L'UOVO NELLA SIMBOLOGIA ARCAICA
Lo studio che segue fu rinvenuto, in forma di fotocopia, fra i documenti della Montesion, senza data ne autore. L'ignoto F:. ci introduce alla comprensione del simbolo "Uovo". L'elaborato costituisce un opera della maestria dell'anonimo Fratello. Il suo contenuto non riflette necessariamente la posizione della Loggia o del GOI. Ogni diritto è riconosciuto.
I dotti di ogni tempo e di ogni nazione sono pienamente convinti che tutti i racconti mitologici, tutti i fatti tradizionali di leggende popolari non siano stati mai, in alcuna epoca, semplici invenzioni o finzioni di poeti, ma che tutto, invece, sia precisamente basato su un fondo storico reale. In ciò essi sono in disaccordo con quei simbolisti i quali non vedono, nei vari miti, che una prova del temperamento superstizioso degli antichi, e che credono che tutte le mitologie trovino la loro origine nei miti solari sui quali sono appoggiati. Geraldo Massey, ha fatto mirabilmente giustizia di questi pensatori superficiali. Egli ha detto: «La mitologia era un modo primitivo di obiettivare il pensiero antico. Essa era basata su fatti naturali, talché è ancora verificabile attraverso i vari fenomeni». Le infaticabili ricerche dei simbolisti occidentali, specialmente tedeschi, durante il nostro secolo, hanno indotto gli studiosi a ritenere che - senza l'aiuto del simbolismo - non é possibile comprendere alcuna delle Sacre Scritture antiche. È necessario che il simbolismo sia studiato sotto ciascuno dei suoi aspetti, poiché ciascuna nazione aveva il suo «tipo» speciale di espressione. In una parola, nessun papiro egiziano, nessuna olla indiana, nessun mattone assiro-babilonese nessun rotolo ebraico, dovrebbe essere letto e interpretato in senso letterale. Ciò veramente é già noto. Ma il fatto che bisogna, inoltre, ben notare, é che ciascun simbolo trovato in un papiro come in una olla o in una terra-cotta, è come un diamante con varie sfaccettature, ognuna delle quali non solo comporta una diversa interpretazione, ma si ad una particolare scienza. Vi è grande differenza tra l'emblema e il simbolo. Il primo comprende una serie più grande di pensieri e serve quasi a chiarire e a illuminare un'idea speciale unica. La parabola, invece, è un simbolo parlato: una finzione o una favola, una rappresentazione allegorica della realtà della vita, di avvenimenti e di fatti. Ora, al pari di quanto è stato sempre praticato, gli antichi ricavavano la «morale» cioè la conclusione reale di un Fatto e spesso un fatto precisamente storico, da favole e parabole che essi esprimevano con simboli o emblemi, conservati negli antichissimi archivi dei templi, da sacerdoti e da persone versate nelle scienze ieratiche. La storia religiosa di tutti i popoli ci appare perciò velata completamente da simboli: essa non era mai letteralmente espressa da parole. Non era permesso ad alcuno raccontare avvenimenti storici religiosi o reali di alcun genere, in maniera aperta e comprensibile. Qualcuno di questi avvenimenti era talora narrato a coloro che stavano per entrare nella schiera eletta degli Iniziati; ma solo affinché essi ne facessero una traduzione simbolica adatta, ricavata dal proprio ingegno; traduzione che veniva esaminata, vagliata, e se del caso, mantenuta, con l'approvazione del Capo degli Iniziati. Fu così che venne creato, a poco a poco, l'alfabeto cinese, come poco tempo prima erano stati stabiliti e adottati i simboli ieratici dell'antico Egitto. Nella lingua cinese, i cui caratteri possono essere letti in qualsiasi lingua e elle sono poco meno antichi dell'alfabeto egiziano di Thoth, ciascuna parola é rappresentata da un simbolo grafico. Ecco perché questa lingua possiede molte migliaia di lettere - simboli o logogrammi - di cui ognuna dà la significazione di una intera parola; poiché vere lettere o vero alfabeto non esistono nella lingua cinese, precisamente come non esistevano nella lingua egizia fino ad un tempo relativamente recente.
Dopo questa breve e necessaria introduzione, noi ci soffermeremo a studiare uno dei simboli più universali e significativi adottati dagli antichi, specialmente in rapporto alle religioni. Se il Fratello seguirà con amore questa dissertazione, comprenderà la bellezza e il valore della cultura e comincerà finalmente ad amare lo studio al disopra di tutte le cose sciocche e futili che lo circondano, perché con lo studio sentirà il suo spirito elevarsi verso un orizzonte di vita più degno e più alto, ove non c'è grettezza morale, ove la superstizione e l'oscurantismo, cominciano a svanire, per dar luogo alla luce serena dell'intelligenza e del sapere.
