"I tempi che stiamo vivendo impongono alcune riflessioni: la Libera Muratoria fa parte anch'essa delle associazioni che la fine del secondo millennio vede in crisi? Se è così, perché? Se invece così non è, che cosa ci differenzia dalle aggregazioni profane?

La crisi dei partiti politici è fondamentalmente crisi di ideologie, e quindi di correnti filosofiche che hanno permeato di sé gli ultimi due secoli. Il mito del socialismo reale, il mito liberale americano, il mito del terzomondismo e altri miti ... si sono dissolti come neve al sole, e il crollo del muro di Berlino ha fatto sì che venissero meno le condizioni di conservazione di strutture di pensiero che la logica avrebbe già superato da tempo".

 

Il carissimo Fratello Antoci Massimo in questa sua opera d'ingegno datata 1993, pubblicata su Hiram n.5 nel mese di Maggio dello stesso anno, dibatte della necessità, per il Massone e la Massoneria, di un ritorno al centro.

Il documento è opera d'ingegno del Fratello ed il suo contenuto non riflette di necessità la posizione della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto è riconosciuto. 

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I tempi che stiamo vivendo impongono alcune riflessioni: la Libera Muratoria fa parte anch'essa delle associazioni che la fine del secondo millennio vede in crisi? Se è così, perché? Se invece così non è, che cosa ci differenzia dalle aggregazioni profane?

La crisi dei partiti politici è fondamentalmente crisi di ideologie, e quindi di correnti filosofiche che hanno permeato di sé gli ultimi due secoli. Il mito del socialismo reale, il mito liberale americano, il mito del terzomondismo e altri miti ... si sono dissolti come neve al sole, e il crollo del muro di Berlino ha fatto sì che venissero meno le condizioni di conservazione di strutture di pensiero che la logica avrebbe già superato da tempo.

La Libera Muratoria, non contaminata, almeno in teoria, dalle ideologie, in quanto via iniziatica tesa al perfezionamento dell'individuo - e di conseguenza, ma solo di conseguenza, della umana famiglia - non avrebbe dovuto essere coinvolta dalla crisi. Tuttavia, una cattiva comprensione dell'iniziaticità dell'Ordine da parte degli stessi "muratori" ha fatto sì che venissero alla luce forme di pensiero assolutamente contro iniziatiche, quali presunte ideologie massoniche o filosofie della Massoneria.

Era, in pratica, l'affiorare di una concezione di Massoneria - partito, tipica del mondo profano, nella quale l'unità della catena fraterna era fondata non già sul comune intento della ricerca del Vero-Giusto, bensì sull'omologazione ad ideologie profane, quando non era sul comune intento affaristico della ricerca del profitto individuale.

In questo modo, tutte le peculiari virtù liberomuratorie sono state intaccate ed infine ridotte a livelli assolutamente contro iniziatici, per cui la tolleranza si è trasformata nel generico lassismo di un "vogliamoci bene", e la fratellanza spirituale - vincolo che concretamente dovrebbe trascendere addirittura il legame di consanguineità - è diventata iscrizione e tesserino comuni.

Il vero problema sta nel fatto che si è perso di vista il "centro" iniziatico della Libera Muratoria: la Loggia.

Si sono così confuse le funzioni amministrative e di rappresentanza con quelle iniziatiche e, passo passo, si è persa l'identità iniziatica dell'Istituzione, offrendo al mondo profano - ma ciò che è più grave, alle nuove generazioni di Apprendisti - l'immagine di una Massoneria-partito, appunto, in crisi d'identità.

Le Logge, in epoca medievale, erano recinti e tettoie entro cui lavoravano i "muratori", e Massoneria deriva da "maçons" (maciones o machiones) che deriva a sua volta da "mekané, machina, macìna", termini che nell'antichità significa-vano l'impalcatura che i muratori elevavano nelle logge, indispensabile per l'edificazione delle architetture. Mi piace qui sottolineare il nesso tra logge e impalcature, per il significato iniziatico che vi traspare.

Indicare nelle Logge il centro dell'Arte muratoria non è dunque retorica: lì si devono compiere i nostri lavori, lì dobbiamo interiorizzare i nostri Rituali dei Gradi simbolici, l'unico strumento che la tradizione muratoria ci ha affidato per compiere il nostro cammino iniziatico.

