LA QABALAH

Il Sepher Yetzirah o "Libro della Formazione" è alla base dell’astrologia cabalistica. Sin dal I Capitolo allorché si parla delle 22 lettere dell’alfabeto con cui Dio creò il mondo. Tre di queste lettere: Shin-Alef-Mêm m a c sono dette madri e rappresentano i tre elementi della tradizione empedoclea: acqua-aria-fuoco, altre sette di queste lettere rappresentano i sette pianeti (considerando i due luminari e i cinque pianeti della tradizione): Bet- Dalet- Ghimel- Kaf- Phe- Resh- Taw t r p k d g b mentre le restanti dodici lettere rappresentano i 12 segni zodiacali.

Ancora in 1:8 del Sepher Yetzirah si fa riferimento, oltre che alle dieci Sephiroth che molti cabalisti considerano in analogia coi pianeti, alle Hayot o creature viventi della visione di Ezechiele e che Ibn Ezra considera in analogia coi segni zodiacali.

In 2:4, in relazione alle 231 Porte della Conoscenza di cui ho già accennato, è nominata la ruota dello Zodiaco o Galgal e da 4:7 a 4:14 si parla dei sette pianeti. In 5:4 sono citate le 12 costellazioni dell’universo (i cui nomi corrispondono ai 12 segni zodiacali). Unendo la lettera del segno zodiacale col proprio rispettivo elemento (Aria-Fuoco-Acqua-Terra), avremo 12 radici per ciascuno dei 12 segni zodiacali. Da queste radici e talora dalle loro ghematrie è possibile raccogliere qualche indicazione sul significato del segno zodiacale. Per i segni di Terra, mancando la corrispondente lettera madre, varrà l’unione di ciascuna lettera della triplicità di Terra con la lettera Mêm (acqua).

Abbiamo così, unendo la Aleph a alle lettere dei tre segni di Aria: z a Az (Gemelli) che significa, allora, l a El (Bilancia) che è uno dei nomi di Dio, x a Atz (Acquario) che significa affrettarsi.

Unendo poi la lettera Shin c alle tre lettere dei segni di Fuoco: h c Sheh (Ariete) che è il capo del gregge e il cui valore numerico, 305, forma significative ghematrie: j x r w a Or Tzach  Luce ripulita e h l r u Orlah Prepuzio. Dall’unione delle lettere corrispondenti agli altri due segni di fuoco abbiamo: f c Shat (Leone) che significa ribelle e s c Shas (Sagittario), le cui due lettere rappresentano Shishah Sidrey (Sei ordini), cioè l’abbreviazione dell’intero Talmud e la cui principale gimatreya, con valore di 360, è y l k c Sikhli intellettuale.

L’unione della Mêm m con le lettere della triplicità di Acqua forma rispettivamente: \ j Cham (Cancro) che significa caldo, ym Min (Scorpione) cioè sesso o specie e q m Mêm-Quf (Pesci) radice che indica lo stare in piedi, il sostenere.

Infine, l’unione della stessa lettera madre, la Mêm, con le lettere della triplicità di Terra forma: w m Mu (Toro) cioè il suono onomatopeico dell’animale, y m Mi (Vergine) che significa Chi?, e bene indica la curiosità dei nativi di questo segno zodiacale, e ancora: \u Am (Capricorno) che vuol dire popolo.

Concludendo sul Sepher Yetzirah (6: 1), oltre allo zodiaco viene nominato l’asse del mondo o Teli y l t conosciuto anche come Drago e che in astrologia riveste particolare importanza in riferimento alla testa e alla coda cioè ai nodi lunari come più spesso vengono chiamati. Questi punti nodali rappresentano l’intersezione dell’ Equatore con l’eclittica e secondo il grande cabalista Abulafia la testa del Drago significa merito mentre la coda significa responsabilità e in tutte le tradizioni ha un significato malefico soprattutto quando, nel cielo di nascita (il cosiddetto oroscopo) è congiunta al Sole. Analogamente gli Esseni, nel tracciare gli oroscopi, davano molta importanza ai nodi lunari che insieme ai 5 pianeti, al Sole e alla Luna formavano le nove parti. Il pronostico, fatto sul tema di nascita, era favorevole quando la luce prevaleva sulle tenebre, quando cioè le nove parti erano in prevalenza nel cosiddetto emisfero di luce, individuato al di sopra dell’orizzonte. Nessun uomo, naturalmente, era interamente nella luce o interamente nelle tenebre perché il nodo lunare nord (testa del Drago) si trova di necessità sopra l’orizzonte e il nodo lunare sud (coda del Drago) sotto l’orizzonte. Il più puro o illuminato era dunque colui che aveva sette parti (oltre alla testa del Drago) sopra l’orizzonte, il più impuro quello che aveva le sette parti, cioè i 5 pianeti e i due luminari (oltre alla coda del Drago) al di sotto.