L'uovo è stato rappresentato come simbolo sacro nelle cosmogonie di tutti i popoli della terra, ed è stato sempre venerato tanto a causa della sua forma quanto per il mistero biologico che racchiude. Dall'origine delle prime concezioni mentali dell'uomo, l'uovo è stato considerato come il simbolo che rappresenta la parte essenziale, l'origine e il segreto dell'Essere. Lo sviluppo graduale del germe impercettibile nel guscio ermeticamente chiuso; il lavorio interiore, che senza l'aiuto apparente di una forza esteriore, con un nulla latente produce una qualche cosa d'attivo senza altro rapporto che il calore, e che dopo di aver gradatamente sviluppata una creatura vivente e concreta, rompe il guscio e appare agli occhi di tutti come un essere generato e creato da se stesso; tutto ciò ha dovuto costituire per i primi osservatori il principio di un «miracolo» permanente. L'insegnamento segreto spiega questa venerazione per il simbolismo da parte delle razze preistoriche. In principio la «causa prima» non aveva nome. in seguito, essa fu rappresentata dall'immaginazione dei pensatori come un uccello, invisibile e misterioso, che abbia lasciato cadere nel Caos, un uovo, dal quale si dischiuse l'Universo. Per questa credenza appunto Brama fu chiamato Kàlahamsa cioè «Cigno nello spazio e nel tempo». La seconda ragione, per la quale l'uovo è stato scelto per la rappresentazione simbolica dell'Universo e della nostra Terra, é la sua forma sferica. Questo ci fa ritenere che la forma ovoidale del nostro globo doveva essere già nota all'epoca remota nella quale il pensiero umano cominciò a ideare la simbologia, poiché fin d'allora l'uovo fu accettato universalmente come simbolo della terra. La prima manifestazione del Cosmo sotto forma di un uovo era, infatti, la credenza più diffusa e indiscutibile dell'antichità. Come é detto da Bryant, l'uovo era il simbolo adottato dai Greci, dai Sirii, dai Persiani, dagli Egizi. Nel rituale egizio, infatti, Seb, il dio del tempo e della terra, è rappresentato come se avesse fatto un uovo, o l'Universo, che era appunto un «oeuf concu à l'heure du Grand Un de la force double». Presso i Greci, l'uovo orfico è descritto da Aristofane e faceva parte dei misteri dionisiaci e di altri, durante i quali l'«uovo del mondo» veniva consacrato, dopo che ne era stata spiegata la significazione cosmogonica. Nella Grecia stessa, al pari che nelle Indie, il primo essere maschile visibile, che riuniva in sé la natura dei due sessi, si riteneva come dimorante in un uovo e uscente dall'uovo. Il «primo nato del mondo» era, secondo alcuni Greci, Dio, il Dio che emana dall'uovo del mondo, e dal quale provennero poi le creature mortali e le immortali. Il Dio Rà, nel Libro dei Morti, é rappresentato come rilucente nel suo uovo (il sole), mentre le stelle svaniscono non appena il Dio Shoo (l'energia solare) si risveglia e gli dà l'impulso vitale. Nei più antichi manoscritti indù non v'è alcuna traccia del segno «l» che proviene dal «O», vale a dire non v' è alcun ideogramma che esprime il principio maschile «l» proveniente dal principio femminile «O». Ma nessun erudito vorrà da ciò dedurre che gli antichi ignorassero la nozione decimale derivata appunto dall'accoppiamento generatore dei due segni I e O. Infatti, sebbene non sia provato che Pitagora – il quale visse verso la fine della stessa epica arcaica (608 anni av.C.) - conoscesse il sistema decimale, vi sono tuttavia non poche prove per stabilire che la serie completa delle cifre, così come ce la descrive Boezio, fosse conosciuta dai Pitagorici avanti la stessa costruzione di Alessandria (332 anni av.C.). Noi però sappiamo di più. Noi sappiamo che l'umanità dei primissimi tempi ha dovuto, servirsi del sistema decimale, poiché tutta la parte astronomica e geometrica della lingua sacerdotale segreta era basata sul numero 10, il quale simboleggiava la combinazione o «l'accoppiamento dei principio maschile col femminile». Il fenomeno sessuale appare, quindi, alle base del simbolismo.
