Il Grande Oriente di Napoli nel periodo Napoleonico (M. Volpe) Dopo l’invasione e l’occupazione del Regno di Napoli da parte delle armate francesi, Giuseppe Napoleone fu incoronato re di Napoli il 30 marzo 1806 e, contemporaneamente, fu eletto Gran Maestro del Grande Oriente Napoletano. In proposito, nel manoscritto “Cenno storico degli Ordini Segreti nel Regno di Napoli” contenuto nel carteggio sequestrato dalla polizia pontificia nel 1827 al Cav. Giovan Battista de Luna, conservato presso l’archivio di Stato di Napoli (1) si legge che nel 1806, con l’ingresso a Napoli dei Francesi, la Massoneria «rannodò i suoi travagli riunendosi liberamente. Nel 1807 si organizzò un Oriente e un capitolo di rito scozzese». Di seguito si afferma che Napoleone per tenere sotto il suo controllo l’istituzione stabilì «una riforma del rito [il Rito Riformato Francese (2)], assicurando estesa protezione all’ordine e libero esercizio de’ suoi misteri». Ma restava sempre attivo il Rito Scozzese sicché, nel 1812 «videro in Napoli due Orienti e due Capitoli generali», cioè uno del Rito Francese Riformato e uno del Rito Scozzese. In realtà, contrariamente che in Francia, in Italia ebbe molta maggiore diffusione il Rito Scozzese rispetto a quello Francese (3). Quando Giuseppe Bonaparte assunse il trono di Spagna, Napoleone, con decreto del 20 luglio 1808 nominò al suo posto, sul trono del Regno di Napoli, il Generale Gioacchino Murat (4), suo cognato, che subentrò anche nella carica di Gran Maestro del Grande Oriente Napoletano. Tra il gennaio e il febbraio del 1809 si costituisce a Napoli il Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato (detto di Napoli o delle due Sicilie) con Sovrano Gran Commendatore lo stesso Gioacchino Murat, che pone sotto il proprio controllo il Grande Oriente di Napoli. Particolarmente numerose sono le Officine che sorgono, o risorgono, nel Regno di Napoli: al culmine del periodo napoleonico si contano, all’obbedienza del Grande Oriente di Napoli (5), un centinaio di Logge (6), come la “Costellazione Napoleone”, la “Perfetta Amicizia”, la “Giuseppe della Concordia” installata il 27 dicembre 1806, la “Gioacchino I”, la “Perfetta Unione” a Napoli, la “Gioacchino” a Castellammare, la “Costanza Irpina” ad Avellino ecc.
In Puglia la “Costanza” a Foggia, la “Perfetta Concordia” e la “Reciproca Riconoscenza” a Barletta, la “Filadelfia” a Lucera, la “Perfetta osservanza” a Spinazzola, la “Peucadelfia pitagorica” a Bari, la “Japigia Illuminata” a Lecce, la “Jonica” a Brindisi, la “Figli di Cosmopoli” a Bisceglie, la “Nemica della Ambizione” a Taranto, altri centri massonici a Bitonto, Andria, Trani, Risceglie, Altamura, Gioia del Colle, Fasano. In Calabria la “Virtù” a Reggio Calabria, la “Virtù trionfante” a Bagnara Calabra, la “Costanza Erculea” a Troppa, la “Il Monte di Arete” a Belmonte ecc. In Abruzzo la "Amici della Virtù" all’Aquila, la "Concordia" a Lanciano, la "Figli del Gran Sasso" a Teramo, la "Perfetta Unione" a Chieti, la "Filantropia" a Penne, la "Amici Riuniti" a Pescara, la "Perfetta Amicizia" a Sulmona, la "Alleanza" ad Ortona, la "Montanara” a Guardiagrele, la "Scuola di Salomone" a Civita S. Angelo, la “Riunione dei buoni amici” a Campobasso.
