Dai Seminari d’Istruzione ai Quaderni di Simbologia Muratoria: “Carissimi Fratelli, avete carta e penna? Sì, va bene anche a quadretti, anzi è meglio. Bene. Tracciamo assieme una riga orizzontale. Così… come faccio io su questo foglio. Vedete? Questa linea è il nostro orizzonte, il parallelo del punto geografico in cui ci troviamo. Qui a sinistra, collochiamo l’Est, l’Oriente, il punto cardinale dove ogni giorno sorge il Sole e dove siede il Maestro Venerabile…”
Ill:.mo e Ven:.mo Gran Maestro, Illustri Relatori e Carissimi Fratelli, Gentili Signore e Signori, Spero mi vorrete perdonare se, prima di porgerVi il mio saluto, ho esordito con una citazione e con l’affettuosa imitazione del modo in cui il Maestro Mosca iniziava i suoi “Seminari” di istruzione muratoria. È un onore per me avere l’opportunità di ricordare il lavoro che il Maestro Mosca elaborò e realizzò per i Fratelli del Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani; un lavoro sempre vivo, caro alla memoria di chi ne fu spettatore e attuale in chiunque sfogli i “Quaderni di Simbologia Muratoria”. I “Seminari” hanno avuto vari nomi nel lungo arco di tempo antecedente il “placet” del Gran Maestro Lino Salvini e il “patrocinio” ufficiale del Grande Oriente d’Italia - Palazzo Giustiniani , ma tutti – invariabilmente – iniziavano con l’utilizzo pratico e corale di una “tavola da disegno”, sulla quale l’istruttore Ivan – sguardo magnetico e voce vibrante - calamitava l’attenzione con parole ben collaudate. Da Milano a Roma, da Siena a Parma, da Bolzano a Roccella Jonica, da Ventimiglia a Pesaro, il Maestro Ivan Mosca ha tenuto Seminari in tutta Italia per venticinque anni: dal 1969 al 1994. In quel quarto di secolo, migliaia di Fratelli si sono abbeverati e formati alla fonte della loro stessa Arte: quella dei costruttori di sé stessi e degli edificatori del Tempio dell’Umanità che l’istruttore Ivan, con la maieutica di una levatrice spirituale, aiutava a portare alla luce. Grazie a spiegazioni razionali ma non razionaliste, i Simboli, gli Strumenti, i Rituali si ricollocavano nel senso della loro qualità più profonda e trasformativa evidenziando il valore di strumento dell’uomo per l’uomo che lavora per il bene e progresso dell’Umanità, alla Gloria del G:.A:.D:.U:.. La Libera Muratoria, che Ivan definiva “una delle poche Vie Iniziatiche d’Occidente” tornava ad essere studiata dopo la messa al bando del periodo fascista e dopo gli anni difficili della guerra e della ricostruzione. Quegli stessi anni Ivan, che nel 1936 si era trasferito da Milano a Roma e poi era stato costretto all’espatrio in Francia fra il 1943 e il ’45, se li era lasciati alle spalle e, nel dopoguerra, aveva raggiunto fama e benessere con la sua Arte, la pittura. Realizzò fino al 1969 oltre 50 personali, in Europa e negli Stati Uniti, con costante successo di pubblico e critica, finendo col fare propria la vocazione del “nobile viandante” d’altri tempi, “mordu” - morso cioè - “dal serpentello della ricerca esoterica”. L’anno più importante nella vita iniziatica del Maestro Giovanni “Ivan” Mosca è stato probabilmente il 1969. Ivan aveva allora 54 anni; 24 di Luce Massonica. Nel maggio 1968 si era conclusa una fase importante della sua vita iniziatica. Dopo una lunga collaborazione con la Libera Muratoria francese, Ivan aveva ripreso a frequentare i Lavori delle Logge italiane di Torino, Milano e della “sua” Roma. Proprio qui, perseguendo il progetto di dar vita a una Officina “operativa e formativa” dedicata allo studio dell’esoterismo e della Tradizione ebraica aveva fondato la R:.L:. “Monte Sion – Har Tzion”, n. 705 di cui fu il primo Maestro Venerabile. La storia dei Seminari – I prodromi di Bologna 1969 Il primo segnale di questo spirito di rinnovamento nel segno della tradizione si ebbe domenica 23 novembre 1969 nel corso di un incontro nell’allora “nuova, ma antica” Casa Massonica di Bologna, in via Castiglione, al numero 6. Il Maestro Ugo Poli della R:.L:. “Umanità e Progresso – Krishna” , n. 43 all’Or:. di Milano, aveva convocato circa una cinquantina di Fratelli appassionati di esoterismo del Nord e Centro Italia, ivi compresi quelli della neonata R:.L:. “Monte Sion”, di Roma. Dalla relazione di quell’incontro, stilata da Poli, traspare un grande entusiasmo e l’auspicio di incontri successivi, già in programma. Egli scriveva tra l’altro, sintetizzando gli interventi: “É necessario, se si vuole che la Massoneria sia e faccia sentire in maniera effettiva e radicale la sua presenza, che la preparazione esoterica e l’educazione iniziatica si diffondano sempre di più. L’azione della Massoneria si esplica attraverso gli interventi, le azioni, gli scritti, le modalità d’essere, in sostanza, dei singoli massoni. Quindi se vi è una carenza, questa si trova esclusivamente nel fatto che la maggior parte dei Fratelli che occupano posti di rilievo nel mondo profano sono soltanto iscritti alla Massoneria, ma non ancora diventati Massoni, per carenza di preparazione esoterica e di educazione iniziatica. I giovani che entrano da noi sono alla ricerca di una tavola di salvezza dopo le delusioni di tutti gli aspetti del mondo profano: sono alla ricerca di una scuola aliena dai compromessi politici e religiosi. Ma quando sentono i soliti discorsi se ne vanno. Ricercano invece una risposta alle fondamentali domande: chi sono, donde vengo, dove vado? Questa risposta è racchiusa nei nostri simboli, nei nostri rituali”. Un malessere per il quale la “tavola rotonda” di Bologna indicò alcune cure, che vale la pena di citare perché la loro successione può servire da filo conduttore nel ripercorrere l’esperienza dei Seminari del Maestro Mosca: 1. Approfondire i Gradi, i Riti e i Simboli nei loro significati esoterici, non solo in quelli morali consueti; 2. Trovare ed esplicitare la ragion d’essere dei tre Gradi in cui si articola e lavora la Loggia; 3. I Simboli sono indispensabili come mezzo per giungere alla conoscenza: la loro necessità scompare solo quando li abbiamo pienamente compresi; 4. Nei Simboli devono essere ricercati i valori universali che sono la chiave per allargare il nostro orizzonte percettivo, accordandosi ad un contesto più ampio di quello usuale; 5. Il nostro sapere exoterico deve venire sostanziato dal sapere esoterico; 6. Con l’elevazione spirituale scandita dai Gradi muratori si perviene ad una visione e realizzazione etica diversa da quella profana; 7. Per realizzare questo lavoro in Loggia sono necessari “istruttori”; Fratelli che sentano il fatto iniziatico, siano capaci di trasmetterlo ed abbiano volontà di impegnarsi in questo compito. I testimoni di quell’evento mi hanno raccontato che la richiesta del Maestro Poli era chiaramente diretta al Maestro Mosca. Tuttavia il nostro, da buon nativo del Capricorno, si schermì e sembrò limitarsi a considerare l’ipotesi. A scanso di equivoci, tuttavia Poli scrisse nella sua relazione: “É necessario che chi sa, chi è in grado di essere ‘istruttore’, chi ne ha la capacità, si distacchi dalla propria officina per fondarne una nuova a carattere ‘propedeutico’, e cioè preparatrice di veri Massoni”. Il Maestro Poli forse ancora non lo sapeva, ma l’installazione della “Monte Sion” si sarebbe svolta il successivo 29 novembre. Da lì avrebbe fatto seguito l’impegnativo calendario dei Lavori delle due Tornate rituali più due riunioni informali di istruzione mensili che dura fino ai nostri giorni, idealmente “replicato” dalla R:.L:. “Umanità e Progresso Krisna” di Milano per tutti gli anni ’70. Il programma dei Seminari d’istruzione muratoria c’era già tutto, fin da Bologna 1969, nei sette punti sopraelencati e nell’appello a creare Logge “propedeutiche”, tuttavia alcune coincidenze sembrarono rallentare la realizzazione del progetto. Il 1970 segnò il passaggio del maglietto di Gran Maestro dal Fratello Giordano Gamberini al Fratello Lino Salvini e il Maestro Mosca era impegnato nella Commissione che produsse i Rituali dei Tre Gradi Azzurri che il G:.M:. Gamberini