De' Secreti

del Reverendo Don Alessio Piemontese

 

INTRODUZIONE

 

Nel 1555, a Venezia, il tipografo Sigismondo Bordogna mandò alle stampe un libro intitolato Secreti e firmato dal Reverendo Donno Alessio Piemontese. Quella prima edizione, oggi estremamente rara, conteneva all’incirca 350 ricette, suddivise in 6 capitoli e organizzate secondo una Tavola che conferiva semplicità alla consultazione, in particolare per il lettore poco avvezzo a “interrogare” un manuale. Il libro era quasi esclusivamente composto di istruzioni pratiche per la composizione di unguenti, pomate, impiastri, prodotti medicinali, composti chimici, coloranti, vernici, confetture, detergenti; in alcuni casi, l’elenco e i criteri di utilizzo degli ingredienti erano associati alla descrizione di tecniche di lavorazione artigianale. Dal rimedio contro l’avvelenamento alla ricetta di un protodentifricio, il compendio di Alessio confessava – e nemmeno tanto sottovoce – i segreti di un autore che di rado interrompeva con aneddoti l’esposizione delle ricette e aveva il buon gusto di presentarsi nella prefazione. Piemontese, raccontava lui stesso, lo era più di nome che di fatto, avendo trascorso oltre cinquant’anni della propria vita per terra e per mare. Era un nobiluomo, colto e dedito alla ricerca dei tesori occulti sepolti nel grembo della madre natura.

All’età di ottantadue anni, prossimo a compiere l’ultimo viaggio, si era deciso a rendere pubblico ciò che gli era più caro: i segreti, le occulte conoscenze liberate di ogni impianto teoretico in favore di una rigida finalità empirica. A partire dai suoi Secreti, ripubblicati tre anni più tardi (1558) con una nuova prefazione [è questa l'edizione che vi presentiamo], nacquero e divennero immediatamente riconoscibili un genere letterario, che chiameremo secretistica, e un mestiere che Tomaso Garzoni avrebbe definito, nella sua "Piazza Universale di tutte le Professioni del Mondo", il professore de’ secreti. La secretistica non era, di per sé, cosa nuova nella letteratura occidentale: la novità era piuttosto rappresentata dall’ampiezza dei ricettari, dalla loro esaustività, dal crescente numero di pubblicazioni e dall’affermarsi di autori fino ad allora del tutto ignoti. Trent’anni prima del Piemontese il "Dificio di Ricette", operetta di autore anonimo, aveva solleticato le curiosità dei lettori italiani e arricchito le casse degli stampatori, prima di essere "esportato” in terra francese e pubblicato con il titolo di "Bastiment des recepts" (1544). Dificio stava per l’odierno edificio, la casa delle ricette. In un certo senso, il lettore veniva condotto per mano all’interno della casa-libro. In ciascuna delle stanze poteva leggere le ricette che più lo interessavano, dalle medicine per i malanni più banali fino ai dotti passatempi e ai giochi di prestigio. Curarsi nella malattia e divertirsi nella salute: nella casa dei segreti tutti erano accolti a braccia aperte, purché animati da quel sacro fuoco che avrebbe spinto Alessio a intraprendere il lungo viaggio per la conoscenza.

 Le uniche notizie esplicite Su Don Alessio Piemontese sono riportate nella lettera "Ai Lettori" preposta ai Secreti, un volume di ricette medicinali e tecnologiche che ebbe una vasta e duratura fortuna. L'editio princeps venne pubblicata a Venezia nel 1555. Nella lettera si presenta come un ultraottantenne di origine aristocratica, con una lunga esperienza di studio (vanta la conoscenza del latino, greco, arabo, caldeo ed ebraico) e di viaggi, per 55 anni attraverso l'Europa e l'Asia, che aveva deciso di rivelare i segreti della sua scienza per il rimorso di aver causato indirettamente la morte di un uomo per non aver rivelato la terapia del mal della pietra a un medico milanese. Nella stessa lettera Alessio dichiara di avere, all'epoca dei fatti, 82 anni e sette mesi, e Ferguson ne è stato indotto a porre la sua data di nascita, considerando tempi di scrittura e pubblicazione dell'opera, nel 1471, anno riportato da molti cataloghi bibliografici.
I Secreti vennero immediatamente ristampati (le edizioni successive cominciarono a comparire nel 1558, in diverse località italiane e tradotti in francese ad Anversa per i tipi di Plantin), e tradotti in numerose lingue (oltre al francese, in inglese, latino, tedesco, spagnolo, polacco, olandese e danese). L'ultima edizione nota è stata stampata da Remondini, Bassano, nel 1791.
Nonostante già i contemporanei considerassero Alessio Piemontese uno pseudonimo del poligrafo Girolamo Ruscelli, non sono mancati tentativi di attribuirgli un'identità propria, in ogni caso, la maggior parte degli studiosi concorda, col Melzi, sull'identificazione con Ruscelli.
La rivendicazione più esplicita è rappresentata dal volume "Secreti nuovi di meravigliosa virtù", pubblicato postumo al Ruscelli a cura di Francesco Sansovino.

L’edizione che presentiamo ai nostri Ospiti è la seconda edizione quella del 1558 stampata a Lione e conservata presso la Biblioteca Municipale di Lione.
Nell’introduzione Don Alessio Piemontese ci racconta della sua fortuna di essere nato in una famiglia nobile che gli ha permesso di frequentare le scuole dove, con molta buona volontà, ha potuto studiare la letteratura greca, latina ed ebraica e anche approfondire la filosofia e le scienze naturali. Per cinquantasette anni ha cercato di conoscere sempre nuove persone dotte che gli potessero riferire segreti; non soltanto grandi nomi di cultura ma anche "emminelle semplici" che raccontino le loro esperienze.

I rimedi proposti dal nostro autore sono veramente semplici e facile è la reperibilità dei materiali necessari in natura o in spezieria. Analizzando il testo spicca la varietà dei segreti in tutti i campi e la facilità con la quale dopo l’"esser sicuro dai serpenti" e "elevar i dolori della gotta", c’è il suggerimento per poter "veder in sonno fiere selvatiche" e per poter "far nascere un’herba che auerà molti dolori e sapori". Un testo importante, dove tradizione popolare e fantasia vanno di pari passo e sono a disposizione di tutti in questo libretto popolare dedicato a lettori di ogni ceto e cultura.
 

"Atalanta Fugiens Fuga IV°"

Michaël Maier 1687

Indice

Introduzione Il Testo