Anche nel Regno di Napoli la Massoneria, nel periodo napoleonico, nonostante i vari “distinguo” fra le varie Logge ed i vari raggruppamenti massonici (soprattutto da parte dei Capitoli Scozzesi), era un’associazione ufficiosa fortemente assoggettata al governo (7). Per avere un’idea al riguardo, basterebbe osservare la coincidenza tra cariche massoniche e cariche dello Stato che risulta nella composizione del Grande Oriente di Napoli nel 1813:
Nominativo | Carica Massonica | Carica Pubblica | Gioacchino Murat | Giuseppe Zurlo | Perignon | Onorato Gaetani | Michele Filangeri | Ottavio Marmiele | Graziano Fernier | Giuseppe Parisi | Francesco Costanzo | Briot | Marzio Mastrilli | Salvatore Mandrini | Carlo Giovanni Aimè | Giovanni Noja Carafa |
| Gran Maestro | 1° Gran Maestro Aggiunto | 2° Gran Maestro Aggiunto | Grande Amministratore | 1° Conservatore Generale | 2° Conservatore generale | Gran Rappresentante | 1° Gran Consigliere d’Officina | 1° Gran Sorvegliante d’onore | 2° Gran Sorvegliante d’onore | Grande Amministratore | Gran Segretario d’onore | Gran Tesoriere d’onore | Gran Custode de’ Suggelli |
| Re di Napoli | Ministro dell’Interno | Governatore di Napoli | Gran Cerimoniere | Intendente di Napoli | Ministro di Polizia | Direttore delle dogane | Intendente generale | Generale del Genio | Consigliere di Stato | Ministro degli Affari Esteri | Prefetto di Polizia | Tenente Generale | Dignitario delle Due Sicilie |
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Non va comunque dimenticato il positivo lavoro di trasformazione della società operato dagli ambienti massonici. Un esempio significativo, dell'influenza della mentalità massonica nella vita civile di quegli anni, è dato dalla proposta (8) di Vincenzo Cuoco per la costituzione di una scuola pubblica laica, gestita e diretta dallo Stato, gratuita e accessibile a tutti. Va osservato che la contemporanea esistenza di due Supremi Consigli: il “Supremo Consiglio d’Italia” a Milano, con Eugenio de Beauharnais Sovrano Gran Commendatore, ed il “Supremo Consiglio di Napoli” con Gioacchino Murat Sovrano Gran Commendatore, di fatto vanificava, almeno in parte, quella organizzazione unitaria che il Supremo Consiglio d’Italia del 1805 di Milano aveva inizialmente avviato. Peraltro si ha notizia della costituzione a Napoli di un Supremo Consiglio del 33° Grado indipendente, da parte di alcuni elementi dissidenti della “vecchia guardia” (che, come già detto, non accettavano volentieri l’assoggettamento napoleonico della Massoneria) ma che risulterà di vita effimera, in quanto nel 1811 si sarebbe disciolto confluendo nel Supremo Consiglio murattiano. Anche il Supremo Consiglio d’Italia di Milano vede nel suo seno la nascita di un gruppo dissidente che adotta il cosiddetto “Rito riformato”. Probabilmente in questa dissidenza si può cogliere un riflesso della divisione politica tra chi vagheggiava l’unificazione nazionale sotto una monarchia costituzionale e chi sotto una federalismo repubblicano. Va aggiunto che in quegli anni, a partire dal 1805, compare in Abruzzo, sembra nell’ambito di un Capitolo Rosacroce “La Concordia”, il “Rito di Misraïm”, articolato in 90 Gradi (9), probabilmente diffuso dagli ufficiali francesi reduci dalla Campagna d'Egitto del 1798 - 99 (Rito Primitivo). Nel 1813 i tre fratelli israeliti Bèdarride sviluppano il Rito a Napoli con la Loggia “dei Trinosofi” (con Jean-Marie Ragon Maestro Venerabile) la cui cerimonia di installazione durò ben tre giorni alla presenza di una moltitudine di persone. Inoltre, nel novembre 1815, sempre a Napoli si ha la costituzione della Loggia madre del Rito Egizio, la "Sapienza trionfante", tra i cui costitutori c'è Pietro Colletta "storico del Regno".