fece stampare e distribuire a tutte le Logge poco prima della Gran Loggia di marzo. In quello steso anno ci fu anche l’insolita mobilitazione delle Logge italiane e, in particolare di quelle romane, per il “Centenario della Breccia di Porta Pia” che il G:.M:. Salvini volle celebrare il 20 settembre 1970 con la massima visibilità mediatica, a Porta Pia, al Gianicolo, all’Eur e all’Hilton. Gli incontri di studio del “gruppo di Bologna” tuttavia non cessarono del tutto; Il Maestro Poli ne organizzò altri tre nel 1970, e mentre si organizzava il 1° Seminario di Milano del maggio 1971, già si pensava di produrre e pubblicare “Atti”, “Documentazioni” e “Quaderni”. Semi di Sapienza per i “Seminari”Non sta a me fornire il quadro storico italiano della fine Anni Sessanta e dei primi Anni Settanta. Quando il “boom” economico era un ricordo e la contestazione e le lacerazioni sociali erano all’ordine del giorno, un piccolo gruppo di Liberi Muratori, legati da diversi anni agli incontri di studi muratori promossi dal Maestro Poli, sottopose ad Ivan Mosca una precisa istanza di istruzione esoterica. Lo trovo un fatto straordinario. Alcuni di quei Fratelli oggi sono qui fra noi, con qualche capello bianco, ma entusiasti e impegnati come allora. Ma qual era il panorama “culturale” ed “iniziatico” di quei tempi? Pur nella scarsità di pubblicazioni esoteriche in lingua italiana, circolavano fra ricercatori e appassionati molti libri d’Oltralpe, in francese e tradotti alla buona, scritti a mano o battuti a ciclostile in tirature che raramente superavano le 20 copie. Il piccolo mondo della ricerca iniziatica riverberava le “grandi correnti della mistica laica” e vi si incontravano idee, persone ed opere di ogni tipo, provenienza e livello. Il Maestro Mosca conosceva questo mondo magmatico. Aveva studiato varie Discipline e ne aveva sperimentato le tecniche fin dagli Anni Trenta. Aveva anche conosciuto i loro principali esponenti, con la sola eccezione di Julius Evola, che non volle mai incontrare. Da molti “maître-à-penser” si era poi allontanato, deluso dalla mancanza di rigore, dall’incapacità di definire una via basandosi sulla visione e sulla coerenza scaturite dalla ricerca interiore, oppure – peggio – dall’averne osservato la propensione al culto della personalità o la difficoltà ad “alleggerirsi” dal peso dei “metalli”. Il suo baricentro, la sua “Stella Polare” restò sempre la Libera Muratoria Universale che frequentò sempre, anche nelle sue diverse scuole di perfezionamento. La domanda d’istruzione e formazione che gli veniva rivolta con insistenza, era quindi certamente relativa ad un àmbito ben noto, tuttavia non la considerò mai con leggerezza. Studioso di Louis-Claude de Saint Martin ripeteva spesso un motto del “Philosophe Inconnu”: “Bisogna sempre domandarsi se una cosa si può fare, se si vuol fare, se si deve fare” e credo che il suo senso del Dovere Massonico sia stato più che determinante nell’accettare il ruolo di “istruttore” che gli veniva richiesto. Talvolta corteggiato per ciò che altri al suo posto avrebbero forse pensato di possedere, Ivan non rinunciò a questa profonda coerenza. Ad esempio a chi gli domandava quando avrebbe risvegliato “L’Ordre des Chevaliers Maçons Elus Cohen de l’Univers”, di cui era Sovrano Gran Commendatore, Ivan rispondeva: “non ci sono le condizioni adatte”, ottemperando così alla volontà precisa di non creare “commistioni” con azioni che avrebbero potuto turbare gli equilibri di una Comunione massonica nazionale. Questi pensieri, questa “forma mentis” di assoluta identificazione con il Senso ed i Valori dell’Istituzione muratoria sono gli stessi che traspaiono nella breve ma densa “Premessa”, pressoché identica, del 1° Seminario del 1971 e dei “Quaderni” del 1977. Le tematiche dei Seminari dal 1971 al 1975L’istruzione del Maestro Mosca era rivolta ad un nucleo di Maestri Liberi Muratori esperti, molti dei quali erano già stati Maestri Venerabili. Più che “seminaristi”, dunque, pianticelle