Come ben sappiamo, ad ogni grado di simbolo corrisponde un’età massonica espressa in anni di numero dispari; essa è identica al numero dei passi da compiere quando ci si presenta nel Tempio e corrisponde anche ai gradini che bisogna salire per accedere al trono del Venerabile.

L’età massonica, inoltre, definisce, nella cerimonia di apertura dei lavori, il grado della tornata.

Ignoriamo chi sia il Fratello che ha redatto questo pezzo di architettura, nondimeno lo ringraziamo.

 

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Come ben sappiamo, ad ogni grado di simbolo corrisponde un’età massonica espressa in anni di numero dispari; essa è identica al numero dei passi da compiere quando ci si presenta nel Tempio e corrisponde anche ai gradini che bisogna salire per accedere al trono del Venerabile.

L’età massonica, inoltre, definisce, nella cerimonia di apertura dei lavori, il grado della tornata.

 

Ma a questo punto si pongono diversi interrogativi: Perché un’età specifica? Perché i numeri 3 – 5 – 7 piuttosto che altri? Perché ogni adepto, pur se iniziato in tempi differenti agli altri Fratelli, ha, a parità di grado, la stessa età massonica?

Innanzitutto bisogna osservare che, al momento dell’inizio di una tornata, ciascuno abbandona mentalmente la propria età anagrafica, per riprenderla ovviamente alla fine dei lavori: ciò allo scopo di “disconnettere” quanto più possibile il massone dal mondo profano che si lascia alle spalle, coerentemente con il fatto che, nel rituale

massonico, il tempo profano o volgare è sostituito, come è ben noto, dall’anno simbolico di “Vera Luce”. Con l’iniziazione, infatti, si rinasce ad una nuova vita, questa volta volontariamente scelta, e si percorre un nuovo cammino segnato da tre periodi: quello dell’Apprendista, che corrisponde alla fanciullezza, quello del Compagno, che corrisponde all’età adulta, e quello del Maestro, che corrisponde all’età matura.

Con l’età massonica vengono miracolosamente abolite le varie età profane, mentre ogni individuo si libera momentaneamente della propria “storicità” personale che, cominciata al momento della nascita, terminerà con la nostra morte. Così il giovane e l’anziano hanno, nella stessa tornata, la medesima età e vengono posti in condizione di assoluta uguaglianza, presupposto indispensabile della relazione di fratellanza, in quanto capace di superare ed evitare, almeno teoricamente, ogni conflitto generazionale.

 

L’adozione di un’età massonica simbolica supera quindi ogni differenza di età “profana” ed affratella i partecipanti ad una tornata in nome di una comune esperienza di “debuttanti” in Massoneria: poco importa quanto tempo “reale” sia intercorso, per ognuno, dal momento della propria iniziazione, così come poco importa in che modo il percorso sia stato compiuto, fino a quel momento, dal singolo individuo: esso rimane infatti patrimonio e conquista di ogni adepto, incomunicabile e intraducibile proprio perché esclusivo di ciascuno e in nulla uguale a quello di un altro.

Il raggiungimento di una comune età massonica concretizza un’uguaglianza fraterna che annulla ogni differenza di percorso, salvaguardando al tempo stesso quell’assoluta libertà nel proprio cammino di crescita che non presenta scadenze di alcun genere.

Alla comunanza di età massonica fa eccezione soltanto il Maestro Venerabile, designato come tale in virtù del suo ufficio, e non per il suo “grado” personale.

 

Ma perché queste età – 3, 5 e 7 anni, relative rispettivamente al primo, al secondo e al terzo dei gradi simbolici piuttosto che altre? Una ricerca sulle proprietàmatematiche, geometriche e musicali di tali numeri riconduce necessariamente alla tradizione pitagorica. Numerosi antichi manoscritti hanno infatti un preciso riferimento alla stretta connessione tra Massoneria e Pitagorismo.

Il manoscritto rinvenuto da Locke nel 1696 e pubblicato solo nel 1748, attribuito alla mano di Enrico VI d’Inghilterra, enuncia espressamente l’esistenza di un legame tra Massoneria e “Scuola Italica”; esso afferma infatti che Pitagora, viaggiando per l’Egitto, la Siria e i paesi Fenici, acquistò una profonda conoscenza della natura e delle forze che sono in essa, e che, tornato poi nella Magna Grecia, vi fondò un’importantissima Scuola iniziatica.

