Vita di Enrico Fermi Le grandi idee nascono da uomini speciali, che hanno la fortuna di vivere nei momenti di intenso fervore scientifico incontrando straordinari compagni di studio e di ricerca. L’Italia, come il resto dell’Europa, negli anni fra il ’20 e il ’38 partecipa attivamente alle nuove scoperte scientifiche, ma la storia porta ad una chiusura delle menti, dello spirito e del progresso culturale. Enrico Fermi rappresenta l’emblema dell’uomo e dello studioso aperto, amante della libertà, leale con i suoi amici e collaboratori. Enrico Fermi nasce a Roma il 29 settembre 1901; il padre, Alberto, proveniva da Caorso in provincia di Piacenza ed era impiegato delle Ferrovie. Fin dall’infanzia mostra uno straordinario interesse per la matematica e soprattutto per la fisica, probabilmente stimolato dai discorsi degli amici di suo padre, alcuni dei quali erano ingegneri. Dopo la morte, avvenuta nel 1915, del fratello Giulio, che era stato il suo unico amico e compagno di giochi, Fermi stringe amicizia con un ragazzo di circa un anno più vecchio di lui che era stato compagno di scuola di Giulio: Enrico Persico. I due ragazzi hanno in comune la passione per la fisica e spesso discutono sui loro studi, fanno esperimenti di fisica, vanno alla ricerca di trattati di matematica e fisica per bancarelle e rivenditori di libri usati. In questo periodo scopre su una bancarella di piazza di Campo dei Fiori un trattato di fisica matematica in due volumi di circa 900 pagine, scritto in latino e lo studia a fondo come risulta dalle numerose annotazioni e appunti rinvenuti nel testo. Durante gli anni del liceo Fermi ha un interlocutore importante nell’ingegnere Adolfo Amidei, amico e collega del padre, che lo consiglia e lo guida nella sua formazione scientifica prestandogli numerosi testi di livello universitario. Nel 1918 è ammesso alla Scuola Normale Superiore per frequentare all’Università di Pisa il corso di laurea di fisica e si laurea nel 1922. Nel 1923 viene iniziato Massone nella Loggia Lemmi di Roma, allora all’obbedienza di Piazza del Gesù. Completa i suoi studi in Germania, a Gottinga presso Max Born e in Olanda, a Leida presso P. Ehrenfest, dove ha modo di conoscere A. Einstein che mostra nei suoi confronti stima e simpatia. Nel 1926 diventa docente presso l’Università di Roma e fa parte del gruppo di fisici dell’istituto di Via Panisperna, fondato da Orso Mario Corbino, insieme a M. Ageno, E. Amaldi, U. Fano, B. Ferretti, E. Fubini-Ghiron, G. Gentile jr., E. Majorana (che scomparirà misteriosamente il 25 marzo 1938 durante un viaggio per mare da Palermo a Napoli), L. Pincherle, B. Pontecorvo, G. Racah, E. Segré, G. C. Wick. Il primo viaggio di Fermi negli Stati Uniti avviene nel 1930; dopo di allora è spesso invitato a svolgere corsi di lezioni durante le sessioni estive di varie università e riceve diverse offerte per cattedre permanenti particolarmente importanti. Più volte egli è indeciso di fronte a tali offerte, da un lato per il desiderio di restare in Italia dove ancora sono presenti forti legami di vita e di lavoro, dall’altro per l’aspirazione a vivere e far vivere la propria famiglia in un clima meno increscioso di quello creatosi in Italia con l’avvento del fascismo. La decisione è provocata nel 1938 dalle leggi razziali che lo colpiscono nella famiglia: la moglie Laura Capon è di origine ebraica. Pertanto sul finire del 1938 si reca a Stoccolma per ricevere il premio Nobel, conferitogli per i suoi fondamentali contributi alla fisica dei neutroni, e di lì prosegue per gli Stati Uniti dove si stabilisce, prendendo la cittadinanza nel 1944, e dove muore a Chicago, Illinois il 29 novembre 1954. Insegna dapprima alla Columbia University, quindi all’Institute of Nuclear Studies dell’università di Chicago. Mette a punto la prima pila atomica a uranio e grafite (Chicago, 2-12-1942) e collabora con Oppenheimer allo sviluppo della bomba atomica (progetto Manhattan). Successivamente si occupa di fisica del plasma e delle particelle e di applicazioni dello studio delle radiazioni cosmiche alla cosmologia. Non ha molto scopo e forse anche poco senso tentare di esprimere un giudizio sull’opera di Enrico Fermi e sulla sua figura di scienziato e di uomo: vissuto in un periodo storico drammatico, il suo stesso lavoro lo porta ad avere in esso una parte di primo piano. Ma l’aspetto più importante della sua vita è quello della scoperta scientifica sorretto dalle sue doti di maestro, dal suo equilibrio e la sua energia, dalla sua semplicità nei rapporti umani, dal forte senso del dovere e dall’entusiasmo per lo studio della natura.
(Diverse notizie e commenti sono tratti da: Edoardo Amaldi, “Scienziati e Tecnologi contemporanei”, Arnoldo Mondadori Editore, 1974) Da: www.grandeoriente.it |