già formate in un vivaio di nuovi istruttori o formatori, capaci di organizzare e svolgere, anche da soli, momenti espositivi sull’Arte Muratoria. Si può calcolare che ai 10 Seminari iniziali abbia partecipato una media di 30 Fratelli. Escludendo il gruppo iniziale di Fratelli di Roma e Milano, ciò porta ad una prima stima di circa 150 intervenuti ai quali andarono le copie degli Atti “tirate” a Milano, redatte nello studio d’architettura del Maestro Franco Vannuccini della R:.L:. “Umanità e Progresso Krishna” di Milano, sulla base degli appunti che avevamo preso in collaborazione con i Fratelli di Roma. Il Maestro Mosca porgeva a tutti un’istruzione generale sui temi simbolici fondamentali del Tempio e dell’Iniziazione, mentre altri temi venivano trattati quando l’uditorio era particolarmente partecipativo. Gli indici di quegli “Atti” sono più che mai dimostrativi del lavoro svolto. Ancor di più, scorrendoli, traspare l’evoluzione del percorso che condusse, dai primi quattro “Seminari”, al singolo incontro degli “Appunti” finali, transitando per i tre “Campi” e le due “Accademie”. Un disegno riproduce in senso anagogico il percorso dei 10 Seminari in successivi dipanamenti della Tetraktys pitagorica. Ivan ci aveva abituati a cercare e trovare il simbolo nel simbolo ed il richiamo nel richiamo. I 10 fascicoli ammontano a 168 pagine, alle quali si aggiungono 10 copertine, assai spartane, fuori numerazione. Tutte le illustrazioni sono state realizzate dal Maestro Francesco Vannuccini, il quale ha oggi 87 anni, che desidero idealmente ringraziare per questo prezioso contributo. Particolarmente belle, anche se di carattere più tecnico, sono le 10 pagine di illustrazioni della Menorah, contenute nel 2° Quaderno dell’ “Accademia”, che saranno poi utilizzate, assieme a molte altre, dal Maestro Mosca per il suo saggio su “La Menorah – il candelabro a sette bracci” apparso sulla rivista “Hiram”. Sempre a proposito di “Hiram”, in quest’incontro dedicato al Maestro Mosca, vorrei ricordare che il n. 1 di “Hiram” del 1980, diretto dall’ex G:.M:. Gamberini e curato dal sottoscritto, riproduceva in copertina la splendida tela intitolata “Manifestazione quaternaria” che l’Artista Ivan aveva dipinto nel 1971. e aveva appeso nell’ufficio di Palazzo Giustiniani destinatogli durante il suo mandato di Primo Gran Maestro Aggiunto dal novembre 1978 al marzo 1982. A chi chiedesse il significato dei “tre grandi fiori luminosi” che sembrano librarsi nel vuoto accanto a un triangolo bianco, con il vertice in alto, e uno nero con la punta all’ingiù, il Maestro Ivan Mosca rispondeva: “Sono le tre grandi Forze plasmatrici dell’Universo - Fuoco, Acqua e Aria - al lavoro”. Segno incontrovertibile del fatto che anche la sua opera artistica era interamente assoggettata alla sua visione cosmogonica massonica. Dalla spontaneità all’ufficialità del SeminariDopo tre anni di questa istruzione per formatori e dopo che un buon numero di Seminari si erano tenuti in tutt’Italia su richiesta di gruppi di Fratelli o di qualche Loggia, il Maestro Mosca, già a suo modo una “leggenda” in campo internazionale, aveva acquisito fama all’interno del Grande Oriente suscitando qualche apprensione, e forse anche un po’ d’invidia. Tuttavia Ivan dimostrò di non curarsi di questioni di vantaggio personale e non mostrò di voler beneficiare del prestigio personale acquisito. La cosiddetta “politica massonica” non lo interessava ed Ivan non perdette mai occasione per affermare la necessità di una schietta lealtà ai vertici dell’Istituzione. Il lavoro da compiere era, per lui, nelle Logge e per i Fratelli. La forza calma dell’esempio espresso negli incontri di formazione faceva nel frattempo sempre più presa e, gradualmente, nuove attitudini si diffondevano. L’ordinata e comoda postura che il Maestro Mosca aveva definito “posizione del Faraone” ed i “coprivestiti” in cotone nero (erroneamente chiamati “clamidi”) sono due esempi di disposizione esteriore. Nelle Logge invece, i temi