L’interesse per l’astrologia fu presente anche nelle prime scuole di Qabalah storica, che si diffusero in età medievale, sulle rive del Mediterraneo, tra le fiorenti comunità ebraiche. Alcuni scolari del grande Isacco se ne occuparono in particolare: Azriel di Girona, Nachmanide suo discepolo, e i meno noti Ezra di Girona, forse fratello di Azriel, e Jacob ben Sheshet.

Nei suoi commentari, Azriel sviluppa la tesi che l’uomo saggio e pio può correggere ciò che nel suo destino è sfavorevole, mentre l’uomo malvagio finisce con l’annullare ciò che il destino gli ha riservato di favorevole. Egli sottolinea l’interrelazione dei destini umani e ritiene che per coloro che si siano pentiti durante lo Yom Kippur, o giorno di espiazione e di purificazione, si danno due possibilità: se, dopo il pentimento, cadono nuovamente nel peccato, ciò che di positivo c’era nel loro destino si realizza ugualmente senza tuttavia che possano approfittarne. Se, invece, non si sono pentiti nel giorno stabilito (Yom Kippur) ma lo fanno successivamente, ciò che di negativo c’era nel loro destino si verifica ma per loro non produce effetti malefici.

Il discepolo di Azriel, Nachmanide si occupa di astrologia nel Commentario del Deuteronomio, 18:9, riconoscendo che per volontà divina gli astri esercitano la loro influenza sugli uomini e che agli angeli è assegnato il compito di regolare tale influenza. Egli raccomanda comunque di tener conto delle indicazioni di astri e costellazioni e soprattutto di fare penitenza nei giorni cosiddetti sfavorevoli. Di un anonimo cabalista è il Sepher Halevana o Libro della Luna, citato da Nachmanide e dove sono esaminate le 28 dimore della Luna, quelle favorevoli e quelle sfavorevoli, nonché i relativi talismani.

Il rapporto angeli-astri è invece ripreso da Jacob ben Sheshet il quale sostiene che il destino di ognuno è simbolicamente descritto nel suo tema natale e che gli angeli eseguono il volere di Dio, scritto negli astri sin dai giorni della Creazione. Gli angeli, tuttavia, nell’eseguire la volontà divina, scritta negli astri, possono sfumare i significati del destino perché se gli astri garantiscono l’ordine dell’universo e rappresentano, usando il linguaggio aristotelico, la Potenza di ciò che deve accadere, gli angeli sono gli strumenti della Provvidenza e gli artefici del passaggio dalla Potenza all’Atto. Nel commentario al trattato talmudico Moed Katan, Jacob ben Sheshet sostiene che se il giusto può annullare o modificare il decreto degli astri, su tre cose gli riesce difficilmente intervenire: sul numero dei figli, sulla lunghezza della vita e sulla ricchezza. Può solo sperare di modificarle supplicando e moltiplicando le sue preghiere, in aggiunta all’osservanza dei Mitzvoth (precetti) e al merito personale.

In diversi passi dello Zohar è ripresa la problematica talmudica sull’astrologia, in particolare per ciò che riguarda la discendenza di Abramo. Nel trattato Lekh Lekha 78a la questione è risolta al modo di Filone di Alessandria e in Pinhas (Numeri)216b è detto chiaramente che il destino di Abramo fu modificato dall’aver egli cambiato di residenza (le ‘migrazioni’ di cui parla Filone) e dall’aver aggiunto la lettera h al suo nome, perché tale lettera simboleggia i 5 libri del Pentateuco e della Thorah. Analogamente, se, in passato, il numero dei figli, la durata della vita e la ricchezza erano determinati dagli astri, da quando Israele ha ricevuto la Legge tutto ciò è stato modificato.

Nel trattato Vayéshev 180b è detto che i nati nel giorno della Luna nuova, quando il luminare scompare dal cielo e Ghevurah, il Rigore si afferma nell’universo, dovranno sopportare povertà e ogni genere di sofferenza e ciò prescindendo dal fatto che siano Tsaddîqîm (Giusti) o empi. Tuttavia, la preghiera potrà migliorare la loro sorte. Al contrario, chi nasce di Luna piena godrà di ogni bene, di figli e di buona salute. Il rapporto angeli-astri è invece contenuto in un altro trattato zoharico (Teroumah, 171b-172b) col dire che ogni stella, pianeta o costellazione ha il suo angelo in grado di governare gli eventi e il destino.

Infine, in Jethro, 76a-b è detto che gli astri lasciano sul viso e sul corpo dell’uomo i segni del destino così come li lasciano nel firmamento: "Così come nel firmamento sono incisi gli astri e altri segni leggibili ai saggi, sulla pelle che ricopre ogni uomo sono incise rughe e linee che non hanno segreti per i saggi, soprattutto rughe e linee del viso…"

 

A tale proposito consultare nella sezione di Qabalah il trattato

  "Sepher Zeh"