Le operazioni di apertura e chiusura dei lavori in grado d’Apprendista Libero Muratore in una R.: L.: operante all’interno del Grande Oriente d’Italia sono correlate, rispettivamente, all’apertura ed alla chiusura del Volume della Legge Sacra - in corrispondenza con il Prologo del Vangelo di Giovanni, sebbene la scelta di tale specifico brano non sia imposta da fonti normative scritte

Così introduce il Carissimo F:. della Montesion A.G. questo suo "Capo d'Opera" da Apprendista, presentato per la propria richiesta di "Aumento di Salario". Ogni diritto è dichiarato.

 

 

 


 

“L’Uomo è destinato ad essere il segno e l’espressione parlante

delle facoltà universali del Principio supremo dal quale

 è emanato, così come tutti gli esseri particolari sono,

ciascuno nella propria classe, il segno visibile

del principio particolare che ha

loro comunicata

la vita”[i]

 

 

1. Considerazioni storiche.

 

Le operazioni di apertura e chiusura dei lavori in grado d’Apprendista Libero Muratore in una R.: L.: operante all’interno del Grande Oriente d’Italia sono correlate, rispettivamente, all’apertura ed alla chiusura del Volume della Legge Sacra - in corrispondenza con il Prologo del Vangelo di Giovanni, sebbene la scelta di tale specifico brano non sia imposta da fonti normative scritte - il quale in Loggia aperta reca sempre su di sé gli utensili della Squadra e del Compasso sovrapposti[ii]

Sul volume della legge sacra il recipiendario è chiamato a prestare la propria promessa solenne (in passato, il giuramento) nel corso del rito d’iniziazione.

La storia insegna che tale “prassi” è stata primariamente sancita al fine di affermare l’appartenenza dell’iniziando ad un organismo sociale costituito e riconosciuto.

Storicamente, la fonte dell’obbligo del giuramento - nonché degli ulteriori che disciplinavano la vita delle  antiche confraternite muratorie – risale infatti ai manoscritti del XIV° e del XV° secolo (tra i quali, senza pretesa alcuna d’esaustività, menzioniamo il Regius ed il Cooke) ed è stata di seguito codificata in un Corpus juris costituito dai c.d. Old charges e dai Landmarks.

Nella Massoneria speculativa, gli Antichi Doveri verranno successivamente trasfusi nelle cosiddette Costituzioni di Anderson (redatte nel 1721 ed entrate in vigore nel 1723) e continueranno ad essere sempre presenti assieme alla Squadra ed al Compasso in Loggia aperta, sull’Ara, al fine di garantirne la regolare, legittima e sovrana esistenza di quest’ultima.

Nel quarantennio compreso tra il gli anni venti e sessanta del 18° secolo si assiste al progressivo avvicendamento, all’interno dei Templi, tra le Costituzioni di Anderson e la Bibbia. La “causa” di  ciò dovrebbe rinvenirsi nel culto, tributato da secoli dalla Massoneria inglese, alla figura di San Giovanni Evangelista[iii].

Secondo alcuni, tale mutamento sarebbe infatti dovuto al fatto che il protestantesimo della Chiesa Anglicana aveva già da tempo proibito[iv] l’invocazione dei santi e che, per tale ragione, la Massoneria inglese “dovette in un certo senso «interiorizzarre» il rituale della commemorazione del loro Patrono. Se, precedentemente, l’aspetto religioso della devozione del santo avveniva in occasione della sua festa con la processione al santuario o alla cappella votiva, e quindi extra muros della Loggia, con la proibizione del culto dei santi la commemorazione si svolse in Loggia. La Bibbia, o meglio il Vangelo di San Giovanni, sostituì simbolicamente il santuario o la cappella e i ceri votivi che venivano accesi nel santuario si accesero in Loggia accanto alle Luci già presenti in quell’ambiente, prime fra tutte quelle che illuminavano gli Antichi Doveri.”[v]

Fatto sta, però, che la Gran Loggia di Londra sostituì ufficialmente le Costituzioni con la Bibbia soltanto a far data dall’anno 1760, così adattandosi alle consuetudini vigenti nel regno britannico, ove quest’ultima era utilizzata fuori dai luoghi di culto sempre e solo al fine di sanzionare un giuramento.