simbolici, iniziatici ed esoterici cominciavano a trattarsi con maggiore frequenza rispetto al passato, prendendo il loro posto accanto ai temi storici e filantropici. I Fratelli aggiungevano nuove parole al loro vocabolario: discutevano di “meditazione sui simboli”, “realizzazione iniziatica” e “stati di coscienza”. Nel febbraio del ’74, la voce di queste “innovazioni” giunse al G:.M:. Salvini, il quale, con molta bonarietà e simpatia, chiese chiarimenti al Maestro Mosca. Ivan fornì tutte le spiegazioni e poi informò i più vicini Fratelli di Milano e Roma dell’interesse del Grande Oriente per le attività seminariali. Fu allora deciso di donare gli “Atti” dei primi quattro Seminari al Gran Maestro, recapitandoli con una lettera accompagnatoria al suo indirizzo di Firenze. Nella lettera, redatta il 1° marzo 1974 a Milano (e da lì spedita il 14 aprile, con molte firme) il Maestro Mosca spiegava che: “Gli ‘Atti dei Seminari’ sono il frutto di un lavoro di gruppo desiderato dai Fratelli dei quali sono stato semplicemente l’istruttore per informarli e dar loro la possibilità di riconoscere se stessi, di modificare ogni giorno se stessi, mediante i supporti che la Massoneria offre. [...] La Massoneria come esperienza formativa, la ricerca esoterica e il simbolismo come metodi critici e razionali, già fanno intravedere il perché del Segreto iniziatico e la necessità della Tradizione muratoria, per consentire all’uomo, al Fratello, di ritrovare il proprio nucleo aureo e donarlo agli altri Fratelli, agli altri uomini. [...] Quanto è fissato nell’art. 3 della nostra Costituzione: ‘La Comunione Italiana… segue l’esoterismo nello insegnamento e il simbolismo nell’arte operativa’, sta assumendo una sempre più decisa configurazione e sta trasformando una realtà contingente che era retaggio del recente passato, così come voi avete avvertito indirizzando ai Fratelli della Comunione Italiana la Balaustra n° 20 dell’ottobre 1973 in cui si richiamano i valori dell’etica massonica e l’importanza dello studio esoterico”. Il Gran Maestro Salvini rispose il 22 aprile, definendo “estremamente interessanti” gli “Atti” dei Seminari, e aggiungendo: “Penso che queste riunioni siano estremamente utili perché portano i Fratelli a meditare e dalla meditazione riceveranno sicuramente un potenziamento delle loro capacità. Rileggerò ancora con attenzione quanto mi avete voluto donare affinché sia anche per me motivo di riflessione e di preparazione. Ti prego di far giungere ai Fratelli, che hanno partecipato e con te si firmano, la mia ammirazione e la mia stima”. Questo fu un autorevole e meraviglioso incoraggiamento all’opera formativa e informativa del Maestro Mosca e di quanti gli erano vicini. Poco più di un anno e mezzo dopo, esattamente il 18 dicembre 1976, il Grande Oriente d’Italia concesse il proprio patrocinio al grande ciclo di “Seminari di studio” che si aprì all’Oriente di Siena e si allargò in tutt’Italia. La necessità dei “Quaderni” Le accresciute richieste di nuovi “Seminari” e la necessità di distribuire ai Fratelli degli “appunti” immediatamente fruibili sui temi trattati fecero nascere – sin dal dicembre 1976 – l’esigenza di predisporre una serie di “Quaderni” monotematici, collazionando testi delle 168 pagine dei 10 “Seminari” iniziali e delle miriadi di pagine dei nostri appunti personali. La realizzazione dei “Quaderni di Simbologia Muratoria” fu affidata al sottoscritto in ragione del mio mestiere di redattore e giornalista. Sembrava un facile lavoro di “copia-incolla”, ma si trasformò in qualcosa di molto più complesso. I testi dei Seminari erano spesso troppo brevi e tecnici; c’era quindi la necessità di renderli utilizzabili creando frasi di raccordo e aggiunte che condussero a ribattere tutto il materiale e a rifare le illustrazioni in modo da collocarle nell’impaginato della gabbia grafica della tipografia interna del Grande Oriente. Nel giugno 1977, in un fascicolo di grande formato (cm 24,2 x 33,6), furono stampate le prime