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Passiamo ora all’architrave della porta. Su di essa vi sono due epigrafi, la prima in caratteri ebraici:

 

 

 Spirito Santo, Respiro di Dio, Soffio Vitale

 

 

Ruach significa ciò che si muove e ruota, il soffio, il respiro. Il veggente di Patmo, che era iniziato alla Gnosi, nell'Apocalisse dice: "Lo Spirito spira dove vuole".

Si potrebbe rapportare, in alchimia, al mercurio, duplice nella sostanza, figlio del sole e della luna, che gli ermetici chiamano androgino o rebis.

Questo Mercurio dei filosofi, primo mestruo dell'oro e dell’argento dei filosofi, opera il dissolvimento dei metalli con la sua forza attiva e penetrante.

Ma vediamo ancora che a poco serve sapere questo se non si conosce il sole e la luna, se non si sa come unirli per formare il mestruo mercuriale.

Dante, cultore dell'Alchimia, seguace dei Fedeli d'Amore, fa dire al custode della sacra porta del purgatorio che occorrono due chiavi per aprirla, una d'oro e l'altra d'argento.

Aggiunge ancora che quella d'oro è più preziosa, ma quella d'argento è proprio quella che determina l'apertura della porta perché vuole tanto acume e ingegno.

La seconda epigrafe, iscrizione latina, recita:

 

 

 Il drago delle Esperidi (o meglio della notte) custodisce l’ingresso

del giardino magico e senza Alcide, Giasone non avrebbe gustato le delizie della Colchide

 

 

Il dragone delle Esperidi, come viene tradotto da alcuni "hesperius draco", in realtà si rifà a un mito differente da quello di Giasone e degli Argonauti. Si riferisce a quello dei pomi d'oro delle Esperidi, raccolti da Ercole dopo l'uccisione del Drago.

Ma chi è Giasone? Sappiamo da altre fonti iniziatiche, non ultima la Massoneria, che l'adepto, l'uomo che sta ricevendo l'iniziazione, è rappresentato da Giasone; è sufficiente ricordare l'uomo da un sandalo solo.

Sappiamo anche che Ercole è figlio di un Dio e che appena nato, ancora nella culla, uccise due serpenti che lo minacciavano; in Alchimia si parla del "bambino filosofico" e sappiamo anche che, confortati dal parere esperto del Pernety, dei e dee degli antichi miti rappresentano metalli, operazioni e stati dell'essere. Almeno una cosa appare abbastanza chiara: l'iniziando non godrà dell'oro, della sapienza se non sarà aiutato dalla volontà inesorabile rappresentata da Ercole che gli farà vincere il dragone, ossia la barriera della terra con le sue passioni; solo allora egli potrà entrare nel giardino, nel mondo invisibile, nell'occulto e ritrovare la sua vera natura immortale.