Con senso, con ragion, con mente scerno, ch'atto misura e conto non comprende, quel vigor, mole e numero, che tende oltr'ogni inferior, mezzo e supremo
Il documento che presentiamo ai nostri Ospiti è un lavoro di Riccardo Scarpa è pubblicato sul numero 3-4 de "La Ragione", rivista del Libero Pensiero dell'Associazione "Giordano Bruno", nel 1989. Lo scritto costituisce un opera della maestria dell'autore. Il suo contenuto non manifesta di necessità il punto di vista della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto gli è riconosciuto.
© Riccardo Scarpa
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L'intuizione e la ragione sono le facoltà della mente, entrambe necessarie a comprendere ed a trasformare il mondo.
Questi illuminati ed illuminanti versi ci dicono quale fosse, in Giordano Bruno, il concetto dell'uomo, dei rapporti d'esso con i suoi pensieri, i sentimenti, il corpo e il mondo. Ci chiariscono la separazione tra l'umanesimo e l'illuminismo, da un lato, il razionalismo ed il positivismo, dall’altro. É lo stato più alto dell'Umanesimo in quanto cerca la quinta essenza dell'uomo, così come la ricerca nel cosmo, poiché Uomo e Cosmo sono la stessa cosa, visti nel micro e nel macro. É l'Umanesimo di Leonardo che espande proprio la figura umana in tal guisa da ricordare il pentagramma dei Pitagorici, la Stella dei Magi d'Oriente e, perché no, lo stellone di quell'Italia che é stata, è e sarà la patria, il giardino, il luogo di lotta dell'Umanesimo per l'affermazione della libertà di Pensiero in Europa e nel Mondo tutto. Per la tradizione pitagorica il "numero" l'essenza originaria che sottostà alle cose e dà loro vita, ritmo, armonia; la vibrazione che crea ed espande l'energia creatrice, la forza; il "vigor" bruniano, che crea forme vive e distrugge le forme morte, che costruisce e modifica i mondi e i corpi umani, che rivoluziona e restaura le società e le costituzioni, che quindi è "mole", (1) peso specifico di tutte le cose, misura di tutto e del nulla, forza di gravità attorno a cui tutto ruota e si costruisce, forza centrifuga che tutto invia lontano negli spazi, in quel continuo espandersi del "Grande Bang" dei cosmologi contemporanei, dell'AUM adombrato nel ritmo creatore della meditazione tibetana, dell'Amen di tante preghiere del Cristo, allusione e richiamo all'eterno e continuo Fiat del mondo. Tutto ciò "tende oltr'ogni inferior, mezzo e supremo". Spesso si insiste sul panteismo o sull'immanentismo di Giordano Bruno, ma, in questo verso, quella che predomina é la spinta verso la trascendenza. Questo principio creatore che dà vita al mondo e lo anima, trascende ogni inferior mezzo e supremo, coinvolgendo tutta la manifestazione in una spirale verso l'alto la fa creazione, cioè costituzione cosciente della realtà orientata verso una data meta, articolata secondo un progetto, organizzata ad un dato fine, volta ad una grande opera che la trascende e perciò la trasmuta. Un teismo profondo e trascendente anima questa quartina, l'ultimo verso la spinge verso il Più Alto dei Cieli, oltre la Corona che trascende il regno infero ed oltre i veli del manifesto, oltre l'Universo, verso il tutto della Cosa Unica, oltre il duplice del Rebis degli alchimisti. Così la fiamma del rogo che perennemente arde Fra Giordano Bruno da Nola si avvolge a spirale verso l'Altissimo, ricordando la cupola borrominiana della vecchia Sapienza che si staglia a Roma quasi sopra Campo di Fiori.
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Musica: "Orientis Partibus" (Carmina Burana secolo XIII) |