mille copie dei primi quattro “Quaderni di Simbologia Muratoria”. A questa edizione ne seguirono almeno altre due, nel giugno 1978 e nel dicembre ’79, prodotte nelle stesse grandi dimensioni, che contenevano: 1. Prefazione del Gran Segretario Spartaco Mennini; 2. Premessa [“Non può esistere un manuale dell’iniziato…”]; 3. Quaderno 1. Il Tempio come rappresentazione del Cosmo; 4. Quaderno 2. Il Lavoro Muratorio nei Tre Gradi; 5. Quaderno 3. Il Gabinetto di Riflessione; 6. Quaderno 4. Interpretazione analogica delle funzioni dei Dignitari e degli Ufficiali di Loggia. Erano 60 pagine (più un risguardo, la Prefazione e la Premessa), stampate solo da una parte, nelle quali il tipografo aveva “dimenticato“ di inserire: la numerazione, i cosiddetti “preliminari editoriali” (comprendenti il “copyright” e la data) e il “colophon”, che era ed è obbligatorio, per lo meno con la scritta “stampato in proprio”. Solo in copertina, c’era la scritta “a cura del Grande Oriente d’Italia”. D’altronde, come ricordava il Maestro Mennini nella “Prefazione”, si trattava di: “...semplici ipotesi di lavoro e nuovi stimoli intellettuali e formativi per aiutarci l’un l’altro ‘a specchio’ e uniti in Catena fraterna a sollevare il velo della Conoscenza di noi stessi e della realtà circostante. Le tematiche hanno fatto riferimento alla triplice problematica ‘chi siamo?, da dove veniamo?, dove andiamo?’ nonché ai molteplici ma combinati significati che simboli, allegorie e rituali sottendono… [...] sono il frutto di un lavoro di ricerca corale ed esoterica che il Grande Oriente d’Italia ha stimolato e patrocinato fin dal 18 dicembre 1976, data in cui è cominciato il ciclo dei Seminari di studio svoltisi a Siena e in numerosi altri Orienti. [...] Affidati alla cura del Car.mo Fr. Ivan Mosca, M.V. della R.L. ‘Monte Sion’ di Roma, questi Seminari sono stati occasione di approfondimento della problematica esoterica ed iniziatica della nostra Istituzione, che può essere definita la più ricca e valida nell’alveo della Tradizione occidentale…”. Nel marzo 1979, il Grande Oriente pubblicò un secondo fascicolo di grande formato che conteneva il “Quaderno 5. I supporti Muratori e l’apparato sensoriale”. C’era una nuova Prefazione del Gran Segretario Mennini, la numerazione (pagine da 61 a 90), l’indice, il riepilogo dei primi 4 Quaderni, il “colophon” (con le precisazioni di “opuscolo stampato in proprio” e “non in vendita”), ma ancora mancava il “copyright”. Nel dicembre 1981, il Grande Oriente stampò un terzo fascicolo di grande formato che conteneva il “Quaderno 6. Gli strumenti dell’Arte Muratoria”. Non c’erano prefazioni, la numerazione cominciava a pag. 92 e finiva a pag. 126, l’indice era completo e il “colophon” ne vietava la riproduzione senza l’autorizzazione del Grande Oriente. Di questo materiale circolarono anche numerose fotocopie fatte dai Fratelli per uso personale. La richiesta era grande e di ristampe se ne fecero poche dopo il 1982. Dopo quella data, qualcuno, sia “spontaneo”, sia finalmente autorizzato (come accade per l’edizione oggi in circolazione) ne ridusse le dimensioni, portando due pagine in formato “A4”, e ne ha tirato migliaia di copie stampate in bianca e volta. Le traduzioni volute dal Maestro Mosca e altri “Seminari”Nel dicembre del 1979, visto il successo dei primi cinque “Quaderni”, il Maestro Mosca, nella sua funzione di Primo G:.M:. Aggiunto, caldeggiò e fece pubblicare “au soin du Grand Orient d’Italie” la traduzione francese, affidata al Fratello Cesare Jack Brusini, ex M:.V:. della R:.L:. “Umanità e Progresso”, n. 608 all’Or:. di Milano. Il Maestro Brusini, triestino, poliglotta, che aveva partecipato a tutti i 10 Seminari iniziali, ex giornalista ed ex direttore della comunicazione di grandi imprese, andato in pensione e dedicatosi all’editoria, realizzò un capolavoro. I “Cahiers de Symbologie Maçonnique” furono apprezzati anche dai Fratelli transalpini, in particolare da quelli di Nizza, città in cui egli stesso si ritirò