L'idea dottrinaria e scientifica, sulla quale si è basato tutto il sapere degli antichi e che ha servito alla costruzione di tutte le religioni del inondo, parte dal « fatto sessuale », saggiamente riconosciuto «sacro» perchè naturale. Fu appunto la combinazione simbolica del principio maschile 1 col principio femminile O che fece elevare il 10 a numero sacro. Ecco perchè la piramide di Cheope è costruita secondo le precise misure appartenenti al sistema decimale, o piuttosto su misure che seguono cifre e combinazioni portanti lo zero. Il simbolismo delle divinità lunari e solari é mescolato in una maniera così inestricabile che è quasi impossibile distaccare tra loro le varie allegorie, come l'uovo, il loto, gli «animali sacri» ecc. L'ibis, per esempio, era eminentemente venerato in Egitto. Vi erano però due specie di ibis: uno era interamente nero, l'altro bianco e nero. Questo secondo era consacrato alla Luna perchè la luna è bianca e brillante dal lato col quale non si mostra mai alla Terra. Si dice che Ermete vegliava sugli Egizi, sotto forma di un ibis religioso e insegnava ad essi le arti e le scienze occulte. Ciò vuol dire semplicemente che l'ibis possedeva e possiede ancora delle virtù magiche come molti altri uccelli, soprattutto l'albatros e il cigno bianco. Se ciò non fosse stato, come si spiegherebbe la superstiziosa paura che tutti i popoli antichi avevano di uccidere taluni uccelli? La venerazione che alcuni popoli specialmente avevano per gli uccelli era tale che Zoroastro, nei suoi comandamenti proibisce la loro uccisione come un delitto sacrilego. E, del resto, come si spiegherebbe che tanti popoli, colti ed evoluti, hanno creduto alla divinazione mediante gli uccelli e alla stessa zoomanzia - introdotta, come dice Suida, da Orfeo - la quale insegna a vedere, sotto certe condizioni, nel giallo e nel bianco dell'uovo, ciò che l'uccello nascituro avrebbe visto durante la sua breve vita? Quest'arte occulta, che risale a più di trenta secoli addietro e che esigeva in antico una istruzione vasta e profonda nonché l'uso di difficilissimi calcoli matematici è caduta oggi nel più basso livello della degradazione. Sono, oggi, le vecchie cuoche, le volgari indovine della buona ventura che leggono l'avvenire nel bianco dell'uovo messo in un bicchiere, per conto delle serve in cerca di marito. Ecco come le cose più insulse e disprezzate hanno una storia di grandezze scomparse. Ecco come la tradizione, conservata da donnicciole ignoranti, può portare l'uomo colto fino ad epoche remotissime, e fargli comprendere l'origine grandiosa e sacra di usanze alle quali non si annette oggi alcuna significazione!
Chi, per un discorso sull'uovo, pensa ai simboli, ai dogmi, alla filosofia religiosa di migliaia di anni or sono? Nel tempio di File, nell'alto Egitto, veniva preparato un uovo artificiale con argilla e diversi incensi. Nella sacra funzione quest'uovo veniva fatto schiudere con un processo speciale e da esso sortiva una piccola serpe o vipera con le corna. Ciò veniva un tempo praticato anche nelle Indie per il cobra. Il Dio Creatore veniva fuori dall'Uovo che aveva prodotto Kneph, sotto forma di un serpente alato, essendo il serpente simbolo della saggezza assoluta. Presso gli Ebrei, questa stessa Divinità è rappresentata dai "serpenti ardenti" o "volanti" di Mosè nel deserto; mentre presso i mistici di Alessandria essa diviene l'Orphio-Cristos, il Logos degli Gnostici. I protestanti hanno cercato di dimostrare che l'allegoria dei serpenti alati e dei serpenti ardenti ha un rapporto diretto con il mistero del Cristo e della Crocifissione. Ma in realtà tale allegoria ha rapporti molto più immediati con il mistero della generazione, essendo associata all'idea dell'uovo che ha un germe centrale, o al circolo che ha anche il suo punto centrale. Senza l'idea dell'uovo, il simbolo assumeva infatti idea puramente fallica; ma unito al concetto dell'uovo veniva rapportato alla creazione cosmica. In Egitto, l'Uovo era il simbolo della vita nell'immortalità e nell'eternità, e, nello stesso tempo, il ricettacolo della matrice generatrice, mentre il Tau, che veniva associato ad esso, era solo il simbolo della vita e della nascita nella generazione.
L'«uovo del mondo» era stato posto nel Khoom, cioè nell'oceano dello spazio, principio femminile astratto, poiché Khoom, dopo la caduta dell'umanità nella generazione e nel fallicismo diveniva Ammone il Dio Creatore. Quando invece Phtah, il «Dio ardente», reca nella sua mano l'uovo del mondo, il simbolismo diviene del tutto terrestre e con nella sua giustificazione. Unito al falcone, simbolo di Osiride-Sole, assume una significazione doppia e si riallaccia alle due vite - la mortale e l'immortale. Il disegno contenuto in un papiro nell'Ædipus Egyptiacus di Kircher, rappresenta un uovo galleggiante sopra una mummia. Esso è, qui, il simbolo della speranza e della promessa di una seconda nascita per la morte osirificata. L'anima della mummia, dopo la necessaria purificazione nell'Amenti, compirà il suo periodo di gestazione in questo «uovo» dell'immortalità, per rinascere ad una nuova vita sulla terra. Poiché quest'uovo secondo la dottrina filosofica non è altro che la dimora della felicità, al pari che lo scarabeo alato.