C'erano altri strumenti, altri "segreti", che sono andati perduti?

Ma perché perdere tempo alla ricerca di una presunta "pietra filosofale", invece di "intuire" e vivere operativamente ciò che i Rituali ci tramandano di generazione in generazione?

Sono poca cosa? C'è bisogno di ricorrere a pseudo religioni orientali, ad ascesi mistiche di varia natura?

Ma noi siamo "muratori": il metodo muratorio è l'unica impalcatura che ci serve - o ci "deve" servire? - per costruire la nostra cattedrale.

Abbiamo iniziato questa riflessione chiedendoci se la Libera Muratoria è in crisi: la risposta è senza dubbio affermativa; perché nel Tempio noi facciamo quello che farebbero normalmente i profani: andiamo alla ricerca dei contenuti, come se "la ricerca della verità" debba consistere necessariamente nella ricerca di un "quid".

Eppure nel Rituale c'è scritto che dobbiamo lasciare fuori dal Tempio la politica e la religione, e per "politica e religione" si deve certamente intendere anche tutto ciò che li riguarda, e cioè la morale, la filosofia, la fisica, la metafisica ... tutto ciò che è appunto cultura profana.

La ricerca del "quid" non può che essere un elemento disgregante, tale che si nutre del metodo dialettico.

Come avrebbero potuto, nel passato, persone di religioni diverse, di ideologie diverse, sedere l'uno accanto all'altro nel Tempio, se l'elemento fondante ed unificante della Massoneria fosse stato la ricerca del "quid"?

Illuministi, idealisti, positivisti, intuizionisti, cattolici, ebrei, protestanti ... sono confluiti nel Tempio: la loro diversa concezione esistenziale, le loro diverse culture hanno caratterizzato la profanità dell'uno o dell'altro, non il loro cammino iniziatico.

Ma che cos'è allora l'elemento fondante ed unificante della Libera Muratoria?

E l'impalcatura, è il "quomodo", attraverso il quale è possibile far passare qualunque contenuto, e poter così utilizzare il compasso a 360 gradi, liberi di spaziare ovunque, in ogni direzione.

Fare esoterismo muratorio significa dunque compiere un cammino spirituale, che non può compiersi se non nell'operatività, cioè vivendo e lavorando coi Fratelli, cammino spirituale in cui all'ora et labora di S. Benedetto si sostituisca semplicemente il labora, e il quomodo diventi così la preghiera del massone; tutto l'esoterismo massonico deve essere dunque il perfezionamento del come arrivare alla pietra cubica in noi e nel nostro operare 24 ore su 24; fare esoterismo massonico significa porre a fondamento la sacralità del "quomodo".

Infatti la Massoneria non è una scuola di ricerca metodologica, ma è un percorso iniziatico che sacralizza, attraverso i propri simboli, il come operare, individualmente e in gruppo, sui contenuti della nostra profanità.

E il nostro metodo passa attraverso l'uso del silenzio (per poter cogliere i limiti della dialettica profana e vedere i pregiudizi in cui siamo immersi), la padronanza della nostra fisicità (del nostro "spatium" e del nostro ruolo fisico), la padronanza del nostro "spatium temporale" (che significa scoprire la nostra collocazione psicofisica in un tempo storico ben definito), uscire dalla dialettica usando sempre di più e sempre meglio le allegorie, le metafore, i simboli, la padronanza delle nostre passioni imparando a distinguere, nell'uso dei nostri sensi, ciò che è vero da ciò che è falso, imparando ad usare la nostra immaginazione ... tutto ciò e altro ancora costituisce il "quomodo sacro" della Massoneria, che si pone in termini di "Sapienza, Bellezza e Forza".

Ma qual è la pietra su cui lavorare?

