Di Nazari non sappiamo praticamente nulla, se non che forse fosse Notaro in quel di Brescia e che scrisse diversi trattati di contenuto diverso dall’Alchimia; il volume del 1564 fu seguito dall’edizione del più famoso Della Tramutatione metallica sogni tre di Gio. Battista Nazari Bresciano; nel primo d’i quali si tratta della falsa tramutatione sofistica; nel secondo della utile tramutatione detta reale usuale; nel terzo della divina tramutatione detta reale Filosofica. Con un copioso Indice per ciascun sogno degl’Auttori, & Opre ch’anno sopra ciò trattato, pubblicata a Brescia nel 1572 per i tipi dei Fratelli Marchetti. Il testo, che i critici dicono essere in qualche modo ispirato alla Hypnerotomachia Poliphili, narra evidentemente del solito ‘sognar‘ dell’autore, dell’incontro con sapienti (probabilmente il conte Bernardo) e ninfe varie, che lo introducono in scenari estremamente allegorici allo scopo di indicargli la cattiva e la buona via: un classico tòpos alchemico.
Giacomo Boracci che ne scrive nel 1910 sul "Commentarium" lo definisce: "Libro originalissimo e profondo".
Il libro consta di tre sogni:
1) nel primo dei quali si tratta della falsa trasmutazione sofistica;
2) nel secondo della utile trasmutazione detta reale usuale;
3) nel terzo della divina trasmutazione della reale filosofica.
Data l'originalità del libro crediamo utile darne un'idea sommaria dei due primi sogni, così come l'intese Giacomo Boracci e di riproporre, invece, integralmente il terzo sogno che certamente è il più interessante.
Nel Commentarium 1911 n°1 Bari Gennaio, Giacomo Borracci, nella Rubrica MUSEO ERMETICO (Libri antichi, Manoscritti…), inserisce la " Canzone di Rigino Danielli" annotando: ..."questo scritto di un altro Alchimista Italiano del 1500 i cui versi strani hanno un profondo senso ermetico che colpirà certamente gli studiosi avanzati di ermetismo".
Tale Canzone il Borracci la trae dal Libro del Nazari, subito dopo il 3° Sogno.
Il Nazari, concludendo la narrazione della sua Opera, da vero Missionario, intese integrare i suoi scritti, con altri elaborati di profondi studi, di ricerca e di sintesi, comprendendone tre sotto lo stesso titolo: "CONCORDANTIA DE FILOSOFI - ET PRATICA FIGURATAMENTE DESCRITTA". "Dove si vede i gradi e termini della pratica di esso divino magisterio, e della verissima compositione della filosofia naturale".
Nel PROEMIO precisa: "Questo libro si chiama Rosario, perché è una cosa fatta breve, tolta da libri de Filosofi. …Si divide questo libro in teorica e pratica, e si divide anco in diversi capitoli. …Ma questo libro io l'ho chiamato Rosario, perché l'ho abbreviato da libri de Filosofi quanto meglio ho potuto, e l'ho diviso in diversi capitoli, in questa arte sono due libri, i quali metterò in capitoli per ordine".
Segue altro libro della Concordanza de Filosofi chiamato NOVO LUME.
Nel PROEMIO indirizzando il suo dire ad un generico Padre et Signore Reverendo precisa:"...io rivelerò alla vostra prudenza il desiderato Lapis, ovvero elixir ordinato, e mostrato a me da Dio con la fede secreta d'un huomo da bene, e il suo governo nel modo ch'io l'ho visto, fatto, e tenuto, sapendo che havendo viste, e intese le cose ch'io scrivo, sarà chiaro al vostro ingegno, che io ho conosciuto per voler di Dio il secreto non conosciuto dal vulgo".
A conclusione, del Cap. 9 ultimo, di tutta la Epistola, scrive:
"Adunque Padre non ti meravigliare, se in quest'opera molti errano, perché ti giuro non haver mai visto alcuno, fuor che il mio Maestro, il quale applicasse la sua opera in materia debita, ma si sforzano a cose impossibili nelle materie, come se credessero d'un cane generare un huomo. ...io per l'esperienza che ho visto, intendo gli scritti de sapienti... per la riverenza della tua paternità ho dato fuori questo lume...".
Al precedente aggiunge il " LIBRO CHIAMATO MAGISTERIO Et Allegrezza" che dedica all'Inclito Re d'Aragona, "nel quale si trova la composizione e perfezione del vero eléxir per componere così il bianco, come il rosso, cioè al Sole e alla Luna...".
Il Nazari in questo libro espande la sua Scienza di Verità Tradizionale, rimarcando al Re esplicite verità Elementari, fondamentali per intendere la Natura Quaternaria Elementare, Cosmica Naturale ed Umana, e soffermandosi in particolar modo sulla MATERIA PRIMA dell'Opera per la "nascita del nostro Lapis, il quale nato si chiama Re dalli Filosofi. ...Honorate il nostro Re, che vien dal foco, coronato di corona...".
Termina il Libro del Nazari con "L'EPISTOLA DELL'AUTORE al Re di Napoli, nella quale parla dell'Alchimia". In essa il Nazari confida al Re i secreti più celati per pervenire alla Grande Opera, trattando in maniera particolarmente esplicita la natura della Pietra, il Lapis dei Filosofi, "Lapis dei Sapienti che dicono esser UNO solo, composto di quattro nature …quando il detto lapis stà più nel foco tanto più s'accresce di virtù e bontà .... tutto solo nel foco sempre si migliora, e la sua bontà cresce, e il foco è il nutrimento dello stesso lapis...".
Conclude la sua lettera con la chiara esposizione dei "separandi Ermetici" prodotti dal Fuoco, nei suoi diversi Regimi, in rapporto alla durezza della Pietra, "fin che il detto lapis si faccia bianco e ultimamente rosso".