Il globo alato non è che un'altra figurazione dell'uovo con lo stesso significato allegorico, e si identifica al simbolo dello scarabeo, il Khopiroo, (dalla radice Khoproo che significa rinascere, divenire, ecc.) che si rapporta alla rinascita dell'uomo, del pari che alla sua rigenerazione spirituale (1). Nella Teogonia di Mosco si trova prima l'Etere e poi l'Aria, universo visibile della materia, dal quale sarebbe nato l'uovo del mondo.
Negli Inni Orfici, Eros viene fuori dall' «uovo divino» fecondato dai venti eterici. Nel Kathopanishnd indù lo Spirito Divino viene prima della materia originale, e «dalla loro unione nasce la grande anima del mondo o l'Uovo delle tenebre». Vi sono poi non poche allegorie bellissime, tutte a proposito dell'uovo, sparse nei libri sacri dei Bramani.
In una di esse il creatore é rappresentato prima come un germe, poi come una goccia di rugiada celestiale, poi come una perla, e infine come un uovo. In queste allegorie, che sono troppo numerose per essere citate separatamente, l'uovo produce sempre i quattro elementi contenuti nel quinto, l'Etere, ed è coperto di sette strati che divengono poi i sette mondi superiori e i sette mondi inferiori. Il guscio, aprendosi in due parti, forma i cieli, e il suo contenuto forma la terra, mentre il bianco rappresenterebbe le acque terrestri. Infine lo stesso Visnù nasce da un uovo, dal quale viene fuori tenendo un loto in mano.
Che cosa non ha immaginato il simbolismo filosofico degli antichi? In Egitto l'uovo era sacro a Iside, e perciò i sacerdoti di questa grande Dea noti potevano mangiare mai uova, poiché avrebbero commesso un grave peccato. Diodoro di Sicilia dice che Osiride era nato da un novo al pari che Braina. Dall'uovo di Leda nacque, del resto, Elena e Clitemnestra precisamente come i brillanti gemelli Castore e Polluce. Alla loro volta, i Cinesi credono, per fede, che il loro, primo padre nacque da un uovo che Tien lasciò cadere dal cielo nell'oceano. Perfino nella cosmogonia scandinava si ritrova l' «uovo del mondo » nel germe-fantasma dell' Universo. Esso è rappresentato come cullato nell'immensità senza limiti. Di tutto questo simbolismo degli antichi a proposito dell'«uovo del mondo», non potevano non risentire le religioni più moderne, e specialmente il Cristianesimo che nulla ha creato di proprio, tutto avendo ricavato dalle religioni precedenti, pur denunciandole come false e bugiarde. Ed ecco che nella rappresentazione dell'Eterno Padre, essi hanno adottata la credenza più largamente diffusa fra gli antichi a proposito della prima manifestazione del Cosmo sotto forma di un uovo. Così, mentre Seb, il Dio della terra e del tempo, veniva dagli Egizi rappresentato con un uovo da lui stesso prodotto e che simboleggiava l' Universo, il Cristianesimo rappresentò Dio Creatore e governatore del mondo, con nella destra un uovo, ben presto trasformato in globo raffigurante l'Universo.
Non è possibile non vedere l'identità del pensiero cosmogonico antico e la posteriore figurazione cristiana, sebbene nel globo sia stato aggiunto il sacro simbolo della croce. Più evidente è, invece, l'identità del simbolismo antico conservato, a proposito dell'uovo, dai Cristiani, e specialmente dalle Chiese greca e latina. Non è, infatti, per commemorare la rinascita spirituale - simboleggiata nell'uovo, dalle antiche filosofie - che il Cristianesimo ha conservata l'usanza antichissima di scambiarsi delle uova nelle feste di Pasqua, allorquando viene, appunto, commemorata la Resurrezione? Dalla prima concezione pagana e cosmogonica dell'uovo del mondo al simbolo sacro della rinascita cristiana, molti secoli sono trascorsi; ma sia che noi osserviamo gli usi dell'Europa civilizzata, sia che osserviamo quelli dei selvaggi dell'America centrale, dobbiamo riconoscere, tuttora vivo ed essenziale, l'originario ed identico pensiero primitivo dei filosofi antichi.
1. Questa spiegazione simbolica e filosofica è forse l'unica che si adatti al globo alato scolpito circa 30 secoli or sono, e tuttora visibile, sulle mura ciclopiche di Alatri (Frosinone).
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