente, almeno dal XIII secolo. Fra
l’altro, le tecniche di costruzione, che di sovente prevedevano
la preparazione delle pietre in cava e dei materiali da
carpenteria in bosco al fine di risparmiare sui costi di
trasporto, favorivano lo stringersi di rapporti “familiari” fra
tagliapietre, carpentieri, e boscaioli – taglialegna,
fabbricanti di tavolame, carbonai…-
Si riunivano così la città e la campagna – anzi: la foresta - ,
in un ambiente, quello forestale appunto, ove le garanzie e i
vincoli delle Corporazioni urbane avevano poco o nessun effetto,
ove la rusticità della vita favoriva la formazione di rapporti
personali forti.
Le cerimonie di ammissione alle Fratellanze forestali erano
semplici, ma non più semplici delle cerimonie massoniche dei
primi del ‘700; il simbolismo ci può sembrare alquanto scarno,
ma la sua profondità emerge quando si analizzano i “catechismi”,
le istruzioni per domanda e risposta che ci sono pervenuti. La
produzione di catechismi scritti è a volte un segnale di
debolezza, un indizio che le forme di istruzione tradizionale
“da bocca a orecchio” e per esempio diretto vanno perdendo
efficacia. Altre volte è un segnale che la fase dell’
“accettazione”, della presenza di membri onorari in associazioni
di gente del mestiere ha ormai lasciato il passo alla
“rappresentazione” della società di mestiere.
I Fendeurs (taglialegna) delle Ardenne, i Carbonari del Giura e
dei Vosgi esercitavano per consuetudine l’ospitalità verso i
Compagnoni – specialmente Carpentieri e degli altri mestieri
delle costruzioni – che si trovavano a passare presso di loro, e
spesso più tardi questa ospitalità si estese ai Massoni: una
consuetudine che ha la sua eco nella Carboneria politica
italiana, ove i Massoni venivano incorporati nelle Vendite senza
iniziazione.
La Fenderie del Cavaliere di Beauchesne era un Ordine androgino,
e uomini e donne vi erano ricevuti con le stesse cerimonie. Va
ricordato che in altri Ordini androgini, e nella Massoneria
d’Adozione, il ricevimento rituale con cerimonie particolari era
riservato alla componente femminile, perché i Fratelli erano già
iniziati per conto loro…
Da questo punto di vista la Fenderie rappresenta una notevole
eccezione – e un punto di partenza - .
In un quaderno
della Fenderie coevo della Fenderie di Beauchesne (1747) – ma
che non sembra attribuibile a quella, e intitolato “Rituel du
Grade de Fendeur ou de Bucheron”, leggiamo:
“Ogni
taglialegna boscaiolo, donna o uomo, porterà addosso il
gioiello: un piccolo cuneo d’argento attaccato alla bottoniera
con un nastrino verde.
Tutti avranno l’obbligo, alzandosi al mattino, di pronunciare
Jesus Nazarenus Rex Judeorum, facendosi tre segni di croce in
fronte.
Gli statuti saranno applicati dal Cugino-Maestro; toccherà a lui
imporre le ammende; non si deve iniziare nessuno a questo ordine
che non sia massone o massona, e non si può esigere da lui altro
che il rimborso delle spese che si faranno per la ricezione.
Questo grado è stato fatto in memoria di Adoniram, che Salomone
nominò suo intendente per il taglio dei boschi , taglio che fece
fare mandando ogni tre mesi diecimila uomini nelle foreste del
Monte Libano, ove Hiram re di Tiro aveva permesso a Salomone,
secondo la convenzione fatta fra loro, di prendere tutto il
legname necessario per la costruzione del tempio.”
