"La forza del simbolo risiede nel nesso fra sollecitazioni sul piano razionale (implicazioni aritmetiche, geometriche, correlazioni analogiche che proiettano verso piani metafisici) e la sensazione, forse illusoria, d'afferrare qualche filo logico che porti a motivare le emozioni e i giudizi estetici indotti negli esseri umani dalla percezione di certi suoni e dalla contemplazione di certe forme; la frattura che sentiamo fra i due piani dell'anima verrebbe ad essere così alquanto ridotta e agenti di questa riduzione sarebbero i numeri e le loro relazioni. Essi troverebbero un punto di coagulazione nelle forme geometriche della stella a 5 punte che si connette indissolubilmente con il dodecaedro e che, con la lettera centrale, fornisce spunto ad un altro sistema di speculazioni.."...

Così introduce il carissimo F:. Italo L. questo sua Tavola architettonica datata 1994. Il documento rappresenta una opera della maestria dell'Autore ed il suo contenuto non riflette necessariamente la posizione della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto è riconosciuto. 

 

© Italo L.

 

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La forza del simbolo risiede nel nesso fra sollecitazioni sul piano razionale (implicazioni aritmetiche, geometriche, correlazioni analogiche che proiettano verso piani metafisici) e la sensazione, forse illusoria, d'afferrare qualche filo logico che porti a motivare le emozioni e i giudizi estetici indotti negli esseri umani dalla percezione di certi suoni e dalla contemplazione di certe forme; la frattura che sentiamo fra i due piani dell'anima verrebbe ad essere così alquanto ridotta e agenti di questa riduzione sarebbero i numeri e le loro relazioni. Essi troverebbero un punto di coagulazione nelle forme geometriche della stella a 5 punte che si connette indissolubilmente con il dodecaedro e che, con la lettera centrale, fornisce spunto ad un altro sistema di speculazioni. In un tempo di specializzazioni, di puntualizzazioni, il simbolo ha carattere assolutamente unificante particolarmente sul piano della scrittura. Metodo base è stato il tentativo di stabilire corrispondenze fra le cinque punte della stella, la lettera centrale e figure inseribili e simboli legati ai linguaggi delle scienze sacre tradizionali (astrologia, alchimia, ermetismo, cabala) anche sottolineando il persistere al giorno d'oggi di legami di concetti propri di tali scienze con applicazioni tecniche e scientifiche oggi ancora valide; legami che sono conservati dal fatto che certe relazioni, certi numeri, certi valori che non mutano erano e sono a disposizione dell'uomo dedito alla ricerca necessaria nel proprio tempo storico e, forse, lo saranno sempre.

Il simbolismo della Stella Fiammeggiante difficilmente può separarsi da quello relativo al numero 5. Punto di partenza è la relazione fra i numeri, detta "proporzione babilonese", che indica la media geometrica di due numeri - pensabili anche come misure di segmenti - media proporzionale fra la loro media aritmetica e la loro media armonica (relazione di proporzionalità fra gli inversi). Nel caso in cui gli estremi di questa proporzione siano il secondo la metà del primo, questa verrebbe costruita con frazioni contenenti i numeri 1, 2, 3, 4 che costituiscono la sacra Tetractis a somma 10, che caratterizzano i rapporti di aree e volumi di coni, cilindri di particolare regolarità e sfere, circoscritti e/o inscritti l'uno nell'altro e, soprattutto, definiscono i rapporti fra le lunghezze del tetracordo di Filolao: questo strumento musicale nacque dall'elaborazione logica che Pitagora effettuò in seguito a giudizi su suoni ascoltati e sentiti come "consonanti" e "dissonanti", e alla successiva sperimentazione condotta in base alle conclusioni del suo pensiero.

Questa fu forse la prima applicazione della matematica all'analisi di fenomeni fisici appositamente prodotti, riprodotti e controllati a fini d'esperimento. La "legge di quinta" - ove il 5 agisce come numero ordinale - con un particolare procedimento consente di individuare la lunghezza delle corde che mancano nel tetracordo al fine di completare l'ottava. Quindi il 5 influisce sull'armonia musicale. Esso si lega ad altri numeri sacri, come il 3, il 7, il 12 attraverso relazioni geometriche (particolari triangoli rettangoli, quali quello egizio di cateti misurati da numeri 3 e 4) e attraverso il concetto tradizionale di "forma" dei numeri fondato sulla costruzione di successivi numeri ottenuti rappresentando l'unità con un punto.

Un'altra via riconduce alla proporzione babilonese e coinvolge direttamente il numero 5 legandolo ad una serie di connessioni concettuali con ampi settori del sapere e del sentire umano: è il rapporto di sezione aurea che si ottiene dividendo un segmento in media ed estrema ragione:

esso vale

ossia a 1,618 o 0,618; il primo dei due numeri è detto "numero d'oro". Questo numero, rappresentabile connettendo il numero 1 in varie suggestive configurazioni, definibile attraverso di esse come "il più irrazionale dei numeri" è legato alla "successione di Fibonacci" (ogni numero di essa è somma dei due che precedono) che interviene a numerare elementi vivi e vitali in campo naturalistico e tecnico, tanto da farci credere che il progresso dell'umanità nei prossimi anni ne individuerà nuove "presenze" nei campi più impensabili; ci si lega anche alle forme delle spirali, che tornano con insistenza in campo naturalistico e hanno relazione con la scala che si apre di fronte al Compagno d'Arte; e, infine, alle scelte di architetti, pittori e scultori - soprattutto rinascimentali - di ricorrere al rapporto aureo al fine di ottenere particolari effetti estetici e psicologici. Tale rapporto è presente, velato, nel Tempio massonico.

