Lettera al Signor ................. Firenze.
Amico Carissimo,
Non posso esprimere il piacere che V. S. mi ha' fatto di farmi pervenire sue nuove. Vedo bene, che non sono totalmente sfortunato, e che se l'Inquisizione mi perseguita, come il piu' perverso di tutti gli nomini, trovo pero', che vi sono persone, che non badano alle ciarle de' Frati Inquisitori, e che non per questo mi a'nno scancellato dal numero de' loro Amici.
In verita' questo e' uno de' maggior soglie'vi, ch'io possi avere in tante disgrazie, ch'io provo, ed ho provato. E vedo bene, che vi e' rimedio a tutto, fuorche' alla morte. Non mi stendo, Amico caro, a' dargli nuove del mio stato, pecche' non saprei dirgli cosa prefissa, pecche' un uomo perseguitato dalla fortuna e che erra vagabondo derelitto quasi tutti non deve far festa, se trova qualche umanita' fra i meno umani. E s'accontenti che gli dichi solo, che io mi poeto bene, e che sono lo stesso che sono stato per il passato, cioe' suo vero amico.
Ed e' in tal qualita' che m'appongo a' dirle il modo di congelare il Mercurio. I modi sono vari, e chi lo fa' in un modo e chi in un'altro, ma egli e' vero che varie di queste congelazioni non sono ben disposte per lo fissamento, che e' forsi quello per lo quale V. S. cerca la congelazione. Vi sono molti che lo congelano col succo di limone in un'ampolla di vetro e dibattuto assieme per qualche spazio.
Altri traono da certe erbe succhi co' quali lo congelano, ma quando si viene al fissamento, di nuovo si squaglia. Vi e' una cert'erba chiamata Lunaria, il cui succo gettato freddo sopra il mercurio e poi dibattuto, e riscaldato lo congela, se si getta in un ferro incavato, e molti appruovano tal congelazione per essere stata trovata buona.
La migliore che io abbia provata e' stata quella, di fare scaldare in un crocciuolo pieno di lapis bianco il mercurio, poi avendolo lasciato quasi divenir freddo, gettarlo nel suco di tabacco e reiterarlo una seconda fiata; poi avendo fatto squagliare del Piombo e fatto una concavita' dentro, com'e' quasi freddo, gettarvi dentro il Mercurio che vi si congela: ma la difficolta' e' di trarlo, e separarlo dal Piombo, il che pero' riesce, pigliando una mezz'oncia di Vetriolo Romano polverizzato, mezz'oncia di Verde Rame, due dramma di Salnitro, due dramma d'Alume di Rocca, quattro dramma di Mercurio, e borace che si mischia ed incorpora con oglio, mettendo tutto in un crociolo molto ben chiuso e lutato.
Ho voluto compiacerla quantunque lo posai assicurare che cio' serve poco, o nulla, se non si sa' purificare e dargli una concozione maggiore, pecche' in tal caso si ponno fare tesori: ma a congelarlo semplicemente e' una bagatella che riesce con mille maniere, ed alle volte a caso, senza che si sappi la causa di questo effetto. Del resto V. S. mi fara' favore particolare di darmi qualche nuova della nostra Italia. Se ne vedono bene sulle Gazette che corrono, ma alle fiate non osano i gazettieri mettere le cose come passano, il che io desidero di sapere.
Se V. E. vuole altra cosa di me deve disporre della mia poca capacita' a' suo arbitrio. So non avessi avuto altro dalla natura mi vi confesso tenuto per avermi dato un' inclinazione totale per servire gli amici di cuore, e con zelo.
Sono tutto giocoso, quando vedo, che son impiegato e che vengono esercitati i miei deboli talenti a' pro' degli amici, tra quali suppongo, e mi lusingo che V. S. sii, e non credo di presumer tanto, quando penso alla innata bonta' di V. S. colla quale cattiva tutto il mondo, ed ha cattivato me, che mi pregio di essere con sincero affetto di V. S.
Da Amstelodamo li 9 marzo 1665
Aff.mo Serv.re ed Amico grandissimo