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L'Alchimia studia i fenomeni sovrasensibili, apre le porte di conoscenze misteriche che dovrebbero produrre nell'adepto il "risveglio totale dell’Essere". Essa è totalmente ermetica,

a causa della propria divina natura, solo coloro che ne hanno conquistato le "chiavi" ne conoscono il mistero.

Nessun filosofo ha mai parlato chiaro in proposito e ogni scritto è stato una ri-velazione del mistero.

Noi Massoni ne dobbiamo comprendere il perché: non sta forse scritto nei nostri Landmarks che la Massoneria possiede segreti che non possono essere rivelati? E di quali segreti si parla se non di quelli che, per la loro intrinseca natura, non sono suscettibili di essere enunciati, proprio perché presuppongono la capacità dell'adepto di possederne le chiavi?

La Massoneria promette le chiavi a chi ne è degno e lo stesso avviene in tutte le scienze iniziatiche, perché parrebbe che questo "Segretum Magnum" sia la medesima conoscenza nascosta che anima ogni fratellanza che si rivolge al vero, al sacro significato della nostra esistenza.

Per quanto sia ardua l'impresa di parlare di questa sublime scienza, concentrata nei simboli e nelle scritte della Porta Ermetica, forse seconda per valore solo alla "Tavola di Smeraldo" attribuita a Ermete Trismegisto, nel tentare un'analisi, sia pure sintetica, di questo monumento, sarà il caso di iniziare dai due guardiani della soglia o "Bes" che, come è stato ricordato, non furono posti da chi concepì la porta, ma solo più tardi.

Una cosa è certa, la persona che unì i due "Bes" alla porta era dotata di conoscenze esoteriche; infatti essi rappresentano i guardiani che impediscono l'ingresso nel giardino magico: sono le nostre incompiutezze, le nostre paure che, come afferma Raphaël, impediscono "di volgere veramente le spalle al proprio passato, al subconscio individuale e collettivo". [Cfr. Raphaël, Orfismo e Tradizione iniziatica, cap. "L'ascesi orfica". Edizioni Asram Vidyâ, Roma]

Passiamo alla porta e iniziamo dal medaglione circolare che poggia sullo stipite della stessa.

Dentro il primo cerchio estremo troviamo l'epigrafe:

 

 

Tre sono le cose meravigliose: Dio e uomo, madre e vergine, trino e uno

 

 

Qui, riconducendosi alla legge del ternario vengono rappresentati i tre elementi essenziali dell'opera alchemici: il Padre, la Madre e il Figlio.

Per citare la Tavola di Smeraldo: "Il sole è suo padre, la luna è sua madre, il vento la porta nel suo ventre, qui è il Telesma...".

 

 [Per approfondimenti sulla Tavola consulta in questa stessa sezione "La Tavola di Smeraldo"]

 

Alcuni vi hanno ravvisato lo spirito, l'anima e il corpo. Per proseguire la comparazione, la religione cristiana e quella vedica affermano analoghe trinità.

Alcuni alchimisti si rifanno a una triade ermetica: lo zolfo, il mercurio e il sale che corrisponderebbero allo spirito, all’anima e al corpo.

II tre volte grande Ermete parla del sole, della luna e dell’oro, che nella cosmogonia egizia sono Osiride, Iside e Horus. Qui vediamo alcuni dei molti nomi che le maggiori religioni e scuole esoteriche danno alla Trinità.

Se consideriamo che l'Alchimia è un'arte operativa, che indica le azioni da intraprendere per mutare gli elementi, ci rendiamo conto delle difficoltà dell'Opera, quando per molti non solo le operazioni di calcinazione, sublimazione, coagulazione sembrano oscure, ma perfino gli elementi su cui operare sembrano incerti o meglio si prestano a una infinita varietà di interpretazioni.

Per chi non è qualificato, o non ha una guida, è sconsigliato intraprendere un simile viaggio proprio perché le molte comparazioni e analogie possono fuorviare i ricercatori e fornire a essi rotte incerte, se non completamente errate.

