AGLI STUDIOSI DELLA FILOSOFIA ERMETICA Fra le cose più alte della Filosofia Arcana, l'opera della Pietra Ermetica è la più alta e poco fa col miracolo si è convalidata la fede dei vicini e a causa della grande oscurità delle molteplici operazioni, oscurità da cui la mente umana non può da sé liberarsi se non è accesa da un raggio di luce superiore, ed ancora a causa del suo nobilissimo fine che promette una costante abbondanza di buona salute e di fortuna, le due principali colonne per una vita più felice, i Sacerdoti di questa scienza la resero, con le loro figure ed i loro enigmatici discorsi, assai lontana dalla volgare conoscenza e, quasi fortezza munitissima per naturali difese e rocce, la posero in difficile loco, affinché il suo accesso non fosse visibile se non dietro la guida di Dio. L'affanno di occultare l'arte nell'arte ne fece calunniare i maestri. Infatti, per propria imperizia gli infausti predoni del vello d'oro, quando si accorsero che erano falliti nel loro vano tentativo e che erano di gran lunga impari a sì gran forze, presi da una furiosa disperazione contro il loro nome e la gloria della scienza, inveirono come baccanti, negando che potesse esservi qualcosa al di sopra della loro perspicacia e delle forze della loro mente, oltre al nulla; e poiché caddero senza che il loro lavoro fosse innocuo, non cessarono di accusare di falsità i primiceri della Filosofia Arcana, di impotenza la Natura, di inganno l'Arte, non per altra ragione certamente che perché a caso condannano cose che non conoscono; né alla vendetta basta il condannare, se l'aggiunta rabbia non dilania, con il suo infame morso, degli innocenti. Assai mi dolgo della sorte di essi che, mentre accusano gli altri, mostrano il motivo dei loro discorsi, benché giustamente subiscano la propria Erinni. Si affannano a combattere gli oscuri principi della occultissima scienza con argomenti accumulati a caso, a svellerne con macchinazioni le fondamenta, che soltanto ai periti e familiari di tanta sublime Filosofia si rendono note ed ai forestieri si tengono nascoste. Né si accorgono gli oculati Censori che, mentre malignamente pungono l'altrui fama, favoriscono di loro volontà la propria. Esaminino essi fra sé, se comprendono ciò che carpiscono, quale autore di ottima fama abbia divulgato gli elementi arcani della scienza, i giri delle operazioni, tutto il processo infine; quale Edipo abbia spiegato, in buona fede, gli schemi ed i complicati enigmi degli scrittori, da quale Sibilla mai siano essi stati guidati nel Santuario della Sacra Scienza; in qual modo, infine, tutto intorno ad essa sia stato reso manifesto, sicché nulla sia restato occulto. Io penso che non altrimenti soddisferebbero alla domanda che se confessassero che col sottilissimo acume del loro ingegno hanno compreso ogni cosa, oppure sono stati edotti, o meglio sedotti, da un qualche passeggero imbroglione, che, con la fronte velata di Filosofo, ha carpito la loro buona fede. O delitto! Chi sopporterà in silenzio che tali bruchi rodano la fama, il lavoro, la gloria dei sapienti? Chi udrà pazientemente dei ciechi discutere del Sole, quasi parlassero da un Tripode? Invero è meglio disprezzare gli innocui dardi della garrulità che ribattere quelli della gloria. Sia lecito osar tanto contro il Tesoro della Natura e dell'Arte, a chi non è lecito conquistarlo. Né io mi son proposto di difendere la causa bicipite di una scienza per cui non si prendono gli auspici, di prendere la tutela di una scienza debole; innocente la nostra Filosofia è esente dal crimine, incrollabile per la fiducia che in essa hanno celeberrimi autori, difesa della molteplice esperienza di più secoli, essa è abbastanza protetta dalle ciance dei parolai e dal latrato del livore. Invero mi stimolò la Carità, mi commosse la turba di quelli che avevano errato, sicché, preso a compassione della loro notte allevio la loro fatica, ponendo loro dinanzi una fiaccola sotto la cui guida non solo possano portare aiuto alla loro età ferma ed alle loro fortune pericolanti, ma anche darvi ampliamento. Questo opuscolo, o studiosi della Filosofia Ermetica, concepito per la vostra materia a voi offro, affinché a coloro stessi per i quali fu scritto sia dedicato. Se piacerà, per caso, riprendermi o incolparmi come reo di aver violato il silenzio, per avere in qualche modo, poiché mi prudeva la penna, messo in circolazione nel volgo gli arcani, voi avete un reo confesso di eccessiva benevolenza verso di voi: condannatelo, se ne avrete l'animo; solo che il mio crimine faccia presso di voi le veci di un beneficio, delitto non ingrato, vi prometto che per me sarà soave pena, se sentissi di aver errato in questa sola cosa, per cui voi mai più in seguito erriate.
All'autore Anonimo; Filosofo realmente adepto Agli studiosi della Filosofia Ermetica Opera Arcana della Filosofia Ermetica (1623) |