I sacerdoti dell'antichità, oltre che sacrificare a divinità malefiche, per impedire che esse aggredissero l'uomo, o ringraziare quelle benevole per doni elargiti, avevano cercato di scrutare le vie del cielo, di interrogare le stelle, di ascoltare le voci del vento e di interpretare i segni del mondo animale, per ricavarne presagi o trovare mezzi di difesa, nella sensazione (poi verificata in certezza) che, ognora, al male sarebbe seguito il bene e che, dopo il buio, sarebbe sempre venuta la luce.
In fondo, fu per esprimere questo dualismo (da intendersi come componente di un "UNICO" sentimento dell'Assoluto), che nacque il simbolismo.
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Il Simbolo della Croce
Da sempre, l'uomo si è sentito circondato da elementi sovra sensibili dai quali ha, spesso, percepito sprigionarsi delle forze benefiche o dannose; tutto l'universo è un simbolo, un segno di cose invisibili mediante l'immagine e le proprietà di cose naturali e sensoriali.
Tra i simboli il serpente è l'animale sacro per eccellenza. Il suo contenuto emblematico, anteriore alla speculazione iniziatica, alla tradizione gnostica e alle diverse discipline ermetiche, affonda le sue radici negli stimoli che, ancor oggi, spingono l'uomo a trovare interessante il fatto che proprio attraverso la mitologia, la filosofia e l'alchimia si perviene ad una percezione argomentativa, nella quale di due immagini si accoglie una terza che raffigura il serpente come il simbolo della vita, espresso nelle parole greche "hen to pan", cioè l'UNO-TUTTO.
Due immagini: difatti, col serpente sono stati simboleggiati sia il bene e sia il male.
Il serpente nella simbologia del bene
Sin dai più antichi monumenti egizi si trova come simbolo del Dio del sole RE, un serpente che a modo di aureola si avvolge attorno alla testa del Dio e rappresenta il disco solare.
Tale simbolo, originariamente babilonese ed in seguito adottato dagli alchimisti ellenisti dell'Alto Egitto (dei quali un certo Chymes avrebbe dato il nome alla chimica), identificava inoltre il Dio Ammon, l'UNO-TUTTO, che per la sua natura di entità ctonica, cioè di spirito regnante nel mondo dell'oltre tomba, veniva rappresentato con un'immagine costituita da un serpente avvolto come un cerchio, in atto di mordersi la coda, ed il corpo era formato da due parti uguali e distinte, di colore differente, una chiara e l'altra scura, Questa immagine venne successivamente chiamata col vocabolo greco "OUROBOROS", che in latino si traduce "caudam vorans".
La parte chiara e quella scura del corpo del serpente simboleggiavano il bene ed il male, il buio e la luce e, infine, i due poli della terra: il tutto era, quindi, il principio dualistico dell'assoluto, il simbolo dell'eternità e dell'indistruttibilità della natura, cioè del ciclo che si rinnova della vita: "nulla si crea e nulla si distrugge".
Quest'idea del ciclo della natura era stata accolta anche da Eraclito, da Empedocle e da Aristotele.
Per tornare al serpente "caudam vorans" è interessante considerare come il movimento circolare dell'anello simboleggiava anche la misteriosa materia primaria del processo alchimistico, per mezzo del quale tra la separazione e la ricomposizione della medesima materia primaria, che è la natura nel suo stadio primordiale, l'uomo tendeva, come prodotto finito, alla ricerca di quella pietra filosofale, la "THAU CIRCULI", che in ogni tempo ha simboleggiato l'assoluto dell'unità del cosmo ed insieme la "pandeità" cioè il compendio di tutte le Virtù di deità, racchiuse nell'UNO-UNICO. "Poiché all'inizio vi era un solo ESSERE, generato per sua natura e creatore di tutte le cose, ne consegue che ogni fenomeno proviene interamente dall'UNO ed all'UNO tutto ritorna" (Qabalah).