A latere di questa interpretazione – senz’altro pregevole e dotata di riscontri storico-fattuali – ne esistono altre, parimenti esplicative delle ragioni che avrebbero indotto i nostri Fratelli del ‘700 ad introdurre la Bibbia in Loggia in luogo delle Costituzioni di Andreson[vi].

Dunque, le ragioni del mutamento poco sopra descritto ben possono essere state più d’una e/o tra loro concorrenti, tutte logicamente ipotizzabili, alcune più di altre storicamente accreditate o accreditabili, ma tutte sempre meritevoli d’attenzione e rispetto da parte di chi si ponga, con cuore e mente sinceri, di fronte ad una ricerca tesa a comprendere la valenza di un simbolo – nel nostro caso il Volume della Legge Sacra - all’interno del Rituale e del Tempio Massonico.

D’altra parte, come ben sanno i Fratelli di questa R.:L.: Har-Tzion Montesion n. 705 all’Or.: di Roma, i legami tra la Massoneria Universale, la Tradizione ebraica e la stessa Bibbia sono molti più d’uno. E ciò tanto sul piano storico, quanto su quello iniziatico.

Per farsi un’idea è sufficiente qui rammentare quanto è scritto nella Bibbia, 2° libro delle Cronache (2Cr 2,12-13)[vii], ovvero nel Libro di Ruth (II, 19)[viii].

Ragione per la quale penso sia inopportuno star qui a riprendere argomenti già magistralmente trattati altrove, anche in ordine ai c.d. – tanto discussi e qualche volta avversati - leones biblici ed, in particolare, cabalistici in rapporto alla Tradizione Libero-Muratoria[ix].

 

2. Presupposti metodologici di ricerca.

 

Ritengo pertanto che le possibili ricerche storiche debbano esser messe definitivamente da parte, a vantaggio di alcuni rilievi simbologici e ritualistici, frutto di una riflessione individuale e scaturenti da tre presupposti di base:

1) è un dato acquisito che nessun rito o simbolo – ed il Volume della Legge Sacra è tra questi ultimi - riveste un significato unico; al contrario, esso ne possiede diversi, liberamente interpretabili e, per tale via, interiorizzabili e vivibili dai Fratelli secondo il rispettivo grado di preparazione, consapevolezza, impegno profuso nella ricerca (…ma “nulla andrà sprecato” - ipse dixit!)[x];

2) è altrettanto indiscutibile il fatto che, per lo meno dalla metà del 1700, il Volume della legge Sacra possiede una esatta collocazione nel Tempio: esso è situato sull’Ara, di fronte al Trono del Maestro Venerabile, tra le colonne adornate dai Fratelli e ad Oriente rispetto al Quadrato di Loggia;

3) è altresì vero che la Libera Muratoria nasce e si diffonde, almeno sino alla fine del 18° secolo, quasi esclusivamente in Paesi ove le religioni praticate erano quelle discendenti dal ceppo cristiano (Cattolica o Protestante: Inghilterra, Francia-Belgio-Olanda, Germania, Italia, Spagna).

 

 

3. Oggetto e fine dell’indagine.

 

Da quanto supra evidenziato mi sembra di poter giungere - sempre ferma la parzialità e la variabilità dei risultati di ogni indagine, ivi compresa la presente – ad alcuni approdi al contempo valevoli come spunti di ulteriore ricerca, strettamente discendenti dalle premesse di cui supra, sub 1, 2 e 3 e rafforzati da alcuni dati storico-esperienziali tratti dal Rituale in uso.

 

A) Quale simbolo, ed al pari degli altri presenti nel Tempio, il Volume della Legge Sacra è uno strumento di Conoscenza per la Liberazione individuale del Libero Muratore, il quale si reca al Lavoro in Loggia (ove viene accolto dal NOSCE TE IPSUM sempre ben in vista sulla porta del Tempio) al fine di “scavare oscure profonde prigioni al vizio ed elevare templi alla virtù” e dopo aver solennemente promesso, sin dalla propria iniziazione, di “percorrere incessantemente la via iniziatica tradizionale per il proprio perfezionamento interiore.”

