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Ogni atto massonico, nel contesto della Loggia, non può essere esaminato - per ricercarne l'essenza - se non nel senso iniziatico. Potrà sembrare strano, ma anche le elezioni del Maestro Venerabile e dei Dignitari sono - a mio giudizio - atti che possono essere oggetto di un certo riscontro in tal senso. Chi sostasse soltanto sull'arida analisi della normativa, dovrebbe concludere che sussiste un determinato meccanismo elettorale e che questo può portare a determinati e vari risultati. Chi intendesse andare un tantino più in là - mutando concetti ed idee dal mondo profano - giungerebbe alla facile conclusione, quanto mai claudicante, che le elezioni di Loggia sono fondate su criteri misti, in parte «oligarchici» (fondazione della terna in Camera di Maestro) ed in parte ( democratici» votazione in camera di apprendista). Ma è chiaro che il problema non può essere contenuto in limiti così ristretti e soffocanti: se, ad esempio, a questo proposito, ricordiamo l'art. 2 della nostra Costituzione, dove si dice che la Massoneria «propugna il principio democratico nell'ordine politico e sociale», dobbiamo necessariamente annotare che quella è soltanto la facciata esterna della Istituzione, tanto perché risulti la più conforme ed aderente - come in effetti è - al rispetto delle norme della Costituzione Repubblicana (anche se quest'ultima è di una quarantina d'anni più giovane di quella nostra norma).
Ma la Massoneria non è democrazia nel senso della profanità.
Questo si badi bene - non significa che sia «autoritaria», ma vuol dire soltanto che è essenzialmente iniziatica ed esoterica: in tal senso e soltanto in tal senso non può essere e non è «democratica». A questo punto c'è da chiedersi: come riportare ad un livello di indagine più autentica il senso della «palla bianca» e della «palla nera» nelle votazioni di Loggia, nonché quello della libera facoltà da parte dei fratelli di votare o di non votare a favore di un determinato fratello?
Non è tutto questo - si obietterà - democrazia? Non credo proprio.
E le ragioni sono di carattere «interiore», non foss'altro che per i significati, la natura e la struttura della comunità massonica in Loggia. Dirò che il problema vain un certo senso, capovolto. Che cosa sono le elezioni in Loggia? Con una certa prospettiva, sono il normale e logico «ricambio» di forze, nella trazione della catena d'unione che lega i fratelli di quella comunità. Ma da un altro punto di vista - indubbiamente non trascurabile - rappresentano il momento in cui il mondo esterno (profano) tenta inevitabilmente attraverso la fragilità degli uomini, con le sue passioni, le emotività, le aberranti deformazioni dei metalli, di uscire dai limiti, di prevaricare e di affermarsi prepotentemente anche nella Loggia (mondo interno) con tutti i possibili sviluppi. Di qui l'astratto ipotetico scontro tra palle bianche e nere (a volte anche anche rosse) e la influenza notevole che queste avranno sulla vita della Loggia. Da queste premesse, penso di potere trarre brevi riflessioni. E sono queste. Anche le elezioni, in Massoneria, sono e devono essere essenzialmente un «atto fraterno» che deve significare - nell'amore - il segno della sincera testimonianza del vincolo profondo che lega concretamente i fratelli in catena, ossia in Loggia. Come atto di amore, la votazione dovrebbe essere perciò solo di palle bianche (ossia di voti fraterni) e non di palle nere (ossia voti contrari) perché dove è divisione, vi sarà magari qualcos'altro, forse il senso della separatività, forse «la democrazia profana», ma non vi sarà fratellanza, amore, armonia. Ciò trova anche un certo riscontro nella stessa normativa massonica che, proprio forse per questa ragione, «non considera» la palla nera, quando questa è una sola. Ma dal momento in cui piovono minacciose le palle nere in una votazione di Loggia, allora il più delle volte, è il mondo esterno che è entrato con prepotenza in Loggia con le sue passioni deformanti. In quel momento, la situazione diventa di alta drammaticità perché il fenomeno può risolversi in diversi sensi: chi ha subito le palle nere, per sua intima capacità riesce con l'umiltà e l'amore a dissolvere i significati ed i turbamenti dei dissidenti, considerando questi ultimi i «primissimi» fratelli da reinserire affettuosamente nel circuito magico della catena, oppure la catena è già infranta, la disarmonia prende il sopravvento e sorgono le basi per la creazione di un'altra comunità la quale si ritrovi nei propri vincoli, nei propri affetti, nel proprio lavoro muratorio, nelle proprie energie animiche, in un novello affiatamento. Ed a questo proposito deve dedursi che anche la creazione di un'altra Loggia, quando sia giusta e perfetta, accanto ad aspetti indubbiamente negativi (divisione fra fratelli), postula sempre, anche problemi di carattere iniziatico fondati sulla sensibilità unitaria di un gruppo che si reinserisce autonomamente come nuovo anello della più grande catena che è rappresentata da tutta la Istituzione Muratoria.
Ecco perché palle bianche e nere non vanno gettate sconsideratamente, ma pensate, riflettute, vissute sul piano della iniziazione muratoria, perché esse trascendono sempre il fatto burocratico e politicante delle elezioni. Per me, io capisco appieno le palle nere, ma voto sempre palla bianca. Per «donare» un atto di amore, e per attenderlo sempre - silente - in fraterno ricambio.
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