I principi fondamentali della vita (fuoco e luce, terra ed acqua) venivano rappresentati con due elementi: lo zolfo ed il mercurio.
Lo zolfo, principio dell'infiammabilità, comprendeva il fuoco e la luce e conteneva l'idea della mascolinità; il mercurio, principio metallico della instabilità, comprendeva la terra e l'acqua e indicava l'idea della femminilità.
Questi due opposti principi venivano rappresentati con due serpenti che si attorcigliavano attorno ad una verga: il CADUCEO.
Fu questo il simbolo dell'asse terrestre, emblema di Mercurio.
Secondo la leggenda, Mercurio aveva colpito due serpenti, in lotta tra di loro, che si contendevano il dominio della terra; dopo averli addomesticati li aveva avvolti attorno alla verga in direzione opposta.
Le due serpi, il bene ed il male, la luce ed il buio, gli conferirono il potere divino di legare e di sciogliere, di far nascere, così, dal caos informe un cosmo ordinato.
Innumerevoli altre simbologie venivano attribuite al serpente, ma arduo sarebbe ricordarle tutte. Citeremo il "serpente crocifisso" che, nel processo di trasformazione chimica, stava ad indicare la "femminilità", in quanto immagine della fissazione dell'instabile mercurio, detto pure argento vivo.
Resta comunque assodato che il serpente divenne il simbolo della vita eterna e della forma primordiale del cosmo, da cui derivano quei caratteri di divino e di immortalità, insiti nella sua natura di fuoco e di luce, nonché la sua forza e la sua longevità.
In altre parole, il serpente, nella simbologia del bene, rappresentava la capacità di rinascere e di ringiovanire, cioè la metamorfosi della natura che si nutre di se stessa e ritorna alla sua origine.
Il serpente, simbolo del diabolico
Ben diversa significazione assunse il serpente nel mondo ebraico-cristiano: esso non fu più apportatore di vita, bensì esattamente il contrario, cioè serpente satanico, istigazione diabolica nel Paradiso Terrestre, negazione della vita immortale (Genesi - tentazione di Eva).
Nel Nuovo Testamento, il demonio è chiamato "l'antico serpente" ed è sempre portato ad esempio per la sua intelligenza malvagia e per la sua astuzia ingannatrice.
Presso i Padri della chiesa, nel Medio Evo, il serpente divenne in modo definitivo il simbolo del male.
Riassumendo: il serpente, seppure nelle diverse e contrarie interpretazioni, ha sempre simboleggiato l'elemento energetico che partecipa al processo perenne della vita, lo spirito divino che vi presiede, la prima materia.
La prima materia
La prima materia, panacea di ogni bene e causa di ogni male, la pietra filosofale costantemente ricercata dallo spirito dell'uomo.
Non è inopportuno ricordare il processo alchimistico della "tetrameria" per la fabbricazione della pietra filosofale, prima materia.
Nel processo filosofico la "tetrameria" presupponeva la scomposizione e la ricomposizione dei contrasti, caratterizzati dal susseguirsi di quattro colori:
a) - il nero, stadio iniziale i cui veicoli sono il piombo, elemento terrestre e Saturno, elemento astrale;
b) - il bianco, secondo stadio a cui si perviene per prima, graduale, dissociazíone;
c) - il giallo, simbolo dello zolfo, elemento terrestre ed astrale insieme, che rappresenta la luce;
d) - il rosso, quarto stadio, che rappresenta il fuoco, simbolo dell'energia della vita, nell'assoluto.
Nel serpente è simboleggiato il processo della decomposizione dei contrasti mediante la rilucente squamosità della sua pelle e lo splendore dei suoi colori.
Nel serpente avvolto in cerchio si ebbe il simbolo perenne della vita, nell'assoluto della sua duplice interpretazione e dimensione di bene e di male.
Infine, nel serpente appare, in sublimazione, il simbolo della "lapis", la pietra materia primaria che, appunto, nella Qabalah veniva rappresentata col segno di Venere e conteneva la "crux ansata" o "thau circuli".