La conclusione che discende da una lettura superflua del brano citato dal Rituale potrebbe forse indurre qualcuno in errore ed, in particolare, fargli credere che la via iniziatica massonica si snodi attraverso un preliminare – e magari necessario – incontro con i propri vizi terreni. Nulla di più falso, se si considera attentamente il fatto che il "vizio" menzionato nel Rituale è il vizio metafisico, in contrapposto al vizio, o ai vizi, del mondo fisico. Illuminanti sul punto – e meritevoli d’essere riportate per esteso, sebbene solo per le parti qui di stretto interesse - sono le parole di Emilio Servadio, pronunciate nel corso di un intervento in Loggia nell’anno 1971 e in seguito pubblicato sulla Rivista Massonica[xi]: “Ci sembra anzitutto che il "vizio" di cui è detto nel Rituale (al pari dell'altro termine, "virtù", che gli si contrappone nello stesso paragrafo) indichi non già una qualità morale, o comportamentale, bensì una "categoria" nel senso Kantiano del termine…In secondo luogo, non si può non ricordare (e sembra quasi incredibile doverlo fare) che il piano su cui il Rituale spazia, e a cui fa riferimento, è un piano iniziatico…Sulla via iniziatica "l’incontro" con le oscurità e gli aspetti terrorizzanti del "vizio" si presenta come una tappa necessaria e condizionante. Il viaggio simbolico di Dante non è soltanto una discesa nelle proprie profondità secondo il dettame ermetico-alchemico ("Visita Interiora Terrae"), ma anche una angosciante presa di contatto con quella che vorrei chiamare la "metafisica del vizio", sin nelle sue più profonde propaggini, quale condizione necessaria per la successiva "risalita". Il "nero" della prima fase dell'Opera ha, come si può notare, più di una connotazione!”.

 

B) Preso atto dei presupposti idonei a far sì che un uomo nato libero e dotato di buoni costumi possa essere instradato (inziazione deriva da in-ire, ossia andare verso) sulla Via della ricerca volta al proprio perfezionamento spirituale (non morale, né moraleggiante), varrà la pena di ricordare (per primo a me stesso) che:

1) nel corso del Rituale di iniziazione – oltre a richiamare il già menzionato significato simbolico di morte e rinascita del V.I.T.R.I.O.L presente nel Gabinetto di Riflessione – si dice al profano, tra le altre cose: “I principi della Libera Muratoria, comuni a tutti i Fratelli sparsi per il Mondo, e fondati sulla ragione, rendono quest’Ordine inconfondibile ed Universale…Tali principi sono immutabili, ma sono anche così perfetti da consentire a ciascuno la piena libertà nella ricerca del Vero”;

2) di conseguenza, nessun Libro Sacro può assurgere a definitivo ed unico portatore di una Verità Rivelata, che – all’esatto opposto - deve essere sempre cercata (rectius, ri-cercata), evitando di procedere per assiomi, dogmi, postulati;

3) tuttavia, ciò non implica che il Libero Muratore – proprio perché costantemente libero sulla via iniziatica e ben scevro da ogni dogmatismo limitatore - non possa soggettivamente sentire-vedere-intuire nel testo sacro il fine o quantomeno l’oggetto della propria attività di ricerca (influenzata o meno da un dato credo religioso), purché sempre attento a far corretto uso degli Strumenti dell’Arte Reale e, se necessario, persino sacrificandolo[xii].

 

C) La Bibbia aperta in corrispondenza con il Prologo del Vangelo di Giovanni non esprime soltanto un “un concetto universale della Trascendenza, intesa come Logos, come Verbo o Pensiero o Principio Creatore”[xiii] ma, forse, qualcosa di più[xiv].

 

4. Il piano simbolico.

 

Ritengo infatti che l’effettiva portata di un Simbolo possa apprezzarsi dall’Uomo solo se posta in esatta correlazione con le Leggi di Natura, ossia dopo che egli (l’iniziato) abbia accertato con l’ausilio dell’analogia che queste ultime costituiscano corrispondenti esteriorizzazioni di una realtà altra e diversa rispetto a quella percepibile mediante in nostri sensi (“Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per compiere i miracoli della Cosa-Una”).