negli ultimi anni di vita continuando a “seminare” istruzione muratoria . Lo spirito iniziale dei “Seminari” varcava i nostri confini. Dei “Cahiers” furono tirati mille esemplari che venivano donati alle Autorità Massoniche straniere nel corso delle Grandi Logge e nei frequenti incontri internazionali. Ricordo in particolare che, nel 1991, ne fu donata una delle ultime copie a un Maestro italiano, membro attivo della Massoneria Rumena, rinata dopo la caduta del Muro di Berlino. Fra il 1980 e il 1981 - ma è impossibile essere più precisi - la Respectable Logia “Caballeros de la Noche”, n. 21 all’Oriente di Zaragoza (Saragozza), della Massoneria Spagnola, rinata dopo il ritorno del Paese alla libertà (cioè dopo la scomparsa del generalísimo Francisco Franco del 20 novembre 1975), produsse una pregevole traduzione in spagnolo dei primi cinque “Quaderni”, con il titolo di “Cuaderno 1” e con la prima “Prefacio” (Prefazione) del Gr. Segr. Mennini. L’opera ha avuto una discreta diffusione in Spagna. Come scrissero in quarta di copertina i “Caballeros de la Noche”, si tratta di “una visión enriquecedora de otros HH:. que como nosotros aspiran a la transformación del hombre (una visione arricchente di altri FF:. che come noi aspirano alla trasformazione dell’uomo). Il sottoscritto poi l’ha diffusa, in America Latina negli Anni Novanta, facendone dono alle Autorità Massoniche di Messico, Cuba, Venezuela e Argentina, e utilizzandola in incontri seminariali a Città del Messico e Buenos Aires (qualche copia è stata data anche a Fratelli di lingua spagnola di Miami, negli Stati Uniti). Nel contesto di questa diffusione di principi e spunti di studio, nel 1975 il Maestro Mosca aveva caldeggiato alla Casa Editrice Athanòr di Roma la pubblicazione in italiano de “La Symbolique Maçonnique” di Jules Boucher, apparso a Parigi per i tipi della Dervy Livres nel 1948. Del volume esisteva una traduzione che il Maestro Caio Mario Aceti aveva realizzato, per studio proprio e dei Fratelli genovesi a lui vicini, che era tuttavia priva di note e necessitava d’una revisione. Al sottoscritto toccò, ovvio, il lavoro redazionale, mentre il Maestro Mosca, amico personale del Maestro Jules Boucher fornì i dati per la “Prefazione all’edizione italiana” e supervisionò ogni fase del lavoro. L’Athanòr, per questi motivi, diede a Ivan pubblico riconoscimento di “vero e proprio coordinatore editoriale” de “La Simbologia Massonica” e la direttrice Signora Alvi, inizialmente titubante davanti ad volume impegnativo di 378 pagine e ad una prima tiratura - insolita - di 10 mila copie, fu molto soddisfatta del successo immediato di questa prima edizione e delle successive ristampe. Se con i primi 10 “Seminari”, il Maestro Mosca aveva avviato un processo di formazione e indirizzo, con la pubblicazione della “Simbologia Massonica, aveva inteso, come si legge nella prefazione, “colmare una lacuna della cultura italiana nel campo esoterico, simbolico, muratorio, e, in una parola, tradizionale. Poi seguirono i “Quaderni”. “Dispense”, snelle monografie informative da dare alle stampe a periodi, pur senza farne un impossibile “manuale dell’iniziato”. Tutto per sollecitare nei Fratelli miriadi di spunti di studio e approfondimento che furono porti e sviluppati nei “Seminari d’istruzione” tenuti con frequenza decrescente fino al 1994. Oggi, con il consenso della Famiglia Mosca e in particolare della figlia del Maestro Ivan, la Signora Wilma Lucia Mosca, la raccolta completa degli “Atti” che Ivan volle realizzati e pubblicati per la formazione corale e continua dei Fratelli del Grande Oriente d’Italia è porta in dono al Ven:.mo Gran Maestro Gustavo Raffi e, tramite suo, alla Biblioteca del Grande Oriente d’Italia. Credo che questo sia il modo migliore per onorare la memoria del Maestro Mosca. Si tratta di una rarità bibliografica da custodire con cura e, per le ragioni che abbiamo visto insieme, da riservare alla consultazione dei FF:. Maestri, così com’era specificato sugli