A proposito degli altri Riti operanti in quegli anni, secondo quanto riportato nella raccolta “Collezione di documenti riguardanti le società segrete conosciute in Italia dall’anno 1800 a tutto l’anno 1818”, presso l’Archivio di Stato di Firenze, redatta da Giuseppe Valtancoli, informatore della polizia del Granducato di Toscana, risulterebbe in Italia la presenza di 5 riti massonici: - Rito antico della Massoneria di Perfezione (25 gradi) - Rito antico accettato (33 gradi) - Rito antico scozzese filosofico (33 gradi) - Rito unico o della Riforma del 1802 (la Massoneria napoleonica, 12 gradi) - Rito antico scozzese templare (33 gradi). * * * I travagliati eventi di quegli anni, incalzano tumultuosi anche nelle vicende massoniche. Iniziano nel Regno di Napoli, in Calabria, movimenti carbonari di carattere antinapoleonico con la dura repressione murattiana conclusasi, dopo il fallito tentativo insurrezionale di Cosenza, con l’esecuzione a Nicastro di Vincenzo Federici detto Capoblanco. A seguito dei moti d’Abruzzo del marzo 1814, il Murat lancia da Bologna, il 4 aprile 1814, l’editto con cui si proibisce la Carboneria (10), però «senza ricerca di fatti anteriori»(11). In proposito si osserva che la Carboneria si era originata inizialmente nell'ambito delle truppe francesi (vedasi la Charbonnerie della Franca Contea) ed era favorita e diffusa come strumento di propaganda antiborbonica. Il successivo osteggiamento da parte del Murat probabilmente era motivato dal fatto che a volte, sotto le spoglie carbonare, si celavano persone poco raccomandabili e che, prima ancora che la Carboneria assumesse l'aspetto di movimento cospiratorio e libertario, era strumento di opposizione a quelle riforme murattiane, come l'abolizione del sistema feudale, l'introduzione dei codici napoleonici, la regolamentazione dell'apparato burocratico nei vari settori della vita civile, che non erano molto congeniali al carattere napoletano.
Nel 1814 dopo la deposizione di Napoleone confinato all’Isola d’Elba, Pio VII riprende possesso dello Stato Pontificio e immediatamente ristabilisce l’Indice ed il tribunale dell’Inquisizione. Il 15 agosto viene emesso l’Editto del cardinale Pacca contro Massoni e Carbonari. Con la restaurazione del governo austriaco nel Lombardo Veneto, il Grande Oriente d’Italia di Milano è obbligato a sciogliersi (decreto del 26 agosto 1814) con la conseguente cessazione dell’attività massonica nel nord della penisola. Nel Regno di Napoli nuovi moti carbonari antimurattiani in Abruzzo, di non poca consistenza visto che il governo vi inviò 3 battaglioni ed 1 reggimento di Lancieri al comando del generale Florestano Pepe, il quale, dimostratosi troppo accondiscendente nei confronti dei Carbonari, fu sostituito dal Nolli. I moti furono repressi col sangue. A Penne fu fucilato il canonico Pietro Marulli assieme ad altri carbonari mentre i parenti venivano obbligati ad assistere e a gridare “Viva il Re”. In concomitanza di questi eventi si va sempre più delineando, nel mondo massonico napoletano, quel cambiamento il cui risultato più evidente sarebbe stato lo sviluppo della Carboneria. Il trauma risulta chiaro da un discorso che il barone Orazio De Atellis (12) avrebbe in seguito pronunciato (13 settembre 1820), come Oratore per l'inaugurazione del Grande Oriente di Rito Scozzese in Napoli (13), in cui affermava che il Murat aveva asservito l'organizzazione massonica alle sue mire scegliendo «fra i grandi del Governo profano» i Dignitari del Grande Oriente, molti dei quali «non erano né Venerabili, né deputati di Logge o di Capitoli esistenti» e ancora «Il G∴O∴ ..... si pronunciò ferocemente contro la Carboneria del Regno».