Oltre al passo appena citato della Tavola di Smeraldo, è proprio il Vangelo di San Giovanni ad insegnarcelo:

“In principio (ossia all’inizio dei “tempi”) era il Verbo (il Logos, la Parola Divina).

“Il Verbo era presso Dio…”[xv] ed “Il Verbo era dio…”

“Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lui e nulla è stato fatto senza di lui…”.

Il Logos è quello che la Cabala chiama Adam Kadmon: colui che crea gli esseri inferiori attraverso la sua parola, ossia semplicemente chiamandoli[xvi].

Il Mondo, a sua volta, è l’effetto della Parola divina proferita all’origine dei Tempi. Rectius, è l’effetto della Parola che costituisce l’origine dei Tempi o, meglio, di questo tempo, di questo spazio e degli esseri (gli “Io”) che lo popolano.

Conseguentemente, la Natura (ordine inferiore) può essere presa come simbolo della realtà soprannaturale (ordine superiore) e, così, tutte le cose si concatenano e corrispondono tra loro per concorrere all’armonia Universale, riflesso dell’Unità divina. 

Interessanti riflessioni potrebbero poi sorgere dal fatto che “Il Verbo era dio…” e non Dio (maiuscolo): il Verbo è dunque – come notato da molti studiosi - uno degli elohim, o figlio di Dio, ossia “Egli-gli dei”.

Il che potrebbe indurre a pensare che durante la creazione Dio si sia avvalso di un intermediario, come peraltro confermato dal Capitolo 1 della Genesi (1-2,3): “La Terra (ossia la Materia primordiale, il Caos) era informe e vuota, e lo Spirito di Dio aleggiava sulle Acque” (l'elemento più sottile della Materia primordiale).

Si nota infatti che il termine “Spirito di Dio” porta l’iniziale maiuscola, designando così uno Spirito distinto da Dio e non corrispondente con lo spirito di quest'ultimo (cosa che sarebbe un non-sense, essendo Dio necessariamente lo spirito di Se-stesso)[xvii].

Il dualismo tra Dio e Demiurgo sussiste, però, solo in apparenza, giacché nello Zohar si provvede ad annullarlo con le seguenti, testuali parole: “Rabbi Simeone disse loro: io non vi ho detto che Colui il quale è chiamato la Causa di tutte le cause sia lo stesso Elohim e neppure ho detto che Colui il quale è chiamato la Causa di tutte le cause sia tutt’altro che Elohim. Nell’essenza divina non esiste associazione, né numero: tutto è Uno [ed] ecco perché Dio ha detto: "Vedete io sono io ed Elohim non è con me", cioè: "Elohim non è con me, ma io sono Elohim ed Elohim è me" (Zohar, I, 22b)[xviii].

 

5. Il piano rituale.

 

La collocazione "tradizionale" (nel senso di "abitudinaria") nel tempio dei quattro punti cardinali e delle ore del giorno in corrispondenza del M.V. (est - ore sei), 1° Sorv. (ovest - diciotto), centro della colonna dei compagni (sud - ore dodici) e degli apprendisti (nord - ore ventiquattro) non consentirebbe, almeno a mio avviso, di stabilire correlazioni con le parole citate del Prologo al Vangelo di Giovanni: in tal caso, infatti, il progressivo "sorgere/divenire" del Logos-Luce verrebbe a situarsi in coincidenza con la posizione del M.V., mentre la colonna degli apprendisti sarebbe completamente avvolta dalle tenebre (la suddivisione del tempio in due zone di luce/ombra avverrebbe, infatti, per opera dell'asse equinoziale Est/Ovest).

Diversamente se, attesa la suddivisione del giorno in 12 ore esatte di luce e 12 ore esatte di buio, ponessimo il sole nascente in corrispondenza del centro della colonna degli apprendisti (nord - ore 24), senza peraltro mutare le originarie corrispondenze: la ripartizione delle due zone di luce/ombra avverrebbe mediante l'asse solstiziale Nord/Sud ed il centro della colonna degli apprendisti rappresenterebbe proprio il punto nascente del sole (il sole di mezzanotte[xix]).

