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La frase biblica “All’inizio fu la Parola”, non è un prodotto della cultura avanzata, bensì appartiene al patrimonio concettuale più arcaico dell’umanità.

Il concetto di “Parola” rende però soltanto parzialmente il senso originario, perché qui si tratta di qualcosa che geneticamente precede qualsiasi parola determinata e ogni concetto logicamente fondato....

Quanto di seguito viene presentato è opera d'ingegno di un Fratello Apprendista a piè di Lista della Montesion 

Lo scritto costituisce un opera della maestria del Fratello. Il suo contenuto non riflette di necessità  la visione della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto gli è riconosciuto. 

 

© Montesion

 

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Sullo stesso soggetto consultare anche in questa stessa sezione:

Il Colore dei Suoni

 

La frase biblica “All’inizio fu la Parola”, non è un prodotto della cultura avanzata, bensì appartiene al patrimonio concettuale più arcaico dell’umanità.

Il concetto di “Parola” rende però soltanto parzialmente il senso originario, perché qui si tratta di qualcosa che geneticamente precede qualsiasi parola determinata e ogni concetto logicamente fondato.

Qui si tratta di qualcosa di primario e di sopraconcettuale, e, almeno per il pensiero logico, d’indefinibile e inconcepibile.

Se intendiamo con “Parola” qualcosa che per il suo contenuto è più esattamente circoscritto e strettamente delimitato del suono, questo deve essere più remoto della parola.

Gli Egizi chiamavano questo elemento una “risata” o un “grido” del dio Thot.

Dalle nozze del suono e del tempo scaturisce la musica.

 

Accostandoci alla musica dei popoli antichi, un fatto risalta chiaramente: che la musica comincia ad essere organizzata e ordinata a sistema, a essere sottoposta a speculazioni astrologiche e mistiche, a essere persino soggetta alle leggi della logica, del calcolo, della misura.

Furono i Greci a organizzare lo spazio musicale in un’ordinata successione di suoni che essi definirono “armonia”.

I filosofi pitagorici concepiscono la musica come elemento che, assieme alla matematica, coinvolge tutto il cosmo.

La musica viene accostata al movimento dei pianeti, che al pari della musica è governato da precise leggi numeriche e da proporzioni armoniche, che a loro volta hanno un potere particolare sull’animo.

Il concetto di “armonia” intesa come successione e non come combinazione simultanea di suoni ha un significato metafisico oltre che matematico: esso è connesso alla sua capacità di influire sull’animo e sul carattere degli uomini.

In quanto specchio dell’armonia del cosmo, la musica ha proporzioni numeriche mediante la misurazione matematica degli intervalli che la compongono.

Così se una corda vibrante produce un determinato suono, per ottenere il suono consonante di un ottava superiore bisogna far vibrare la metà della corda stessa (rapporto numerico di 2:1), per ottenere la quinta occorre far vibrare i due terzi della sua lunghezza (rapporto numerico di 2:3).

Il grado di affinità degli intervalli è dato dal rapporto dei valori numerici della frequenza dei due suoni formanti l’intervallo stesso.

 

La semplicità del rapporto vale come criterio di consonanza.

 

Procedendo con questa logica formiamo una successione di suoni per intervalli di quinta, ovvero, il circolo delle quinte (do, sol, re, la, mi, si, fa diesis, do diesis, sol diesis, re diesis, la diesis, mi diesis).

Se organizziamo questa successione all’interno dello spazio di un ottava otteniamo la completa scala cromatica ( do, do diesis o re bemolle, re, re diesis o mi bemolle, mi, fa o mi diesis, fa diesis o sol bemolle, sol, sol diesis o la bemolle, la, la diesis o si bemolle, si).

 Come abbiamo detto la semplicità del rapporto vale come criterio di consonanza, così possiamo prendere in considerazione un primo livello costituito dalla tonica do, dalla dominante sol (intervallo di quinta ascendente) e dalla sottodominante fa (intervallo di quinta discendente).

Tre sono le lettere madri dell’alfabeto ebraico, potremmo quindi dire che do, sol e fa sono le tre note madri.

 

Sette sono le note della scala musicale diatonica (do, re, mi, fa, sol, la si), ognuna di esse ha in se la propria omonima alterata ( p. es. do-do diesis ).

Sette sono le lettere doppie dell’alfabeto ebraico,  potremmo quindi dire che do, re, mi, fa, sol, la, si sono le sette note doppie.

 

Dodici infine, sono tutti i suoni all’interno dell’intervallo di un’ottava che costituiscono l’intera scala cromatica  ( do, do diesis o re bemolle, re, re diesis o mi bemolle, mi, fa o mi diesis, fa diesis o sol bemolle, sol, sol diesis o la bemolle, la, la diesis o si bemolle, si).

Dodici sono le lettere semplici dell’alfabeto ebraico, potremmo quindi dire che do, do diesis o re bemolle, re, re diesis o mi bemolle, mi, fa o mi diesis, fa diesis o sol bemolle, sol, sol diesis o la bemolle, la, la diesis o si bemolle, si sono le dodici note semplici

 

La Musica ha inoltre sette chiavi di lettura chiamate setticlavio, attraverso queste sette chiavi possiamo scrivere, leggere e quindi far vibrare tutto ciò che è Scritto.