A causa di questo allontanamento del Grande Oriente murattiano dai principi e dai «veri Statuti dell'Arte Reale», la Massoneria Scozzese aveva deciso di creare - in contrapposizione alla Massoneria murattiana - una Gran Loggia Madre installata il 13 febbraio 1814, in collegamento con la Gran Loggia di Edimburgo. Questa «Massoneria scozzese, come quella che professava i principi e più favoriva le mira filantropiche della Carboneria di lei figlia, ingelosì la tirannide regnante». Scontata la reazione murattiana a questa Gran Loggia «chiamata combricola di carbonari sediziosi e in breve tempo distrutta a forza di esili, di minacce, di arresti arbitrari».
Nel 1815 gli eventi precipitano: l’astro Napoleonico si avvia al definitivo declino. Nel Regno di Napoli Gioacchino Murat tenta il tutto e per tutto (già, su suggerimento di Francesco Salfi aveva tentato il riavvicinamento con la Carboneria); chiama a raccolta i Liberi Muratori per coinvolgerli nell’ambizioso disegno dell’unione degli Stati italiani con una costituzione democratica. Ma i generali Giuseppe Rossetti e Giuseppe e Teodoro Lechi (assieme a Gaspare Bellotti capi del disciolto esercito italico), alti dignitari del Grande Oriente d’Italia, si resero conto, dall’indagine svolta tra i Liberi Muratori, della diffusa ostilità nei confronti del Murat. Comunque molti esponenti massonici aderirono entusiasticamente al progetto, fra questi Francesco Saverio Salfi che già l’anno prima, assieme a Vincenzo Cuoco, Melchiorre Delfico e Pellegrino Rossi, aveva fatto un tentativo presso Napoleone relegato all’Isola d’Elba, perché si mettesse a capo del movimento unitario italiano assumendo il titolo di “Imperatore dei Romani e Re d’Italia. Il 30 marzo a Rimini, Gioacchino Murat lancia il famoso proclama, invitando gli Italiani alla lotta per l’indipendenza nazionale contro l’Austria: «Italiani! L’ora è venuta, che debbono compiersi gli alti destini d’Italia. La provvidenza vi chiama infine ad essere una nazione indipendente. Dalla Alpi allo stretto di Scilla odasi un sol grido: l’Indipendenza d’Italia» (14). Proclama la costituzione liberale preparata da Giuseppe Zurlo e Pietro Colletta, ma il 3 maggio è sconfitto a Tolentino e deve rifugiarsi in Corsica. A maggio torna a Napoli Ferdinando IV di Borbone che si proclama Re delle due Sicilie con il nome di Ferdinando I. A Ottobre Murat sbarca in Calabria nel coraggioso, quanto vano, tentativo di riconquistare il regno, ma 13 ottobre è arrestato e fucilato a Pizzo Calabro. Al momento dell’esecuzione, si denudò il petto ordinando di colpirlo al cuore; levò il braccio a squadra tenendo tesa la mano sotto la gola (15). Morì da Massone e da eroe entrando così nella leggenda, simbolo della lotta per la libertà.