Se poi si volesse puntare l'attenzione sul movimento di deambulazione compiuto dal Maestro delle Cerimonie e dai Fratelli in Loggia dopo l'apertura dei lavori e sugli ulteriori passi del Prologo al Vangelo di Giovanni ("In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini" e "La luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno compresa" - o sopraffatta, o accolta, a seconda delle diverse possibili traduzioni), verrebbe da riflettere sul moto destrocentrico (est-sud-ovest-nord) del sole, il quale in molte R.L. viene eseguito ai fini della deambulazione.

In questa R.:L.: Har-Tzion Montesion n. 705 all’Or.: di Roma, però - come anche in altre - il movimento seguito dopo l'apertura dei Lavori è svolto al contrario (est-nord-ovest-sud), così rappresentando a mio avviso l'uomo che, uscito dalle tenebre (ossia l’oscurità/il vizio metafisico), va incontro al Sole[xx].

In questo modo, mi sembra, la deambulazione sinistrocentrica potrebbe porsi quale atto rituale volto al completamento simbolico del passo di Giovanni: le tenebre, che in un primo momento non hanno compreso-accolto-ricevuto la Luce, ora avanzano verso di essa proprio al fine di consentirne l'ingresso.

Roma, 14 novembre 2008.

Fraternamente.


 

 

[i] Louis Claude de Saint-Martin: “Quadro naturale dei rapporti che esistono tra Dio, l’Uomo e l’Universo”.

[ii] Art. 5 del Regolamento del Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani (GOI). L'art. 3 delle Costituzioni del GOI, inoltre, letteralmente enuncia:"La Comunione Italiana, adotta rituali in accordo con gli Antichi Doveri, usi e costumi dell'Ordine, osserva il monoteismo apre il Libro della Legge Sacra sull'Ara del Tempio e vi sovrappone la Squadra ed il Compasso."

[iii] A mero titolo esemplificativo, varrà la pena di citare un passo del catechismo contenuto nel manoscritto Wilkinson (1727): “D: Di dove venite?; R: Dalla sacra Loggia di San Giovanni.”  

[iv] I c.d. Trentanove articoli di religione costituiscono la fondamentale confessione di fede delle Chiese anglicane-episcopali Pubblicati per la prima volta nel 1563 sotto Elisabetta I e approvati da un sinodo londinese, sono diventati testo ufficiale della Chiesa di Inghilterra. Ai nostri fini, è sufficiente menzionare il testo del 22° articolo: “La dottrina romana riguardante il purgatorio, i perdoni, il culto e 1'adorazione, come pure le immagini e le reliquie, e anche l'invocazione dei santi, è cosa stolta, inutilmente inventata, che non trova alcun fondamento e giustificazione nella Scrittura, ma che e piuttosto contraria alla parola di Dio.”

[v] Estratto dal sito della Gran Loggia Svizzera Alpina (www.freimaurerei.ch), ove è pubblicata la tavola “In sostituzione degli Antichi Doveri  delle Costituzioni. La Bibbia – Grande Luce”, opera della R.:L.: Brenno Bertoni n. 58 all’Or.: di Lugano, leggibile all’indirizzo web http://www.freimaurerei.ch/i/alpina/artikel/artikel-2004-12-01.shtml e presente altresì nella rassegna Massoneria & Bibbia, quaderno n. 9, Loggia Massonica Brenno Bertoni, 2003, p. 93.

 [vi] Le varie ipotesi possono leggersi in “I Simboli Massonici – Storia ed evoluzione” di L. Sessa. Bastogi Editrice, 2002.

[vii] A proposito di Hiram, il fonditore "figlio di una vedova della tribù di Neftali, dotato di abilità, d'intelligenza e di perizia nell'eseguire qualsiasi lavoro in bronzo", il quale venne inviato dal Re di Tiro a Salomone per assistere quest’ultimo nella costruzione del tempio, all’interno del quale "innalzò la colonna di destra cui diede il nome J______ e innalzò quella di sinistra che chiamò B____”.

[viii] "La suocera le chiese: «Dove hai spigolato oggi? Dove hai lavorato? Benedetto colui che ti ha fatto una così buona accoglienza!» E Rut disse alla suocera presso chi aveva lavorato, e aggiunse: L'uomo, presso il quale ho lavorato oggi, si chiama B____".