 


I tre suoni madre

 

Tonica-Alef

Uno: l’unità assoluta di Dio.

Come la Alef la tonica, ovvero il primo suono della sequenza organizzata dei suoni, (la scala), è la nota che più di ogni altra rappresenta l’unità e l’unicità del principio creatore.

E’ la nota che dà il nome alla tonalità da cui si ottiene la scala.

E’ l’origine e il punto di incontro tra la scala discendente e quella ascendente, tra ciò che è in basso e va verso l’alto e ciò che è in alto e va verso il basso.

E’ l’origine, il soffio creatore.

 

Sottodominante-Mem

La Mem è il numero quaranta. La sottodominante è il quarto suono della scala ( es: do, re, mi, fa) che costituisce un intervallo di quarta con l’origine, cioè con la tonica.

La sottodominante è ciò che domina il mondo inferiore, il ventre., la parte emotiva e passionale, ma è anche il grado di passaggio verso la dominante (do, re, mi, Fa-Sol).

La “cadenza perfetta”, infatti, prevede la successione armonica dei gradi della scala I-IV-V-I (do, fa, sol, do).

Come la Mem, che può essere aperta o chiusa, e, quindi, rappresentare la fontana aperta o la fontana chiusa, così la sottodominante può avere la funzione di dominante del mondo inferiore, sensuale e passionale, o essere il grado di passaggio verso la “cadenza perfetta”.

 

Dominante-Shin

Le tre lingue di fuoco alimentate dallo stesso ceppo ci suggeriscono che ogni triade si appoggia su di una fondamentale esperienza di unità.

La dominante è in rapporto di intervallo di quinta con la tonica, o fondamentale, e quindi è il terzo suono nella triade che si forma sull’accordo costruito sul primo grado, cioè sulla fondamentale (es. do-mi-sol).

Essendo il grado con la funzione di risolvere per eccellenza, ricordiamo infatti che la sopra citata “cadenza perfetta”  prevede la successione dei gradi V (dominante) I (tonica), è ciò che dal caos precedente può riportarci all’ordine.

E’ ciò che equilibra ed armonizza ciò che è stato con ciò che verrà.

Shen, il dente, che è l’origine dell’abilità di masticare le informazioni per integrarle nella consapevolezza.

E’ anche, però, il cambiamento.

La dominante può sì risolvere sulla tonica, cioè sulla fondamentale, ma può altresì risolvere su altri gradi potendo essa essere “dominante secondaria”, cioè, dominante non della fondamentale ma di altri gradi della scala dando vita alla così definita “cadenza d’inganno”, ovvero, cadenza che invece di risolversi sulla tonica si risolve su un altro grado per intraprendere un’altra via.

 

La tonica: primo suono madre ma anche pricipio dei sette suoni doppi e dei dodici suoni semplici.

 

Beit

Abbiamo già visto la tonica come Unità assoluta, come Origine.

Se consideriamo ora la tonica, cioè il primo suono della sequenza organizzata dei suoni, cioè della scala, ovvero dei sette suoni doppi, apparirà chiaro come essa sia la Casa: “Bait”.

Come la Beit è la prima lettera della Torà la tonica è il primo suono da cui ha origine la pluralità dei suoni. Il simbolo della pluralità.

 

Proviamo ora a considerare la tonica come il primo dei dodici suoni semplici, come la lettera Hey è la prima delle dodici lettere semplici.

Come visto dodici sono tutti i suoni all’interno di un’ottava che costituiscono quindi l’intera scala cromatica.

In questa accezione la tonica, essendo il principio di tutti i suoni, esprime la volontà di rivelare e di rivelarsi. Essa è infatti il principio dal quale verranno rivelati tutti i suoni.

La Hey con le sue tre linee che la costituiscono rappresenta le tre dimensioni dello spazio: altezza, larghezza e profondità.

La tonica, come principio della scala cromatica, cioè di tutti i suoni (i dodici suoni doppi), ci rappresenta anch’essa la le tre dimensioni.

Un suono può avere infatti tre dimensioni: l’altezza, che si riferisce alla vibrazione che dal suono viene prodotta, la larghezza, che riguarda la durata temporale che il suono ha e la profondità che dipende dalla dinamica e cioè dall’intensità con la quale il suono viene prodotto.

 

Un’ultima considerazione si riferisce alla prima e all’ultima lettera della Torà.

La Torà comincia con la lettera Beit e termina con al lettera Lamed.

Le due lettere insieme formano la parola Lev, cuore, che ha valore numerico trentadue come i trentadue sentieri dell’Albero della Vita.

Abbiamo visto come la Beit possa essere associata al primo suono della scala, cioè alla tonica.

Ciò che non possiamo evitare di notare è che la lettera Lamed è la dodicesima lettera dell’Alef-Beit e la settima lettera delle dodici lettere semplici come la sensibile SI è  il settimo e ultimo suono della scala temperata, cioè delle sette note doppie (do, re, mi, fa, sol, la, SI) e il dodicesimo suono della scala cromatica, cioè delle dodici note semplici (do, do diesis o re bemolle, re, re diesis o mi bemolle, mi, fa o mi diesis, fa diesis o sol bemolle, sol, sol diesis o la bemolle, la, la diesis o si bemolle, SI).

 

 

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