1. Riportato in “Massoneria e Carboneria nel Regno di Napoli” di Giuseppe Gabrieli, Atanòr, 1981. 2. Nel Rito Francese vi erano 7 gradi: i primi tre (gradi turchini) di “Apprendista”, “Compagno” e “Maestro”; gli altri quattro (Alti Gradi) di “Eletto”, “Scozzese”, “Cavaliere d’Oriente” e “Rosa Croce”. 3. A tale proposito va aggiunto che, in Francia, Napoleone aveva tentato di sottomettere al Grande Oriente anche il Rito Scozzese che era in rivalità col Rito moderno o Francese. Il Gran Maestro del Grande Oriente di Francia, Giuseppe Napoleone, aveva quale Gran Maestro Aggiunto il fedelissimo arcicancelliere di Napoleone Cambacérès il quale accentrò i poteri nelle sue mani e rese possibile la coesistenza sia del Grande Oriente che del Supremo Consiglio dei 33. 4. Gioacchino Murat (1767-1815) il 5 dicembre1804, aveva assunto la seconda carica di Primo Gran Sorvegliante del Grande Oriente di Francia quando Giuseppe Bonaparte era Gran Maestro. 5. Da notare che, nei diplomi massonici dell’epoca, si legge la duplice obbedienza al Grande Oriente di Francia ed al Grande Oriente di Napoli, come ad esempio nel diploma massonico del 1806 della Loggia del 6me Regiment de chassons à cheval di Lanciano, con intestazione "A la Gloire du G∴ A∴ de l'Universe, au nom et sous les auspices des G∴O∴ de France et de Naples...". 6. Un elenco di 97 logge, all’Obbedienza del Grande Oriente di Napoli nel 1813, risultante dai documenti dell’archivio del barone Orazio de Atellis venne riportato da Ulisse Bacci ne “Il libro del Massone italiano”, Roma 1922, elenco che, peraltro, non deve considerarsi esaustivo. 7. Nella deposizione di Maroncelli dinanzi all’inquisizione di Venezia nel 1820, è detto che “Gioacchino Murat aveva voluto che nel Liceo Reale di Musica si formasse una colonna armonica che interveniva alle Logge Massoniche e alle Vendite Carbonariche”. 8. Presentata a Gioacchino Murat nel 1809. 9. I Gradi erano articolati in 4 serie, rispettivamente: Gradi simbolici, Gradi filosofici, Gradi mistici e Gradi cabalistici. Di questi 87 era assegnabili mentre 3 erano riservati ai Superiori Incogniti. Nel 1826 fu unificato al Rito di Memphis (Rito di Memphis e di Misraim) con aumento a 96 del numero dei Gradi. 10. Il giorno successivo, 5 aprile 1814, l’intendente F. G. Dumas avverte il duca di Campochiaro, ministro della Polizia Generale che riunirà i capi delle Logge massoniche per invitarli a collaborare per “far scomparire interamente queste clandestine associazioni di Carbonari”, cercando cioè di sfruttare le divisioni fra Carboneria e Massoneria. 11. All’art. 3 del Decreto murattiano si legge: “Non sarà fatta alcuna inquisizione o ricerca per fatti, o complotti imputati sin oggi a Carbonari, tranne pe’ colpevoli delle insorgenze avvenute nel distretto di Penne…” 12. Orazio De Atellis (Campobasso 1774 – Civitavecchia 1850) “giacobino napoletano accorso nella Repubblica cisalpina per invitare i Francesi a liberare la penisola dal giogo straniero. Era stato arrestato e condannato a morte dal governo Granducale (Toscana) perché era risultato che a Bologna egli meditava l’organizzazione di un colpo di stato per introdurre una repubblica giacobina anche in Toscana. La pena capitale fu mutata in una pena detentiva da scontarsi nel “forte Falcone” dell’isola d’Elba. 13. “Per la inaugurazione del G ∴ O∴ al rito scozzese in Napoli. Discorso dell’Orat∴ nell’Assemblea del 13 settembre 1820 (E∴P∴)” 14. In proposito scrisse il Manzoni: «O delle imprese alla più degna accinto / Signor, che la parola hai proferito, / che tante etadi indarno Italia attese». 15. È questo il “Segno” del Libero Muratore.
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