[ix] I riferimenti nel testo si intendo effettuati al contenuto della tornata informale svoltasi nell’anno massonico in corso, dall’omonimo titolo (i leones cabalistici).

[x] Con sommo esercizio di Tolleranza da parte di tutti!

[xi] N. 4, aprile 1972, dal titolo “Oscure e profonde prigioni”.

[xii] La Squadra ed il Compasso si trovano, come ricordato in apertura, sempre sovrapposti al Volume della Legge Sacra. Ciò non avviene affatto in modo casuale (nulla, a ben vedere, nel Tempio è casuale): “La verità è che sull'ara noi rendiamo sacro il nostro lavoro, cioè lo liberiamo dalle scorie profane; ma come il profano nel suo Testamento deve rinunziare a quanto di meglio vi sia stato e vi sia nella sua vita, così noi sull'ara sacrifichiamo (cioè, ripeto, rendiamo sacra e nello stesso tempo trasformiamo) quanto di meglio la spiritualità profana abbia stilato: cioè la Bibbia. Analogamente e per la medesima ragione un Musulmano potrà usare o userà il Corano, un Indù i Veda e così via. Noi così sacrifichiamo la Legge Sacra e i Libri della tradizione exoterica. Ricordiamo che la Tradizione iniziatica è per sua natura orale e acromatica. Ma quel che dimostra appieno il mio assunto è il fatto che noi poniamo sulla Bibbia i nostri due strumenti di lavoro: la Squadra e il Compasso, simboli della Terra e del Cielo, della Legge e della Libertà. Questo ad indicare che persino i nostri simboli debbono alla fine venir sacrificati, bruciati, una volta raggiunta una determinata meta spirituale. Cioè quando l'anima cessa di essere uno specchio in cui si riflette la Verità ed il Linguaggio dello Spirito per condensarsi in un centro di pura essenza, di puro atto”, così si è espresso il Ven.mo Fr:. Giuseppe A., in una tavola esposta in Loggia nel 1988.

[xiii] “…e quindi, come tale esprimibile un minimo da qualunque massone accettabile, indipendentemente dal suo personale credo religioso”. E. Bonvicini, Massoneria di Rito Scozzese, Ed. Atanor, 1989. La tesi esposta dall’Autore del testo citato porta però ad escludere che sull’Ara del Tempio possano esser posti il Corano (da un Musulmano) o i Veda (per un Indù) e così via per gli appartenenti alle diverse confessioni religiose. Si oppongono a tale conclusione il Wirth (La massoneria resa comprensibile ai suoi adepti - L’Apprendista, vol. 1, 1998, Atanor) ed il Boucher  (La Simbologia Massonica, 1979, Ed. Atanor).

Per la varietà di soluzioni adottate presso le Comunioni estere (in rapporti di riconoscimento o meno con la nostra Obbedienza), si veda lo studio di Moreno Neri tratto dal sito web del Rito Simbolico Italiano (alla pagina http://www.ritosimbolico.net/studi1/studi1_35.html): “Tenendo conto che Vecchio e Nuovo Testamento sono da considerarsi come volumi a sé stanti, sembra che allo stato attuale – nella Massoneria Speculativa o Moderna che si accinge a celebrare il suo terzo secolo di vita – vi siano non meno di sette soluzioni, anzi otto come vedremo, d’utilizzo del VSL o del LSL (se vogliamo italianizzare l’acrostico), presenti nelle Logge sparse in tutto il mondo, da Israele alla Nuova Zelanda, dal Marocco a Singapore. Possiamo così riassumerle:

1. La Bibbia (Vecchio Testamento) per gli Ebrei;

2. la Bibbia (Vecchio e Nuovo Testamento – nelle diverse versioni cattolica, ortodossa e protestante) per i cristiani;

3. Il Dhammapada (La via del Dharma) per la grande corrente buddista mahayana (o “grande veicolo”) presente in Cina, Corea e Giappone (l’altra corrente presente in India, Ceylon, Birmania e Cambogia, la hinayana, non riconosce un Essere Supremo);

