| Al fanciul (1) voi'far festa in questa siera, Da l'or (2) vo el mio fornel sia lapidato, Pien di sagura qual mi ha tormentato gran tempo, e con li pazi posto in shciera. Rotte vo'sian le bozze e la lumiera Sotterrata, in un cesso fia gietato Il mantice, el carbon sia anchor tridato, (3) E fonduto sia il rame e la caldiera. Vo petinarmi le inveschiate crine, E di chiar aqua vo'lavar le mano, Di l'Acheronte, del Zordan o Tago, Far le fighe (4) a Jeber falso e prophano, Che fusse nudo fra pongiente spine E' in sua ignominia stercorar (5) sua imago. Servir vo' a Simon Mago far peggio ch'io potrò: fugir dolore, che a chui ne cercha sia brusato el core. 1. L'identità del fanciul é sconosciuta. 2. Da l'or: da ora. 3. Tridato: bagnato. 4. Far le fighe cfr. Dante, Inf. XXV,2. 5. Stercorar: lordare con escrementi, che in alchimia sono considerati la forma inferiore di materia e assimilati alla feccia che rimane dopo la purificazione dei metalli. | |