originali a partire dal 1973. Conclusioni provvisorieTutto questo non deve e non può indurre a pensare che il Maestro Mosca passasse la vita fra le migliaia di libri che pure aveva raccolto e studiato. Ivan, riservato e serio sui temi esoterici, amava la Vita, la Natura, la “sua” Pittura e la Musica. Con una chitarra o un semplice ukulele, era in grado di animare una festa e la musica (classica, jazz e ispano-americana) gli teneva compagnia per molte ore della giornata. I lunghi viaggi in macchina da Roma verso le sedi dei convegni a cui partecipava si trasformavano spesso in sessioni di coro e, dopo i lavori, faceva volentieri una partita a scopone anche se spesso, esigente com’era, consigliava al proprio compagno di “andare a giocare alla lippa”. Sempre elegantissimo, in abiti rigorosamente forniti di gilet, lo rivedo quasi con lo stesso aspetto, con i capelli d’argento, dai 45 ai 90 anni. Di lui ricordo che era sempre pronto a partire, con una valigia e una borsa in cui c’era di tutto, ma almeno una copia del “Qohelet”, per ricordarsi che “tutto è vanità”, anche solo, per le destinazioni verso cui lo chiamasse la curiosità o fosse stato comandato dal suo senso del Dovere. Amava il treno e la nave (aveva fatto 24 traversate atlantiche), ma non l’aereo. Le uniche due volte che volò fu sulla tratta Roma-Costantinopoli assieme all’allora Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Giovanni Pica. Noi (allora) giovani, gli dicemmo per scherzo che, in caso di bisogno, sarebbe bastato che ciascuno dei due si mettesse vicino a un’ala per fare atterrare tranquillamente l’aereo. Ivan se n’è andato, serenamente, la mattina del 25 novembre 2005. Il giorno dopo, quando in molti l’abbiamo accompagnato al Verano, al momento di una “Catena d’unione aperta”, è sembrato che ci abbia salutati con un improvviso turbine di vento (un “tourbillon”, avrebbe detto Lui) che ha fatto volare qualche cappello e piegare le cime dei pini. In altri contesti forse, questo episodio sarebbe stato letto e descritto come “prodigioso”, ma il Maestro Mosca ci ha insegnato con tutta la sua lunga vita e con il suo esempio che le “energie”, nostre e della Natura, vanno studiate e sperimentate fino a comprenderle a fondo. Dove sarà ora il Maestro Mosca? Fra i Beati e i Giusti? Forse, ma non più per fare “seminari”, bensì per un sano torneo cosmico di scopone. Sarà passato dalle strette soglie dei due Solstizi di San Giovanni o dall’ancora più stretto pertugio che esiste fra il grado Zero e il 360° dello Zodiaco? Sarà uscito da questa “Manifestazione quaternaria” e starà contemplando, a tu per tu, le “forme senza forma” alle quali ha sempre teso? Nessuno di noi può rispondere a questi interrogativi. Sappiamo soltanto che il Maestro Ivan Mosca resta nei nostri cuori, perché la Sua Luce brilla ancora nelle nostre “tenebre”.
Il Maestro Ivan Mosca, come molti sanno, visse una lunghissima e fattiva militanza nelle fila del Rito Scozzese Antico e Accettato che lo insignì del suo 33° ed ultimo Grado. Durante i suoi soggiorni in Francia, egli partecipò attivamente ai lavori del Rito di Memphis e Misraim (nel quale era stato insignito del 95° Grado) e dei Cavalieri Beneficienti della Città Santa dai quali era stato consacrato Gran Professo con il nome simbolico di “Eques Peregrinus a Stella Matutina”. Le illustrazioni furono rifatte e molte ne furono create di nuove dal Fratello Riccardo Scionti (“U.P.K”,. n. 43 all’Or:. di Milano), che allora era un grafico di professione, mentre l’incisione per la copertina, tirata in grigio, fu affidata al Fratello Alfredo Di Prinzio (“Monte Sion”, n.705 all’Or:. di Roma). I testi furono scritti e riscritti dal sottoscritto (allora M.V. dell’”U.P.K.” n. 43 all’Or:. di Milano), con una Olivetti “Lettera 32” che ancora conservo, finché il Maestro Mosca, il quale amava dettare parola per parola e ritoccare più volte, non li approvò definitivamente e li consegnò all’allora Gran Segretario Spartaco Mennini a metà di aprile del 1977. |