4. La Gîtâ per gli hindù;

5. L’Adi Granth, noto anche come Guru Granth Sahib, per i sikh;

6. Il Corano per i musulmani;

7. Lo Zend Avesta per parsi e zoroastriani.”

Per quanto concerne invece la scelta dei diversi brani della Bibbia in luogo del Prologo al Vangelo di Giovanni, cfr. A.G. Mackey (in Enciclopedia of Free Masonry, liberamente consultabile sul sito web www.freemasons-freemasonry.com), il quale riferisce che per il rituale di Apprendista Libero Muratore sono stati adottati:

1) in alcune Grandi Logge USA, Salmi, CXX, III ("Ecco quant'è buono e piacevole che i Fratelli dimorino insieme") – lo stesso brano è utilizzato durante i lavori d’Agape di questa R.:L.: Har-Tzion Montesion n. 705 all’Or.: di Roma;

2) in Inghilterra:  i) Libro di Ruth, IV, 7 ("Ora ab antico c'era questa usanza che, in caso di riscatto per ragioni di consanguineità e di trasportamento di ragione, per fermare tutto l'affare, l'uomo di toglieva la scarpa e la dava al suo prossimo e ciò serviva da testimonianza in Israele"); ii) Libro di Ruth, II, 19, già citato nel testo; iii) 2° Epistola di San Pietro, 7 ("Ed alla pietà l'amore fraterno ed all'amore fraterno la carità").

[xiv] Ancora e soltanto a mio avviso, sia sempre ben chiaro.

[xv] La Versione C.E.I. (elaborata dopo il Concilio Vaticano II°) recita: 1. In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2 Egli era in principio presso Dio. 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. 

In quella del Diodati (rielaborazione della traduzione del 1607 del teologo protestante Giovanni Diodati) è invece scritto: 1 Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio e la Parola era Dio. 2 Egli (la Parola) era nel principio con Dio. 3 Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui (la Parola), e senza di lui nessuna delle cose fatte è stata fatta.

Diversamente, nella Nuova Riveduta (rielaborata sulla base della versione del 1924 del teologo valdese Giovanni Luzzi) troviamo scritto: 1 Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio e la Parola era Dio. 2 Essa era nel principio con Dio. 3 Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.

Per questo spunto di ricerca ringrazio il Car.mo Fr:. G.L. della R.:L.: Ernesto Nathan n. 548 all’Or.: di Roma, all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia.

Vale, forse, la pena di notare che secondo il matematico P. Odifreddi (cfr. “Il Vangelo Secondo La Scienza”) si resterebbe comunque in balia di traduzioni ambigue “perché l'originale greco λόγος significa anche ragione, oltre che parola. Traducendo però: «In principio era la Ragione, e la Ragione era presso Dio, e Dio era la Ragione» si ottiene un significato completamente diverso, che non piacerà a molti, per ovvie ragioni, ma piaceva ad Agostino (Confessioni, XI, 8) 1”.

[xvi]La verità è il principio della tua parola” recita un versetto del Salmista (Sal, 119, 160) molto citato nella letteratura cabalistica, secondo la quale  la rivelazione è, primariamente, un evento acustico. “Il punto di partenza di tutte le teorie mistiche del linguaggio, e perciò anche di quelle cabalistiche, è la convinzione che il linguaggio, ossia il medium attraverso il quale si compie la vita spirituale dell’uomo, possieda un lato interno, un aspetto che non si lascia ridurre alla pura comunicazione fra esseri…Il suono, che è alla base di ogni lingua, la voce che le dà forma, che la forgia elaborandone il materiale sonoro, in questa prospettiva sono già prima facie assai più di quanto entri nella comunicazione” (G. Sholem. Il nome di Dio e la teoria cabalistica del linguaggio., Adelphi, 1998).

[xvii] Da “La Dottrina Generale di Martinez de Pasqually”, di R. Ambelain, edito sulla rivista "L'Initiation" n° 1/1953 (traduzione a cura di Aurum).

[xviii] Da: “L’Esoterismo di San Giovanni”, di Caio Mario Aceti ( http://www.esoteria.org/web_utenti/esoterismodisangiovanni.htm).

[xix]Quaderni di Simbologia Muratoria” a cura di Ivan Mosca, ed. GOI, 1977.

[xx] Nel caso contrario, come già rappresentato, l'uomo seguirebbe invece il sole nel proprio moto apparente intorno alla terra.