Ofiti o Naasseni           

 

Gli ofiti, o naaseni (dal greco òphis e dall'ebraico nâhâsh: serpente) costituiscono una scuola (di cui non si conosce il capostipite) di pensiero  gnostico, molto popolare nel II secolo, al limite del Cristianesimo tant'è che alcuni autori sono più propensi a classificarli come gnostici pagani o ebraizzanti.

La dottrina gnostica degli Ofiti originava dal Padre di Tutti o Primo Uomo, che aveva emanato il Pensiero o Figlio o Secondo Uomo. A quel punto era comparso l'Agape o Spirito Santo o Prima Donna. Questa trinità aveva generato Cristo e sua sorella Sophia (Saggezza), ma uno dei figli di Sophia, il demiurgo Ialdabaoth si era ribellato creando il mondo materiale e l'uomo.

Egli, identificato come Yahweh nel Vecchio Testamento, aveva messo i primi uomini, Adamo ed Eva, nell'Eden e preteso di essere venerato da loro. Tuttavia il serpente, citato nella Genesi (3,1), secondo gli Ofiti, era stato mandato da Sophia per convincere gli uomini ad assaggiare il frutto proibito della conoscenza per rendersi conto di livelli divini ben superiori di quello del loro creatore.

Inoltre Sophia, all'insaputa di Ialdabaoth, aveva instillato la scintilla divina negli uomini, i quali quindi, anche dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre, avevano mantenuto, in maniera latente, la conoscenza della loro origine nel Padre di Tutti, ma non ne erano consapevoli a causa delle manovre intenzionalmente distraenti del demiurgo.

Per accendere questa scintilla e portare la conoscenza, Cristo, impietositosi dello stato degli uomini sotto la tirannia di Ialdabaoth, decise di scendere sotto forma di Gesù.

Gli ofiti, dunque, veneravano il serpente, primo latore della conoscenza (gnosi) e, come i Cainiti, esaltavano tutti i personaggi del Vecchio Testamento, che apparivano come nemici di Yahweh, cioè di Ialdabaoth e per questo vennero perseguitati dai cristiani come blasfemi.

Direttamente agli Ofiti vengono fatti risalire la Predica dei Naasseni e il Diagramma degli ofiti: quest'ultimo, composto prima del 150, è andato perduto, ma è stato ben descritto dal filosofo pagano Celso (che considerava gli Ofiti come una setta cristiana) e dal famoso scrittore e teologo Origene, come rappresentazione della complessa cosmogonia degli Ofiti.

 

 
 

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