"Atalanta Fugiens Fuga XIV°"

Michaël Maier 1687

Il Rosarium Philosophorum è una opera xilografica, pubblicata la prima volta a Basilea in lingua latina, nel 1550 da da Cyriaci Jacobi, ed era contenuta nel secondo volume di in un opera ben più vasta dal titolo: "Artis Auriferae Quam Chemicam Vocant" e la cui versione originale ed integrale è quella che sotto vi proponiamo. Una seconda pubblicazione vide la luce 1622 per opera del medico ed alchimista tedesco Jhoan Mylius, il quale però pubblicò soltanto una versione condensata del Rosarium nella sua "Philosophia Reformata", ma sono molti gli autori e gli studiosi che ipotizzano l'esistenza di un manoscritto anteriore al 1300, forse compilato dallo stesso Arnaldo da Villanova.

Il Rosarium Philosphorum, da non confondere con un testo omonimo, pubblicato in lingua tedesca in epoca successiva, fine del 1600, titolato: "Rosarius Philosophorum", anche esso attribuito a Villanova, ma trattasi di attribuzione senza nessuna elemento di certezza in quanto l'autore è ancora oggi sconosciuto e il contenuto di scarso interesse, è infatti un libricino di 25 pagine diviso in X capitoli [che per curiosità di informazione vi presentiamo nella sua prima edizione in lingua tedesca], è un opera assai importante, importante quasi quanto il testo della "Turba", e al quale si ricollega per la struttura dei paragrafi, in cui delle pseudo autorità colloquiano fra di loro.

Il titolo "Rosarium", non deve far pensare ad una orazione, o ad un libro di preghiere, ma fa riferimento alle spiegazioni sulla natura della Pietra, le quali correlate da citazioni di vari autori, si "sgranano" fittamente, collegate fra di loro come, appunto, i grani di un rosario. Altri, suppongono ancora che il titolo sia collegato, in qualche modo, alla simbologia della Rosa che dall'antichità e per tutto il Medioevo rimase, tra le altre cose, associata all'idea della perfezione e dell'infinito.

Fin dalla prima edizione sono presenti nel testo alcune incisioni, bulinate su legno, le cui didascalie, contrariamente alla lingua del testo (il latino) sono riportate in tedesco, che servivano da complemento teorico alla trattazione. Molti studiosi si sono impegnati alla decodificazione del significato di queste immagini, apparentemente incomprensibili e complesse nella loro articolazione simbolica e frammentazione allegorica. Lo stesso Jung, che analizza il Rosarium, vi rivela che almeno 4 xilografie sono tratte da un testo più antico: "La Santa Trinità", scritto da un anonimo alchimista tedesco all'epoca del concilio di Costanza tenuto tra il 1414 e il 1418.

Per agevolare l'indagine del nostro ospite, abbiamo inserito in indice anche le venti incisioni che caratterizzano i venti capitoli del testo, accanto a queste immagini, quando disponibili, sono stati aggiunti anche gli acquarelli del "Rosarium Pholosophorum" estratti dal Manoscritto del Fergusson del XVII secolo, che presentano in tre occasioni, a proposito della IV xilografia della XIII e della XVII delle varianti assai interessanti.

 

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© Eleonora Carta

 

 

 

 

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Il "Rosarius" Philosophorum

 

 

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