Il "conosci te stesso" che ci introduce nel Tempio ci dà un'immediata risposta: la pietra che dobbiamo sgrossare è la nostra realtà soggettiva; la pietra cubica a cui dobbiamo tendere è la conoscenza della nostra realtà naturale, la liberazione dai condizionamenti del mondo profano, la capacità di gestire le esigenze della nostra naturalità nella complessità e nella diversità del mondo in cui siamo inseriti, ma soprattutto la capacità di vivere in catena fraterna, con un senso profondo della gerarchia, la nostra operatività 24 ore su 24.

Ma, guai ad interpretare la nostra naturalità! Cadremmo nell'ideologismo o in una forma di religione; non a caso nel Rituale s; parla, nel modo più generico possibile, dei vizi e delle virtù, secondo una non meglio definita "legge naturale universale cd eterna"; definire ulteriormente sarebbe stato pericoloso, perché si sarebbe dovuto entrare in analisi filosofiche, dottrinali religiose ... che, invece, devono stare al di fuori dal Tempio.

La sacralità del nostro "quomodo" si esprime fondamentalmente nell'uso del nostri simboli, che hanno un linguaggio antitetico alla dialettica: per questo non si possono e non si devono spiegare. La terra, l'acqua, l'aria, il fuoco, la squadra, il compasso, il filo a piombo, sono elementi costitutivi di un linguaggio intuitivo immediato; parlarne significa impedire che essi usino il loro linguaggio, significa sovrapporsi a loro con la nostra cultura profana.

D'altra parte, i simboli, le allegorie, i numeri, gli astri non sono mai il "quid" del cammino iniziatico muratorio, né sono fondanti come una verità rivelata, né hanno carattere ontologico, ma sono parte integrante a livello di "comunicazione" di quello che si è chiamato "quomodo sacro".

I Maestri della Libera Muratoria non sono dunque sacerdoti cui è delegato il diritto-dovere di interpretare "sapientemente" i misteri rivelati, né tanto meno "magistri" che devono spiegare qualcosa: sono invece dei "masters" il cui compito è quello di lavorare con gli Apprendisti e i Compagni alla costruzione della propria cattedrale personale e, nello stesso tempo, alla cattedrale comune, alla catena fraterna, il che significa vivere la propria operatività in catena fraterna, secondo un rapporto gerarchico, 24 ore su 24.

Non ha senso perciò usare, come un paravento, la cosiddetta "tradizione orale" della Massoneria per far dire alla tradizione tutto e il contrario di tutto; ciò che è in contrasto con i "Rituali dei Gradi simbolici" non può verosimilmente essere considerato espressione della tradizione iniziatica muratoria.

Capisco che in questo modo si chiede a tanti Fratelli pseudo esoteristi di rinunciare al proprio narcisismo culturale, di rinunciare, almeno all'interno del Tempio, a tante cose splendide relative a culture, a religioni, a filosofie completa-mente estranee all'humus entro cui è nata e si è diffusa la Massoneria, il cui specifico si colloca nell'area greco-giudaico-cristiana, e comunque in un contesto culturale prettamente occidentale, a meno che le citazioni siano funzionali alla visione del cammino esoterico che ci è proprio.

In che cosa può consistere dunque il famoso "secretum" della Massoneria Universale?

Probabilmente nella triade "impara, lavora, persevera" che vale, sia per la costruzione del proprio tempio spirituale, sia nell'edificazione di qualunque tipo di cattedrale al di fuori di noi. Questa "deve essere" la triade delle nostre virtù, a mio avviso, mentre la triade dei nostri vizi risulterà "l'ignoranza, il fanatismo e l'ambizione".

Ma attenti! Non si può compiere nessun cammino esoterico da soli: l'altro da sé, in cui specchiarsi e col quale lavorare, è fondamentale alla metodologia muratoria; "lavorare insieme" ecco il significato della catena fraterna, nella quale si dissolve o si dovrebbe dissolvere ogni forma di individualismo e di narcisismo.

Un Fratello che non frequenti la Loggia e non lavori nel Tempio in catena fraterna, interiorizzando i tratti distintivi del metodo dei tre ordini simbolici, oltre al significato dell'ordine gerarchico, non compie nessun cammino esoterico muratorio.

Fratelli Apprendisti, è sufficiente quanto ora scritto per dire l'importanza dei lavori dell'Officina e per affermare la centralità della Loggia nella Libera Muratoria?

 

 

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