Ed è per questo che nelle "Nozze Chimiche" di Christian Rosenkreutz si parla di un magnete, una bussola necessaria a non perdere la Via.

Nella Divina Commedia, Dante è guidato da Virgilio; in Alchimia, i molti filosofi prospettano una guida, un intervento extra-umano (un angelo con la tromba, una divinità ammantata di stelle). Viene pertanto raccomandato all'adepto di rivolgersi al supremo Artefice prima di mettersi al lavoro nel laboratorio alchemico.

I soli consigli che si possono dare sono:

- ricordare che l'Athanor, il crogiuolo su cui operare, è l'uomo ossia noi stessi;

- tener presente che la Via è quella Solare, la Via del Fuoco o Metafisica insegnata in occidente da Ermete, Orfeo, Aglaofamo, Pitagora, Filolao e Platone.

Continuando, dentro la cornice del medaglione vi sono due triangoli equilateri sovrapposti che formano una stella a sei punte, il notissimo sigillo di Salomone, sublime rappresentazione dell'unione dei contrari.

Nel linguaggio alchemico, il triangolo con il vertice verso il basso rappresenta l'acqua, il principio femminile, l'argento, la luna; il triangolo con il vertice verso l'alto rappresenta il fuoco, il principio maschile, il sole, secondo alcuni alchimisti simboleggiato dal gallo.

Si può fare un gran lavoro di analisi e comparazioni ma, senza le "chiavi", ogni interpretazione è vana.

Basilio Valentino afferma che "l'opera è facile da fare, tu non hai bisogno di altre istruzioni per saper governare il tuo fuoco e costruire il tuo fornello".

Il Cosmopolita ci dice pure che quando i filosofi affermano che l'opera è facile, essi avrebbero dovuto aggiungere che è tale per coloro che la conoscono, quindi è tutto facile salvo sapere il senso dei simboli, solo allora si può passare alle operazioni, al rettificare se stessi.

Ma che significato dare allora ai due triangoli incrociati? Sempre Ermete risponde: "Sale dalla terra e discende dal cielo e riceve la forza delle cose superiori e delle cose inferiori". In altre tradizioni viene detto: discesa all'inferno e salita al cielo, in Dante troviamo la discesa all'inferno e la salita all’Empireo, e in Orfeo la discesa all'Ade e la salita alla terra.

Platone chiamava la parte solare anima demiurgica e quella lunare anima negativa-ricettiva.

È chiaro che l'unione dei contrari è simbolo, sulla via iniziatica, del superamento del duale; realizzazione sublime che porta l'uomo a un perfetto equilibrio interiore e ad impadronirsi della sua natura divina; infatti Salomone, che ha dato il nome a questo sigillo, veniva chiamato "Sapiente".

Continuando, vediamo che sovrapposto all'esagramma vi è un altro simbolo composto da un circolo sormontato da una croce: è il globo del mondo, emblema dell'imperio sia sul piano della materia sia su quello dello spirito, per chi ha saputo portare a termine l'Opera.

All'interno del circolo troviamo la scritta:

 

 

[Il centro sta nel triangolo centrale]

 

 

Il fondamento di tutto sta nella trinità.

Come non riferirsi al noto "punto" della Massoneria? Dobbiamo tornare al centro dell'essere umano, ritrovare il Sé, l'essenza fuori del tempo-spazio che corrisponde alla polarità cosmica, allora avremo raggiunto l'equilibrio dei contrari che ci schiuderà gli stati superiori della coscienza con il risveglio del Sé.

Nel centro del globo del mondo vi è l'ultimo dei simboli racchiusi nel medaglione, un piccolo circolo con un punto al centro. È tradizione universale che il punto sia il principio generatore e la circonferenza la cosa generata, con altre parole Dio e la sua creazione; viene anche definito "simbolo aureo".