Il Manoscritto Cooke dice a sua volta che la Massoneria è la parte principale della geometria e che fu Euclide stesso a regolare quest’arte, dandole il nome di Massoneria.

Ricordiamo, in proposito, che una delle interpretazioni più accreditate della lettera “G” inclusa nel Delta luminoso è proprio quella di “Geometria”. Il rituale di secondo grado del “Rito di Menphis e Misraim” così si esprime in merito:”…La Geometria è indiscutibilmente la scienza per eccellenza del Massone; non c’è nulla infatti di più filosoficamente esoterico della geometria. Colui che ricerca la metafisica, che è segretamente racchiusa nei suoi teoremi principali, entrerà in un meraviglioso giardino…”. Reminiscenze pitagoriche si rintracciano anche negli “Old Charges” e nel più antico Rituale stampato (1724), nel quale si attribuisce un pregio speciale ai numeri dispari, conformemente alla tradizione pitagorica. Ricordiamo che, tra le quattro arti liberali del quadrivio pitagorico – e cioè l’aritmetica, la geometria, la musica e l’astronomia – la prima stava alla base di tutte le altre. I Pitagorici furono infatti i primi ad iniziare lo studio dell’aritmetica e dei numeri e ne influenzarono Platone al punto da fargli dire: “É impossibile arrivare ad una vera fede in Dio se non si conosce la matematica e l’astronomia e l’intimo legame di queste con la musica…”.

 

Un breve excursus numerologico ci aiuterà a ricordare l’importanza esoterica del 3, del 5 e del 7. Il Tre è il numero sacro e filosofico per eccellenza, simbolo dell’Essere Supremo e della sintesi spirituale. Nella Massoneria speculativa esso trova la sua rappresentazione nel triangolo equilatero o Delta, simbolo di perfetta uguaglianza, che costituisce il fulcro dell’insegnamento del grado massonico di Apprendista.

Questi vi scorgerà infatti i tre principi basilari della materia, e cioè Aria, Acqua e Fuoco. Come simbolo evocativo della divinità il Tre è inoltre presente in numerose religioni oltre a quella cristiana, quali l’induismo, la religione egiziana, quella persiana ecc.

Anche il numero Cinque ha una valenza simbolica assai pregnante; dai Pitagorici esso era detto “numero nuziale”, in quanto derivante dall’unione del primo numero pari o femminile (cioè il 2) e del primo numero considerato dispari (cioè il 3).

Secondo altri studiosi, il Cinque sarebbe il simbolo della vita; mentre infatti i cristalli, che non hanno vita, presentano una struttura cubica, esagonale o romboidale, tutto ciò che ha vita, compreso l’uomo, presenta una struttura pentenaria. In Massoneria questo è il numero che indica l’età simbolica del Compagno d’Arte.

Il Sette è poi, per i Pitagorici, il numero più importante, in quanto originato dalla somma del Tre e del Quattro, a simboleggiare l’unione della divinità con la materia.

Sette è anche il numero degli angeli planetari, dei giorni della settimana, dei colori dell’arcobaleno, del “settimo giorno” dedicato all’Eterno, dei sette peccati capitali e delle virtù cardinali e teologali che ad essi si oppongono, delle Arti liberali che l’Iniziato deve coltivare con continuità ed impegno, delle sette emanazioni o raggi attraverso cui il vigore interno del Sole fluisce sulla terra come vita e coscienza. Esso è inoltre un numero cardine della Bibbia e della tradizione ermetica: sette sono infatti le distillazioni per ottenere dal Serpe l’Acqua divina, sette i lavacri necessari per ottenere la purificazione, sette i gradini della Scala dei Saggi, ecc. La tradizione giudaico-cristiana presenta inoltre i sette sigilli dell’Apocalisse e la Menorah”, il candelabro a sette bracci, ornamento del tempio massonico e simbolo della luce dello spirito, nel quale, osservando particolari modalità, si possono “leggere” i giorni, le settimane, i mesi, gli anni e le fasi lunari.

Prescindendo poi dalle implicazioni psicoanalitiche che il Sette presenta, oggetto di attento studio da parte degli psicologi, si può inoltre notare che “sette anni” è il tempo sufficiente e necessario a rinnovare tutte le cellule del corpo umano, e che la formulazione del “sette” all’apertura della tornata in grado di Maestro - di cui tale numero indica l’età simbolica - lascia intravedere che, “in più”, vi sono altri gradi e molto altro ancora.