Il cuore del discorso sta nell'importanza del rapporto aureo sulla costruzione con riga e compasso del decagono regolare da cui si passa immediatamente alla stella a 5 punte. Questo fu il problema di ciclotomia più complesso, risolvibile con squadra e compasso, fino al 30 marzo 1796, quando si apprese che era possibile procedere con tali strumenti anche per poligoni più complessi, mentre per altri, detto procedimento, fu scoperto essere impossibile - abbiamo riportato le dimostrazioni algebriche qui - come, altrove, altre dimostrazioni geometriche, per lasciarle facilmente a disposizione di chi legge e per motivi di etica cartesiana in quanto un Massone "nulla deve accettare che non abbia i caratteri dell'evidenza e della chiarezza" essendo, prima d'esser molto di più, un logico, con i piedi a terra. Nasce così questo simbolo connesso con bellezza, armonia, logica, pensiero, arte, vita, natura. Il simbolo è stato elaborato:
 

a) inserendovi varie figure con criteri logici o geometrici;
b) adattando a ciascuna delle punte elementi di valore simbolico;
c) rilevando particolari relazioni fra le misure dei segmenti;
d) valutando eventuali differenze fra il pentalfa con una sola o con due punte orientate verso l'alto;
e) guardandolo per movimento.
 

I pentagoni e i pentalfa si inseriscono l'uno nell'altro in successione verso l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande, mantenendo rapporti di sezione aurea fra segmenti e costruendo in vari modi la proporzione babilonese fra quaterne di numeri legati fra loro da detto rapporto. Particolari costruzioni geometriche legano significativamente sul piano esoterico l'altezza della stella con quella del quadrato di lato pari alla lunghezza; con l'ankh egizio; individuano una generazione "per movimento" attraverso 3 rotazioni di un triangolo isoscele aperto a 108° come il sacro Delta. La costruzione geometrica del pentalfa fa nascere contemporaneamente due pentalfa, uno con una sola punta in alto, l'altro con due. In esse si inseriscono un uomo nella posizione dell'Orante contrapposto con una testa di caprone, con richiamo a considerazioni massoniche sul valore della dualità; oppure un uomo a braccia inclinate verso, il basso, così che il centro cada sui genitali, segno della maturità raggiunta dal Compagno d'Arte. Si presentano considerazioni sulla figura a 5 raggi che i semi definiscono al centro di una mela tagliata e si ricorda il termine "salute" in greco inserito nel pentalfa che i pitagorici i scambiavano beneaugurando: quale salute? Il simbolismo connesso alle 5 punte è quello planetario con le relative valenze ermetiche, alchemiche e mitologiche, il che porta anche ad una scelta di colori. Si passa a legare il percorso di tracciamento della stella con il percorso di separazione dall'uno e faticosa reintegrazione ed infine con i 5 viaggi del Compagno d'Arte; quindi si presenta un rituale che lega la stella alla creazione dell'uomo. La stella è simbolo dell'uomo nella sua piena realizzazione. Dalla legge di proporzione babilonese nel pentalfa, si passa all'individuazione di essa sul dodecaedro che, in tre dimensioni, con la stessa armonia della stella e che nel numero 12 delle facce si connette ancora alla scala musicale in quanto per equalizzare l'intervallo fra le note si interpongono nello strumento altre 5 corde (tasti neri del pianoforte) negli intervalli più estesi.

Il dodecaedro porta i pentalfa in ogni faccia tutti a contatto fra loro, reca inscritto un cubo, è legato al rombododecaedro che, unitamente al cubo, riempie per concentramento di figure simili a sé il volume spaziale senza lasciare vuoti. Considerazioni geometriche e filosofiche fanno del dodecaedro il simbolo dell'universo e del tempo; in particolare dell'armonia cosmica e del contatto con il divino a motivo dell'inscrizione nella sfera.

É possibile accostare ai vertici della stella anche alcune lettere ebraiche che, elaborate con tecniche cabalistiche, conducono a suggestivi modi di immaginare l'aprirsi della coscienza dell'adepto alla percezione di valori trascendenti (Coscienza Cristica, Spirito Santo) e l'acquisizione del potere di controllare con sicurezza le energie naturali senza esserne assoggettato (quindicesimo arcano dei Tarocchi). Incerte le origini storiche e non rigido il legame logico relativamente al connettersi concettuale della figura geometrica (pentalfa) e quella astronomica (stella); aperta la ricerca sulla lettera G al centro della stella che, dall'interpretazione ovvia, God, spazia fino a simboli geometrici e lettere degli alfabeti greco ed ebraico, con richiami all'albero sephirotico, nel quadro della libertà di indagine che ci caratterizza.

Comunque su tutti i piani il compagno, vivente, lavoratore, generatore, adulto, maturo, è una creatura che ha sperimentato in sé un'energia che da qualche parte gli deriva, da dove ancora non sa, ma che lo spinge all'azione costruttiva, all'amore fecondo, alla conoscenza della natura delle cose, a fare e ammirare cose belle. Ciò che ha elaborato in sé, lo irradia all'esterno come calore d'affetto (verso apprendisti che difende e maestri che osserva per imparare) e come luce d'intelligenza espressa In gesti e parole nel suo muoversi nell'universo. Questo è il modo d'essere di chi ha sperimentato tutto della vita, questo è lo scopo finale del Grado, quindi sta ad Oriente... Cosa manca ancora da sperimentarsi al compagno realizzato?
"Che questa sia la fine della tavola, ma non la fine della ricerca".

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