Quanti motivi di
interesse in quattro righe! Le cose più notevoli sono almeno
tre:
- Il dovere della preghiera cristiana non stupisce chi conosca
le costituzioni e i regolamenti di Logge e Obbedienze francesi
precedenti al 1773; incuriosisce invece la formula…
- La leggenda di Hiram appare ormai ben consolidata nel Rituale,
e il suo sviluppo sta diventando l’oggetto di gradi addizionali
che formeranno gradualmente i sistemi Scozzesi; tuttavia il
riferimento alla leggenda hiramitica è solo d’ambientazione, e
quanto enunciato nelle istruzioni non trova poi riscontro nella
cerimonia.
- Le Sorelle e Buone Cugine provengono da una Massoneria
femminile di adozione, o qualche Loggia ammette le donne alla
ritualità “maschile”? Non lo sappiamo, ma in questo Grado uomini
e donne lavorano insieme e sono iniziati secondo le medesime
forme, su un piano quindi di rituale parità.
Si ritiene che quello costituito dal Cavaliere di Beauchesne
fosse un Ordine di società, forse addirittura un ordine di
libertinaggio, anche se – per esempio – in un senso ben diverso
dall’Hell Fire Club del duca di Wharton, ex Gran Maestro della
Gran Loggia di Londra. Il suo rituale infatti non ha nulla
neppure del libertinaggio esplicito di altri Ordini francesi,
come quello dei Felicitari. Le agapi a base di zuppa di cavolo,
mangiata in scodelle di terraglia con cucchiaioni di legno,
sembrano tutto meno stuzzicanti…
E poi, come abbiamo visto, troviamo un Rito di Fenderie
pressoché identico a quello di Beauchaine conferito come Alto
Grado. In questa forma la sua vita non fu effimera: oltre venti
anni dopo, era ancora praticato alla stessa maniera nella Loggia
di San Giovanni del Perfetto Disinteresse, all’Oriente di
Mirecourt, una cittadina dei Vosgi. Nei Documenti di Mirecourt
il “Fendeur” rappresenta il quarto grado, ma viene definito un
“dovere”, piuttosto che un “grado”: in altri termini si
riconosce che si tratta di “qualcosa d’altro”, parente stretto
della Massoneria ma non proprio tale.
E del resto le forme dell’iniziazione sono assimilabili a quelle
di una ricezione in grado di Apprendista.
La mia opinione è che , quando la Massoneria arrivò in Francia
dall’Inghilterra, si trovò in un contesto ove l’associazionismo
operaio in Fratellanze iniziatiche era particolarmente forte, e
una qualche forma di accettazione doveva essere diffusa (le
barriere poste dai Compagnonnages ai non-operativi non dovevano
essere ancora insuperabili). L’ingresso di “accettati” dei
“doveri” in Massoneria può aver generato degli interscambi
interessanti e contribuito a certi sviluppi delle ritualità, da
una parte e dall’altra. Alcune tematiche che lo sviluppo – e la
cristallizzazione – della ritualità massonica ha lasciato da
parte, hanno continuato ad essere coltivate a lungo da chi,
Massone, non voleva rinunciare alla loro bellezza.
Note
Bibliografiche
Questo
articolo non ha alcuna pretesa accademica, e le notizie che vi
sono contenute sono tratte da testi di facile reperibilità.
Il già citato Dictionnaire de la Franc-Maçonnerie curato da
Daniel Ligou per le Presse Universitaires de France ha alcuni
articoli interessanti sui Riti Forestali (voci Franc-Maçonnerie
du Bois, Charbonnerie, Compagnonnage…). Chi volesse approfondire
la storia, il simbolismo, e confrontare un buon numero di
Rituali che abbracciano il periodo dal 1740 al 1830 può leggere
il libro di Jacques Brengues, La Franc-Maçonnerie du Bois,
pubblicato da Guy Trédaniel Editeur nel 1991. I quaderni dei
Rituali in uso nella Loggia di Mirecourt sono stati pubblicati a
cura di Gerry L.Prinsen dalla Fondazione Latomia; ci si può
procurare la loro ristampa fatta da Kessinger Publiscing Co. via
internet presso la libreria on-line Amazon.com.
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